My Generation (album The Who)
My Generation album in studio | |
---|---|
Artista | The Who |
Pubblicazione | 3 dicembre 1965 |
Durata | 36:13 |
Dischi | 1 |
Tracce | 12 |
Genere | Rhythm and blues Power pop |
Etichetta | Brunswick Records |
Produttore | Shel Talmy |
Registrazione | aprile e ottobre 1965 |
Formati | LP |
Altri formati | MC, Stereo8 e CD |
Note | n. 5 ![]() |
Certificazioni | |
Dischi d'oro | ![]() (vendite: 100 000+) |
The Who - cronologia | |
Album precedente
— |
My Generation è il primo album in studio del gruppo inglese The Who, pubblicato nel dicembre 1965 dalla Brunswick Records[2]; in Canada nel 1965 e negli Stati Uniti nel 1966 venne pubblicato con il titolo The Who Sings My Generation dalla Decca Records.[3][4] La rivista Rolling Stone nel 2012 lo ha inserito al 237º posto della lista dei 500 migliori album[5] e compare anche nella classifica 1001 Albums You Must Hear Before You Die[6].
Registrazione
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1965 gli Who avevano reclutato il batterista Keith Moon e assunsero definitivamente il nome dopo essersi chiamati "The Detours" dopo un breve periodo nel quale si erano chiamati "The High Numbers".[7] Le registrazioni dell'album incominciarono nella primavera del 1965, durante il periodo Rhythm and blues del gruppo che per questo realizzò cover di popolari canzoni del genere come I Don't Mind e Please, Please, Please,[7] entrambe di James Brown in aggiunta a composizioni originali di Pete Townshend. Vennero registrate nove tracce ma alcune di esse furono rifiutate dal chitarrista che le incise nuovamente a ottobre.
Come riportato nella nuova edizione Deluxe dell'album[8] I'm a Man venne eliminata dalla versione americana per i suoi espliciti riferimenti sessuali e la versione ivi contenuta di The Kids Are Alright è quella del singolo pubblicato nel Regno Unito nella quale risulta tagliata una breve sezione strumentale prima dell'ultima strofa.
L'album fu registrato subito dopo che i singoli I Can't Explain e Anyway, Anyhow, Anywhere entrarono in classifica, e venne successivamente disconosciuto dal gruppo, che lo indicò come un lavoro fatto troppo in fretta e che non li rappresentava dal punto di vista delle esibizioni dal vivo del periodo[9]. I critici invece lo giudicheranno (soprattutto durante gli anni settanta e gli ottanta) come uno dei migliori album rock di tutti i tempi. Nel 2020 è stato inserito nella lista dei 500 migliori album secondo Rolling Stone alla posizione 190.[10]
L'album è considerato un'importante precursore del genere power pop[senza fonte].
Copertina
[modifica | modifica wikitesto]L'edizione pubblicata nel Regno Unito ha in copertina una foto dall'alto dei membri della band che guardano verso la camera fra dei barili di petrolio, con sovraincisi in caratteri rossi e blu il nome della band e il titolo del disco[2] mentre l'edizione americana la foto venne sostituita con una che riprendeva la band sullo sfondo del Big Ben[3].
