Museo nazionale del Risorgimento italiano
Museo nazionale del Risorgimento italiano | |
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Facciata secentesca del museo | |
Ubicazione | |
Stato | Italia |
Località | Torino |
Indirizzo | Palazzo Carignano, Via Accademia delle Scienze, 5 (Piazza Carignano) / Piazza Carlo Alberto, 8 |
Coordinate | 45°04′08.78″N 7°41′06.57″E |
Caratteristiche | |
Tipo | storico-militare |
Periodo storico collezioni | dall'assedio di Torino (1706) alla Prima Guerra Mondiale (1918) |
Istituzione | 1878 |
Apertura | 1878 |
Direttore | Alessandro Bollo |
Visitatori | 25 856 (2022)[1] |
Sito web | |
Il Museo nazionale del Risorgimento italiano è il più grande spazio espositivo di storia patria italiano, il più antico e il più importante museo dedicato al Risorgimento italiano per via della ricchezza e della rappresentatività delle sue collezioni[2] e l'unico che abbia ufficialmente il titolo di "nazionale"[3], riconoscimento ottenuto grazie al regio decreto nº 360 dell'8 dicembre 1901[4]. Fondato nel 1878, si trova a Torino all'interno dello storico palazzo Carignano[3].
È dedicato all'epoca risorgimentale, durante la quale avvenne l'unificazione politica dell'Italia[4]. I reperti esposti nel museo, che sono databili a un periodo storico più ampio, sono databili tra il 1706 (anno dell'assedio di Torino) e il 1946 (nascita della Repubblica Italiana) con particolare attenzione, come già accennato, ai cimeli risorgimentali, che invece sono legati a un lasso di tempo compreso tra la fine del XVIII secolo e l'inizio della prima guerra mondiale[3]. Le collezioni sono conservate all'interno del piano nobile del palazzo[3].
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Il museo, che è stato fondato nel 1878 per celebrare la morte del primo re dell'Italia unita, nacque con il nome di "Ricordo nazionale di Vittorio Emanuele II"[3][4]. Dopo alcuni allestimenti provvisori e temporanei, tra cui quello del 1884 in seno all'Esposizione generale italiana di Torino e quello del 1899 all'interno del museo civico di Torino, ebbe la sua prima sede permanente nel 1908 nella Mole Antonelliana, dove fu inaugurato il 18 ottobre dell'anno citato[4][5].
Dopo aver subito nuovamente un trasferimento temporaneo nel 1930 all'interno del palazzo del Giornale, che si trova nel parco del Valentino, nel 1938 giunse definitivamente a palazzo Carignano, l'edificio barocco di Guarino Guarini[6] dove ebbe precedentemente sede, dal 1848 al 1860, la Camera dei deputati del Parlamento del Regno di Sardegna (conosciuto anche come "Parlamento subalpino") e dal 1861 al 1865 la Camera dei deputati del Parlamento del Regno d'Italia[3].
Quest'ultima venne ospitata in un'aula provvisoria nel cortile, poi smantellata, in attesa della fine dei lavori per il raddoppio del palazzo e per la realizzazione di una grande aula che avrebbe dovuto ospitare i deputati del neo costituito Regno d'Italia. Terminati i lavori, che vennero eseguiti tra 1864 e 1871, la grandiosa aula, l'ultima del percorso di visita del museo, non servì più allo scopo e quindi non venne mai usata, dato che la capitale e il parlamento avevano già lasciato Torino per essere trasferiti a Firenze[4][7].
All'interno del museo è quindi possibile visitare due aule parlamentari: quella della Camera dei deputati del Parlamento subalpino, attiva dal 1848 al 1860, ancor oggi intatta e con l'arredamento originale così com'era nel 1860 quando cessò di funzionare, compresi gli scranni originali occupati all'epoca dai parlamentari più importanti (Cavour, Massimo d'Azeglio, Cesare Balbo, Vincenzo Gioberti e Giuseppe Garibaldi) che sono oggi contraddistinti da coccarde tricolori, e quella della Camera dei deputati del Parlamento italiano, mai utilizzata per quella funzione ma oggi ideale sede per ospitare le mostre temporanee e le manifestazioni culturali del museo[8].
Aggiornamenti delle esposizioni si ebbero nel 1948 in occasione del centenario della prima guerra d'indipendenza e nel 1961 durante le celebrazioni del centesimo anniversario dell'Unità d'Italia[5]. Quest'ultimo ampliamento delle collezioni fu poi ridimensionato nel 1965[5].
Subito dopo le Olimpiadi di Torino del 2006 il museo è stato chiuso per consentire i lavori di restauro e di riallestimento della parte espositiva[4]. La riapertura è avvenuta solennemente il 18 marzo 2011 in occasione dei festeggiamenti per il 150º anniversario dell'Unità d'Italia alla presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano[4].
Le esposizioni
[modifica | modifica wikitesto]La tipologia dei reperti presenti è molto varia: armi, vessilli, uniformi, documenti a stampa e manoscritti, e opere figurative. Il posto d'onore è certamente rappresentato dalla Camera dei deputati del Parlamento subalpino, monumento nazionale sin dal 1898 e unico esempio originale al mondo delle aule parlamentari istituite dopo le rivoluzioni del 1848[4].
