NGC 188

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NGC 188
Ammasso aperto
L'ammasso aperto NGC 188
Scoperta
ScopritoreJohn Herschel
Data1831
Dati osservativi
(epoca J2000)
CostellazioneCefeo
Ascensione retta00h 48m 26s[1]
Declinazione+85° 15′ 18″[1]
Distanza6673[2] a.l.
(2047[2] pc)
Magnitudine apparente (V)8,1[1]
Dimensione apparente (V)13'
Caratteristiche fisiche
TipoAmmasso aperto
ClasseI 2 r
Età stimata5 miliardi di anni
Altre designazioni
C 1; Mel 2; Cr 6; OCL 309; Lund 28; Raab 1; h 34; GC 92[1]
Mappa di localizzazione
NGC 188
Categoria di ammassi aperti

Coordinate: Carta celeste 00h 48m 26s, +85° 15′ 18″

NGC 188 (noto anche come C 1) è un ammasso aperto visibile nella costellazione di Cefeo, in un'area priva di ricchi campi stellari di fondo. Fu scoperto da John Herschel nel 1831 che lo catalogò col numero 34 (h 34).

Osservazione[modifica | modifica wikitesto]

Mappa per individuare NGC 188.

È l'ammasso aperto più settentrionale che ci sia: si trova a meno di 5 gradi dalla Stella Polare e si presenta dunque circumpolare in quasi tutto l'emisfero boreale. Si può individuare, seppur con qualche difficoltà, pure con un binocolo 10x50, ma la risoluzione in stelle diventa possibile solo con telescopi da almeno 150mm di apertura; le sue componenti più luminose infatti sono di decima magnitudine, mentre la gran parte di esse brillano dalla tredicesima a salire. Telescopi da 200 o 250mm di apertura ne forniscono una visione molto chiara, ma la risoluzione appare incompleta anche a forti ingrandimenti.

Essendo così prossimo al polo nord celeste, non esiste un periodo particolarmente adatto rispetto ad altri per la sua osservazione; la sua altezza sull'orizzonte resta quasi la stessa durante tutte le notti dell'anno dell'emisfero boreale. La variazione di altezza è limitata a 8-9°. Dall'emisfero australe non è mai osservabile tranne che per la sottile fascia di pochi gradi a ridosso dell'equatore.[3]

Storia delle osservazioni[modifica | modifica wikitesto]

NGC 188 è stato scoperto da John Herschel nel 1831, attraverso il telescopio riflettore da 18,7 pollici appartenuto a suo padre William; egli lo descrisse come un ammasso stellare molto esteso e piuttosto ricco, con evidenti da 150 a 200 stelle a partire dalla magnitudine 10 e fino alla magnitudine 18. Una simile descrizione è stata riportata nel New General Catalogue.[4][5]

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Si tratta di un ammasso molto concentrato, nonostante la sua età sia stata stimata sui 5 miliardi di anni, ossia un miliardo in meno dell'ammasso M67 nel Cancro e due in meno di NGC 6791 nella Lira, l'ammasso più antico conosciuto all'interno della Via Lattea. Ciò contrasta con le caratteristiche di quasi tutti gli ammassi aperti conosciuti, in genere formati da stelle giovani e calde, che sono ancora legate gravitazionalmente le une alle altre; infatti le stelle in sequenza principale di NGC 188 sono stelle vecchie e relativamente fredde, di classe spettrale F2, ossia stelle gialle, mentre le stelle che si trovano nel ramo delle giganti sono allo stadio di giganti giallo-arancioni, con classe spettrale G8. L'età delle sue componenti dunque è paragonabile a quella del Sole.

L'ammasso si trova, a differenza della gran parte degli ammassi aperti, a circa 1800 anni luce dal piano galattico, dunque in una posizione piuttosto elevata; questa è in realtà una caratteristica comune fra gli ammassi aperti di età più avanzata.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d SIMBAD Astronomical Database, su Results for NGC 188. URL consultato il 23 luglio 2013.
  2. ^ a b WEBDA page for open cluster NGC 188, su univie.ac.at. URL consultato il 23 luglio 2013.
  3. ^ Una declinazione di 85°N equivale ad una distanza angolare dal polo nord celeste di 5°; il che equivale a dire che a nord del 5°N l'oggetto si presenta circumpolare, mentre a sud del 5°S l'oggetto non sorge mai.
  4. ^ Catalogo NGC/IC online - result for NGC 188, su ngcicproject.org. URL consultato il 23 luglio 2013 (archiviato dall'url originale il 28 maggio 2009).
  5. ^ Stephen James O'Meara, Deep Sky Companions: The Caldwell Objects, Cambridge University Press, 2003, ISBN 0-521-55332-6.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Opere generali[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Stephen James O'Meara, Deep Sky Companions: The Caldwell Objects, Cambridge University Press, 2003, ISBN 0-521-55332-6.
  • A. De Blasi, Le stelle: nascita, evoluzione e morte, Bologna, CLUEB, 2002, ISBN 88-491-1832-5.

Carte celesti[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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