Manuele II Paleologo

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«Anche chi non conosce l'imperatore, soltanto dal suo aspetto dirà: questo dev'essere un re.»

Manuele II Paleologo
[[File:|frameless|center|260x300px]]Miniatura del XV secolo, rappresentante l'imperatore bizantino Manuele II Paleologo.
Basileus
In carica17 febbraio 1391 - 21 luglio 1425
PredecessoreGiovanni V Paleologo
SuccessoreGiovanni VIII Paleologo
MorteCostantinopoli, 21 luglio 1425
Casa realePaleologi
ConiugeElena Dragaš
FigliGiovanni VIII Paleologo
Michele Paleologo
Costantino Paleologo
? Paleologa
? Paleologa
Teodoro II Paleologo
Andronico Paleologo
Costantino XI Paleologo
Demetrio Paleologo
Tommaso Paleologo
Isabella (illeggittima)

Manuele II Paleologo (Costantinopoli, 27 giugno 1350Costantinopoli, 21 luglio 1425) è stato un imperatore bizantino. Fu basileus dei romei dal 17 febbraio 1391[2] fino alla sua morte. Fu anche uno scrittore, egli infatti scrisse delle opere teologiche.

Il primo incarico che Manuele ebbe fu quello di despota di Tessalonica, carica che tenne dal 1369 fino al 1387, anno in cui la città cadde nelle mani degli Ottomani. Fu coimperatore dal 1376, dopo che il fratello maggiore Andronico IV Paleologo si era ribellato al padre Giovanni V Paleologo, fino al 1380, anno in cui Andronico fu perdonato, nonostante avesse imprigionato il padre e Manuele stesso dal 1376 fino al 1379. Dal 1385 tornò ad essere coimperatore, visto che il fratello Andronico era morto. Nel 1390 aiutò il padre a tenere il trono, dato che il nipote Giovanni VII Paleologo aveva tentato con la forza di impadronirsene. Nel 1391 suo padre morì ed egli divenne imperatore. Nel 1394 il sultano ottomano Bajazet I aprì le ostilità con i bizantini, bloccando Costantinopoli in modo che non arrivassero viveri. Manuele allora invocò aiuto in Occidente e fu ascoltato; infatti fu indetta la crociata di Nicopoli (1396), ma fu un disastro e la situazione dell'impero non cambiò. Nel 1399 Manuele partì per l'Occidente in cerca di aiuto, dove rimase fino al 1403. Ormai la fine sembrava imminente, ma per fortuna dei bizantini i Timuridi invasero l'Anatolia e nella battaglia di Ancyra del 1402 Bajazet fu catturato e nell'impero ottomano scoppiò la guerra civile, della quale Manuele grazie al suo genio diplomatico riuscì ad approfittare ed a riacquistare alcuni territori dell'impero, tra cui Tessalonica. Riuscì a mantenere la pace con gli Ottomani fino al 1422, ma le ostilità riscoppiarono perché il figlio di Manuele, Giovanni VIII Paleologo si era intromesso nella successione ottomana, da ciò derivò un assedio a Costantinopoli ed un altro a Tessalonica. Nel 1423 Tessalonica fu ceduta ai veneziani, perché l'impero non era in grado di difenderla. Manuele morì nel 1425, e tra i suoi meriti gli viene riconosciuto quello di esser riuscito a rallentare la caduta dell'impero.

Biografia

Manuele II Paleologo era figlio secondogenito dell'imperatore bizantino Giovanni V Paleologo (1341-1391)[3] e di sua moglie Elena Cantacuzena.[4]

Viaggio in Occidente

Nei primi mesi del 1366, Giovanni V decise di recarsi in Occidente, per chiedere aiuti contro i Turchi ottomani, che si facevano sempre più minacciosi.[5] Giovanni lasciò il momentaneo governo dell'impero al figlio Andronico IV Paleologo (1376-1379), futuro erede al trono, e portò con sé i figli Manuele e Michele.[6] Le sue richieste d'aiuto però non furono ascoltate in Occidente, dato che la religione dell'impero bizantino era quella ortodossa. Così Giovanni V dovette fare ritorno in patria, ma passando per il regno di Bulgaria, fu fatto prigioniero insieme ai suoi figli. I tre furono liberati nella primavera del 1367, grazie all'intervento di Amedeo VI di Savoia (1343-1383), giunto in soccorso del cugino Giovanni.[7]

Manuele despota di Tessalonica

L'imperatore bizantino Giovanni V Paleologo, padre di Manuele.

