Utente:Giorgio Eusebio Petetti/Sandbox3

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Tramonto sul porto visto dal parco del Pincio. Il sole tramonta dietro ad una sottile striscia di terra
Tramonto sul mare visto dal Passetto. Il sole si immerge direttamente nel mare.

Ancona sorge su un promontorio di forma triangolare con la punta verso il nord; il vertice settentrionale che corrisponde al colle del Duomo, sul lato occidentale il porto e il lato orientale costituisce la costa alta del Passetto; il lato meridionale è saldato al resto del territorio. Il promontorio di Ancona è parte di quello del Monte Conero, di cui costituisce le propaggini settentrionali[1]. Questa particolare forma della costa era stata già notata dai greci che fondando Ancona nel 387 a.C., le diedero il nome di Ἀγκών (Ankón), ovvero "gomito", "angolo".


Alba e tramonto sul mare[modifica | modifica wikitesto]

Il promontorio cittadino è bagnato dal mare sia ad est che a ovest; da ciò deriva una delle caratteristiche distintive di Ancona: quella di poter vedere sia l'alba, sia il tramonto sul mare. Il fatto è considerato particolare perché, mentre osservare il sole sorgere sul mare è tipico di tutta la costa adriatica occidentale, non è così per il tramonto[2].

Il fenomeno è visibile nella sua completezza per circa un mese, a cavallo del solstizio d'estate, quando il sole cala immergendosi direttamente nell'orizzonte marino; negli altri giorni il sole tramonta dietro ad una sottile striscia di terra (il Monte San Bartolo), specchiandosi comunque sul golfo.

In alcuni luoghi della città è possibile vedere l'alba e tramonto dallo stesso punto: dal piazzale del Duomo, dal belvedere del faro vecchio e dagli scogli del Passetto.

Vista sulle montagne della Dalmazia[modifica | modifica wikitesto]

Le montagne della Dalmazia viste da via Panoramica all'aurora.

Il promontorio di Ancona fa parte di quello del Conero, che divide la costa adriatica italiana in due tratti con andamento diverso: quello settentrionale è orientato da nord-ovest a sud-est, il meridionale da nord-nord-ovest a sud-sud-est. L'incontro tra le due linee di costa crea una sporgenza che rende più piccola la distanza con la Dalmazia: circa 130 km separano Ancona dall'Isola Lunga.

Da ciò deriva un'altra particolarità geografica della città: la possibilità di osservare ad occhio nudo le cime delle montagne della Dalmazia al di là dell'Adriatico, nelle giornate molto serene e dalla sommità delle varie colline; si tratta delle vette più alte delle Alpi Dinariche. Il fenomeno è possibile infatti anche perché l'altezza delle colline amplia il raggio dell'orizzonte e buona parte di Ancona è in media alta 100 metri s.l.m. Di solito accade alcune decine di volte all'anno, specie in corrispondenza dell'alba[3].

Jean-Charles-Léonard Sismondi, lo storico svizzero a cui si deve il concetto di repubbliche marinare, nell'Histoire des républiques italiennes du moyen âge ("Storia delle repubbliche italiane del Medioevo" - 1838)[4] riassume in una sola frase tre particolarità geografiche di Ancona: la possibilità di vedere ad occhio nudo le montagne della Dalmazia, il sole che sorge e tramonta sul mare, la presenza di alte rupi marine, che hanno sempre reso inutile la costruzione di mura di difesa sul lato orientale del promontorio.

