Clara Petacci: differenze tra le versioni

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Versione delle 14:59, 25 mag 2019

Claretta Petacci

Clarice Petacci, conosciuta come Claretta o Clara (Roma, 28 febbraio 1912Giulino, 28 aprile 1945),[1] è stata l'amante di Benito Mussolini, da lei idolatrato fin dall'infanzia, giustiziata dai partigiani insieme a lui.

Era sorella maggiore dell'attrice Maria Petacci e sorella minore del chirurgo Marcello Petacci.

Biografia

Claretta Petacci con il padre Francesco Saverio Petacci

Era figlia di Giuseppina Persichetti (1888-1962) e del medico Francesco Saverio Petacci (1883-1970), direttore per alcuni anni di una clinica a Roma e introdotto negli ambienti vaticani in qualità di medico dei Sacri Palazzi apostolici. Per un periodo di vari anni ebbe anche una sua clinica personale, "La Clinica del Sole". Clara studiò musica con rendimenti alterni e fu allieva del violinista Corrado Archibugi, amico dei suoi genitori.

Il 24 aprile 1932 la Lancia Astura vaticana con a bordo, oltre all'autista Saverio Coppola, Claretta Petacci, la sorella Myriam, la loro madre e il futuro marito di Claretta, Riccardo Federici, lungo la via del Mare che da Roma va al Lido di Ostia, viene sorpassata dalla rossa Alfa 6C 1750 Gran Turismo Zagato guidata da Benito Mussolini[2]. La Petacci, che già da tempo inviava al Duce numerose lettere di ammirazione, lo riconosce e trova il modo di attirare la sua attenzione, lui accetta poi di scambiare qualche parola con lei. Da allora sempre più frequenti furono le "udienze" a Palazzo Venezia, che dopo una serie di colloqui confidenziali acquisirono il carattere di una vera e propria relazione.

Matrimonio della Petacci con Riccardo Federici 1934

La Petacci, ormai sposata con il sottotenente della Regia Aeronautica Riccardo Federici (1904-1972), da cui aveva in realtà già preso le distanze, si sarebbe separata ufficialmente nel 1936 (il divorzio ancora non era consentito). All'epoca del suo incontro con Mussolini, Clara aveva vent'anni, trenta di meno del suo amante.

Mussolini era sposato dal 1915 con rito civile e dal 1925 con rito religioso con Rachele Guidi (detta "donna Rachele"), che aveva conosciuto già durante l'infanzia e alla quale era legato sin da prima del 1910. Gli erano inoltre state attribuite numerose amanti, tra le quali Ida Dalser (che gli diede il figlio Benito Albino Mussolini), e aveva da poco concluso una lunga ed importante relazione con Margherita Sarfatti.

Mussolini prese a frequentare la Petacci con regolarità, ricevendone le visite puntuali anche nel suo studio di Capo del governo a Palazzo Venezia. Clara rimase per molti anni fedele «all'amato "Ben"», come chiamava Mussolini nei suoi diari[3].

Diversi gerarchi del fascismo, d'altra parte, reputavano la relazione tra il Duce e la Petacci - per quanto ufficialmente inesistente e tollerata da donna Rachele - molto inappropriata, perché possibile fonte di scandalo e di accuse di corruzione al regime, suscitando altresì facezie ed amenità tra quanti ne erano informati.

Clara era appassionata di pittura. Ebbe il ruolo di compagna segreta di Mussolini, di cui condivise i momenti più bui e il destino finale, pare senza mai avanzare la pretesa che lasciasse per lei la moglie Rachele[4].

L'ascesa sociale della famiglia Petacci

Claretta Petacci a Riccione

La vicinanza di Clara a Mussolini finì per innalzare il rango della sua famiglia, alimentando pettegolezzi relativi a favoritismi e corruzioni, dei quali veniva prevalentemente ritenuto responsabile (anche da ambienti legati alla gerarchia fascista) il fratello Marcello Petacci (Roma 1º maggio 1910 - Dongo 28 aprile 1945).

Verso la fine del 1939 i Petacci si trasferirono dalla residenza medio-borghese di via Lazzaro Spallanzani (confinante con villa Torlonia) nella splendida villa "Camilluccia" (sita sulle pendici di Monte Mario, allora ai margini della città), progettata dagli architetti Vincenzo Monaco e Amedeo Luccichenti, e che rappresentava un esempio di "arte fascista", chiamata anche Razionalismo italiano[5].

