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'''Giovanni Goria''' (Asti, 30 luglio 1943 - Asti, 21 maggio 1994) è stato un politico italiano, esponente della [[Democrazia Cristiana]] (DC). |
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=== Giovinezza ed esordi === |
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Giovanni Goria nacque ad Asti il 30 luglio 1943 da Luigi Goria, geometra comunale e Pierina Ferrero, impiegata nel commercio. |
Giovanni Goria nacque ad Asti il 30 luglio 1943 da Luigi Goria, geometra comunale, e Pierina Ferrero, impiegata nel commercio. |
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Conseguì il diploma di ragioniere nel 1962 presso l’Istituto Giobert di Asti e nel 1967 si laureò in Economia e commercio all’Università degli Studi di Torino, con una tesi dal titolo “Organismi e istituti operanti nel quadro della programmazione regionale in Italia”. |
Conseguì il diploma di ragioniere nel 1962 presso l’Istituto Giobert di Asti e nel 1967 si laureò in Economia e commercio all’Università degli Studi di Torino, con una tesi dal titolo “Organismi e istituti operanti nel quadro della programmazione regionale in Italia”. |
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=== L’ascesa in politica === |
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La svolta nella carriera politica di Goria avvenne nel 1976, con la candidatura alle [[Elezioni politiche in Italia del 1976|elezioni politiche del 20 giugno]]. Venne eletto alla Camera dei Deputati nella circoscrizione Cuneo-Alessandria-Asti. Durante la sua prima legislatura fece parte della Commissione Finanze e Tesoro della Camera e divenne membro dell’Ufficio Economico della DC, nonché Consigliere economico del Presidente del Consiglio dei Ministri, Giulio Andreotti. |
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Nel 1979 venne rieletto Deputato, e da giugno 1981 assunse la carica di Sottosegretario al Bilancio e alla Programmazione Economica, durante il [[Governo Spadolini I|primo governo Spadolini]] (1981-1982), incarico dal quale si dimise nel giugno 1982 per assumere quello di Responsabile del Dipartimento Economico della Democrazia Cristiana. |
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=== I Ministeri e la politica economica === |
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Nel dicembre 1982 divenne per la prima volta Ministro del Tesoro, nel [[Governo Fanfani V|quinto Governo Fanfani]]. La sua nomina era una delle più rilevanti novità di quel governo: egli era infatti il più giovane a ricoprire tale incarico nell’Italia repubblicana. La sua età e la sua immagine di "politico vicino alla gente e al comune buon senso" rispetto alla tradizionale figura del politico italiano, contribuirono ad accrescerne la popolarità, facendone il prototipo di “uomo nuovo” per la DC. |
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Al Ministero del Tesoro Goria si circondò di giovani collaboratori, tra cui gli economisti Mario Sarcinelli come Direttore Generale e Bruno Tabacci alla Segreteria Tecnica. |
Al Ministero del Tesoro Goria si circondò di giovani collaboratori, tra cui gli economisti [[Mario Sarcinelli]] come Direttore Generale e [[Bruno Tabacci]] alla Segreteria Tecnica. |
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Chiamò anche [[Mario Monti]] alla Commissione per il controllo della spesa pubblica, e come primi Consiglieri economici designò Innocenzo Cipolletta e Mario Draghi, il quale era al suo primo incarico istituzionale, e successivamente venne designato Vicepresidente alla Banca Mondiale. |
Chiamò anche [[Mario Monti]] alla Commissione per il controllo della spesa pubblica, e come primi Consiglieri economici designò [[Innocenzo Cipolletta]] e [[Mario Draghi]], il quale era al suo primo incarico istituzionale, e successivamente venne designato Vicepresidente alla Banca Mondiale. |
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Con il rinnovamento della Dirigenza emerge una nuova linea del rigore e del risanamento con la forte collaborazione con la Banca d’Italia del Governatore Carlo Azeglio Ciampi, pur nella confermata “separazione” nell’emissione dei titoli e gestione del debito pubblico. |
Con il rinnovamento della Dirigenza emerge una nuova linea del rigore e del risanamento con la forte collaborazione con la Banca d’Italia del Governatore Carlo Azeglio Ciampi, pur nella confermata “separazione” nell’emissione dei titoli e gestione del debito pubblico. |
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Giovanni Goria (Asti, 30 luglio 1943 – Asti, 21 maggio 1994) è stato un politico italiano, esponente della Democrazia Cristiana. Fu Presidente del consiglio dei ministri dal 1987 al 1988 e più volte Ministro della Repubblica.
Biografia
Giovinezza ed esordi
Giovanni Goria nacque ad Asti il 30 luglio 1943 da Luigi Goria, geometra comunale, e Pierina Ferrero, impiegata nel commercio. Conseguì il diploma di ragioniere nel 1962 presso l’Istituto Giobert di Asti e nel 1967 si laureò in Economia e commercio all’Università degli Studi di Torino, con una tesi dal titolo “Organismi e istituti operanti nel quadro della programmazione regionale in Italia”.
