Idrozincite

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Idrozincite
Classificazione Strunz5.BA.15
Formula chimicaZn5(CO3)2(OH)6
Proprietà cristallografiche
Gruppo cristallinotrimetrico
Sistema cristallinomonoclino[1][2][3]
Classe di simmetriaprismatica[2][3]
Parametri di cellaa=13,479, b=6,32, c=5,368[2], a = 13.58 Å, b = 6.28 Å, c = 5.41 Å β = 95.51°[3]
Gruppo puntuale2/m[2][3]
Gruppo spazialeC 2/m[2], B 2/m[3]
Proprietà fisiche
Densità3,2-3,8[2], 3,5-3,8[1], 3,5-4[3] g/cm³
Durezza (Mohs)2-2,5[1][2][3]
Sfaldaturaottima secondo {010}[senza fonte], perfetta secondo {100}[2][3]
Fratturafragile[2], molto fragile[3]
Colorebianco[2][3] (se puro)[1], bianco giallastro[2], bianco grigiastro[2], bianco rosato[2], bianco bluastro[2], giallo chiaro[3], grigio[3], rosa chiaro macchiato[3], marrone[3] e blu chiaro
Lucentezzamadreperlacea[1][2][3] per gli aggregati cristallini, sericei[3] gli aggregati massivi, o terroso-opaca[1][3]
Opacitàdi solito non trasparente[senza fonte], trasparente[3][2], traslucida[3]
Strisciobianco[2][3]
Diffusioneassai raro[1]
Si invita a seguire lo schema di Modello di voce – Minerale

L'idrozincite o fiore di zinco è un minerale, un idrossicarbonato di zinco.

Il nome deriva dal greco ύδωρ = acqua e zinco, per la sua composizione chimica[2][3].

Descritta per la prima volta da Kenngott, assistente al gabinetto di mineralogia dell'Università di Vienna, nel 1853.

Abito cristallino[modifica | modifica wikitesto]

Cristalli tabulari appiattiti molto piccoli.

Origine e giacitura[modifica | modifica wikitesto]

L'origine è secondaria, si ha soprattutto nelle zone di ossidazione dei giacimenti di zinco[1] (blenda); infatti è proprio la blenda, in presenza di acque contenenti ossigeno disciolto, di solfato ferrico e di carbonati alcalini e trasformarsi in idrozincite. Il minerale è spesso associato a smithsonite ed emimorfite[1].

La paragenesi è con emimorfite, smithsonite, auricalcite, sfalerite e cerussite.

Forma in cui si presenta in natura[modifica | modifica wikitesto]

Si presenta in cristalli, aggregati terrosi, polverulenti, raramente massivi; stalattiti[1] e incrostazioni[1]; anche in masse scagliose o porose. Frequenti anche le concrezioni mammellonari. Il minerale si trova anche in cristalli aghiformi, pisolitici o terrosi[1].

Caratteri fisico-chimici[modifica | modifica wikitesto]

La luminescenza è blu chiara. Fragile, è effervescente negli acidi e decomposto dall'acido cloridrico. Non fonde al cannello; calcinata alla fiamma del becco Bunsen, cede acqua e anidride carbonica, e si trasforma in ossido di zinco. Rispetto alla smithsonite ha meno densità e durezza.

Località di ritrovamento[modifica | modifica wikitesto]

Nel distretto di Bleiberg-Kreuth, in Carinzia, regione dell'Austria; nella provincia di Santander, in Spagna; a Mina Ojuela, in Messico; in Polonia, Algeria e Stati Uniti d'America.

In Italia si trova in masse concrezionate o compatte in tutti i giacimenti piombo-zinciferi compresi nelle rocce sedimentarie del periodo Triassico, tipo i Piani Resinelli, a Lecco; a Dossena e San Giovanni Bianco, sempre in Lombardia; a Monte Arera e in Val Vedra, nel comune di Oltre il Colle, provincia di Bergamo; alla miniera del Laghetto di Polzone; e alla miniera di Valle Seriana, nei comuni di Oneta, Gorno e Parre; infine, sempre in Lombardia si trova in masserelle compatte nel giacimento idrotermale di fluorite della Torgola, comune di Collio, provincia di Brescia.
Forma incrostazioni bianche sulle pareti delle gallerie della miniera di Monte Naro e della cava in Valle dei Mercanti e Torrebelvicino, in provincia di Vicenza. Si trova ancora nelle miniere di Monteneve e di Corvara, in Provincia autonoma di Bolzano e a Cave di Predil, in provincia di Udine. Infine nella miniera di Malfidano, nel comune di Buggeru e nelle miniere San Giovanni, Monteponi e Montecani, nel comune di Iglesias, nella miniera di Sa Duchessa nel comune di Domusnovas.

Utilizzi[modifica | modifica wikitesto]

L'idrozincite contiene più del 55% di zinco; quando è presente in concentrazioni consistenti viene sfruttata industrialmente per ottenere zinco metallico.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k l m n o Francesco Demartin e Matteo Boscardin, V. Borati, nitrati, carbonati, in Come collezionare i minerali dalla A alla Z, vol. 2, Milano, Alberto Peruzzo editore, 1988, p. 463.
  2. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v (EN) Webmin, su webmineral.com.
  3. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w (EN) Mindat, su mindat.org.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Mineralogia - Cornelis Klein - Zanichelli (2004)
  • Le rocce e i loro costituenti - Morbidelli - Ed. Bardi (2005)
  • Minerali e Rocce - De Agostini Novara (1962)
  • Guida al riconoscimento dei minerali - Borelli e Cipriani - Mondadori (1987)
  • Atlante delle rocce magmatiche e delle loro tessiture - Mackenzie, Donaldson e Guilford - Zanichelli (1990)
  • Atlante delle rocce sedimentarie al microscopio - Adams, Mackenzie e Guilford - Zanichelli (1988)
  • I minerali d'Italia - SAGDOS - 1978
  • Minerali e Rocce - Corsini e Turi - Enciclopedie Pratiche Sansoni (1965)

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Webmin, su webmineral.com.
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