La grande casa era divisa in 32 locali[6] distribuiti su due piani sovrastati da una terrazza. Nel sottosuolo, come nella residenza del Duce di Villa Torlonia, era ricavato un rifugio antiaereo, mentre nell'ampio parco erano presenti anche una piscina, un campo da tennis, un giardino fiorito, curato da Clara, un orto e un pollaio, curati dalla madre. L'accesso al complesso era sorvegliato da una guardiola per il portiere e una per la guardia presidenziale assegnata alla proprietà.

Nell'ala destra del piano terreno (probabilmente per ragioni di sicurezza dovute alla necessaria vicinanza con il rifugio) era posizionata l'alcova di Claretta e Benito. Composta da una camera con pareti e soffitto ricoperte da specchi e arredata con mobili rosa, era servita da una stanza da bagno rivestita in marmo nero[7] e dotata di grande vasca mosaicata, posta a filo del pavimento, che voleva imitare le vasche termali romane.

All'indirizzo della residenza Petacci (via della Camilluccia, 355/357) erano inviate numerose lettere che richiedevano i buoni uffici di Clara per petizioni rivolte a Mussolini.

Dopo la caduta del fascismo la villa fu confiscata con l'accusa che fosse stata acquistata da Mussolini con fondi sottratti al bilancio dello Stato. La famiglia riuscì ad opporsi a tale provvedimento e successivamente ottenne la restituzione della villa, dimostrando la falsità dell'accusa. Più tardi la villa fu venduta, e finì in stato di abbandono, fino a essere definitivamente demolita per far posto a un complesso di edifici che oggi ospitano le ambasciate dell'Iraq presso l'Italia e la Santa Sede.

La morte

Lo stesso argomento in dettaglio: Morte di Mussolini.
I corpi di Mussolini (secondo da sinistra) e della Petacci (riconoscibile dalla gonna) esposti a Piazzale Loreto. Il primo cadavere a sinistra è Nicola Bombacci. Gli ultimi due a destra sono Alessandro Pavolini e Achille Starace

Travolta dagli eventi della Seconda guerra mondiale, Clara Petacci fu arrestata il 25 luglio 1943, alla caduta del regime fascista, per essere poi liberata l'8 settembre, quando venne annunciata la firma dell'armistizio di Cassibile. Tutta la famiglia abbandonò Roma e si trasferì nel Nord Italia controllato ancora dalle forze tedesche, e dove poi si instaurò la Repubblica Sociale Italiana. Clara si trasferì in una villa a Gardone, non lontano dalla residenza di Mussolini e dalla sede del governo repubblicano a Salò costantemente sorvegliata dal tenente delle SS Franz Spögler.

In questo periodo ebbe un fitto rapporto epistolare con Mussolini e nonostante il parere contrario del Duce conservò tutte le missive[8]: in una di queste chiese che, al processo di Verona, Galeazzo Ciano fosse condannato a morte in quanto "traditore, vile, sudicio, interessato e falso", esprimendo quindi una posizione durissima (valevole anche per Edda Mussolini, "sua degna compare") che venne definita dallo storico Emilio Gentile di "rigore nazista"[9].

Trasferitisi a Milano a seguito dell'abbandono della riviera gardesana da parte del Duce, poco dopo la metà di aprile del 1945, il 23 aprile i Petacci - salvo Clara e il fratello Marcello, che rimasero nel capoluogo lombardo - si misero in salvo in aereo, giungendo a Barcellona dopo un avventuroso volo durato quattro ore. Il 25 aprile, sia Clara sia Marcello si allontanarono da Milano assieme alla lunga colonna di gerarchi fascisti in fuga verso Como, Marcello tentando di riparare in Svizzera con false credenziali da diplomatico spagnolo. Il 27 aprile 1945, durante l'estremo tentativo di Mussolini di sottrarsi alla cattura, Clara fu bloccata a Dongo da una formazione della 52ª Brigata Garibaldi partigiana, che intercettò la colonna di automezzi tedeschi con i quali il Duce viaggiava. Taluni affermano che le sia stata offerta una via di scampo, da lei ricusata decisamente: avrebbe potuto fuggire in Spagna con i suoi familiari in aereo[10].