Negli anni Sessanta si iscrisse al partito della Democrazia Cristiana. In questi anni era responsabile dell’Ufficio Studi e Programmazione dell’Amministrazione provinciale di Asti e, in seguito, svolse un’intensa attività nell’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Asti. Nel 1969 si sposò con Eugenia Obermitto. Dal matrimonio nacquero Marco Goria nel 1971 e Paola Goria nel 1976. Dagli anni Settanta Giovanni Goria militò nella corrente della “Sinistra di Base” e divenne uno dei più stretti collaboratori di Ciriaco De Mita, pur conservando una posizione indipendente nell’ambito della sinistra democristiana. Dal 1974 al 1976 ricoprì la carica di membro del Collegio Sindacale della Cassa di Risparmio di Asti. Nel 1975, dopo essere stato a capo del movimento giovanile della DC, divenne Segretario provinciale.
L’ascesa in politica
La svolta nella carriera politica di Goria avvenne nel 1976, con la candidatura alle elezioni politiche del 20 giugno. Venne eletto alla Camera dei Deputati nella circoscrizione Cuneo-Alessandria-Asti. Durante la sua prima legislatura fece parte della Commissione Finanze e Tesoro della Camera e divenne membro dell’Ufficio Economico della DC, nonché Consigliere economico del Presidente del Consiglio dei Ministri, Giulio Andreotti. Nel 1979 venne rieletto Deputato, e da giugno 1981 assunse la carica di Sottosegretario al Bilancio e alla Programmazione Economica, durante il primo governo Spadolini (1981-1982), incarico dal quale si dimise nel giugno 1982 per assumere quello di Responsabile del Dipartimento Economico della Democrazia Cristiana.
I Ministeri e la politica economica
Nel dicembre 1982 divenne per la prima volta Ministro del Tesoro, nel quinto Governo Fanfani. La sua nomina era una delle più rilevanti novità di quel governo: egli era infatti il più giovane a ricoprire tale incarico nell’Italia repubblicana. La sua età e la sua immagine di "politico vicino alla gente e al comune buon senso" rispetto alla tradizionale figura del politico italiano, contribuirono ad accrescerne la popolarità, facendone il prototipo di “uomo nuovo” per la DC. Al Ministero del Tesoro Goria si circondò di giovani collaboratori, tra cui gli economisti Mario Sarcinelli come Direttore Generale e Bruno Tabacci alla Segreteria Tecnica.
Chiamò anche Mario Monti alla Commissione per il controllo della spesa pubblica, e come primi Consiglieri economici designò Innocenzo Cipolletta e Mario Draghi, il quale era al suo primo incarico istituzionale, e successivamente venne designato Vicepresidente alla Banca Mondiale.
Con il rinnovamento della Dirigenza emerge una nuova linea del rigore e del risanamento con la forte collaborazione con la Banca d’Italia del Governatore Carlo Azeglio Ciampi, pur nella confermata “separazione” nell’emissione dei titoli e gestione del debito pubblico.
Goria mantenne ininterrottamente l’incarico di Ministro del Tesoro anche durante i due governi Craxi (1983-1986, 1986-1987) e il sesto governo Fanfani (1987) durante cui detenne, ad interim, l’incarico di Ministro del Bilancio e della Programmazione economica. Il ministro Giovanni Goria resse le sorti del Tesoro in un periodo molto travagliato per l’economia dello Stato. Il principale ostacolo al risanamento dell’economia e al superamento della grave crisi produttiva che minava la credibilità internazionale era l’inflazione, "la più iniqua tassa sui lavoratori” che per tutto il decennio precedente si mantenne a due cifre, toccando il 18% con pesantissime conseguenze sui tassi di interesse, sia pubblici che privati.
Con un efficace raccordo tra la politica monetaria, volta a dare stabilità alla lira rispetto alle ipotesi di continue "svalutazioni competitive", quella di bilancio, orientata a frenare l'andamento tendenziale della spesa pubblica con nuove regole e parametri in rapporto alla crescita del PIL, e una coraggiosa politica dei redditi, finalizzata a frenare automatismi e indicizzazione nelle dinamiche salariali (la scala mobile), l'inflazione venne riportata nella media europea alla fine degli anni ’80, con una stagione di ripresa e di fiducia nei consumi e nella Borsa (la cosiddetta “Milano da bere, panino e borsino”). La vittoria referendaria sul Decreto di San Valentino che limitava la scala mobile sancì il successo di una coraggiosa e accorta politica di risanamento e di ripresa economica, oltre a rappresentare una svolta politica che costrinse il PCI all’opposizione con una decisiva battuta d’arresto delle sue aspettative di governo.
