Blaupunkt
Blaupunkt | |
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Stato | Germania |
Forma societaria | Gesellschaft mit beschränkter Haftung |
Fondazione | 1923 a Berlino |
Chiusura | 2016 |
Sede principale | Hildesheim |
Settore | Elettronica |
Prodotti | |
Fatturato | 1,48 miliardi di euro (2006) |
Dipendenti | 8700 (2007) |
Slogan | «The advantage in your car» |
Sito web | blaupunkt.com/ |
Blaupunkt GmbH (in italiano punto blu) è stata un'azienda tedesca specializzata nella produzione di strumentazione elettronica multimediale, nota soprattutto per i suoi sistemi audio domestici e automobilistici.
Fornitore storico di autoradio per Audi, BMW, Fiat, Hyundai, Mercedes, Porsche e Volkswagen, Blaupunkt era anche specializzata negli allestimenti per autobus, per i quali forniva televisori, amplificatori e sistemi di altoparlanti.
Il marchio era controllato al 100% dalla Bosch, ma il 18 dicembre 2008 fu divisa in due parti. Bosch mantenne gli impianti per la produzione di autoradio di serie, mentre Aurelius AG rilevò la produzione delle autoradio Blaupunkt per l'aftermarket.
Dall'inizio degli anni 2000, vennero gradualmente dismesse le produzioni a marchio proprio in favore delle forniture OEM.
Blaupunkt Technology GmbH ha sede a Hildesheim, come società controllata da GIP Development SARL, che ne detiene il marchio. Nel settembre 2015 l'azienda è entrata in insolvenza[1] e nel 2016 è stata posta in liquidazione.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]"Ideal Radio" a Berlino
[modifica | modifica wikitesto]Fondata nel novembre 1923 a Berlino con il nome Ideal Radiotelefon & Apparatefabrik GmbH Berlin, nel 1938 cambiò denominazione assumendo quella attuale.[4] Dopo la seconda guerra mondiale spostò il quartier generale e la produzione nella cittadina di Hildesheim.
Bollersdorf e Oberbarnim (dal 2001) furono siti di produzione delle radio a galena. Quest'ultime, consentendo l'ascolto tramite auricolari, furono considerate esemplari di alta qualità e, a riprova della stessa, il punto blu (Blaupunkt) divenne un sigillo di garanzia e distintivo di successo presso i clienti. Dal sigillo di garanzia si passò nel 1924 al marchio Ideal Blaupunkt Radio. Dal 1932, sia la designazione Blaupunkt che il "punto blu" divennero marchi dell'azienda. Negli anni '20, Ideal produsse altresì tubi elettronici per apparati radio e kit di montaggio a licenza Telefunken, sotto i marchi Ampladyn, Heliodyn e Superdyn. Nel dicembre 1926, la denominazione Ideal-Werke Gesellschaft für drahtlose Telephonie mbH cambiò, e nell'agosto 1927 divenne Ideal-Werke AG für drahtlose Telephonie.
Verso la fine del 1927 aprirono a Berlino le fabbriche nel quartiere di Kreuzberg in Köpenicker Straße e, alla fine del 1930, nel quartiere Alt-Hohenschönhausen in Große-Leege-Straße.
Blaupunkt nel gruppo Bosch
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1930 Ideal venne acquisita, tramite una Holding del Liechtenstein, dalla Robert Bosch AG (dal 1937 GmbH) e dal 1933 divenne ufficialmente società sorella della Bosch.[5] L'acquisizione segreta di Bosch determinò la fine del contratto su licenza con Telefunken e lo spostamento delle produzioni ad altre società. Dal 1932, Christian Paul Goerz assunse la guida di Ideal-Werke AG. Nell'autunno 1934, la società acquistò a Berlin-Wilmersdorf un lotto di 32.000 m² in Forckenbeckstraße, e il 5 settembre 1936 venne inaugurata la sede amministrativa in uno stabilimento a Shed.[6] Il 15 dicembre 1938 la società divenne Blaupunkt-Werke GmbH (BPWG).