Successivamente Manuele fu nominato dal padre despota di Tessalonica, la seconda città più importante dell'impero.[8]

Nel maggio 1370, Giovanni fu a Venezia, dove doveva riscattare i gioielli della corona, dati ai veneziani nel 1343 dalla madre di Giovanni, Anna di Savoia, in cambio di 30.000 ducati. Non avendo però il corrispettivo per riscattare i gioielli, Giovanni fece una generosa proposta alla repubblica di Venezia: avrebbe dato l'isola di Tenedo, che controllava l'ingresso allo stretto dell'Ellesponto, in cambio dei gioielli, di 25.000 ducati e di 6 navi da guerra.[9] Il doge Andrea Contarini (1368-1382), accettò senza esitazione la proposta di Giovanni, ma Andronico IV, che nel frattempo governava al posto del padre l'impero con l'appoggio dei genovesi, si rifiutò di consegnare l'isola ai Veneziani. Quest'ultimi non dettero quindi alcun ducato a Giovanni, che non aveva più soldi per pagarsi neppure il ritorno a Costantinopoli e che quindi si trovò di fatto come prigioniero dei Veneziani.

Andronico non fece nulla per liberare il padre e fu dunque Manuele ad occuparsi di trovare i soldi che servivano per liberarlo. Nonostante le difficoltà procurate dalla neve, Manuele riuscì ad attraversare velocemente la via Egnazia per arrivare finalmente a Venezia nel marzo del 1371, e Giovanni fu così di nuovo libero.[10]

La ribellione di Andronico IV

Il sultano ottomano Murad I.

Nel 1373, Giovanni fu costretto a diventare vassallo del sultano Murad I (1359-1389) e nel maggio dello stesso anno dovette andare a combattere insieme al sultano in Asia Minore. Andronico, contrario alla sottomissione del padre a Murad, si ribellò ad entrambi, ma la sua rivolta fu soffocata ed egli fu incarcerato nella torre Anema, diseredato e semi accecato insieme al figlio Giovanni VII che era ancora bambino.[11] Giovanni fece chiamare Manuele da Tessalonica che, arrivato a Costantinopoli il 25 settembre, fu incoronato coimperatore.[12]

Nel 1376 i genovesi fecero evadere di prigione Andronico, che si presentò a Murad, chiedendo delle truppe per prendere Costantinopoli. In cambio egli gli avrebbe dato Gallipoli al sultano. Murad accettò di buon grado e subito Andronico assaltò la capitale, difesa da Giovanni e Manuele, che infine si dovettero arrendere. Andronico li fece rinchiudere insieme a tutta la famiglia imperiale nella torre Anema.[10]

Nel 1379 la famiglia imperiale riuscì a liberarsi e si rifugiò a Crisopoli, in cui era accampato Murad. Manuele promise a questi che se li avesse aiutati a riconquistare il potere, i Bizantini avrebbero aumentato il tributo agli Ottomani, oltre a consegnar loro la città di Filadelfia, ultima città bizantina in Asia Minore. Murad accettò il patto e consegnò un esercito a Manuele e Giovanni. Costoro furono anche appoggiati dai Veneziani, che volevano togliere il potere ad Andronico, visto che era filo-genovese e per questo fornirono all'Imperatore e al coimperatore una piccola flotta.[13] Il 1º luglio 1379 Manuele e Giovanni poterono entrare da vincitori a Costantinopoli, mentre Andronico scappava a Galata, colonia genovese.[13] La guerra civile si protrasse fino all'aprile 1380, fin quando cioè le due parti contendenti giunsero a un accordo, in base al quale Andronico sarebbe tornato ad essere l'erede al trono. Questo trattato toglieva però a Manuele il diritto di ereditare il trono e, comprensibilmente, questi ne fu contrariato, nonostante fosse sempre stato fedele al padre, che vedeva tuttavia ormai come un disfattista, non in grado di governare convenientemente l'Impero. Egli si rifiutò quindi di riconoscere il dominio balcanico degli ottomani, cosa che il padre aveva invece consentito.[14]

La caduta di Tessalonica

L'impero bizantino (blu) nel 1389.

Il 2 novembre 1382 Manuele tornò a ricoprire la carica di despota di Tessalonica.[14] Immediatamente Manuele attaccò gli Ottomani che stavano assediando Serres e li sconfisse, contraddicendo pertanto la politica di sostanziale sottomissione adottata dal padre.[15] Il 19 settembre 1383 Serre cadde e il generale ottomano Khayr al-Din Barbarossa, inviò un ultimatum a Manuele in cui chiedeva la resa della città. In caso contrario la città sarebbe stata assediata e, una volta vinto, i suoi cittadini sarebbero stati massacrati. Manuele rifiutò di arrendersi. Convocò tutti i suoi sudditi nella piazza del mercato e incitò la popolazione a difendere la città dagli Ottomani, ordinando che le mura fossero rinforzate. L'assedio di Tessalonica iniziò nell'ottobre del 1383.[16] Nel frattempo ci fu una buona notizia per Manuele. Nel giugno 1385 Andronico morì e Manuele tornava ad essere l'erede al trono dell'Impero bizantino.[17] La città resistette per tre anni e mezzo con la speranza di ricevere rinforzi dall'Occidente latino che però non arrivarono mai, tanto da deprimere il morale dei difensori, che iniziarono a parlare di resa, Manuele si infuriò di ciò e il 6 aprile 1387 partì per Lesbo mentre Tessalonica si consegnava agli ottomani il 9 aprile, evitando il massacro.[15]

La rivolta di Giovanni VII

File:Yedikule-1.jpg
Veduta odierna della fortezza Yedikule, in cui è incorporata la Porta Aurea.