La vittoria contro l'inflazione e la recessione (detta anche “stagflazione”) consentì significativi miglioramenti nella gestione del debito pubblico, con l'allungamento delle scadenze, nuove tipologie di titoli, una migliore affidabilità internazionale, la riduzione degli oneri del debito, una nuova efficacia sul PIL che tornò a crescere in modo significativo dopo la recessione dei primi anni ’80.
La politica economica di Goria consentì il risanamento del Paese, che passò dalla recessione di inizio anni ’80 a un mini boom nel decennio. Le imprese poterono ricapitalizzarsi e la Borsa tornò al centro delle attività finanziarie diffuse. Anche il sistema bancario poté riorganizzarsi e ricercare dimensioni strutturali più competitive. Dopo decenni di immobilismo, Goria, tramite il Comitato per il Credito e il Risparmio, e nella piena approvazione della Banca d’Italia, nominò oltre cento nuovi presidenti delle banche e delle Casse di Risparmio, ancora pubbliche.
Il riordino del sistema bancario negli uomini e nei mezzi finanziari, attraverso la separazione delle proprietà e delle Fondazioni dalla gestione, verrà recepita nella Legge Amato.
Goria propose inoltre innovative ed efficaci iniziative legislative per la concessione di mutui a tassi agevolati per le giovani coppie. Insieme a Draghi avanzò iniziative sul salario di ingresso per la disoccupazione giovanile, proposte per sostenere l’imprenditoria giovanile e la cooperazione industriale, rinnovando la Legge Marcora.
La Presidenza al Consiglio dei Ministri
Infatti, dopo le elezioni politiche anticipate del 1987, a seguito della caduta del secondo Governo Craxi causato del “patto della staffetta” tra Bettino Craxi e Ciriaco De Mita, venne eletto Capo del Governo Amintore Fanfani, ma la sua carica durò solo dall’aprile al luglio del 1987. Si ricorse dunque a un governo di transizione e Giovanni Goria ricevette, dal Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, l’incarico di formare il governo, su indicazione del Segretario del suo partito, Ciriaco De Mita. Giovanni Goria divenne così Presidente del Consiglio dei Ministri, il 29 luglio 1987. Il Governo Goria fu il primo governo della decima legislatura e il politico astigiano assunse ad interim anche il Ministero per gli Interventi straordinari nel Mezzogiorno. Goria si distinse nuovamente come il più giovane politico italiano ad aver ricoperto tale carica, fino ad all’ora. Il governo da lui presieduto era composto, per la maggioranza, dal Pentapartito, che ha governato durante tutti gli anni Ottanta e i primi anni Novanta. Durante il Governo Goria, Sergio Mattarella era Ministro per i rapporti con il Parlamento. Mentre era alla Presidenza del Consiglio, Goria inviò la Marina Militare nel Golfo Persico per difendere le navi mercantili dalla pirateria. Travagliato da una serie di successive crisi, in particolare da tensioni derivanti dall’approvazione della legge finanziaria e dal Referendum sull’energia nucleare, Goria si dimise nel febbraio del 1988, per poi vedere riconfermato il suo incarico fino alla primavera del 1988, quando il governo si sciolse definitivamente. Il governo successivo venne presieduto da De Mita.
L’esperienza europea
Subito dopo la fine della sua esperienza da Presidente del Consiglio, Goria diede vita all’iniziativa del “Progetto Europa ‘92”, finalizzato a richiamare, con convegni, studi e dibattiti, l’attenzione sulle modernizzazioni occorrenti per entrare a pieno titolo nell’Europa unita. Negli stessi anni, all’interno della DC, si sviluppò una sfortunata battaglia contro la “nomenklatura” dell’epoca, ostacolata dalla sua sostanziale emarginazione durante il Congresso Nazionale del 1989. A giugno dello stesso anno partecipò alle elezioni europee, risultando il più votato della circoscrizione nord-ovest con 640.403 preferenze. Al Parlamento europeo Giovanni Goria ricoprì la carica di Presidente della Commissione Politica, dal 1989 al 1991.
Il ritorno in Italia
Nell’aprile 1991 si dimise per assumere l’incarico di Ministro dell’Agricoltura e delle Foreste nel nuovo Governo Andreotti. In questa veste, Goria decise il commissariamento della Federconsorzi, che portò alla liquidazione dell’ente, indebitato per 4000 miliardi, avviando una «trasformazione in senso europeo dell’agricoltura». Giovanni Goria fu il protagonista dell’ultima fase di realizzazione della Legge n.164 del 10/02/1992, volta a normare le Denominazioni di Origine dei vini, le Indicazioni Geografiche Tipiche e l’utilizzo delle stesse. Come affermò il politico in un’intervista, la nuova legislazione “aumentò in maniera rilevante la garanzia per i consumatori e per i produttori bravi e onesti”.