Autoradio Blaupunkt
[modifica | modifica wikitesto]Una volta che la società fu costituita (anche se non ufficialmente) come sussidiaria della Bosch, la Ideal-Werke produsse la prima autoradio d'Europa nel 1932, la Autosuper AS 5. Questo apparato ricevente per onde medie e lunghe aveva un volume di 10 litri, un costo di 465 Reichsmark ed era rivolto al settore delle auto di lusso; per confronto, nel periodo della crisi, nel 1934 una Opel 1,3 L costava 2.650 Reichsmark. Il costo dell'autoradio, quindi, sarebbe stato l'equivalente di 1.600 euro del 2018, ossia circa il 15-17,5% del costo dell'automobile.
Dopo la seconda guerra mondiale, il 16 giugno 1959, Blaupunkt produsse il suo milionesimo apparecchio a Hildesheim. Allo stesso tempo, nello stabilimento Bosch/Blaupunkt di Hildesheimer Waldm, 6.000 persone lavoravano per Blaupunkt e 4.000 nella fabbrica di motorini di avviamento e luci per automobili della Bosch.[7] Nell'aprile 1964 venne costruita la tremilionesima autoradio, per arrivare poi al 1979 con un totale di 25 milioni di apparati prodotti. Nel luglio 1990 si giunse alla produzione della 50-milionesima autoradio Blaupunkt.[8]
1939-1945
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1939 Blaupunkt contava 2600 occupati. Con l'inizio della seconda guerra mondiale, il campo di progettazione e produzione si allargò alla parte militare per la Wehrmacht. Accanto ai prodotti civili Blaupunkt, vennero prodotti con la berlinese Bosch-Fernseh-AG le fotocamere per obiettivi aerei sullo Henschel Hs 293 D, così come componenti per le bombe di precisione. Apparati radiotrasmittenti civili vennero prodotti in piccole quantità anche all'interno degli stabilimenti presenti in importanti città tedesche, così come a Vienna. Dopo il bombardamento dello stabilimento Wilmersdorfer il 1º marzo 1943, durante i raid aerei alleati di Berlino, la maggior parte della produzione passò a Reichenberg (già Reichsgau Sudetenland) così come ad Alt-Treptow (Berlino Est) e altri siti, sino alla fine della guerra con l'invasione dell'Armata Rossa e il passaggio amministrativo della società all'amministrazione militare sovietica in Germania.
Nel 1944 il numero di dipendenti della Blaupunkt crebbe fino a toccare quota 4100. Nel periodo dell'offensiva della Pomerania orientale venne prodotta la Blaupunkt Korfu a Kostrzyn nad Odrą (dalla "Udo-Werke GmbH" di Christian Paul Goerz e Udo Werr, collaboratore della Blaupunkt) e prodotta nel gennaio 1945 a Hildesheimer Wald presso la Trillke-Werke GmbH, società figlia della Bosch nata alla fine degli anni '30 per il riarmo della Wehrmacht.
Sede a Hildesheim
[modifica | modifica wikitesto]Dopo la fine della guerra, la Trillke/Blaupunkt si specializzò nella riparazione di radio e, in seguito, anche sviluppo e produzione di nuovi apparecchi.[9] Alla fine del 1945, Hildesheim diventò la sede della società, con la nuova ragione sociale Blaupunkt-Apparatebau GmbH (BPAG). Seguì la Werk II a Römerring di Hildesheim, oggi non più esistente. Gli anni seguenti videro lo sviluppo e la produzione di nuovi prodotti a marchio Bosch, a Salzgitter (1960), Herne (altoparlanti, nel 1992 chiusa), in Francia, Ungheria, Portogallo (Braga, già Grundig), Malesia (Penang), Messico, Cina e Tunisia.
Nel corso degli anni '60 Bosch acquisì Akkord-Radio e ne impiegò lo stabilimento di Landau in der Pfalz, fino al 1974, per la produzione delle radio Blaupunkt.
Leader nella produzione di autoradio e dispositivi audio per auto tra gli anni '60 e '70, Blaupunkt è considerata la prima azienda produttrice di sistemi GPS.
