Enrico Rebeggiani

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Enrico Rebeggiani
NascitaChieti, 1º agosto 1916
MorteIvanowka, 22 dicembre 1942
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
CorpoAlpini
UnitàBattaglione "L'Aquila", 9º Reggimento, 3ª Divisione alpina "Julia"
Reparto93ª Compagnia
Anni di servizio1936-1942
GradoTenente di complemento
GuerreSeconda guerra mondiale
CampagneCampagna di Grecia
Campagna di Russia
BattaglieSeconda battaglia difensiva del Don
Decorazionivedi qui
dati tratti da I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Labaro[1]
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Enrico Rebeggiani (Chieti, 1º agosto 1916Ivanowka, 22 dicembre 1942) è stato un militare italiano. Tenente di complemento del Corpo degli alpini, fu insignito della Medaglia d'oro al valor militare alla memoria[1] per il coraggio dimostrato in combattimento durante la Seconda battaglia difensiva del Don.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Foto storica della Caserma Rebeggiani a Chieti

Nacque a Chieti il 1º agosto 1916, figlio di Giuseppe e Leonilde Peduzzi, dopo essersi iscritto alla Facoltà di Scienze Economiche dell'Università di Bologna, fu chiamato a prestare servizio militare nel 1936, ed ammesso alla Scuola Allievi Ufficiali di Bassano, da cui uscì con il grado di sottotenente nell'ottobre 1937.[2] Assegnato al Battaglione "L'Aquila" del 9º Reggimento alpini, fu posto in congedo nel febbraio 1938, conseguendo la laurea in quello stesso anno.[2] Richiamato in servizio attivo nel 1939, viene assegnato al 167º Reggimento fanteria di stanza in Libia, per essere posto in congedo qualche tempo dopo.[2] Nuovamente richiamato in servizio nel gennaio 1941 viene inizialmente assegnato al Comando Superiore delle Forze Armate in Albania, e poi al battaglione alpino "L'Aquila". Rimane gravemente ferito in azione sullo Schindeli il 10 marzo, e viene rimpatriato decorato con una Medaglia di bronzo al valor militare.[2] Nonostante venga dichiarato non più idoneo al servizio attivo, riprende servizio presso il battaglione "L'Aquila" nell'aprile 1942, prendendo parte alle operazioni contro formazioni partigiane in Jugoslavia, venendo decorato con una seconda Medaglia di bronzo al valor militare.

Il 17 agosto 1942 partì, come comandante del plotone arditi sciatori della 93ª Compagnia del battaglione "L'Aquila", inquadrato nella 3ª Divisione alpina "Julia", per il fronte russo. Arrivato sulla linea del fronte, il suo battaglione fu schierato sul Don a difesa del quadrivio formato dalle rotabili Komaroff- Deserowatka e Krinintschnaja Ivanowka.[2] Il 22 dicembre 1942 prese parte ad un attacco per la conquista di Quota 205, nei pressi di Ivanowka, ma cadde colpito a morte da un colpo di baionetta sferrato da un soldato russo.[1] Fu decorato con la Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[1] A lui è dedicata una targa all'interno del rifugio Pomilio, sulla Maielletta nel Parco nazionale della Majella. È inoltre a lui intitolato il Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri - Centro Nazionale Amministrativo di Chieti.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'Oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Eroico combattente d'Albania, benché assegnato a servizio condizionato presso un deposito per ferite riportate in combattimento, chiese ed ottenne di seguire il suo battaglione in partenza per il fronte russo. In più giorni di sanguinosi combattimenti, contro nemico preponderante di uomini e di mezzi combatté ininterrottamente. Col suo coraggio fu di esempio costante ai suoi alpini. Il suo valore culminava il giorno 22 dicembre, quando, comandante di un plotone sciatori arditi, occupava di sorpresa una importante posizione che il nemico aveva strappato ad altro reparto. Contrattaccato più volte rimaneva in posto con mirabile fermezza, anche quando il suo plotone era quasi distrutto. Benché ferito, visto il nemico che si ritirava, riuniti i pochi superstiti, noncurante del micidiale fuoco di artiglieria, si slanciava all'inseguimento; ferito una seconda volta incitava i suoi alpini a proseguire nella lotta gridando: "Avanti, L'Aquila". Colpito a morte consacrava la sua vita alla Patria Fronte Russo, Ivanowka quota 204, 19-20-21-22 dicembre 1942
— [3]
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Sotto la pressione di prepoderanti forze avversarie, prendeva posizione col proprio plotone su una quota, contrastando l'avanzata nemica per tre giorni, finché ferito due volte, era costretto ad allontanarsi dalla linea. Proi Mezgorani- Monte Schindeli, Fronte greco, 7, 8, 9, 10 marzo 1941
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di plotone, nel corso di un'azione contro ribelli, avuto notizia che un altro reparto fiancheggiante era stato preso sotto violento tiro di fucileria e armi automatiche da nemico appostato su quota dominante, con rapida manovra riusciva con il suo plotone, malgrado il fuoco avversari, ad espugnare la quota, sgominando con lancio di bombe a mano i ribelli che si disperdevano, abbandonando sul terreno morti, armi e munizioni. Quota 866 di Monte Nanos (Gorizia), 18 aprile 1942

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Bianchi, Cattaneo 2011, p. 338.
  2. ^ a b c d e Bianchi, Cattaneo 2011, p. 339.
  3. ^ Quirinale - scheda - visto 3 marzo 2016

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]