Mappa di Piri Reis

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La mappa di Piri Reis (90 x 63 cm).

La mappa di Piri Re'is è un documento cartografico realizzato dall'ammiraglio turco Piri Reìs il 7 aprile 1513.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La mappa pergamenacea è conservata nella Biblioteca del Palazzo di Topkapı di Istanbul, dove fu rinvenuta nel 1929 durante i lavori di rifacimento per trasformarlo in museo: è una parte di un documento più ampio, di cui rappresenta circa un terzo (o forse la metà) dell'estensione originaria. Rappresenta una porzione dell'Oceano Atlantico oltre alle coste dell'Europa, dell'Africa e del versante orientale dell'America meridionale.

Reca una scritta che dice:

«Composta dall’umile Pīr figlio di Hajji Mehmet, noto come nipote per parte di padre di Kemāl Reʾīs - possa Dio perdonarli -, nella città di Gallipoli, nel mese del sacro Muḥarram, nell’anno 919 [dell’Egira, corrispondente al marzo-aprile 1513]»

La mappa venne realizzata da Piri Re'ìs per essere offerta al Sultano ottomano Selim nel 1517. Probabilmente, subì alcuni ritocchi minori, successivi al 1519. Essa fu redatta sulla scorta di diverse informazioni, ricavate da carte nautiche precedenti, rendendo il tutto coerente. Oltre a quattro portolani portoghesi, Pīrī Reʾīs si avvalse anche della cosiddetta "mappa di Colombo" (usata cioè dal grande navigatore italiano[1], come attesta lo stesso Piri Re'is nella scritta autografa sulla sua Mappa), che era stata razziata dopo la cattura di sette navi spagnole al largo di Valencia. Nella nota più lunga, leggibile al centro, Piri Reis racconta molti dettagli sulle esplorazioni di Colombo, definito “grande astronomo” e in particolare afferma che “i litorali e le coste che figurano su questa carta sono presi dalla carta di Colombo”.[2]

Alcuni scrittori[3] hanno avanzato ipotesi alternative per spiegare una loro differente interpretazione, secondo cui alcune linee di costa rappresenterebbero invece l'Antartide con un livello di dettaglio difficilmente raggiungibile nel XVI secolo. Tuttavia altri storici[4] sostengono che non vi sia alcuna correlazione tra la forma del continente antartico attuale (né passato) con le linee indicate sulla mappa.

Alessandria d'Egitto

La mappa poi si ispira chiaramente (anche se in maniera imprecisa e distorta) ad altre mappe coeve, come quella di Martin Waldseemüller, e, più probabilmente, a mappe portoghesi che non ci sono pervenute, ma di cui abbiamo alcune descrizioni. In particolare, l'ammiraglio potrebbe essere riuscito a mettere le mani sulle mappe realizzate nella spedizione del capitano portoghese Pedro Álvares Cabral, che nel 1500 raggiunse il Sudamerica partendo dalla Guinea; oppure su quelle realizzate tra il 1501 e il 1504 da Vespucci, quando, al servizio del capitano portoghese Gonzalo Coelho, discese di molto le coste sudamericane, arrivando in Patagonia.

Dopo la scoperta, le numerose note sulla mappa vennero tradotte nel 1935 - per esplicita volontà di Atatürk - da Bay Hasan Fehmi e Yusuf Akcura, per conto della "Società storica turca" (Turk tarihi kurumu). I due curatori allegarono l'integrale trascrizione delle legende della Carta di Piri Re'is (Piri Reis Haritasi), presenti in margine all'originale, in lingua turca moderna, tedesco, francese, inglese e italiano. La Carta è stata nuovamente riprodotta nel 1966, anche in seguito all'approfondito studio di Ayşe Afetinan che, nel 1954, parlò dell'opera nel lavoro The oldest map of America.

Il riferimento a Colombo[modifica | modifica wikitesto]

Particolarmente illuminante appare una sua frase, riportata in margine al foglio e redatta in lingua turca ottomana (con caratteri quindi derivati dall'arabo). In un passaggio in cui si parla del continente americano letteralmente si può leggere:

(TR)

«İşbu kenarlara Antilya kıyıları derler. Arap tarihinin sekiz yüz doksan altı yılında bulunmuştur. Amma şöyle rivayet ederler kim Cinevizden bir kâfir adına Qolōnbō derler imiş, bu yerleri ol bulmuştur.»

(IT)

«Queste coste si chiamano litorale di Antilya. Sono state scoperte nell'anno 896 dell'era araba. Ma si racconta che un infedele di Genova di nome Colombo abbia scoperto questi posti.»