(FR)

«Du portique [de la cathedrale], on découvre à droite, les montagnes neigeuses del la Dalmatie; à gauche, la côte riante et varieé, tandis que le soleil apparaît et se levè et se coucher dans les ondes. Les reverses de la montagne , du cotè de la haute mer, est tellement escarpeè que des fortifications serait seraient superflues»

(IT)

«Dal portico [della cattedrale] si scoprono a destra le montagne innevate della Dalmazia; a sinistra la costa ridente e varia, mentre il sole appare e sorge e tramonta tra le onde. Il lato opposto della montagna, dal lato del mare aperto, è così ripido che delle fortificazioni sarebbero superflue»

Sole che tramonta e sorge sul mare[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Phoebe Leed, Nathan Neel, The Land of Piceno, Rondini Press, 2021 (p. 47). ISBN 978-17-9235-087-0 From this spit you can see the sun both rise and set overe the see.
  • rivista Adriaeco, 7 agosto 2017, articolo Benvenuta Fontana dei Due Soli (p. 13)
  • rivista Discovery Marche, 2 marzo 2015, (p. 47)
  • (EN) (DE) (ES) (IT) Il respiro italiano EXPO 2015: The Italian breath - El respiro italiano - Der italienische Atem, Gangemi Editore, 2015 (p. 329). ISBN 978-88-4928-061-6
  • rivista Itinerari, 30 settembre 2013, editoriale C&C (p. 97)
  • Chiara Giacobelli, 101 cose da fare nelle Marche almeno una volta nella vita, Newton Compton Editori, 2011 (capitolo Intrufolarsi nel centro di Ancona, la città dove il sole sorge e tramonta sul mare). ISBN: 978-88-2274-317-6
  • Marina Turchetti, Storie del Passetto, Affinità elettive, 2010 (p.134). ISBN 978-88-7326-156-8
  • Fabio Bronzini, Maria Angela Bedini, Stefano Sampaolesi (a cura di), Il profumo della città, Aniballi, 2009 (p. 12, 52)
  • (EN) René Seghers, Franco Corelli: Prince of Tenors, Amadeus Press, 2008 (p.1). ISBN 978-15-7467-163-6
  • (EN) (IT) rivista Ulisse, anno XXII, n° 225, 2002, edito da Alitalia, 2002 (p. 109)
  • rivista Bell'Italia, n. 197, settembre 2002, editoriale Giorgio Mondadori (p. 242)
  • Emilio d'Alessio, Ancona e il mare: un rapporto difficile, in Polis, idee e cultura nelle città, anno V, n° 8, editoriale Koiné, 2000
  • rivista Meridiani, n. 77, aprile 1999, editoriale Domus (p. 68, 74)
  • rivista Bell'Italia, n. 145, maggio 1998, editoriale Giorgio Mondadori (p. 156)
  • (EN) Contemporary art, Bruce D. Kurtz, Prentice Hall, 1992 (p. 187) ISBN 978-01-3173-022-9
  • (EN) Italy, Dickens Press, 1983 (p. 46)
  • (EN) Max Monsarrat, The book of Europe, Littlehampton Book Services Ltd, 1973 (p. 199). ISBN 978-08-5533-014-9
  • Guido Piovene, Viaggio in Italia , Arnoldo Mondadori Editore, 1957 - XI edizione - 1961 (p.403)
  • (FR) Jean-Charles-Léonard Sismondi, Histoire des républiques italiennes du moyen âge, Vol. 1, Société typographique belge, 1838 (p. 352)

«Du portique [de la cathedrale], on découvre à droite, les montagnes neigeuses del la Dalmatie; à gauche, la côte riante et varieé, tandis que le soleil apparaît et se levè et se coucher dans les ondes. Les reverses de la montagne , du cotè de la haute mer, est tellement escarpeè que des fortifications serait seraient superflues»

Panorama sulle cime dei Velebit senza teleobiettivo[modifica | modifica wikitesto]

