Archivio Eiss

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L'Archivio Eiss fa riferimento alla raccolta di documenti ed oggetti che documentano il salvataggio degli ebrei minacciati dall'Olocausto, durante la seconda guerra mondiale, da parte dei diplomatici polacchi.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'archivio prende il nome da Chaim Yisroel Eiss, un attivista e rabbino ebreo, che durante la seconda guerra mondiale ha partecipato alla nascita del Gruppo Ładoś (noto anche come Gruppo Bernese), un gruppo di diplomatici polacchi e attivisti ebrei guidati dall'ambasciatore polacco in Svizzera a Berna, Aleksander Ładoś. Durante la guerra il gruppo sviluppò un sistema di produzione illegale di passaporti latinoamericani finalizzato a salvare gli ebrei europei dall'Olocausto.[1][2] Si dice che i documenti siano arrivati in Israele con uno dei discendenti di Eiss dopo la seconda guerra mondiale.[3]

I documenti che formano l'Archivio sono stati acquisiti dal Ministero della cultura polacco da un collezionista privato in Israele nel 2018.[4] Sono stati esposti nell'ambasciata polacca in Svizzera nel gennaio 2019 e successivamente sono stati trasferiti al Museo statale di Auschwitz-Birkenau in Polonia.[5]

Contenuto[modifica | modifica wikitesto]

La raccolta comprende otto passaporti paraguaiani falsi, la corrispondenza tra persone da soccorrere e diplomatici polacchi ed organizzazioni ebraiche, foto di ebrei che cercano di ottenere i documenti ed un elenco di migliaia di individui, ebrei polacchi nei ghetti della Polonia occupata, che comunicavano con gli attivisti.[4][5]

Rapporto[modifica | modifica wikitesto]

I documenti nell'archivio Eiss hanno contribuito a stabilire che 330 persone sono sopravvissute all'Olocausto grazie alle azioni del Gruppo Ładoś. Nonostante i loro sforzi, 387 persone corrispondenti al gruppo sono state identificate come vittime dell'Olocausto anche se in possesso di passaporti falsi. La sorte di altre 430 persone riconosciute per aver comunicato con il gruppo non è nota.[3]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Michał Potocki Zbigniew Parafianowicz, Forgotten righteous. Polish envoy in Bern saved hundreds of Jews from the Holocaust, su gazetaprawna.pl, Dziennik Gazeta Prawna. URL consultato il 14 marzo 2018.
  2. ^ (PL) Karczewski: oddajemy cześć tym, którzy tworzyli łańcuch dobrych serc / we honor those who formed a chain of good hearts, su pap.pl, Polish Press Agency. URL consultato il 14 marzo 2018.
  3. ^ a b (EN) Poland obtains WWII-era archive showing diplomats' efforts to save Jews during Holocaust, su Jewish Telegraphic Agency, 7 agosto 2018. URL consultato il 12 febbraio 2019.
  4. ^ a b (EN) Poland obtains archive of Bern diplomats' efforts to save Jews, su SWI swissinfo.ch. URL consultato il 12 febbraio 2019.
  5. ^ a b Documents from the Eiss Archive on exhibition at the UN Office in Geneva, su auschwitz.org, 26 gennaio 2019. URL consultato il 12 febbraio 2019.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]