Manuele dovette riconoscere di essersi sbagliato nei confronti del padre. Infatti la politica pacifista con i turchi si rivelò sensata e cercò quindi la riconciliazione con lui. Giovanni però lo obbligò, come penitenza, all'esilio nell'isola di Lemno, che si prolungò per quasi due anni.[18] Finalmente il 31 marzo 1390 Manuele poté tornare a Costantinopoli.[19]

I problemi non erano però finiti. Nella notte del 13 aprile, Giovanni VII Paleologo (1390; 1399-1403) figlio di Andronico IV, a capo di alcune truppe ottomane fornite dal nuovo sultano Bajazet I (1389-1402), detronizzò Giovanni V.[20] L'imperatore non fuggì tuttavia da Costantinopoli ma, insieme al figlio Manuele e coloro che gli erano fedeli, si barricò nella torre della Porta Aurea, dove si preparò a resistere all'assedio del nipote.[21] Dopo un certo tempo Manuele fu incaricato dal padre di cercare aiuti. Si recò a Lemno, dove trovò per la causa del padre e sua cinque galee, con le quali si presentò a Costantinopoli il 25 agosto. Il 17 settembre Giovanni V ordinò ai suoi uomini di uscire dalla torre silenziosamente, per effettuare un'imboscata agli uomini del nipote. Quest'ultimo fu preso alla sprovvista e fu costretto a fuggire dalla capitale.[22]

La caduta di Filadelfia

Dopo questa vittoria l'imperatore Giovanni V, insieme a suo figlio Manuele e ai suoi uomini fidati, tornò trionfante verso il palazzo delle Blacherne. Ma la vittoria di Giovanni V su Giovanni VII fece infuriare il sultano Bajazet, che ordinò a Manuele e a Giovanni VII di accompagnarlo nella sua nuova campagna militare.[23] I due furono ancora richiamati nell'autunno dello stesso anno a partecipare insieme all'assedio di Filadelfia.[24] La città di Filadelfia fu conquistata dagli Ottomani, e il paradosso è che i due imperatori bizantini furono direttamente coinvolti nella conquista dell'ultimo bastione in Asia minore dell'impero bizantino. Fra tutte le umiliazioni che l'impero bizantino aveva ricevuto nella sua storia, certamente questa era quella più dolorosa.

L'incoronazione

Mezzo hyperpyron raffigurante Cristo e Manuele II Paleologo.

Il 16 febbraio 1391 Giovanni V morì di gotta, Manuele era l'erede prescelto da Giovanni, ma rimaneva il problema che egli si trovava ancora al servizio del sultano Bajazet a Brussa (Bursa).[25] In quanto l'impero ottomano era vassallo del Sultano, Bajazet poteva nominare Giovanni VII imperatore bizantino e fu questo timore che spinse Manuele a fuggire dall'accampamento nella notte del 7 marzo per presentarsi a Costantinopoli, dove fu acclamato dal popolo, provvedendo alla degna sepoltura del padre con tutti gli onori dovutigli.[26]

Quando Manuele salì al trono aveva quarant'anni. Le cronache ci riportano che egli aveva un aspetto regale e persino Bajazet disse che si vedeva quanto Manuele provenisse da stirpe imperiale. Si dice che i Turchi, guardandolo, rimanessero stupiti, affermando che il suo aspetto assomigliava a quello del profeta Maometto.[27] Manuele assomigliava molto a suo nonno Andronico III Paleologo (1328-1341): energico, di ottima salute, amante della letteratura e degli studi di teologia, oltre ad essere un ottimo combattente.

Bajazet non apprezzò il modo in cui Manuele si era impadronito del trono e per questo volle umiliarlo. Assegnò quindi un quartiere di Costantinopoli ai mercanti turchi, che non sarebbero più stati sotto la sovranità delle leggi imperiali ma di quelle di un giudice musulmano.[28] Nel maggio del 1391, Bajazet chiamò Manuele per combattere al suo fianco la sua nuova campagna sul mar Nero.[29]

A metà gennaio del 1392 Manuele tornò finalmente a Costantinopoli. Il 10 febbraio fu celebrato il matrimonio tra Manuele e Elena Dragaš, figlia del principe serbo di Serres, Costantino Dragaš (1355-1395) (un altro vassallo di Bajazet). L'11 febbraio ebbe luogo l'incoronazione. Manuele volle farsi di nuovo incoronare con tutti i fasti, per risollevare il morale alquanto depresso dei suoi sudditi.[30]

Il blocco di Costantinopoli

Sigismondo d'Ungheria, ritratto di Albrecht Dürer.