  • Curzio Maltese, I padroni delle città, Feltrinelli Editore, 2007 (p. 88). ISBN 978-88-07-17137-6
  • Nando Cecini, Le parole e la città, Il Lavoro Editoriale, 2010 (capitolo Ancona) - il testo raccoglie diverse testimonianze letterarie del fenomeno. ISBN 978-88-7663-469-7
  • Gabriel Faure, Pèlerinages d'Italie, Perrin, Parigi, 1920. L'aria è così pura che talvolta, verso il tramonto, le montagne delle coste dalmate, a oltre quaranta miglia di distanza, si disegnano nettamente all'orizzonte.
  • Gladys Gretton, La Forestiera, Il lavoro editoriale, 2003 (p. 206). ISBN 88-7663-345-6. Edizione originale (EN) : Impression of life in Roman States, 1860.
  • (FR) Jean-Charles-Léonard Sismondi, Histoire des républiques italiennes du moyen âge, Vol. 1, Société typographique belge, 1838 (p. 352)
  • (DE) Friedrich Johann Lorenz Meyer, Darstellungen aus Italien, Berlino, 1792 (capitolo Ancona) Dominando la tranquilla superficie delle acque, scorgevo a una distanza di centoventi miglia italiane, le coste montagnose della Dalmazia, nell'istante solenne dell'apparizione del sole...
  • (FR) Bernard de Montfaucon, Voyage en Italie, Slatkine, 1987 (scritto nel 1702) (p. 129-130)

Incipit[modifica | modifica wikitesto]

Ancóna (IPA: /anˈkona/, Ancona in anconitano) è un comune italiano di 101.493 abitanti, capoluogo della provincia omonima e delle Marche.

Affacciata sul mare Adriatico, possiede uno dei maggiori porti italiani. Città d'arte ricca di monumenti e con 2.400 anni di storia, è uno dei principali centri economici della regione, oltre che suo principale centro urbano per dimensioni e popolazione.

Protesa verso il mare, la città sorge su un promontorio a forma di gomito piegato, che protegge il più ampio porto naturale dell'Adriatico centrale. I Greci di Siracusa, che fondarono la città nel 387 a.C., notarono la forma di questo promontorio e per questo motivo chiamarono la nuova città Ἀγκών, "ankòn", che in greco significa gomito. L'origine greca di Ancona è ricordata dall'appellativo con la quale è conosciuta: la "città dorica".

In base a studi statistici, la sua area metropolitana interessa dai 200.000 ai 300.000 abitanti. Area urbana di Ancona: 210.729, con i comuni di Ancona, Falconara, Montemarciano, Sirolo, Numana, Camerano, Osimo, Offagna, Agugliano, Polverigi, Camerata Picena, Monte San vito.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Ancona.

Preistoria e Protostoria[modifica | modifica wikitesto]

Il promontorio di Ancona era già abitato nell'Età del Bronzo antico: in quest'epoca esisteva un villaggio nell'area dell'attuale Campo della Mostra (Piazza Malatesta). Successivamente, nel periodo medio e finale dell'Età del Bronzo, sorse un altro villaggio, sul colle del Montagnolo; i suoi abitanti entrarono presto in contatto con i navigatori micenei, che frequentavano il porto naturale sottostante. Nel periodo finale dell'Età del Bronzo, un terzo villaggio si sviluppò sul colle dei Cappuccini ed era di cultura protovillanoviana.

Questo centro protovillanoviano, poi, continuò a svilupparsi sino all'Età del Ferro, diventando un villaggio piceno. Il suo porto era frequentato dai navigatori greci, fatto che lo rendeva un vero e proprio emporio marittimo greco-piceno[5]. il centro era costituito da magazzini, strutture portuali e da una serie di edifici abitati da greci che conservavano le proprie tradizioni e, pur non avendo la sovranità del territorio, vivevano in piena autonomia. Gli abitanti autoctoni, dal canto loro, facevano da tramite tra i greci e i mercati dell'entroterra, dove infatti si ritrovano manufatti greci[6].

Età antica[modifica | modifica wikitesto]

Periodo greco[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Ankón.

La definitiva grecizzazione risale al IV secolo a.C. Fu nel 387 a.C.[7], infatti, che un gruppo di greci provenienti da Siracusa, esuli dalla tirannide di Dionisio I, sbarcarono ad Ancona e vi fondarono una propria colonia[8]. La fondazione di Ancona rientrava nel piano di Dionisio I di espandere l'influenza siracusana nell'Adriatico, e fu accompagnata dalla nascita di altre colonie greche nella sponda orientale di questo mare.

