Arcidiocesi di Avignone

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
(Reindirizzamento da Arcivescovo di Avignone)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Arcidiocesi di Avignone
Archidioecesis Avenionensis
Chiesa latina
Suffraganea dell'arcidiocesi di Marsiglia
 
Provincia ecclesiastica
Provincia ecclesiastica della diocesi
Collocazione geografica
Collocazione geografica della diocesi
 
ArcivescovoFrançois Fonlupt
Arcivescovi emeritiJean-Pierre Marie Cattenoz, Ist. N.S. della Vita
Presbiteri135, di cui 88 secolari e 47 regolari
3.333 battezzati per presbitero
Religiosi99 uomini, 153 donne
Diaconi22 permanenti
 
Abitanti561.469
Battezzati450.000 (80,1% del totale)
StatoFrancia
Superficie3.520 km²
Parrocchie173 (8 vicariati)
 
ErezioneIV secolo
Ritoromano
CattedraleNotre-Dame des Doms
Santi patroniSan Quinidio
Indirizzo31 rue Paul Manivet, B.P. 40050, 84005 Avignon, CEDEX 01, France
Sito webwww.diocese-avignon.fr
Dati dall'Annuario pontificio 2023 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Francia
La cripta dell'ex cattedrale di Sant'Anna ad Apt.
L'ex cattedrale di San Zefirino a Carpentras.
L'ex cattedrale di Santa Maria a Cavaillon.
L'ex cattedrale di Santa Maria di Nazareth a Vaison-la-Romaine.
Il palazzo dei Papi di Avignone, che fino al XIV secolo fu il palazzo dei vescovi avignonesi.
Giulio II, ritratto da Raffaello. Fu arcivescovo di Avignone fino all'elezione al soglio pontificio.
La basilica minore di San Pietro ad Avignone.

L'arcidiocesi di Avignone (in latino Archidioecesis Avenionensis) è una sede della Chiesa cattolica in Francia suffraganea dell'arcidiocesi di Marsiglia. Nel 2022 contava 450.000 battezzati su 561.469 abitanti. È retta dall'arcivescovo François Fonlupt.

L'arcidiocesi comprende il dipartimento francese della Vaucluse.

Sede arcivescovile è la città di Avignone, dove si trova la cattedrale di Notre-Dame des Doms. Nella diocesi vi sono sei chiese ex-cattedrali: Sant'Anna ad Apt, San Zefirino a Carpentras, Santa Maria a Cavaillon, Santa Maria ad Orange, e San Quinidio e Santa Maria di Nazareth a Vaison-la-Romaine. Nella città episcopale si trova anche la basilica minore di San Pietro.

Il territorio si estende su 3.520 km² ed è suddiviso in 173 parrocchie, raggruppate in 8 decanati: Apt, Avignone, Grande Avignone, Carpentras, Cavaillon-L'Isle-sur-la-Sorgue, Orange-Bollène, Pertuis e Vaison-la-Romaine-Valréas.[1]

La tradizione attribuisce la diffusione del cristianesimo ad Avignone a san Rufo, che sarebbe stato figlio di Simone di Cirene, colui che aiutò Gesù a portare la croce sul Golgota, e che venne inviato in Gallia da san Paolo, di cui era un discepolo.

Incerta è l'origine della diocesi, attestata con certezza nel V secolo. Papa Leone I nel 450 assegnò Avignone alla provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Arles, sottraendola a quella di Vienne. Primo vescovo documentato è Nettario, che prese parte al concilio di Riez del 439. Nella seconda metà del VII secolo è posto dalla tradizione l'episcopato di sant'Agricola, patrono di Avignone.

Dal VII al IX secolo la diocesi visse un periodo di declino a causa dell'occupazione saracena, che terminò con il dominio dei re di Provenza, che favorirono la nascita di capitoli e monasteri.