Tra l'inverno del 1393-1394, Bajazet decise di eliminare i suoi vassalli cristiani: il suo piano era quello di convocarli tutti a Serres, dove era accampato con il suo esercito, e di farli assassinare. Quindi egli convocò Manuele, Teodoro I Paleologo despota della Morea (1382-1407), Costantino Dragaš, Giovanni VII, e il re serbo Stefano III Lazaro (1389-1427). Ognuno arrivò per conto suo, ignaro della presenza degli altri; quando si ritrovarono tutti insieme sotto la stessa tenda, capirono che il sultano voleva eliminarli. Per loro fortuna Bajazet I aveva cambiato idea e si limitò a raccomandare ai suoi vassalli di ricordare quali erano i loro doveri nei suoi confronti, ammonendoli che qualsiasi disobbedienza nei suoi confronti sarebbe equivalsa ad una dichiarazione di guerra. Detto questo, li congedò.[31]

Poco tempo dopo, Manuele fu richiamato da Bajazet, ma egli non si presentò perché temeva di essere assassinato. Pensava che la pace non ci poteva essere con Bajazet e che dunque bisognava resistere e confidare nella Provvidenza. Il rifiuto di Manuele fu per Bajazet come una dichiarazione di guerra. Manuele rischiava perché credeva che Costantinopoli fosse inespugnabile per via di terra, mentre contava sul fatto che gli ottomani avevano un esercito forte ma non avevano una marina credibile.[32] Bajazet invase e saccheggiò tutti i territori bizantini in Tracia, al di fuori perciò delle mura di Costantinopoli, e mise sotto blocco Costantinopoli, in modo da prenderla per fame.[33] Manuele allora ricorse a una carta molto pericolosa per gli Ottomani. Poteva infatti contare sull'appoggio di Sigismondo d'Ungheria (1387-1437), anch'egli allarmato dell'avanzata ottomana, e nel 1395 chiese alle potenze dell'Occidente una crociata contro gli Ottomani che giungesse in soccorso dei Bizantini.[34]

I paesi occidentali risposero all'appello e fu creato un esercito di 100.000 soldati, comandati dal re ungherese Sigismondo, ma la crociata ebbe un esito sfavorevole e durante la battaglia di Nicopoli, il 25 settembre del 1396, morirono 35.000 crociati.[35]

Miniatura del XV secolo rappresentante la battaglia di Nicopoli.

Nei primi mesi del 1397, gli Ottomani costruirono la "fortezza d'Asia" ( Anadolu Hisar ), che si trovava sulla sponda asiatica del Bosforo.[36] Manuele chiese con ancor maggior insistenza aiuti. Tra il 1397 e il 1398 inviò ambasciatori presso lo Stato Pontificio, il regno d'Inghilterra, il regno di Francia, il regno di Aragona e il granducato di Moscovia. Anche il patriarca di Costantinopoli, Antonio IV (1389-1390; 1391-1397) , inviò suoi legati perché chiedessero aiuto al regno di Polonia e al metropolita di Kiev.[37] Papa Bonifacio IX (1389-1404) emanò due bolle, con le quali chiedeva alle nazioni occidentali una nuova crociata. Nel caso che non ci fossero stati i mezzi per una nuova crociata, il papa chiedeva che gli stati occidentali inviassero soldati, soldi e viveri a Costantinopoli.[36] Il re di Francia, Carlo VI (1380-1422), inviò 12.000 franchi aurei e 1.200 soldati, comandati dal più grande stratega francese dell'epoca, il maresciallo di Francia Jean le Maingre detto Boucicault II, che aveva già combattuto contro gli Ottomani a Nicopoli e che per questo provava un profondo odio contro di loro. Nel settembre del 1399 arrivò a Costantinopoli Jean le Mainge che riuscì a togliere momentaneamente il blocco ottomano. Fu un sollievo per i Bizantini vedere che non erano abbandonati a loro stessi.[38] Jean le Mainge si accorse che la città non era difendibile con le poche truppe di cui disponeva e per questo si rivolse a Manuele proponendogli insistentemente di andare a Parigi da Carlo VI al fine di chiedere nuovi invii di soldati che potessero soccorrere Costantinopoli.[36]

Manuele seguì il consiglio di Jean le Mainge e partì per l'Occidente alla disperata ricerca d'aiuto contro gli Ottomani. Lasciò stranamente il comando dell'impero nelle mani del nipote Giovanni VII, facendo riparare la moglie, Elena Dragas e i due figli ancora bambini - Giovanni Paleologo (1425-1448), futuro imperatore, e Teodoro Paleologo (1407-1447), futuro despota della Morea - a Mistra, capitale del despotato della Morea, nella corte del fratello Teodoro I.[39] Nell'aprile del 1400 arrivò a Venezia e iniziò a percorrere il nord Italia. La marcia fu lenta, perché in ogni città che passava la popolazione si radunava per festeggiarlo e applaudirlo, in quanto era visto come il difensore dell'Europa e della Cristianità.[32] Il 3 giugno Manuele arrivò a Parigi, dove Carlo VI lo accolse con tutti gli onori e per l'occasione fece anche restaurare un'intera ala del Louvre, dove fu ospitato Manuele con il suo seguito. Ma nonostante tutto Carlo VI non voleva aderire a una possibile crociata.[40]

Bajazet I prigioniero di Tamerlano.