Secondo la maggior parte degli storici, la colonia greca sorse sulle pendici del colle ora chiamato Guasco; sulla sommità del colle sorse l'acropoli, con il tempio dedicato a Afrodite[9]. Dato che i siracusani fondatori della città erano greci di stirpe dorica, Ancona è fin dall'epoca antica chiamata "la città dorica". Una delle più importanti caratteristiche di questa polis è il suo persistente attaccamento al carattere greco e la sua resistenza culturale alla romanizzazione[10]

Periodo romano[modifica | modifica wikitesto]

All'arrivo dei Romani nel Piceno, Ancona attraversò un periodo di transizione tra la civiltà greca e quella romana. Le tappe principali della romanizzazione sono due: il 133 a.C., quando ci fu la deduzione di una colonia romana nell'agro anconitano in seguito alla Lex Sempronia Agraria, e il 90 a.C. quando fu istituito il municipio romano in seguito alla Guerra Sociale. Da quell'anno Ancona può dirsi città romana, pur rimanendo per alcuni decenni un'isola linguistica e culturale greca[11]. In età imperiale svolse per Roma la funzione di collegamento marittimo con l'Oriente e per questo l'imperatore Traiano ne ampliò il porto.

Medioevo[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Repubblica di Ancona.
Vie commerciali, sedi di consolati e di fondachi anconitani all'inizio del XVI secolo

Alla caduta dell'Impero romano d'Occidente Ancona, come tutta la penisola, fu soggetta prima al dominio di Odoacre e poi degli Ostrogoti (493-553). Dopo la guerra gotica fu tra i possessi dell'Impero bizantino e dopo l'arrivo in Italia dei Longobardi rimase ancora possesso dell'Impero Bizantino, costituendo insieme a quattro altre città la Pentapoli marittima. Nel 774 la città passò allo Stato Pontificio. Con l'istituzione del Sacro Romano Impero la città fu posta a capo della Marca di Ancona, che dopo aver assorbito le marche di Camerino e di Fermo, comprese quasi tutta l'odierna regione Marche.

Alla fine del XII secolo Ancona iniziò a reggersi come libero comune e repubblica marinara, la Repubblica di Ancona[12][13]. Per difendere la propria indipendenza si scontrò sia con il Sacro Romano Impero[A 1], che tentò ripetutamente di ristabilire il suo effettivo potere, sia con Venezia[14], che non accettava nell'Adriatico altre città marinare. Nell'assedio del 1173[15] da parte dell'imperatore Federico I Barbarossa si distinsero le gesta di Stamira, eroina anconitana (alla quale sono intitolati uno dei corsi principali ed una piazza del centro cittadino di Ancona), e del sacerdote Giovanni di Chio. Tale assedio si concluse in favore dei difensori anconetani: una spedizione riuscì ad avvisare gli alleati, che arrivarono in aiuto della città ormai allo stremo, costringendo l'esercito imperiale guidato dall'arcivescovo Cristiano di Magonza a ritirarsi.

Età moderna[modifica | modifica wikitesto]

Agli inizi del XVI secolo, a causa della scoperta dell'America e della caduta di Costantinopoli nelle mani dei turchi, il centro dei commerci iniziò a spostarsi dal Mediterraneo all'Atlantico e per tutte le città marinare italiane, compresa Ancona, iniziò un periodo di recessione che raggiunse il suo apice nel XVII secolo.

Tuttavia, agli inizi del 1500, la Repubblica di Ancona aveva ancora un'economia florida. Ciò destò la cupidigia del papa Clemente VII, il quale, ansioso di reintegrare le vuote casse vaticane dopo il Sacco di Roma del 1527, cedette il governo della città al cardinale di Ravenna Benedetto Accolti per una somma tra i 5700 ducati d'oro ed i 20000 scudi d'oro l'anno[16], nominandolo Legato pontificio della Marca di Ancona. La perdita della libertà fu segnata dalla costruzione della Cittadella progettata dall'architetto Antonio da Sangallo il Giovane, offerta dal papa alla città con il pretesto di fornirle difesa da un imminente attacco da parte dei turchi, ma in realtà realizzata per mantenere Ancona strettamente sotto il dominio papale, con la maggior parte dei cannoni puntati sulla città e sulle sue principali vie di accesso. Il 19 settembre 1532, infatti, papa Clemente VII vincolò Ancona alla Santa Sede[17].