Il giorno seguente, 28 aprile, dopo il trasferimento a Bonzanigo di Mezzegra, sul lago di Como, Mussolini e la Petacci, che aveva 33 anni, furono assassinati dai partigiani tramite fucilazione, secondo la versione diffusa a Giulino di Mezzegra, sebbene su Clara non pendesse alcuna condanna. La versione ufficiale, e anche alcune versioni alternative, affermano che venne uccisa perché si frappose tra Mussolini e gli esecutori della sentenza, oppure perché testimone scomoda.[11]

Nella stessa giornata anche il fratello di Clara, Marcello Petacci, fu ucciso a Dongo dai partigiani, insieme ad altre quindici persone complici della fuga di Mussolini.

Il giorno successivo, il 29 aprile, attorno alle ore 14 in piazzale Loreto, a Milano, i corpi di Benito Mussolini e Claretta Petacci furono esposti (assieme a quelli delle persone fucilate a Dongo il giorno prima e a quello di Achille Starace, casualmente catturato a Milano e giustiziato direttamente in Piazzale Loreto poco prima), appesi per i piedi alla pensilina del distributore di carburanti Esso[12], dopo essere stati oltraggiati dalla folla. Il luogo venne scelto per vendicare simbolicamente la strage di quindici partigiani e antifascisti, messi a morte per rappresaglia in quello stesso luogo il 10 agosto 1944.

La tomba di Claretta Petacci al Cimitero del Verano di Roma

Non appena il cadavere della Petacci fu appeso alla pensilina, don Pollarolo, cappellano dei partigiani[13], dietro pressione di Anna Mastrolonardo e altre donne presenti tra la folla, chiese alla sarta Rosa Fascì una spilla da balia per fissare la gonna indossata dal corpo di Clara. Tale soluzione si rivelò però inefficace e così intervennero i pompieri, sopraggiunti con gli idranti a sedare l'ira della folla, a provvedere a mantenere ferma la gonna con una corda.

Attorno alle ore 15, i corpi giunsero all'Obitorio Civico di via Giuseppe Ponzio[14].

Al calar della notte del giorno dopo, il 30 aprile, per ordine del Comitato di Liberazione Nazionale (C.L.N.), la salma di Claretta Petacci venne sepolta (così come Mussolini e altri) in una fossa del Campo 16 del Cimitero Maggiore di Milano, lasciata anonima per evitare ulteriori oltraggi; dopo 2 giorni, di notte, per creare ulteriore difficoltà alla sua individuazione, sempre per ordine del CLN, la salma di Claretta venne esumata e traslata in una fossa del Campo 10, il campo perpetuo destinato ai caduti della RSI, sotto il nome fittizio di Rita Colfosco. Qui rimase fino a marzo 1956 quando, con autorizzazione del ministro dell'interno Fernando Tambroni, la salma di Claretta Petacci venne esumata, trasportata a Roma e tumulata nella tomba di famiglia al Cimitero Comunale Monumentale Campo Verano, il giorno 16[14][15][16][17].

In seguito alla morte dei discendenti diretti tra gli anni 1960 e 1970, e il trasferimento dei rimanenti negli Stati Uniti, la tomba è stata nel 2015 dichiarata "manufatto in stato di abbandono" dall'amministrazione cimiteriale.[18][19][20] Un'associazione ha proposto il recupero del manufatto, mentre l'ex sindaco di Sant'Abbondio Alberto Botta ha proposto di traslare la salma a Mezzegra, luogo della morte della donna.[21] Successivamente la tomba è stata restaurata nell'autunno del 2017, dopo una raccolta fondi da parte di un'associazione.[22]

La corrispondenza epistolare

Solo in parte è stato pubblicato[23] il carteggio che, per oltre un quindicennio, si scambiarono Mussolini e Petacci: esso è conservato presso l'Archivio di Stato di Roma ed è stato oggetto di un contenzioso giurisdizionale[24].