Rieletto per la quinta volta nel 1992, entrò a far parte del governo presieduto da Giuliano Amato come Ministro delle Finanze, in una compagine governativa che dovette affrontare la difficile situazione economica. La spesa pubblica e il relativo debito aumentarono durante tutti gli anni ‘80. Essa fu contenuta, rispetto all’ingente andamento tendenziale, nei limiti di deficit fissati dalla Legge Finanziaria, consentendo un equilibrio con le emissioni e i rating del mercato e un forte sostegno agli investimenti e al PIL. Nel 1992, quando questo equilibrio e una credibile sostenibilità rischiarono di venir meno, Goria, da Ministro delle Finanze, intervenne per scongiurare un nuovo rischio default, varando una manovra correttiva da 100mila miliardi di lire, in prevalenza sul fronte delle entrate, con tasse e imposte. La manovra fu impopolare ma necessaria al fine di tenere l’Italia sulla strada dell’euro e dei parametri di Maastricht. Il 19 febbraio 1993 Giovanni Goria si dimise in seguito al suo coinvolgimento come imputato in una vicenda giudiziaria legata alla Cassa di Risparmio di Asti, che si concluse negli anni successivi con il suo proscioglimento e la piena assoluzione. In questi mesi il politico si ammalò e morì ad Asti, il 21 maggio 1994. I funerali furono celebrati nella Cattedrale di Asti da Monsignor Ugo Poletti, alla presenza delle più alte cariche dello Stato. Il feretro fu tumulato nella tomba di famiglia del cimitero comunale di Asti.
Durante il corso della sua vita politica, Giovanni Goria elaborò continuamente nuove idee che entrarono nel dibattito politico attraverso interventi in occasioni istituzionali e apposite pubblicazioni, per mezzo delle quali cercò di richiamare l’attenzione del mondo politico italiano degli anni Ottanta e Novanta sulle emergenze istituzionali ed economiche che si profilavano all’orizzonte. I suoi colleghi e amici hanno continuato a tenere viva la memoria del politico per molti anni e, a un decennio dalla scomparsa di Goria, è nata la Fondazione Giovanni Goria[1], con sede ad Asti, di cui il figlio Marco è presidente. La Fondazione s’impegna a promuovere e realizzare progetti culturali di valorizzazione del territorio, di sviluppo locale e di cittadinanza attiva.
Note
- ^ Fondazione Giovanni Goria, su fondazionegoria.it. URL consultato il 16 maggio 2024.
Bibliografia
- Tomaso Staiti, Davide e Goria. La resistibile ascesa di un impiegato di provincia, Società editrice Barbarossa, 1991
- Giovanni Goria, Discorsi parlamentari: 1976-1992, Camera dei Deputati, 2004
- Francesco Marchianò, Paolo Giaccone, Giovanni Goria: il rigore e lo slancio di un politico innovatore, Marsilio, 2014
Voci correlate
- Federconsorzi
- Governo Goria
- Mani pulite
- Ministri dell'agricoltura e delle foreste della Repubblica Italiana
- Ministri del bilancio e della programmazione economica della Repubblica Italiana
- Ministri del tesoro della Repubblica Italiana
- Ministri delle finanze della Repubblica Italiana
- Presidenti del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana
Altri progetti
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Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Giovanni Goria
Collegamenti esterni
- Gorìa, Giovanni, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Giuseppe Sircana, GORIA, Giovanni, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 58, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2002.
- (EN) Opere di Giovanni Goria, su Open Library, Internet Archive.
- Giovanni Goria, su europarl.europa.eu, Parlamento europeo.
- Giovanni Goria, su storia.camera.it, Camera dei deputati.
- Registrazioni di Giovanni Goria, su RadioRadicale.it, Radio Radicale.
- Dati del Governo Goria, su governo.it. URL consultato il 21 marzo 2005 (archiviato dall'url originale il 14 agosto 2007).
- Centro Studi Politici e Sociali "F. M. Malfatti", su centrostudimalfatti.org.
- Giovanni Goria, su Camera.it - VII legislatura, Parlamento italiano.
- Giovanni Goria, su Camera.it - VIII legislatura, Parlamento italiano.
- Giovanni Goria, su Camera.it - IX legislatura, Parlamento italiano.
- Giovanni Goria, su Camera.it - X legislatura, Parlamento italiano.
- Giovanni Goria, su Camera.it - XI legislatura, Parlamento italiano.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 34736018 · ISNI (EN) 0000 0000 3556 2258 · SBN CFIV066589 · LCCN (EN) n2006059717 · GND (DE) 170037509 · BNF (FR) cb150262635 (data) |
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- Deputati della VII legislatura della Repubblica Italiana
- Deputati dell'VIII legislatura della Repubblica Italiana
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