Nonostante l'imprigionamento del cardinal Accolti deciso dal nuovo papa Paolo III Farnese, il riconoscimento dell'innocenza dei cinque nobili anconetani giustiziati sommariamente dall'Accolti ed il ritorno in città degli esiliati (il ritorno alla libertà è simboleggiato nel grande dipinto commissionato al pittore veneziano Lorenzo Lotto, detto Pala dell'Alabarda, conservato nella Pinacoteca civica), con il ripristino di una qualche autonomia del Senato anconetano, la città non fu più libera di autodeterminarsi, ma rimase sotto lo stretto controllo dei legati pontifici nominati di volta in volta dal Vaticano.

La perdita della libertà condusse a partire dalla seconda metà del Cinquecento ad una lenta decadenza che durò oltre un secolo e che si interruppe solo nel 1732 con la concessione da parte del papa Clemente XII del porto franco, ovvero dell'esenzione delle imposte doganali. Oltre a dare alla città questo nuovo status, Clemente XII incaricò l'architetto Luigi Vanvitelli di restaurare ed ampliare il porto. Grazie a queste misure, la città visse un nuovo momento di benessere, legato alla ripresa della grande navigazione.

Età contemporanea[modifica | modifica wikitesto]

Il periodo napoleonico[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Repubblica Anconitana e Assedio di Ancona (1815).

Nel 1797 Napoleone occupò la città e dopo poco venne proclamata la Repubblica Anconitana, che nel 1798 venne annessa alla Repubblica Romana. Dopo alterne vicende ed assedi che la videro passare in mano francese ed austriaca, fu annessa nel 1808 al Regno Italico napoleonico, all'interno del Dipartimento del Metauro. Nel 1815 fu assediata dalle forze anglo-austriache e, con la Restaurazione, nello stesso anno, tornò a far parte dello Stato Pontificio.

Il Risorgimento[modifica | modifica wikitesto]

I patrioti anconetani parteciparono ai moti del 1831, che vennero repressi con processi e condanne.

Durante la Prima guerra di indipendenza, nel 1849, Ancona si dichiarò libera dal dominio papale e aderì alla Repubblica Romana. Il papa allora chiamò gli austriaci per riprendere il possesso delle sue terre. Compagna di Venezia e di Roma, la città di Ancona per settimane resistette eroicamente all'assedio austriaco, grazie anche ai volontari provenienti da varie regioni d'Italia. Si distinse nella lotta l'anconetano Antonio Elia, che fu uno dei più strenui difensori della città[18] e che, dopo la resa dei patrioti e l'occupazione austriaca, venne arrestato con false accuse e fucilato.

Per l'eroismo e l'attaccamento agli ideali di libertà e di indipendenza dimostrati nel 1849 Ancona venne insignita della medaglia d'oro come "benemerita del Risorgimento nazionale".

L'adesione al Regno d'Italia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1860, dopo la sconfitta di Castelfidardo, le truppe pontificie si rifugiarono ad Ancona per tentare l'ultima difesa dei territori pontifici. Seguì un difficile assedio da parte delle truppe sarde. Il 29 settembre le truppe dei generali Enrico Cialdini e Manfredo Fanti entrarono vittoriose ad Ancona, seguite dopo pochi giorni dal re Vittorio Emanuele II. Il 4 novembre dello stesso anno un plebiscito ufficializzò l'ingresso di Ancona, Marche ed Umbria nel Regno di Sardegna, poi Regno d'Italia.

Nel decennio tra il 1860 e il 1870, a causa della situazione geopolitica nazionale, Ancona rivestì un ruolo militare di primo ordine e fu dichiarata piazzaforte di prima classe insieme a sole altre quattro città italiane; il nuovo ruolo fu alla base di un notevole sviluppo urbano e dell'introduzione di tutti i servizi pubblici che il progresso metteva a disposizione in quegli anni.