Il personaggio

Claretta Petacci intenta nella lettura del libro Storia di un anno, di Benito Mussolini

Cinema e televisione

Anno Film Attrice Note
1974 Mussolini ultimo atto Lisa Gastoni
1975 Caesar and Claretta Helen Mirren Film televisivo
1984 Claretta Claudia Cardinale
1985 Io e il Duce Barbara De Rossi Miniserie televisiva
Mussolini: The Untold Story Virginia Madsen
2005 Ten Days to Victory Sarah Finch Film televisivo

Nel teatro

Nella musica

  • Scott Walker musicista statunitense all'interno del suo album The Drift del 2006 ha pubblicato la canzone Clara (Benito's Dream) che narra dell'amore fra Claretta Petacci e il duce.

Letteratura

  • Ezra Pound, Canto LXXIV, dai Cantos, sezioni Canti pisani
  • Mercutio, Splendori e Miserie delle sorelle Petacci, 1944 - I.G.P - D Conte - Pozzuoli (Napoli)

Opere

Note

  1. ^ Benito Mussolini, su treccani.it. URL consultato il 15 maggio 2013.
  2. ^ Le Alfa di Mussolini, Ostia e la Petacci
  3. ^ Il “Corriere Lombardo” e il “Corriere d’informazione” già dall’autunno del 1945 pubblicano a puntate i diari di Clara Petacci: "Clara Petacci diviene così, quella che oggi definiremmo un’icona. La stampa fruga nel suo privato, esponendola alla curiosità e all’interesse del pubblico. L’amante di Mussolini finisce per canonizzare in quei mesi lo stereotipo della donna perduta, acquistando una visibilità che non solo eguaglia quella del Duce, ma non è da meno né rispetto a quella delle dive hollywoodiane, i cui volti riempiono le pagine dei periodici, né rispetto a quella delle eroine della Resistenza, alle quali per la prima volta si sono aperte le porte del Parlamento, e che scalza quella della moglie di Mussolini, Rachele Guidi, confinata con la famiglia a Ischia" (Covelli Claudia, La costruzione storico-sociale delle sessualità femminili: la cronaca nera nel Novecento italiano, Salute e società : XII, 2, 2013, p. 31 ( Milano : Franco Angeli, 2013).
  4. ^ FESTORAZZI, R. Claretta Petacci: la donna che morì per amore di Mussolini, Bologna : Minerva, 2012. (Ritratti). ISBN 978-88-7381-405-4.
  5. ^ Melis, Paolo. 2011. Amedeo Luccichenti, Vincenzo Monaco : villa Petacci alla Camilluccia, Roma, 1937 - 39 ; 'un limpido volume di travertino e di cristallo con scale audaci e pronunciate cavità'. Casabella, Milano: 2011.
  6. ^ V. Christopher Stevens, Mussolini the insatiable: He was a violent lover who demanded sex constantly and only truly cared for one woman... the beautiful heiress doomed to die alongside him, Daily Mail, 24 febbraio 2017.
  7. ^ Renzo De Felice, Mussolini l'alleato, I, vol. 2, L'Italia in guerra (1940-43). Crisi e agonia del Regime, Einaudi, Torino 1996, Appendice, pp.1536-37. Rapporto sulle uItime vicende della relazione tra Mussolini e la Petacci trasmesso, dopo la liberazione di Roma, dal generale Giacomo Carboni all'OSS.
  8. ^ Chessa, Pasquale. L' ultima lettera di Benito : Mussolini e Petacci: amore e politica a Salò, 1943 - 45. n.p.: Mondadori, 2010.
  9. ^ Mussolini, il cadavere vivente, La Grande Storia, puntata del 27 settembre 2012, visibile qui; i riferimenti vanno da 32:25 a 36:15
  10. ^ Myriam Petacci, Chi ama è perduto. Mia sorella Claretta, Gardolo di Trento, Reverdito, 1988.
  11. ^ Pierluigi Baima Bollone, Le ultime ore di Mussolini, Milano, Mondadori, 2005, ISBN 88-04-53487-7., pagg. 89 e succ.ve
  12. ^ Disegno: disposizione del distributore ESSO in Piazzale Loreto
  13. ^ Don Pollarolo, il prete che filmò la lotta partigiana sulle montagne piemontesi
  14. ^ a b L'Archivio "storia - history", su www.larchivio.com. URL consultato il 21 dicembre 2018.
  15. ^ Arrigo Petacco, Eva e Claretta, Milano, Mondadori, 2012, pp. 211-212.
  16. ^ Ponteggi e un operaio davanti alla sepoltura di Claretta Petacci. Campo medio (immagine molto sfocata) - Fondo VEDO - Scheda fotografica - Istituto Luce - Cinecittà - Senato della Repubblica, su senato.archivioluce.it. URL consultato il 16 maggio 2017.
  17. ^ Inquadrata, dal basso verso l'alto, la tomba di Claretta Petacci - totale - Fondo VEDO - Scheda fotografica - Istituto Luce - Cinecittà - Senato della Repubblica, su senato.archivioluce.it. URL consultato il 16 maggio 2017.
  18. ^ [1]
  19. ^ [2]
  20. ^ [3]
  21. ^ http://www.laprovinciadicomo.it/stories/Cronaca/tomba-abbandonata-a-roma-portiamo-qui-la-salma-di-claretta_1199604_11/
  22. ^ http://m.ilgiornale.it/news/2017/10/23/i-nostalgici-restaurano-la-tomba-della-petacci/1455706/
  23. ^ Mussolini Benito, A Clara : tutte le lettere a Clara Petacci, 1943-1945. n.p.: Mondadori, 2011. V. anche Sabino Mario, "Mussolini, o narciso fascista: Nos diarios de Claretta Petacci, a amante mais celebre do ditador italiano, o retrato de um homem que amava a si proprio acima de todas as coisas -- e de um pais que nele encontrou o seu espelho." Veja, 2010., 124.
  24. ^ G. Buonomo, Quel carteggio tra Mussolini e la Petacci. Storici sacrificati sull'altare della privacy, in Diritto e giustizia, 16 luglio 2005.