Singoli
[modifica | modifica wikitesto]Alcune delle canzoni presenti nell'album vennero pubblicate anche come singolo: My Generation precedette l'uscita dell'album e raggiunse la seconda posizione della Official Singles Chart, seguirono poi A Legal Matter, La-La-La Lies e The Kids Are Alright pubblicati come singoli dalla Brunswick dopo che la band aveva iniziato a pubblicare nuovo materiale per la nuova etichetta Reaction nel 1966; questi ultimi singoli non vennero sostenuti dalla band e non raggiunsero il successo commerciale di My Generation o degli altri singoli pubblicati dalla Reaction Records. The Kids Are Alright comunque raggiunse la top ten svedese. My Generation e The Kids Are Alright in particolare divennero nel tempo due delle canzoni maggiormente reinterpretate; mentre My Generation è un pezzo grezzo e aggressivo precursore dei generi heavy metal e punk rock, The Kids Are Alright è una composizione pop più sofisticata con armonie vocali anche se mantiene la struttura delle canzoni della band del periodo; Circles venne rifatta dal noto gruppo britannico Les Fleur de Lys e ricevette un certo successo dopo la pubblicazione all'interno della compilation Nuggets II: Original Artyfacts from the British Empire and Beyond, 1964-1969. Nella versione italiana La-La-La-Lies è stata registrata ed incisa nell'album Per quelli come noi dai Pooh.[11]
Edizioni estere
[modifica | modifica wikitesto]In alcuni paesi europei nel 1965 comparve anche in una edizione intitolata The Kids Are Alright[12][13]; negli Stati Uniti e in Canada l'album venne pubblicato con il titolo The Who Sings My Generation con una diversa copertina e un brano che venne sostituito (Instant Party al posto di I'm a Man)[3][4]; in Argentina venne pubblicato con il titolo The Who Cantan Mi Generación e i titoli delle canzoni vennero tradotti in spagnolo nell'elenco presente sul disco[14]; In Germania nel 1967 ne venne pubblicata una seconda edizione con il titolo The Beat[15];
Accoglienza
[modifica | modifica wikitesto]Recensione | Giudizio |
---|---|
AllMusic[16] | ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
OndaRock[17] | ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
Piero Scaruffi[18] | ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
PopMatters[19] | ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
Rolling Stone[20] | ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
Nella sua rubrica sulla rivista Esquire, nel 1967 il critico musicale Robert Christgau definì l'album: «Il rock più duro della storia»[21] e nel 1981 lo incluse, nella versione americana, nella sua "basic record library" (discografia fondamentale).[22] Il giornalista Richie Unterberger lo ha definito in una retrospettiva sulla rivista AllMusic come «the hardest mod pop», ovvero il più duro disco di musica mod mai registrato, aggiungendo che: «All'epoca della sua pubblicazione, conteneva anche le più ferocemente potenti parti di chitarre e batteria mai incise su un disco rock».[16]. Il giornalista Mark Kemp scrisse sulla The Rolling Stone Album Guide del 2004:
Nel 2003 l'album venne posizionato al nº 237 nella classifica della rivista Rolling Stone dei 500 migliori album di sempre[23] e al secondo posto nella classifica dei Greatest guitar album of all time della rivista Mojo[24]; l'anno successivo gli venne assegnato il posto nº 8 dalla rivista Q nella lista dei 50 migliori album britannici di sempre[25] e nel 2006 raggiunse il nº 9 nella classifica della rivista New Musical Express dei 100 migliori album britannici.[26]
La canzone My Generation nel 2004 era al numero 11 della classifica della rivista Rolling Stone delle 500 migliori canzoni di tutti i tempi e nel 2006, The Kids Are Alright venne posizionata al numero 34 nella lista delle 200 migliori canzoni degli anni sessanta del sito web Pitchfork[27]; nel 2009 la versione americana del 1966 dell'album pubblicata negli Stati Uniti è stata inserita nel National Recording Registry della Biblioteca del Congresso in quanto culturalmente significativo e degno di essere conservato e preservato.[28][29]
Tracce
[modifica | modifica wikitesto]- My Generation (versione UK)[2]
Testi e musiche di Pete Townshend, tranne se diversamente indicato.
- Out in the Street – 2:31
- I Don't Mind – 2:36 (James Brown)
- The Good's Gone – 4:02
- La-La-La-Lies – 2:17
- Much Too Much – 2:47
- My Generation – 3:18
- The Kids Are Alright – 3:04
- Please Please Please – 2:45 (James Brown, Johnny Terry)
- It's Not True – 2:31
- I'm a Man – 3:21 (Bo Diddley)
- A Legal Matter – 2:48
- The Ox – 3:50 (John Entwistle, Nicky Hopkins, Keith Moon, Pete Townshend)
- The Who Sings My Generation (versione USA)
- la versione americana differisce per il titolo, la copertina e un brano che venne sostituito (Instant Party al posto di I'm a Man)[3][4]
- Out in the Street – 2:31
- I Don't Mind – 2:36
- The Good's Gone – 4:02
- La-La-La-Lies – 2:17
- Much Too Much – 2:47
- My Generation – 3:18
- The Kids Are Alright – 3:04
- Please Please Please – 2:45
- It's Not True – 2:31
- The Ox – 3:50
- A Legal Matter – 2:48
- Instant Party – 3:05
Formazione
[modifica | modifica wikitesto]Gruppo
[modifica | modifica wikitesto]- Roger Daltrey - voce
- Pete Townshend - chitarra, voce
- John Entwistle - basso, voce
- Keith Moon - batteria, percussioni
Altri musicisti
[modifica | modifica wikitesto]- Nicky Hopkins - pianoforte (tranne I Can't Explain)
- The Ivy League - cori in I Can't Explain e Bald Headed Woman (presente nella Deluxe Edition del 2002)
- Perry Ford - pianoforte in I Can't Explain
- Jimmy Page - chitarra in Bald Headed Woman (presente nella Deluxe Edition del 2002)
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (EN) My Generation, su British Phonographic Industry. URL consultato il 10 aprile 2016.