Negli anni '70 il totale dei dipendenti salì a 13700.[8] La produzione di televisori dal 1986 passò alla Grundig, mentre la divisione autoradio Grundig venne affidata alla Blaupunkt. Dal 1990, anche la maggioranza della produzione passò alla Autoradiofabrik Grundig di Braga.[10] Dal 1996 la società smise di produrre televisori, videocamere e videoregistratori, concentrandosi sulla comunicazione mobile. Blaupunkt nel 2006 produsse più di mezzo milione di sistemi di navigazione, 6 milioni di autoradio e 19 milioni di altoparlanti e antenne auto, con un fatturato di circa 1,48 miliardi di euro. Nell'aprile 2007 contava oltre 8700 lavoratori, di cui 2300 a Hildesheim.
Cronologia
[modifica | modifica wikitesto]- 1951 il primo televisore Blaupunkt viene presentato alla Industrieausstellung di Berlino: si tratta del modello V 52 con tubo catodico di 36 cm[11] (prezzo di 1595 DM)
- 1952 viene presenta la prima autoradio Blaupunkt VHF del mondo, la Autosuper A 52 KU, con "Self-Service-Drucktastenwähler" per quattro trasmettitori (498 DM)
- 1969 viene presentata la Frankfurt Stereo, prima autoradio al mondo FM Stereo.[12]
- 1973 ricevitore auto SK 1 per annunci Autofahrer-Rundfunk-Information (ARI).[13] Sviluppato da 1972 Blaupunkt e le emittenti ARD congiuntamente all'Institut für Rundfunktechnik (IRT); il sistema entrò in uso il 1º giugno 1974.
- 1979 ad Hildesheimer inizia la produzione delle autoradio Düsseldorf Stereo CR Super Arimat[14], dotata di autoreverse (Super Arimat); e la Bamberg QTS Super Arimat[15] (Quarz-Tuning-System) con oscillatore al quarzo, PLL e display digitale.
- 1981 presentazione dell'autoradio Bremen SQR 31 all'Internationale Funkausstellung di Berlino; il dispositivo era dotato di PLL, display digitale e autoreverse.[16]
- 1988 viene commercializzata Montreux RDR 49, la prima autoradio con Radio Data System (RDS).[17]
- 1989 TravelPilot, primo navigatore di serie.
- 1997 TravelPilot secondo modello, con DAB e TMC. Lo stesso anno esordisce Amsterdam TCM 127 con autoreverse e GSM-cellulare (D-Netz) (RadioPhone), disponibili come optional la cornetta con cavo a spirale da montare a cruscotto (TH 07) ed il satellite del telecomando da installare sul volante (RCT07)[18].
- 2001 il primo WAP su un navigatore, digital autoradio con MP3 e slot di memoria MMC.
- 2003 autoradio con DAB con MP3.
- 2005 introduce la prima autoradio con standard 1-DIN e navigatore con display a colori
- 2006 allestimenti Blaupunkt di serie per Volkswagen Eos; dotati di Satellite Digital Audio Radio Services (SDARS) per Sirius Satellite Radio.
- 2007 Blaupunkt digital Plug and Play.
- 2008 Blaupunkt Mobiles Navigationssystem con video-navigazione e audio streaming su bluetooth.
