Utente:Petrik Schleck/Sandbox16

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Armando Picchi
Nazionalità Bandiera dell'Italia Italia
Altezza 171 cm
Peso 71 kg
Calcio
Ruolo Allenatore (ex difensore)
Termine carriera 1969 - giocatore
Carriera
Squadre di club1
1954-1959Livorno105 (5)
1959-1960SPAL27 (1)
1960-1967Inter257 (2)
1967-1969Varese46 (0)
Carriera da allenatore
1968-1969Varese
1969-1970Livorno
1970-1971Juventus
1 I due numeri indicano le presenze e le reti segnate, per le sole partite di campionato.
Il simbolo → indica un trasferimento in prestito.
Statistiche aggiornate al dicembre 2008

«Per l'Inter è stato un onore avere un capitano così»

Armando Picchi (Livorno, 20 giugno 1935Sanremo, 27 maggio 1971[2]) è stato un allenatore di calcio e calciatore italiano, di ruolo difensore.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Suo fratello Leo Picchi, calciatore in Serie A con il Torino gli fece da maestro.[3] Fece molta beneficienza senza che i parenti lo sapessero.[4]

Caratteristiche tecniche[modifica | modifica wikitesto]

Giocava come libero.

Carriera[modifica | modifica wikitesto]

Club[modifica | modifica wikitesto]

Gli inizi[modifica | modifica wikitesto]

La sua prima squadra fu una di Casciana Terme, a 15 anni poi come disse lui stesso crebbe nel Livorno.[5] Esordì nel Livorno nella stagione 1954/55 da mezzala, il Livorno fu promosso in Serie B.[6] All'inizio la sua carriera sembrò stentare, ma decisiva fu l'intuizione dell'allenatore Mario Magnozzi, il quale decise di spostarlo in difesa, da terzino destro. Da terzino guadagnò ben presto il posto da titolare.[6] Nel 1955-56 gioca 9 gare e il livorno retrocede.[6] Nel 1956-57 è titolare con 28 gare e 2 gol, nel 1957-58 28 gare ed una rete; il Livorno non retrocede perchè la serie C dall'anno successivo ha due gironi.[6] Rimase al Livorno per cinque stagioni, giocando complessivamente 105 partite con 5 goal all'attivo. Nel 1959 fu ingaggiato dalla SPAL, allora militante in Serie A. Fu una stagione positiva per la squadra di Paolo Mazza che raggiunse il quinto posto in classifica (traguardo mai più toccato dalla squadra ferrarese).[7] Picchi in coppia con Bozzao gioca 27 gare e segna 1 gol, gli spettatori lo giudicarono uno dei migliori terzini del campionato.[7] Picchi offrì un buon rendimento e l'Inter decise di puntare su di lui pagandolo 24 milioni, la cessione definitiva di Massei, Matteucci e Valadè, ovvero una contropartita veramente ingente per l'epoca.[8]

Capitano della Grande Inter[modifica | modifica wikitesto]

Debutta con la maglia nerazzura in Coppa delle Fiere il 13 settembre 1960 nella vittoria per 8-2 contro l'Hannover 96.[9] Salta la gara del 14 ottobre 1960 contro il Vicenza per un un operazione alle tonsille.[10] Grazie alla sua intercessione nel mercato invernale arrivano all'Inter gli amici Balleri e Morbello. secondo Angelillo il trio convinse Herrera a non schierarlo in gara, affermazione smentita dagli interessati.[8] Segna il suo primo gol con l'Inter in Serie A nel derby, vinto per 1-0 contro il Milan.[11] Nella squadra nerazzurra iniziò a giocare da terzino destro, ruolo che aveva ricoperto nella SPAL. Herrera lo provò come libero al termine della stagione 1961/1962, contro il Bologna. L'esperimento riuscì e Picchi soffiò il posto al suo amico Costanzo Balleri, nel 1961-62 gioca 29 gare.[12] Nel 1961-62 gioca 29 gare [12] Alla fine della stagione 61-62 Herrera nota un calo di prestazioni in Balleri, decidendo quindi di schierare Picchi come libero.[13], nel 1962-63 gioca una gara definita memorabile: appena rientrato dopo un infortunio gioca la gara contro l'Atalanta colpito da un nuovo infortunio, senza poter essere sostituito perchè non ammesso dal regolamento dell'epoca. Al termine della gara Picchi e gli altri senatori dello spogliatoio chiedono la sostituzione di Buffon, che aveva problemi familiari. Bugatti giocò le ultime dieci gare al posto di Buffon.[14] Il terzino divenne in breve tempo il leader di una difesa praticamente insuperabile e, dopo l'esclusione di Bolchi, divenne il capitano della squadra e il 18 settembre 1963 debutta in Coppa Campioni.[15] La sua gara di debutto è contro l'Everton, nei sedicesimi di finale.[16] Si distinse quindi in semifinale, contro il Borussia Dortmund: il 29 aprile 1964 nella gara casalinga vinta dai milanesi costituisce con Guarneri "una saracinesca" secondo la definizione di Danilo Sarugia, direttore della rivista Inter Football Club negli anni 70.[17] É in campo il 27 maggio 1964, quando al Prater di Vienna l'Inter affronta per la finale della Coppa dei Campioni il Real Madrid[18], gara nella quale negli ultimi 20 minuti evitò una rete degli spagnoli, a portiere battuto.[19] Come libero dimostrò un buon senso dell'anticipo e uno straordinario senso tattico, che uniti alla sua nitida battuta, ne fecero uno dei migliori interpreti del ruolo. La stagione però si conclude con lo sfortunato spareggio con il Bologna del 7 giugno, in cui commettendo un fallo su Haller, nel seguente calcio di punizione Giacinto Facchetti commise un autorete su tiro di Romano Fogli.[20] É nella squdra che gioca lo spareggio per la Coppa Intercontinentale.[21] Con la Grande Inter vinse 3 scudetti, 2 Coppe dei Campioni e 2 Coppe intercontinentali. Venne ceduto al Varese al termine della stagione 1966/67, dopo aver giocato in nerazzurro 257 partite complessive con 2 goal segnati. Da "caposcuola" nel ruolo di "libero" indirettamente funse anche da esempio ai due compagni di squadra, i terzini Burgnich e Facchetti, che con gli anni ne divennero "discepoli": dapprima Burgnich, quindi, una volta passato al Napoli, Facchetti.