Dal Novecento ai giorni nostri[modifica | modifica wikitesto]

Targa a ricordo delle oltre 700 vittime perite nel rifugio durante i bombardamenti alleati
Il gen. Władysław Anders, comandante del II Corpo d'Armata polacco

A cavallo della prima guerra mondiale, due momenti diversi videro la città sulla ribalta nazionale: nel 1914 per la Settimana rossa e nel 1920 per la Rivolta dei Bersaglieri, episodio culminante del Biennio rosso. Nel periodo della prima guerra mondiale si ricordano il precoce bombardamento navale di Ancona e le azioni della Regia Marina in Adriatico.

Durante il ventennio fascista la città di Ancona ebbe un notevole sviluppo urbanistico, con l'apertura del viale della Vittoria e la costruzione del rione Adriatico.

Negli ultimi anni della seconda guerra mondiale Ancona, a causa della sua importanza strategica, subì numerosissimi bombardamenti da parte delle forze alleate, che dovevano preparare il passaggio del fronte. In particolare, quello del 1º novembre 1943 fu uno dei più tragici; in pochi minuti migliaia di persone persero la vita, di cui settecento all'interno di un solo rifugio di fortuna, e un intero rione della città storica (rione Porto) venne quasi cancellato.

Vittorioso nella Battaglia di Ancona, il 18 luglio 1944 il generale Władysław Anders a capo del II Corpo polacco entrò ad Ancona, assieme alle formazioni partigiane ed ai militari italiani del C.I.L., liberandola dai tedeschi.

Nel secondo dopoguerra Ancona si riprese velocemente dalle pur gravi ferite della guerra; tra l'altro, il 1959 vide la fondazione dell'Università. Si sono abbattute poi sulla città tre gravi calamità naturali: un'alluvione nel 1959, un terremoto nel 1972 e una frana nei rioni Posatora e Palombella nel 1982. Anche in queste disastrose occasioni la ripresa della città fu rapida.

Da segnalare negli ultimi decenni sono: la riapertura del Teatro delle Muse (2002), l'inaugurazione del grande Parco del Cardeto (2005) e la notevole intensificazione dei traffici del porto nelle comunicazioni con l'Europa balcanica e la Grecia. Nel 2008 il governo ha scelto Ancona come sede del Segretariato permanente dell'Iniziativa Adriatico Ionica, nella storica Cittadella cinquecentesca.

Nel 2013 Ancona ha celebrato i 2400 anni dalla fondazione, contati a partire dalla data presunta fondazione della colonia greca.

Simboli[modifica | modifica wikitesto]

Il gonfalone

Dallo Statuto[19] comunale si ricavano le descrizioni dello stemma, del bollo e del gonfalone.

Stemma

«Scudo di rosso, al Capo d'Angiò e al Guerriero d'oro armato di spada sul cavallo corrente. Il Capo d'Angiò è d'azzurro, al lambello di rosso di quattro pendenti con tre gigli d'oro sottostanti allineati. Lo scudo è sormontato da corona murale dalle cinque torri ed è affiancato da due ramoscelli (d'ulivo e di quercia rispettivamente a destra ed a sinistra di chi guarda) che si incrociano in basso, con nastro sovrapposto recante la scritta: "ANCON DORICA CIVITAS FIDEI".»

Bollo

«È tondo, conforme allo stemma, con fascia perimetrale entro la quale è la scritta: "ANCON DORICA CIVITAS FIDEI" orientata in senso orario e preceduta in alto da una croce scorciata espansa fra due stelle.»

Gonfalone

«È di rosso alla croce scorciata (ovvero greca) d'oro, con soprastante scritta "COMUNE DI ANCONA"; termina in basso a guisa di scaglione con frangia d'oro guarnita agli estremi laterali di nappe pure dorate. Gli ornamenti esterni, dorati, sono costituiti da due cordoni laterali per parte, di differente lunghezza, con nappe terminali che si annodano prima all'asta trasversale pomellata e quindi a quella verticale, al cui incontro è un nastro azzurro con frange dorate, decorato agli estremi con il guerriero dorato come allo stemma. L'asta è sormontata dal guerriero d'oro armato di spada sul cavallo corrente.»