Manuele si diresse a Londra, presso la corte di re Enrico IV (1399-1413). Quest'ultimo accolse con grande sfarzo Manuele e lo trattò con grande rispetto, promettendogli che avrebbe armato delle truppe e le avrebbe inviate in aiuto a Costantinopoli. Ma il trono di Enrico non era stabile ed egli capì che non poteva mantenere il suo impegno militare promesso a Manuele e per questo lo invitò a banchettare nel palazzo di Eltham e qui confessò a Manuele come stavano le cose, consegnandogli tuttavia 4.000 sterline, che fece raccogliere nelle chiese, per sostenere la causa bizantina nella quale sinceramente credeva.[41]

Nel 1401 Manuele tornò a Parigi, dove per più di un anno continuò a negoziare con il regno d'Aragona, il regno del Portogallo, con il papa di Roma e anche con l'antipapa di Avignone. Non ottenne nulla e i suoi interlocutori erano rifiutarono d'impegnarsi accampando le più diverse scuse. In più Carlo VI, che avrebbe dovuto guidare la crociata, era diventato folle e quindi Manuele scrisse una lettera al doge veneziano Michele Steno (1400-1414), chiedendogli se voleva assumere il comando della futura crociata, ma egli rifiutò.[41]

A settembre del 1402 arrivò a Parigi, da Costantinopoli Jean de Chateaumorand, che Jean le Maingre aveva lasciato a Costantinopoli con 300 soldati. Aveva un'ottima notizia per Manuele: Bajazet era stato sconfitto e catturato dai Timuridi comandati da Tamerlano (1369-1405), nella battaglia di Ancyra del 28 luglio 1402.[42] In più nell'Impero ottomano, fortemente indebolito in Asia Minore, tanto che i Timuridi saccheggiarono impunemente tutta l'Asia Minore, era scoppiata la guerra civile tra i figli di Bajazet. Iniziava dunque il periodo storico che viene chiamato interregno ottomano.[43] Manuele allora iniziò il suo viaggio di ritorno verso Costantinopoli.

L'ultimo grande successo diplomatico bizantino

L'impero bizantino nel maggio del 1403 dopo il trattato firmato con Solimano.

Manuele non aveva però troppa fretta di tornare a Costantinopoli, perché aveva capito che una crociata in quel momento avrebbe fatto dissolvere l'impero. Per questo si fermò nelle varie signorie in Italia e infine arrivò a Venezia, dove fu bene accolto.[44] I Veneziani gli dettero tre navi da guerra, con cui l'imperatore poté partire alla volta di Costantinopoli il 5 aprile 1403. Il 9 giugno, Manuele tornò finalmente nell'Impero bizantino, sbarcò a Gallipoli, dove ad attenderlo c'era Giovanni VII, che era giunto fino a là a cavallo, per riconsegnare il potere nelle mani di Manuele.[45]

Manuele da Giovanni ebbe un'altra ottima notizia. Nel mese di maggio era arrivato a Gallipoli Solimano, il figlio maggiore di Bajazet, che divenne sultano dei domini ottomani europei.[46] Egli aveva firmato un trattato con Giovanni VII e l'Impero bizantino non era più formalmente vassallo degli Ottomani, sicché Tessalonica, i suoi dintorni, la costa del mar Nero e molte isole dell'egee tornavano ad essere territori bizantini.[47] In più furono liberati tutti i prigionieri bizantini e avrebbe chiesto il permesso per passare sul Bosforo. Tutto ciò fu concesso ai Bizantini in cambio del riconoscimento della sovranità di Solimano su Adrianopoli.[46]

Miniatura prodotta tra il 1403-1404, rappresentante la famiglia imperiale, Manuele II Paleologo con la moglie Elena Dragaš, insieme ai tre figli, da sinistra, Giovanni VIII Paleologo, Teodoro II Paleologo, Andronico Paleologo.

Questo patto fu suggellato da Solimano, perché egli sapeva che se voleva diventare sultano di tutto l'Impero ottomano aveva bisogno dell'aiuto dell'Impero bizantino. Nonostante i rapporti nettamente migliorati con gli Ottomani, Manuele non abbassò la guardia e continuò a rimanere in contatto con l'Occidente, perché non poteva essere certo che la guerra civile ottomana sarebbe finita a favore del suo alleato. Comunque Manuele non dimenticò ciò che aveva fatto Giovanni VII e lo ricompensò, nominandolo despota di Tessalonica.[47]

Nel 1407 morì suo fratello Teodoro I che non lasciava suoi eredi nel despotato di Morea. Per questo, nell'estate del 1408, Manuele vi giunse col secondogenito, Teodoro II (1408-1445), che nominò nuovo despota di Morea.[43] A settembre morì Giovanni VII, senza lasciare eredi, visto che suo figlio Andronico V Paleologo era morto l'anno prima. L'imperatore nominò quindi il figlio terzogenito Andronico Paleologo (1408-1423) despota di Tessalonica.[43] Nei primi mesi del 1409 Manuele tornò a Costantinopoli: il suo progetto era quello di riprendere il pieno potere in tutti i territori dell'Impero. Nei primi mesi del 1411 Solimano fu fatto uccidere da suo fratello Musa, che si impossessò dei territori ottomani europei.[48]