Già sulla fine dell'XI secolo era una sede di primaria importanza, tanto che papa Urbano II la visitò per due volte. Nel secolo successivo seguirono la visite dei papi Gelasio II e Innocenzo II e ancora nel 1251 quella di papa Innocenzo IV. Il XII secolo è dominata dalla figura del grande vescovo Geoffroy I, organizzatore della città e del comune di Avignone, che ottenne nel 1155 da papa Adriano IV e nel 1157 dall'imperatore Federico I la conferma dei vasti possedimenti della sua Chiesa.

Nel XIII secolo la diocesi vide la diffusione dell'eresia degli Albigesi ed un valido oppositore nella persona del vescovo, di origini bolognesi, Zoen Tencarari, che sostenne in particolare gli ordini religiosi mendicanti stabilitisi in diocesi.

Il XIV secolo si iniziò con la fondazione dell'università da parte del vescovo Bertrand d'Aimini, sotto il cui episcopato i papi stabilirono la propria residenza ad Avignone, dal 1309 al 1376 (cfr. Cattività avignonese). Mentre per questo motivo la città diveniva celebre, la diocesi di Avignone venne spesso affidata al governo di vicari generali che l'amministravano in nome dei pontefici, che ritenevano per sé il titolo vescovile.

Il 21 dicembre 1475 fu elevata al rango di arcidiocesi metropolitana, con suffraganee le diocesi di Carpentras, di Cavaillon e di Vaison.

All'inizio del XVI secolo la diocesi adottò il rito romano.[2] Il secolo fu poi travagliato dalle violenze che accompagnarono la Riforma protestante. Nonostante il massacro di valdesi presso il Massiccio del Luberon del 1545, il vescovo di Apt passò al protestantesimo e il principe di Nassau giunse a proibire il culto cattolico nel principato d'Orange. Avignone invece vinse l'eresia e l'arcivescovo François-Marie Taruzio attese con zelo all'applicazione dei canoni del concilio di Trento.

Il periodo della Controriforma vide l'introduzione nella diocesi di nuovi ordini religiosi: gesuiti, oratoriani, carmelitani scalzi, visitandine e orsoline. Anche grazie a questi religiosi il giansenismo non ebbe buon gioco e non si affermò nell'arcidiocesi. A cavallo tra il XVII e il XVIII secolo ben tre nuovi seminari vengono istituiti ad Avignone, in generosa ottemperanza alle disposizioni tridentine.

Nel Settecento, l'arcidiocesi comprendeva oltre 50 parrocchie, di cui 13 al di là del Rodano in Linguadoca, 25 oltre la Durance in Provenza, 7 nella città di Avignone e il resto nel Contado Venassino.

In epoca rivoluzionaria impose un vicario capitolare in sostituzione dell'arcivescovo Giovanni Carlo Vincenzo Giovio, tanto che papa Pio VI protestò con l'enciclica Adeo Nota del 23 aprile 1791. Tuttavia la Costituzione civile del clero non attecchì e i preti che giurarono fedeltà ad essa furono una sparuta minoranza, mentre la grande maggioranza, nonostante il pericolo, continuò ad esercitare segretamente il ministero sacerdotale. Quattro preti di Avignone furono giustiziati a Parigi nel 1792 e trentadue religiose furono ghigliottinate ad Orange nel 1794. Saranno beatificati da papa Pio XI.

In seguito al concordato con la bolla Qui Christi Domini di papa Pio VII del 29 novembre 1801, l'arcidiocesi si ampliò incorporando il territorio di numerose diocesi soppresse: Alès (in parte), Apt (in gran parte), Carpentras, Cavaillon, Nîmes, Orange, Saint-Paul-Trois-Châteaux (in parte), Sisteron (in piccola parte), Uzès e Vaison. Inoltre, incorporò alcune parrocchie che prima appartenevano alla diocesi di Gap. Tuttavia, perse contestualmente il rango di arcidiocesi e divenne suffraganea dell'arcidiocesi di Aix. Il nuovo territorio diocesano comprendeva i due dipartimenti della Vaucluse e del Gard.