La Key-card
[modifica | modifica wikitesto]Verso l'inizio degli anni '90, Blaupunkt introdusse Key-card: un sistema di protezione antifurto integrato nelle autoradio, basato su una carta elettronica e concepito come alternativa al frontalino estraibile. La tessera, dalle caratteristiche simili ad una carta di credito, consentiva il funzionamento dell'apparecchio soltanto se inserita nell'apposita fessura. Il sistema poteva riconoscere, mostrando sul display messaggi d'errore differenti, la presenza nell'alloggiamento di una Key-card errata oppure di altre schede non idonee come, ad esempio, schede telefoniche o carte di credito. A seconda del modello, l'autoradio poteva essere associata ad una o più Key-card; inoltre, i modelli più recenti erano compatibili con le diverse versioni di Key-card succedutesi negli anni.[19][20][21][22]
Dal 2008
[modifica | modifica wikitesto]Nel dicembre 2008 Bosch cedette Blaupunkt alla Aurelius.[23] La società, di 6000 dipendenti e un fatturato di 1,48 miliardi di euro nel 2006 come Robert Bosch Car Multimedia GmbH del Bosch-Gruppe[24], dopo la vendita ad Aurelius, si ridusse a 1800 dipendenti, con un fatturato di 200 milioni di euro.[24][25]
Alla fine del 2009, la divisione antenne "Blaupunkt Antenna Systems" operante presso la Kathrein con circa 250 dipendenti, venne ceduta da Aurelius. L'azione di vendita fu completata nel maggio 2010 con l'acquisto di Blaupunkt Antenna Systems GmbH & Co. KG da parte della Kathrein Vollzogen.[26][27][28] Nel 2011, Blaupunkt tentò di tornare alle sue origini come Ideal-Radio con una serie di cuffie, senza tuttavia aver successo. Blaupunkt con una joint-venture in India e Cina apre uno stabilimento a Penang (Malaysia).
Alla fine del 2013, Blaupunkt comprò Smart-Products-Engineering-Geschäft della brightONE della b1 Engineering Solutions GmbH di Monaco. Blaupunkt Europe venne chiusa, insieme con brightONE Businessunit SPS e Blaupunkt Technology Group.[29] Nel 2014 la Engineering–Services–Geschäft della b1 Engineering Solutions GmbH, parte di Blaupunkt Technology Group, viene ceduta tramite bundling. Alla fine del 2014 viene fondata la joint-venture in sud e nord America.
Nel 2014 Aurelius vende Blaupunkt ad un fondo britannico. Nel settembre 2015 diviene insolvente.[30]
La divisione altoparlanti viene ceduta a PSS (Premium Sound Solutions) e la divisione sviluppo al rumeno Rasvan Olosu. I diritti sul nome Blaupunkt appartengono oggi alla GIP Development SARL, Aurelius.[1]
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]- 2005 - iF communication design award categoria digital media.[31]
- 2006 - Deutschland – Land der Ideen. [senza fonte]
- 2011 - AutoBild – Die Marken in allen Klassen, sezione Auto-HiFi e Gutes Preis-Leistungs-Verhältnis, 1º posto. [senza fonte]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b (DE) Beim einstigen Autoradio-Imperium gehen die Lichter aus, in Handelsblatt, 15 febbraio 2016. URL consultato il 16 giugno 2018.
- ^ Stockholm 23 350 Radio Blaupunkt Ideal, su radiomuseum.org. URL consultato il 16 giugno 2018.
- ^ STG2091 7.621.400 Radio Blaupunkt Ideal, su radiomuseum.org. URL consultato il 16 giugno 2018.
- ^ Blaupunkt sceglie la bresciana Gallinea per tornare nella nautica, su BresciaToday. URL consultato il 7 settembre 2022.
- ^ (DE) Blaupunkt (Ideal) – Firmengeschichte, su historische-radios.info. URL consultato il 16 giugno 2018.
- ^ Manfred Overesch, Bosch in Hildesheim 1937-1945, p. 279.
- ^ Manfred Overesch, Bosch in Hildesheim 1937-1945, p. 294.
- ^ a b Manfred Overesch, Bosch in Hildesheim 1937-1945, p. 293.
- ^ Manfred Overesch, Bosch in Hildesheim 1937-1945.
- ^ (DE) Blaupunkt kauft Grundig-Werk, in Der Spiegel, n. 9, 26 febbraio 1990. URL consultato il 16 giugno 2018.
- ^ V52 Televisore Blaupunkt Ideal, su radiomuseum.org. URL consultato il 16 giugno 2018.
- ^ Frankfurt Stereo 7.639.695 ab 2681001 Car Radio Blaupunkt Ideal, su radiomuseum.org. URL consultato il 16 giugno 2018.