Bibliografia

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  • Gustavo Bocchini Padiglione, L'harem del Duce, Milano, Mursia, 2006. ISBN 88-425-3570-2.
  • Isabella Brandi Antonini, Claretta Petacci. Una donna innamorata, Roma, Curcio, 2005.
  • Pierfranco Bruni, Passione e morte. Claretta e Ben, Cosenza, Pellegrini Editore, 2012. ISBN 978-88-8101-869-7.
  • Brutus, L'ultima favorita, Clara Petacci. L'idillio, le ansie, il successo, Roma, Novissima, 1945.
  • Pasquale Chessa, Barbara Raggi, L'ultima lettera di Benito. Mussolini e Petacci: amore e politica a Salò 1943-45, Milano, Mondadori, 2010. ISBN 978-88-04-60688-8.
  • Angelo Colleoni, Claretta Petacci. Rivelazioni sulla vita, gli amori, la morte, Milano, Lucchi, 1945.
  • Richard Collier, Duce! Duce! Ascesa e caduta di Benito Mussolini, Milano, Mursia, 1971.
  • Oreste del Buono, Amori neri, Roma, Theoria, 1985.
  • Luigi de Vincentis, Io son te, Milano, U.T.A.C, 1947.
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  • Marco Innocenti, Edda contro Claretta. Una storia di odio e di amore, Milano, Mursia, 2003. ISBN 88-425-3117-0.
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  • Gunther Langes, Auf Wiedersehen Claretta. Il diario dell'uomo che poteva salvare Mussolini e la Petacci, a cura di Nico Pirozzi, Villaricca, Edizioni Cento Autori, 2012. ISBN 978-88-97121-37-4.
  • Bruno Giovanni Lonati, Quel 28 aprile. Mussolini e Claretta: la verità, Milano, Mursia, 1994. ISBN 88-425-1761-5.
  • Benito Mussolini, A Clara. Tutte le lettere a Clara Petacci. 1943-1945, a cura di Luisa Montevecchi, Milano, Mondadori, 2011. ISBN 978-88-370-8704-3.
  • Alfredo Pace, Benito Mussolini Claretta Petacci. Chi li ha uccisi, come, dove, quando. Diverse ipotesi, qualche certezza, Milano, Greco&Greco, 2008. ISBN 978-88-7980-448-6.
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  • Marcello Petacci, Raccolta di alcuni lavori scientifici, Roma, Italgraf, 1961.
  • Myriam Petacci, Chi ama è perduto. Mia sorella Claretta, Gardolo di Trento, Reverdito, 1988. ISBN 88-342-0213-9.
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