Nel giugno 1817 fra Santa Sede e governo francese fu stipulato un nuovo concordato, cui fece seguito il 27 luglio la bolla Commissa divinitus, con la quale il papa restaurava la sede metropolitana di Avignone, con Orange come unica diocesi suffraganea. Tuttavia, poiché il concordato non entrò in vigore in quanto non ratificato dal Parlamento di Parigi, queste decisioni non ebbero effetto.

Il 6 ottobre 1822 con la bolla Paternae caritatis del medesimo papa Pio VII fu ristabilita la diocesi di Nîmes, ricavandone il territorio dalla diocesi di Avignone, e contestualmente quest'ultima fu di nuovo elevata al rango di arcidiocesi metropolitana, con suffraganee le diocesi di Valence, di Viviers, di Nîmes e di Montpellier.

L'8 dicembre 2002, con la riorganizzazione delle circoscrizioni diocesane francesi, Avignone ha perso il rango di sede metropolitana, pur mantenendo il titolo arcivescovile, ed è entrata a far parte della provincia ecclesiastica di Marsiglia.[3]

Cronotassi dei vescovi

[modifica | modifica wikitesto]

Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati. La cronotassi dei vescovi avignonesi dei primi secoli è fortemente condizionata dalla scoperta di un manoscritto, attribuito a Jean Savaron e anteriore al XVI secolo, fatta dal certosino Polycarpe de la Rivière, abate di Bompas, e pubblicato agli inizi del XVII secolo, manoscritto che nessun altro storico in seguito ha mai più potuto consultare perché introvabile. Ciò ha suscitato il forte sospetto che il manoscritto di Savaron possa essere un falso e che i 25 vescovi che questo menziona prima di Saturnino siano tutti spuri.[4]

La presente cronotassi riporta solo i vescovi documentati storicamente.