I 2.579 reperti esposti al pubblico, che sono stati selezionati tra i 53.011 appartenenti al museo, descrivono il percorso che portò all'unità d'Italia[4]. Sono presenti riferimenti anche ad altre nazioni europee che hanno acquisito l'indipendenza nel XIX secolo vivendo una stagione paragonabile a quella del Risorgimento italiano[4]. Sono previsti percorsi espositivi per disabili rivolti ai non vedenti, agli ipovedenti e agli ipoudenti[2][4].
L'esposizione occupa circa 3.500 m² distribuiti su 30 sale[4]: le prime tre narrano le esposizioni del passato in chiave nazionale (1878, 1961), in ottica piemontese e torinese (1898, 1908, 1911) e in chiave fascista (1935, 1938), per illustrare le diverse interpretazioni che il Risorgimento ha avuto nell'Ottocento e nel Novecento[4].
Dalla quarta sala in poi inizia l'allestimento vero e proprio: si parte dalla rivoluzione francese (1789) passando per l'età napoleonica (1796-1815), la Restaurazione (1814), i moti del 1820-1821, le rivolte del 1830-1831, le rivoluzioni del 1848, le Guerre d'indipendenza italiane (1848, 1859 e 1866), la spedizione dei Mille (1860), fino a giungere all'esposizione di reperti legati alla proclamazione del Regno d'Italia (1861) e alla presa di Roma (1870), che sono trattati nella sala 24, l'ultima di questo percorso[4]. Nella sala 25 è ricostruito lo studio ministeriale originale di Cavour[3][4].
Le sale 26, 27 e 28 sono dedicate a vari aspetti (politica, cultura, società, religiosità, istruzione, diritti dei lavoratori e lotte sindacali, forze armate) dei primi cinquant'anni del Regno d'Italia, visti attraverso gli occhi della borghesia e dei ceti popolari[4]. La sala 29 racconta invece i primi anni del Novecento sino alle soglie della prima guerra mondiale, conflitto che portò poi al completamento dell'unità nazionale con l'annessione del Trentino, dell'Alto Adige e della Venezia Giulia all'Italia[4].
La sala 30 è ricavata dalla grande aula che avrebbe dovuto ospitare la mai utilizzata Camera dei deputati del Parlamento del Regno d'Italia. In questo salone, che è utilizzato per le mostre temporanee e le manifestazioni culturali del museo, sono esposti dei grandi dipinti rappresentanti la storia militare italiana dal 1848 al 1860, che è raccontata sia dagli eventi legati all'esercito ufficiale sia dagli avvenimenti collegabili all'epopea dei volontari garibaldini. Completano la collezione del museo i 167.750 volumi della biblioteca, che ha sede al quarto piano del palazzo[4]. L'archivio bibliotecario comprende anche 1.916 periodici dell'epoca, 15.000 manifesti e stampe originali, 120.000 documenti e una cospicua raccolta fotografica[7].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Visitatori e Introiti di Musei Monumenti e Aree Archeologiche Statali - Anno 2022 (PDF), su statistica.beniculturali.it. URL consultato il 21 febbraio 2024.
- ^ a b Museo nazionale del Risorgimento italiano, su visitatorino.com. URL consultato il 10 marzo 2016 (archiviato dall'url originale il 12 aprile 2016).
- ^ a b c d e f g Busico, p. 215.
- ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r Riapre il museo nazionale del Risorgimento italiano (PDF), su museorisorgimentotorino.it. URL consultato il 10 marzo 2016 (archiviato dall'url originale il 12 agosto 2011).
- ^ a b c Gli allestimenti precedenti, su museorisorgimentotorino.it. URL consultato l'11 marzo 2016 (archiviato dall'url originale il 10 marzo 2016).
- ^ Guida d'Italia, p. 201.
- ^ a b Busico, p. 217.
- ^ Busico, pp. 215-217.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Augusta Busico, Il tricolore: il simbolo la storia, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per l'informazione e l'editoria, 2005.
- AA.VV., Museo nazionale del Risorgimento italiano, in Guida d'Italia - Torino, 10ª ed., Milano, Touring Club Italiano, 2009 [1914], ISBN 978-88-365-4801-9.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Camera dei deputati del Regno d'Italia
- Camera dei deputati (Regno di Sardegna)
- Musei di Torino (e luoghi d'interesse a Torino in generale)
- Camillo Benso, conte di Cavour
- Palazzo Carignano
- Parlamento del Regno d'Italia
- Parlamento del Regno di Sardegna
- Risorgimento
- Vittorio Emanuele II di Savoia
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul Museo nazionale del Risorgimento italiano
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (IT, EN) Sito ufficiale, su museorisorgimentotorino.it.
- Opere di Museo nazionale del Risorgimento italiano, su MLOL, Horizons Unlimited.
- Storia del museo, su museorisorgimentotorino.it. URL consultato il 9 marzo 2016 (archiviato dall'url originale il 10 marzo 2016).
- Le sale espositive, su museorisorgimentotorino.it. URL consultato il 9 marzo 2016 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).
- Museo nazionale del Risorgimento italiano, su visitatorino.com. URL consultato il 9 marzo 2016 (archiviato dall'url originale il 12 aprile 2016).
Controllo di autorità | VIAF (EN) 159269005 · ISNI (EN) 0000 0001 2195 3618 · LCCN (EN) n85019372 · BNF (FR) cb12325402c (data) |
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