Musa, a differenza del fratello, era ostile ai Bizantini. Annullò quindi tutte le concessioni che Solimano aveva fatto all'Impero bizantino.[49] Musa inviò un piccolo esercito ad assediare Tessalonica e con il grosso delle forze assediò Costantinopoli, massacrando la popolazione bizantina che veniva incontrata lungo il cammino.[50] Ma Musa non riuscì a conquistare Costantinopoli e neppure Tessalonica. Manuele era intenzionato a liberarsi di Musa e per questo nei primi mesi del 1412 spedì un'ambasceria a Mehmet I (1413-1421), sultano ottomano dell'Asia Minore, offrendogli l'alleanza dei Bizantini, in cambio della conferma delle concessioni fatte da Solimano.[51] Il sultano accettò, capendo che non avrebbe potuto vincere la guerra civile senza l'aiuto dei Bizantini e il 5 luglio 1413 si scontrò a Camurlu contro Musa e lo sconfisse. Ora Mehmet era l'unico sultano ottomano e doveva quella sua vittoria a Manuele.[52] Mehmet mandò un emissario a dare la notizia della sua vittoria a Manuele, dicendogli di dire:

Tra 1410-1412 pellegrini francesi ammirano le reliquie e gli strumenti della Passione a Costantinopoli. Nella chiesa di sinistra c'è la lancia del destino, le unghie e la santa croce, nella chiesa di destra la c'è la corona di spine.

«Va a dire a mio padre, l'imperatore dei romani, che da questo giorno in poi io sono e sarò il suo suddito, come un figlio con il padre. Che mi comandi di eseguire la sua volontà e io ne esaudirò i desideri con il più grande piacere, come servo suo.»

Nell'Impero ottomano i problemi non erano finiti. Apparve infatti un nuovo pretendente al trono che diceva di essere Mustafà, il fratello maggiore di Mehmet. L'impostore riuscì a organizzare un esercito e a diventare una minaccia reale per Mehmet. La guerra civile era ricominciata ma non era destinata a durare molto dal momento che il sultano riuscì a sedare in fretta la rivolta.[54] I problemi degli Ottomani non erano tuttavia finiti. Mustafà fu salvato dai Veneziani e portato a Tessalonica, presso la corte di Andronico, che lo prese sotto la sua protezione.[55] Mehmet sì lamentò di ciò con Manuele, che condannò Mustafà al carcere a vita, pena che sarebbe stata scontata nell'isola di Lemno.[56] L'imperatore ancora una volta era stato molto abile, perché condannando il ribelle a carcere a vita nell'impero bizantino lo salvava da morte certa che avrebbe avuto altrimenti se fosse caduto nelle mani di Mehmet. Manteneva in tal modo buoni rapporti con gli Ottomani e in più aveva sempre pronto un possibile pretendente al trono ottomano.[57]

Anni di pace

Il sultano ottomano Murad II.

L'impero era ora sicuro. Manuele pensò quindi a far sposare il suo primogenito Giovanni con la figlia del Gran Principe di Mosca Basilio I (1389-1425), Anna. Basilio I fu ben felice di dare in moglie sua figlia, perché ci teneva a mantenere buoni i rapporti con l'impero. Così nel 1414 Anna arrivò a Costantinopoli, aveva solo undici anni. Il matrimonio fu immediatamente celebrato.[58]

Manuele nel biennio 1414-15 viaggiò per tenere sotto controllo tutti i suoi domini, mirando a far ben capire che era l'unico imperatore e imporre la sua autorità sui territori appena riconquistati.[59] Salpò da Costantinopoli luglio 1414 e durante il suo viaggio assediò l'isola di Taso, conquistandola a settembre.[60] Si fermò a Tessalonica, passando così un po' di tempo col figlio Andronico. Poi si diresse in Morea, dove i Bizantini si stavano espandendo ai danni dei resti dell'impero latino. Manuele qui diresse la ricostruzione delle Mura di Hexamilion (sei miglia) attraverso l'istmo di Corinto, per difendere il Peloponneso dagli Ottomani, il cantiere fu aperto l'8 aprile 1415.[61]

Nel marzo 1416 Manuele tornò nella sua capitale. La situazione dell'impero non era mai stata così buona da quando lui era nato.[62] Nel 1417 a Costantinopoli scoppiò la peste che uccise più persone tra la nobiltà tra cui la nuora Anna, che fu molto pianta nella capitale.[58]

Nel 1420 Manuele iniziò a cercare delle mogli per Giovanni e Teodoro, inviando i suoi ambasciatori in Italia.[63] La moglie di Giovanni sarebbe stata Sofia Paleologa, figlia del marchese del Monferrato Gian Giacomo Paleologo (1418-1445) e per Teodoro c'era Cleofe Malatesta, figlia di Malatesta dei Malatesti. I due matrimoni furono celebrati 19 gennaio 1421, Giovanni e Teodoro furono incoronati coimperatori.[63]