Nel contesto delle polemiche storiografiche sull'origine del navigatore, queste scarne righe sono state spesso portate come duplice prova a favore della genovesità, dato che - a parte il riferimento esplicito ai cittadini di Genova, "Cinevizden" - la parola turca usata più volte nella mappa è Qolōnbō, e non Qolōn, come invece sarebbe avvenuto qualora il nome del navigatore "infedele" fosse stato Colón, secondo la grafia e la dizione castigliana. Ciò contribuisce a rafforzare la tesi secondo cui le origini di Cristoforo Colombo fossero genovesi e non spagnole.

Interpretazioni pseudoarcheologiche[modifica | modifica wikitesto]

Il frammento della mappa del mondo di Piri Reìs è stato utilizzato in varie pubblicazioni per avanzare ipotesi che la conoscenza della geografia mondiale mostrata nella mappa, e, in particolare, quella delle coste dell'America, sarebbe stata più approfondita di quella che viene in genere attribuita all'epoca anche precedente alla scoperta delle Americhe da parte di Colombo.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Si veda il lemma «Pīrī Reʾīs», su The Encyclopaedia of Islam (S. Soucek).
  2. ^ Geo Pistarino, Tra la "Mappa per i Sette Mari" ed il "Libro della Marina" di Piri Reis, in "Anuario de estudios medievales", ISSN 0066-5061, Nº 20, 1990, pagg. 297-316
  3. ^ Charles Hapgood, Mappe degli antichi re del mare, 1966; Erich von Däniken, Gli extraterrestri torneranno, 1969; Flavio Barbiero, Una civiltà sotto il ghiaccio, 2000; Graham Hancock, Impronte degli dei, 1995.
  4. ^ Diego Cuoghi, "I misteri della mappa di Piri Reis Archiviato il 27 giugno 2009 in Internet Archive., in Gli enigmi della storia, a cura di M. Polidoro, Milano 2003.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Paul E. Kahle, A Lost Map of Columbus, in "Geographic Review" (American Geographical Society) XXIII (1933), pp. 621–638.
  • Paul E. Kahle, Impronte colombiane in una carta turca del 1513, in "La Cultura", n.10 (1931), pp. 775-785.
  • A. Afetinan, The Oldest Map of America, Drawn by Piri Reis, Türk Tarih Kurumu Basimevi, Ankara 1954, pp. 6–15.
  • Paolo Emilio Taviani, Si dice che un genovese infedele dal nome Colombo abbia scoperto il luogo, in "Liguria", n. 6-7, giugno-luglio 1973, pp. 7-11.
  • Hakkinda Izahname e Yusuf Akçura, Piri Reis Haritasi (La Carta di Piri Reis), Ankara, 1935 (ristampa 1999).
  • Charles H. Hapgood, Maps of the Ancient Sea Kings: Evidence of Advanced Civilization in the Ice Age, Chilton Books, New York 1966, ISBN 0-8019-5089-9.
  • Sevim Tekeli, The Map of America by Piri Reis, in "Erdem" I (1985), pp. 673–683.
  • A. Afetinan, Life and Works of Piri Reis: The Oldest Map of America. (2nd ed.), Turkish Historical Society, Ankara 1987.
  • Pierluigi Portinaro - Franco Knirsch, The Cartography of North America, 1500–1800, New York 1987. ISBN 0-8160-1586-4.
  • M. Yerci, The Accuracy of the First World Map Drawn by Piri Reis, in "Cartographic Journal" XXVI (1989), pp. 154–155.
  • Svat(opluk) Soucek, Piri Reis and Turkish map-making after Columbus, Londra, 1992.
  • Gregory C. McIntosh, The Piri Reis Map of 1513, University of Georgia Press, Athens, Georgia, 2000. ISBN 0-8203-2157-5.
  • Peter Mesenburg, Kartometrische Untersuchung und Rekonstruktion der Weltkarte des Pīrī Re'īs (1513), in "Cartographica Helvetica" XXIV (2001), pp. 3–7 testo integrale.
  • Diego Cuoghi, I misteri della mappa di Piri Reis, in "Gli Enigmi della storia" di Massimo Polidoro, Edizioni Piemme, 2003, ISBN 88-384-7991-7.
  • Silvano Fuso, Pinocchio e la scienza. Come difendersi da false credenze e bufale scientifiche, Bari 2006, pp. 188–190.
  • (fr)Claude Allibert, "Le Kitâb-i bahriyye de Piri Re'îs et l'océan Indien dans le contexte vohémarien. Analyse des versions de 1521 et 1526", Parigi, INALCO, Etudes Océan Indien n°46-47, 2011, pp. 197–220 online
  • (EN) Fuat Sezgin, "The Pre-Columbian Discovery of the American Continent by Muslim Seafarers", in: Geschichte des Arabischen Schrifttums, XIII, 2006 (Frankfurt am Main, Institute for the History of Arabic-Islamic Science at the Johann Wolfgan Goethe University, 38 pp.).

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