- ^ a b c (EN) The Who - My Generation, su Discogs. URL consultato il 6 aprile 2017.
- ^ a b c d The Who - The Who Sings My Generation, su Discogs. URL consultato il 6 aprile 2017.
- ^ a b c The Who - Sings My Generation, su Discogs. URL consultato il 6 aprile 2017.
- ^ 500 Greatest Albums of All Time, su Rolling Stone. URL consultato il 6 aprile 2017 (archiviato dall'url originale il 1º marzo 2014).
- ^ Rocklist.net...Steve Parker...1001 Albums.., su rocklistmusic.co.uk. URL consultato il 3 aprile 2017.
- ^ a b The Who - My Generation (album review 4), su Sputnikmusic.com, 29 aprile 2006. URL consultato l'11 agosto 2016.
- ^ The Who - My Generation Super Deluxe Edition, su Discogs. URL consultato il 6 aprile 2017.
- ^ (come specificato nel booklet della Deluxe Edition del 2002)
- ^ (EN) 500 Greatest Albums of All Time, su rollingstone.com, Rolling Stone. URL consultato il 13 dicembre 2023.
- ^ Pooh - Per Quelli Come Noi, su Discogs. URL consultato il 6 aprile 2017.
- ^ The Who - The Kids Are Alright, su Discogs. URL consultato il 7 aprile 2017.
- ^ The Who - The Kids Are Alright, su Discogs. URL consultato il 7 aprile 2017.
- ^ The Who - The Who Cantan Mi Generación, su Discogs. URL consultato il 7 aprile 2017.
- ^ The Who - The Beat, su Discogs. URL consultato il 7 aprile 2017.
- ^ a b (EN) Richie Unterberger, My Generation, su AllMusic, All Media Network. URL consultato il 27 maggio 2017.
- ^ Mauro Vecchio, Who - biografia, recensioni, streaming, discografia, foto, su OndaRock. URL consultato il 27 maggio 2017.
- ^ Piero Scaruffi, The History of Rock Music. Who: biography, discography, reviews, links, su scaruffi.com. URL consultato il 27 maggio 2017.
- ^ (EN) Nathan Wisnicki, The Who: My Generation (mono remaster), su PopMatters, 8 gennaio 2013. URL consultato il 27 maggio 2017.
- ^ (EN) The Who: Album Guide, in Rolling Stone. URL consultato il 27 maggio 2017 (archiviato dall'url originale il 12 dicembre 2013).
- ^ Robert Christgau, Secular Music (2), in Esquire, October, 1967. URL consultato il 9 ottobre 2014.
- ^ Robert Christgau, The Fifties and Sixties, in Rock Albums of the '70s: A Critical Guide, Da Capo Press, 1981, pp. 453, 456, ISBN 0-306-80409-3.
- ^ [1]
- ^ Anthony Barnes, Hendrix heads list of 100 guitar greats with 'Are You Experienced' [collegamento interrotto], in The Independent, 21 luglio 2003. URL consultato il 20 febbraio 2010.
- ^ Q Magazine, su rocklistmusic.co.uk. URL consultato il 15 maggio 2011.
- ^ NME, su rocklistmusic.co.uk. URL consultato il 15 maggio 2011.
- ^ The 200 Greatest Songs of the 1960s - Page 3, su Pitchfork.com. URL consultato l'11 agosto 2016 (archiviato dall'url originale il 29 febbraio 2016).
- ^ Natasha Metzler, New National Recording Registry entries announced, Associated Press , San Fransciso Chronicle, 9 giugno 2009. URL consultato il 10 giugno 2009. [collegamento interrotto]
- ^ (EN) Natasha T. MetzlerThe Associated Press, New National Recording Registry entries include Etta James, The Who and Mel Brooks and Carl Reiner, in The Salt Lake Tribune. URL consultato il 7 aprile 2017.
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Richie Unterberger, My Generation, su AllMusic, All Media Network.
- (EN) My Generation, su Discogs, Zink Media.
- (EN) My Generation, su MusicBrainz, MetaBrainz Foundation.