Dopo il matrimonio con Sofia, Giovanni iniziò a giocare un ruolo importantissimo per le decisioni imperiali, anche perché la salute di Manuele iniziò a peggiorare. Questo lo costrinse a trascurare molti dei suoi doveri ufficiali, delegandoli a suo figlio. Ma ciò fu la rovina per l'impero bizantino, infatti Giovanni era convinto (come la maggior parte dei giovani bizantini) che l'impero avesse bisogno di una politica aggressiva e che bisognasse muovere guerra agli ottomani.[64]

Il matrimonio tra Giovanni e Sofia fu proprio un disastro, nonostante Manuele andasse assai d'accordo con la nuora. Il coimperatore non volle mai consumare il matrimonio perché Sofia era troppo brutta.[65] Dopo la morte di Manuele, Sofia scappò da Costantinopoli imbarcandosi in una nave genovese da Galata e, ritornata nel Monferrato, si fece suora.[66]

Il 21 maggio morì Mehmet.[67] Era una pessima notizia perché questo sultano per tutto il suo regno aveva mantenuto la pace con l'impero. Saliva al so posto al trono il figlio Murad II (1421-1444; 1446-1451).[68]

L'assedio di Costantinopoli

Lo stesso argomento in dettaglio: Assedio di Costantinopoli (1422).
Un tratto delle mura Teodosiane.
L'iscrizione indica la Madre di Dio (in greco ΜΡ ΘΥ), in un mosaico nella Hagia Sofia, ad Istanbul.

Giovanni forte dell'appoggio dei giovani bizantini, disse a suo padre che non aveva intenzione di riconoscere Murad come sultano, ma di contrapporgli Mustafà, che era ancora nelle prigioni di Lemno.[69] Manuele era assolutamente contrario alla posizione presa dal figlio, ma era troppo malato per avere la forza di opporsi, quindi gli diede i pieni poteri per intervenire, ma gli disse al figlio:

«Fa come vuoi. Io sono vecchio e malato, figlio mio, e prossimo alla morte: la sovranità e le prerogative le ho cedute a te. Fa come vuoi tu.»

Mustafà fu quindi liberato e gli fu affidato un piccolo esercito, con cui si impossessò della parte europea dell'Impero ottomano.[70] Nel gennaio del 1422 invase l'Asia Minore ma fu sconfitto. Dovette così ritirarsi in suolo europeo.[71] Due settimane dopo Murad arrivò in Europa con un esercito, sconfisse ed uccise Mustafà. Diventava così il sultano indiscusso dell'Impero ottomano e il suo intento era a quel punto quello di distruggere l'Impero bizantino, che aveva tentato di togliergli il potere.[72] L'invasione fu progettata da Murad in persona. Consisteva in un doppio attacco all'Impero, dividendo il grande esercito ottomano in due armate: il grosso dell'esercito andò ad assediare Costantinopoli, mentre il rimanente avrebbe assediato Tessalonica, che era la seconda città più grande dell'Impero bizantino. Oltre che a un ottimo esercito Murad poteva contare su un'altra cosa importante, egli infatti aveva fatto costruire i primi cannoni degli ottomani, che usò per la prima volta negli assedi di Tessalonica e di Costantinopoli. Murad fece costruire un alto bastione, da cui faceva bombardare le mura Teodosiane, l'assedio iniziò l'8 giugno.[73] Manuele affidò il comando della difesa della città a Giovanni, perché sapeva che il figlio era euforico e sognava di riportare l'Impero bizantino agli antichi splendori, difatti Giovanni incitava l'esercito a resistere con grande grinta e tenne alto il morale delle truppe. Murad il 24 agosto schierò tutto il suo esercito davanti alle mura di Costantinopoli. Si combatté finché non si fece notte e i bizantini riuscirono a resistere. A quel punto il sultano decise di ritirarsi e togliere l'assedio a Costantinopoli. I cronisti bizantini tramandano una leggenda in cui viene narrato che il sultano voleva a tutti i costi assaltare la capitale il 24 agosto, perché un profeta musulmano gli aveva predetto che in quel giorno Costantinopoli sarebbe caduta.[64] Ma mentre la battaglia si faceva cruenta apparve sulle mura di Costantinopoli la Vergine Maria, identica a come era rappresentata nell'icona più venerata dai bizantini quella della Theotokos, venuta in soccorso dei suoi fedeli. Visto ciò, gli Ottomani s'impaurirono e fuggirono abbandonando l'assedio della città.

«I romani, anche se esauriti dall'affaticamento, saltarono di gioia… E gridarono gloria alla santa Vergine, glorificata dalla profondità dei loro cuori, ad esempio: "questo è nella verità miracolo celebrata, memorabile, straordinaria e notevole dei ricchi, degno di ammirazione".»