Nazionale[modifica | modifica wikitesto]

Esordì in nazionale, subito dopo essere diventato campione del mondo per club, a Genova, il 4 novembre 1964 (Italia-Finlandia 6-1). Sotto la gestione Fabbri non ebbe molta fortuna, poiché ritenuto da parte della critica sportiva e dallo stesso ct simbolo di un calcio troppo difensivista. Venne cosi lasciato a casa per il Mondiale del 1966, mutilando in tal modo quella che era considerata la più forte difesa al mondo, dai tempi del Brasile bicampione mondiale. Sotto la gestione Valcareggi, peraltro coadiuvato da Helenio Herrera, invece, venne chiamato per tutte le partite delle qualificazioni agli Europei del 1968. Ma il 6 aprile 1968, durante Italia-Bulgaria, subì la frattura del bacino e dovette dire addio al sogno di partecipare ad una grande manifestazione per nazioni. Quello fu il suo ultimo incontro con la maglia azzurra. Chiuse con 12 presenze. Nota curiosa. Insieme ai compagni di squadra Giuliano Sarti e Mario Corso è uno dei pochissimi grandi del firmamento calcistico internazionale a non avere disputato neppure un Mondiale.

Allenatore[modifica | modifica wikitesto]

Cominciò da allenatore-giocatore nel Varese nella stagione 1968/69. La squadra si batté bene, ma retrocesse in serie B per un punto. L'anno dopo, appesi definitivamente gli scarpini al chiodo, subentrò a Puccinelli alla guida del Livorno. Picchi prese la squadra in piena zona retrocessione e chiuse con un onorevole nono posto. Lasciata la squadra labronica, venne chiamato a sorpresa alla guida della Juventus, voluto da Italo Allodi. A 35 anni era il più giovane allenatore della serie A. L'esperienza fu però di breve durata poiché si ammalò presto di un male incurabile. Fece comunque in tempo a porre le basi per il vittorioso ciclo della Juve di Giampiero Boniperti presidente, sulla cui pachina gli successero Čestmír Vycpálek, Carlo Parola e Trapattoni, lanciando molti giovani fra cui Causio e Bettega.

La morte[modifica | modifica wikitesto]

Armando Picchi scomparve il 27 maggio 1971 all'età di 36 anni per le conseguenze di una forma di amiloidosi. ll giorno dei funerali, che si svolsero in forma pubblica nonostante il volere contrario della famiglia, l'intera cittadinanza di Livorno si fermò a rendergli onore. I negozi rimasero chiusi dalle 17.30 alle 19.00 in ricordo di Armandino.

Nel giugno 1971 venne istituito alla sua memoria il Trofeo Nazionale di Lega Armando Picchi[22].

Nel 1990 gli venne intitolato lo stadio comunale di Livorno. Sempre nella città toscana, sua città natale, è attiva la squadra dilettantistica dell'Armando Picchi Calcio.

Palmarès[modifica | modifica wikitesto]

Competizioni nazionali[modifica | modifica wikitesto]

Inter: 1962-1963, 1964-1965, 1965-1966

Competizioni internazionali[modifica | modifica wikitesto]

Inter: 1963-1964, 1964-1965
Inter: 1964, 1965

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Arcidiacono, p.7
  2. ^ Arcidiacono, p.17
  3. ^ Arcidiacono, p.39
  4. ^ Arcidiacono, p.43
  5. ^ pag. 155
  6. ^ a b c d [pag 59. pag.59]. Errore nelle note: Tag <ref> non valido; il nome "Livorno" è stato definito più volte con contenuti diversi
  7. ^ a b [pag.61 pag. 61]. Errore nelle note: Tag <ref> non valido; il nome "Spal" è stato definito più volte con contenuti diversi
  8. ^ a b Arcidiacono, p.69
  9. ^ Coppa delle fiere:Inter 8-2 Hannover, su storiainter.com. URL consultato il 4 febbraio 2012.
  10. ^ [pag. 67 pag. 67].
  11. ^ Serie A 1960-1961, su rsssf.com. URL consultato il 4 febbraio 2012.
  12. ^ a b [pag. 77 pag. 77]. Errore nelle note: Tag <ref> non valido; il nome "Inter" è stato definito più volte con contenuti diversi
  13. ^ Arcidiacono, p.83
  14. ^ Arcidiacono, p.79
  15. ^ Arcidiacono, p.103
  16. ^ Arcidiacono, p.105
  17. ^ Arcidiacono, p.111
  18. ^ Arcidiacono, p.113
  19. ^ Arcidiacono, p.123
  20. ^ Arcidiacono, p.127
  21. ^ Arcidiacono, p.167
  22. ^ Corriere dello Sport - 1º luglio 1971, su emeroteca.coni.it, Emeroteca CONI.it. URL consultato il 17 agosto 2011.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Categoria:Calciatori della Nazionale italiana Categoria:Calciatori campioni del mondo di club Categoria:Calciatori campioni d'Europa di club Categoria:Personalità legate a Livorno