La bandiera del libero comune di Ancona, usata come base del gonfalone

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro alle Città Benemerite del Risorgimento Nazionale - nastrino per uniforme ordinaria
«In ricompensa del valore dimostrato dalla cittadinanza negli episodi militari del 1849
— Roma, 18 maggio 1899 [20]

Altra medaglia fu conferita alla città per

Medaglia d'oro al valor civile - nastrino per uniforme ordinaria
«In riconoscimento per il comportamento della popolazione durante l'occupazione tedesca e i bombardamenti alleati»
— 19 settembre 1960[21][22]
  1. ^ L'Universo, volume 8 Editore Istituto geografico militare, 1927 (pagina 1021).
  2. ^ Dato che citare il fenomeno è una costante di ogni testo di presentazione della città, si riportano solo alcune fonti, scelte tra quelle di edizioni non locali.
    • (EN) Phoebe Leed, Nathan Neel, The Land of Piceno, Rondini Press, 2021 (p. 47). ISBN 978-17-9235-087-0;
    • rivista Adriaeco, 7 agosto 2017, articolo Benvenuta Fontana dei Due Soli (p. 13);
    • (EN) (DE) (ES) (IT) Il respiro italiano EXPO 2015: The Italian breath - El respiro italiano - Der italienische Atem, Gangemi Editore, 2015 (p. 329). ISBN 978-88-4928-061-6;
    • rivista Itinerari, 30 settembre 2013, editoriale C&C (p. 97);
    • Chiara Giacobelli, 101 cose da fare nelle Marche almeno una volta nella vita, Newton Compton Editori, 2011 (capitolo Intrufolarsi nel centro di Ancona, la città dove il sole sorge e tramonta sul mare). ISBN: 978-88-2274-317-6;
    • (EN) René Seghers, Franco Corelli: Prince of Tenors, Amadeus Press, 2008 (p.1). ISBN 978-15-7467-163-6
    • (EN) (IT) rivista Ulisse, anno XXII, n° 225, 2002, edito da Alitalia, 2002 (p. 109)
    • rivista Bell'Italia, n. 197, settembre 2002, editoriale Giorgio Mondadori (p. 242)
    • Emilio d'Alessio, Ancona e il mare: un rapporto difficile, in Polis, idee e cultura nelle città, anno V, n° 8, editoriale Koiné, 2000
    • rivista Meridiani, n. 77, aprile 1999, editoriale Domus (p. 68, 74)
    • rivista Bell'Italia, n. 145, maggio 1998, editoriale Giorgio Mondadori (p. 156)
    • (EN) Contemporary art, Bruce D. Kurtz, Prentice Hall, 1992 (p. 187) ISBN 978-01-3173-022-9
    • (EN) Italy, Dickens Press, 1983 (p. 46)
    • (EN) Max Monsarrat, The book of Europe, Littlehampton Book Services Ltd, 1973 (p. 199). ISBN 978-08-5533-014-9
    • Guido Piovene, Viaggio in Italia , Arnoldo Mondadori Editore, 1957 - XI edizione - 1961 (p.403)
  3. ^
    • Curzio Maltese, I padroni delle città, Feltrinelli Editore, 2007 (p. 88). ISBN 978-88-07-17137-6
    • Nando Cecini, Le parole e la città, Il Lavoro Editoriale, 2010 (capitolo Ancona) - il testo raccoglie diverse testimonianze letterarie del fenomeno. ISBN 978-88-7663-469-7;
    • (FR) Gabriel Faure, Pèlerinages d'Italie, Perrin, Parigi, 1920;
    • Gladys Gretton, La Forestiera, Il lavoro editoriale, 2003 (p. 206). ISBN 88-7663-345-6. Edizione originale (EN) : Impression of life in Roman States, 1860.
    • (FR) Jean-Charles-Léonard Sismondi, Histoire des républiques italiennes du moyen âge, Vol. 1, Société typographique belge, 1838 (p. 352);