L'arcidiocesi nel 2022 su una popolazione di 561.469 persone contava 450.000 battezzati, corrispondenti all'80,1% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
1950 200.000 249.838 80,1 209 159 50 956 45 700 176
1959 262.000 268.318 97,6 221 179 42 1.185 56 650 176
1970 340.000 353.966 96,1 231 174 57 1.471 76 484 175
1980 334.000 395.400 84,5 227 176 51 1.471 1 79 492 175
1990 406.000 463.700 87,6 241 148 93 1.684 7 151 349 178
1999 350.000 475.819 73,6 172 125 47 2.034 17 90 300 178
2000 350.000 500.138 70,0 166 122 44 2.108 19 86 278 178
2001 350.000 498.523 70,2 162 120 42 2.160 19 79 270 178
2002 350.000 498.523 70,2 164 122 42 2.134 19 78 257 178
2003 350.000 498.523 70,2 164 122 42 2.134 20 84 249 178
2004 350.000 498.523 70,2 182 120 62 1.923 18 105 237 178
2006 350.500 500.000 70,1 186 124 62 1.884 24 103 229 178
2012 405.100 554.000 73,1 186 123 63 2.177 27 97 174 179
2015 448.000 558.861 80,2 145 100 45 3.089 28 80 181 176
2018 446.850 557.548 80,1 135 102 33 3.310 25 83 131 178
2020 448.400 559.479 80,1 130 99 31 3.449 25 85 138 169
2022 450.000 561.469 80,1 135 88 47 3.333 22 99 153 173
  1. ^ Dal sito della diocesi.
  2. ^ (FR) Matthieu Desachy, "Albi avant d'autres. L'influence de Louis d'Amboise et le rôle de la famille Jouffroy dans l'introduction de l'imprimérie à Albi", in Foi, art, culture en pays Tarnais, Albi, 2009, p. 122 ISBN 978-2-915699-97-5
  3. ^ (FR) Congrégration pour les évêques, Décret sur la nouvelle organisation des provinces ecclésiastiques en France, su eglise.catholique.fr, 8 dicembre 2002. URL consultato il 1º ottobre 2024.
  4. ^ L'elenco completo dei vescovi si trova in Gallia christiana, coll. 851 e seguenti (cfr. anche Reynard-Lespinasse, pp. 4-8). La stessa Gallia christiana (e Gams) ritiene per buoni solo 6 di questi vescovi; Duchesne e Girard nessuno. Inoltre, l'elenco di Polycarpe ignora il primo vescovo certo e storicamente documentato, Nettario.
    La presente cronotassi riporta solo i vescovi documentati storicamente: inoltre sono incerte le datazioni dei vescovi dal X al XIII secolo, in quanto le fonti citate hanno ognuna una propria cronologia, non sempre compatibile con le altre.
  5. ^ Un vescovo di nome Giuliano è menzionato in un concilio del 475, ma senza indicazione della sede episcopale.
  6. ^ Dopo Salutare, Polycarpe de la Rivière pone i vescovi Eucherio e Ermenio, di cui solo il primo è accettato da Gallia christiana. Un vescovo di nome Eucherio infatti prese parte ai concili della provincia di Arles dal 524 al 533, ma in nessun caso è indicata la sede di appartenenza. Duchesne e Girard lo escludono dalle loro cronotassi.
  7. ^ Secondo Gregorio di Tours, la sede di Avignone era vacante nel 559.
  8. ^ Dopo Valente, la cronotassi policarpiana riporta Dinamio, figura controversa, che, secondo un epitaffio, sarebbe stato prima governatore di Marsiglia e poi vescovo di Avignone. Duchesne riporta invece un altro epitaffio, dove non si fa menzione dell'episcopato e che attesta che Dinamio fu sposato per 50 anni con Eucheria.
  9. ^ Dopo Massimo, Gallia christiana riporta il vescovo Edmondo, prima abate di Montmayour e poi vescovo di Avignone. Tuttavia la stessa Gallia christiana (col. 603) scrive che l'abbazia di Montmayour venne fondata solo nel X secolo.
  10. ^ Secondo la Vita di sant'Agricola (del XVI secolo), patrono di Avignone, i vescovi Magno, Agricola e Veredemio si sarebbero succeduti in epoche imprecisate tra la metà del VII secolo e l'inizio dell'VIII. Un vescovo di nome Magno partecipò nel 650 al concilio di Chalon, ma senza indicazione della sede episcopale.
    Dei successivi tre vescovi riportati da Gallia christiana, i primi due, Giovanni II e Alfonso, non hanno alcun riferimento documentario; mentre il terzo, Giuseppe, non fu vescovo di Avignone, ma di Tortona e come tale partecipò al concilio romano del 769.
  11. ^ Menzionato da Gallia christiana, ma ignoto a Duchesne e Girard.
  12. ^ Alcuni autori, prima di Ragenuzio, hanno inserito nelle loro cronotassi i vescovi Remigio I e Fulcherio I, frutto di una errata lettura dei documenti storici, per cui hanno attribuito a Ludovico il Pio († 840) documenti che furono redatti all'epoca di Ludovico IV il Fanciullo († 911), cioè all'inizio del secolo successivo. Eugène Duprat, Les origines de l'église d'Avignon (suite et fin), dans Mémoires de l'Académie de Vaucluse, tome 9, 1909, p. 125.
  13. ^ François-Régis Rovère (vescovo costituzionale ritenuto illegittimo dalla Santa Sede, durante la Rivoluzione francese.)
  14. ^ Il 4 dicembre 1908 fu nominato arcivescovo titolare di Gerapoli di Frigia.
  15. ^ Nominato arcivescovo titolare, titolo personale, di Voncaria.
  16. ^ Dall'11 gennaio all'11 luglio 2021, giorno della presa di possesso di François Fonlupt, fu amministratore apostolico Georges Pontier, arcivescovo emerito di Marsiglia.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF (EN153288226 · ISNI (EN0000 0001 2188 2530 · LCCN (ENn92005527 · BNF (FRcb121193344 (data)
  Portale Diocesi: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di diocesi