- ^ Verkehrsfunk-Decoder SK1 7.607.337.000 Blaupunkt, su radiomuseum.org. URL consultato il 16 giugno 2018.
- ^ Düsseldorf Stereo CR Super Arimat Car Radio Blaupunkt Ideal, su radiomuseum.org. URL consultato il 16 giugno 2018.
- ^ Bamberg QTS Super Arimat 7639545 Car Radio Blaupunkt Ideal, su radiomuseum.org. URL consultato il 16 giugno 2018.
- ^ Bremen SQR32 7.641.899.010 Car Radio Blaupunkt Ideal, su radiomuseum.org. URL consultato il 16 giugno 2018.
- ^ Montreux RDR49 7.648.893.010 Car Radio Blaupunkt Ideal, su radiomuseum.org. URL consultato il 16 giugno 2018.
- ^ Blaupunkt Amsterdam TCM 127: quando sull'autoradio arrivò il GSM, su Quotidiano Motori, 22 gennaio 2022. URL consultato il 31 marzo 2022.
- ^ MODO, vol. 154-159, Milano, R.D.E. – Ricerche Design Editrice, 1994, p. 153.
- ^ Modena RD 148 – Istruzioni d'uso (PDF), su blaupunkt.com, Blaupunkt-Werke, pp. 89-94. URL consultato il 17 giugno 2018 (archiviato dall'url originale il 17 giugno 2018).
- ^ Freiburg RCR 127, Montreux RCR 127, Colorado RCR 127 – Istruzioni d'uso (PDF), su blaupunkt.com, Blaupunkt-Werke, pp. 68-74. URL consultato il 17 giugno 2018 (archiviato dall'url originale il 17 giugno 2018).
- ^ Pasadena DJ – Istruzioni d'uso (PDF), su blaupunkt.com, Blaupunkt-Werke, pp. 55-57. URL consultato il 17 giugno 2018 (archiviato dall'url originale il 17 giugno 2018).
- ^ AURELIUS BUYS BLAUPUNKT PRODUCT AREAS FROM BOSCH (eng), su aurelius-group.com.
- ^ a b (DE) Bosch verkauft Teile von Blaupunkt, su connect.de, 19 dicembre 2008. URL consultato il 16 giugno 2018 (archiviato dall'url originale il 12 aprile 2009).
- ^ (DE) Bosch stößt Blaupunkt ab - Finanzinvestor Aurelius übernimmt, in wallstreet:online, Berlino, 18 dicembre 2008. URL consultato il 16 giugno 2018.
- ^ (DE) Verkauf des restrukturierten Geschäftsbereichs Blaupunkt Antenna-Systems an Kathrein-Gruppe abgeschlossen, su blaupunkt.de. URL consultato il 19 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 1º luglio 2010).
- ^ (DE) Kathrein eröffnet Firmenzentrale für Blaupunkt-Autoantennen, su digitalfernsehen.de, 22 novembre 2010. URL consultato il 17 novembre 2012.
- ^ (DE) Kathrein kauft Antennen-Sparte von Blaupunkt, su rosenheim24.de, 18 dicembre 2009. URL consultato il 17 novembre 2012.
- ^ (DE) Zusammenschluss von Blaupunkt Europe mit der brightONE businessunit SPS, su blaupunkt.com. URL consultato il 16 giugno 2018 (archiviato dall'url originale il 13 gennaio 2014).
- ^ (DE) Lars Ruzic, Blaupunkt stellt Insolvenzantrag, in Hannoversche Allgemeine Zeitung, 23 maggio 2016. URL consultato il 16 giugno 2018.
- ^ (DE) Blaupunkt Webauftritt mit international renommierten IF-Award, su blaupunkt.com. URL consultato il 16 giugno 2018 (archiviato dall'url originale il 3 settembre 2014).
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (DE) Manfred Overesch, Bosch in Hildesheim 1937-1945, Göttingen, Vandenhoeck & Ruprecht, 2008, ISBN 978-3-525-36754-4.
Altri progetti
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Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Sito ufficiale, su blaupunkt.com.