    • (DE) Friedrich Johann Lorenz Meyer, Darstellungen aus Italien, Berlino, 1792 (capitolo Ancona);
    • (FR) Bernard de Montfaucon, Voyage en Italie, Slatkine, 1987 (scritto nel 1702) (p. 129-130)
  4. ^ Vol. 1, Société typographique belge, 1838 (p. 352)
  5. ^ Delia G. Lollini, La civiltà picena in Popoli e civiltà dell'Italia antica, Roma, Biblioteca di Storia Patria, 1976, Vol. V.
  6. ^ Sebastiani 1996, p. 21.
  7. ^ Luca Antonelli, I Piceni: corpus delle fonti, la documentazione letteraria, Roma, L'Erma di Bretschneider, 2003, ISBN 88-8265-242-4.
  8. ^ Strabone, Geografia, capitolo 5, paragrafo 4, comma 2
  9. ^
  10. ^ Alessandra Coppola, Ancona e la presenza greca nel Piceno, in Piceni popolo d'Europa, Roma, De Luca, 1999. ISBN 978-88-8016-355-8.
  11. ^ Maurizio Landolfi, Ancona greca e romana, in Scultura nelle Marche, a cura di Pietro Zampetti, Nardini editore, 1993.
  12. ^ C. Barsanti, Ancona, in Enciclopedia dell'Arte Medievale, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1991. URL consultato il 31 ottobre 2014.
  13. ^ Letizia Pani Ermini, L'Europa tardoantica e medievale. I territori entro i confini dell'Impero. L'Italia: Ancona, in Il Mondo dell'Archeologia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2004. URL consultato il 31 ottobre 2014.
  14. ^ Cfr. Armando Lodolini, Le repubbliche del mare, pagina 204.
  15. ^
  16. ^ L'importo di 5700 ducati d'oro è indicata da E. Repetti, in Dizionario geografico, fisico, storico della Toscana, Firenze, 1846, p. 35. La somma di 20000 scudi d'oro l'anno è riferita da Carisio Ciavarini, in Sommario della storia d'Ancona raccontata al popolo anconetano, Ancona, 1867, pagg.155. Un ducato d'oro, moneta coniata dallo Stato Pontificio a partire dal 1432, equivaleva ad 1 scudo d'oro (nuova moneta adottata dal Papato nel 1531) e 9 baiocchi d'argento, ovvero 9 centesimi di scudo.
  17. ^ Cfr. Carisio Ciavarini, Sommario della storia d'Ancona raccontata al popolo anconetano, Ancona, 1867, pagg.153-159, leggibile in Gooble Libri
  18. ^ Secondo il Santini "la marina mercantile anconitana della quale era a capo Antonio Elia fece nella difesa del patrio suolo bravamente il suo dovere" (cfr. G. Santini, Diario dell'assedio e difesa di Ancona nel 1849, L'Aquila 1925, p. 108 e segg.).
  19. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore template divisione amministrativa-superficie
  20. ^ motivazione, su quirinale.it.
  21. ^ La medaglia è stata conferita con decreto del Presidente della Repubblica il 19 settembre 1960, come riportato nel testo seguente: Tuttitalia, Enciclopedia dell'Italia Antica e Moderna, Volume Marche, Sansoni editore - Firenze e Istituto Geografico De Agostini - Novara (1963). Nel sito del Quirinale sono riportate le parole del presidente della repubblica in occasione della sua visita ad Ancona: "due volte medaglia d'oro, valorosa nelle lotte del Risorgimento, coraggiosa nel far fronte alle distruzioni provocate dalla seconda guerra mondiale, da cui seppe presto risorgere"
  22. ^ * Sito del Nastro Azzurro (PDF) [collegamento interrotto], su istitutonastroazzurro.org.


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