In verità Manuele, nonostante l'età, era riuscito ad agire con molta astuzia. Infatti tramò perché Mustafà, secondogenito di Mehmet, usurpasse il trono al fratello. Saputo ciò Murad tolse subito l'assedio. Non poteva permettersi un'altra guerra civile.[74] Nei primi mesi del 1423 Murad fece strangolare il fratello.[75]

La donazione di Tessalonica

Lo stesso argomento in dettaglio: Assedio di Tessalonica (1422).
Le mura di Tessalonica.

Intanto l'assedio di Tessalonica continuava, difesa da Andronico che però era gravemente ammalato di elephantiasis graecorum e non riusciva più a tenere la situazione sotto controllo. Inoltre la città era ridotta alla fame.[76] Nell'estate del 1423 furono avviate trattative diplomatiche, perché Tessalonica fosse annessa dalla repubblica di Venezia, poiché Andronico pensava che i Veneziani avrebbero potuto proteggere la città meglio di quanto avrebbe potuto fare lui. Manuele e Giovanni appoggiarono la decisione di Andronico.[77] I Veneziani furono stupiti per l'offerta dei Bizantini, tant'è vero che rifletterono a lungo sulla proposta ma infine il doge di Venezia, Francesco Foscari (1423-1457), decise di accettare. Pertanto la città di Tessalonica fu venduta ai Veneziani per 50.000 ducati. Il 14 settembre la bandiera veneziana veniva issata sulle mura di Tessalonica: era la prima volta che Veneziani e ottomani si scontravano in guerra.[78]

Aggravamento di salute e morte

Giovanni VIII Paleologo primogenito di Manuele.

Nel 1423 le condizioni di salute di Manuele peggiorarono gravemente. Subì due ictus ma, pur infermo, la ragione non lo abbandonò mai.[79] Giovanni, preoccupato di un possibile nuovo attacco diretto verso la capitale, partì il 15 novembre per l'Italia alla ricerca di aiuti.[80] Il 22 febbraio 1424 Manuele firmò con Murad la pace.[81] In Occidente Giovanni non fu aiutato, perché gli Stati italiani non avevano intenzione di soccorrere i Bizantini, che erano cristiani ortodossi e quindi Giovanni tornò verso la fine del 1424 senza nessun aiuto.[82] Lo storico Giorgio Sfranze era amico e servitore di Manuele e tramanda una discussione avuta tra l'imperatore e suo figlio Giovanni nel 1425, del quale egli era unico testimone presente. Giovanni voleva convincere il padre che bisognava riunire le Chiese di Roma e di Bisanzio, in modo da poter ricevere aiuti dai latini occidentali. Manuele rispose:

«Figlio mio, noi sappiamo con assoluta certezza, dal profondo del cuore, degli infedeli che molto li spaventa il nostro accordo e la nostra unificazione con i Franchi, perché sanno che, se ciò avvenisse, ne verrebbe ad essi gran danno dai cristiani d'occidente a causa nostra. Perciò, quanto al concilio, progettalo pure e datti da fare, specialmente quando hai bisogno di far paura agli infedeli. Quanto però al farlo, non ti ci mettere, perché non vedo che i nostri sono capaci di trovare un modo per realizzare l'unione in pace e concordia, anzi vorranno convertire costoro per essere come eravamo prima. Poiché ciò è quasi impossibile, ho paura che ne verrà uno scisma anche peggiore ed ecco che saremo allo scoperto dinanzi agli infedeli.»

Ma Giovanni non era d'accordo con il consiglio del padre e quindi se ne andò senza dir nulla. Manuele disse poi a Sfranze:

«L'imperatore mio figlio è un sovrano capace, ma non di questi tempi, perché vede e pensa grandi cose, quali servivano ai tempi felici dei nostri avi. Invece oggi che gli eventi ci incalzano. Non di un imperatore ha bisogno il nostro stato, ma di un amministratore. Ho paura che dalle sue idee e iniziative deriverà la rovina di questa casata.»

File:Moneta di Manuele II Paleologo.JPG
Mezzo hyperpyron d'argento di Manuele II Paleologo, in una facciata è rappresentato il busto di Cristo, nell'altra facciata è rappresentato quello di Manuele.

Poco dopo Manuele prese i voti e gli fu mutato il nome in Matteo.[85] Il 21 luglio 1425 Manuele II Paleologo morì, gli succedette al trono il figlio Giovanni VIII Paleologo.[86] Sfranze ci racconta che fu pianto molto dai bizantini. Manuele fu un ottimo imperatore, in tempi migliori per l'Impero sarebbe stato probabilmente un grande sovrano, ma l'impero nel suo periodo non poteva pensare alla grandezza, come disse lui l'Impero aveva solamente bisogno di un buon amministratore.

Opere

Manuele II fu autore di numerose opere in campi differenti, tra cui lettere, poemi, la Vita di un Santo, trattati di teologia e retorica oltre ad un epitaffio per il fratello Teodoro I Paleologo. Manuele II compose un trattato in 157 capitoli sulla Processione dello Spirito Santo, uno dei problemi fondamentali della teologia dell'Oriente greco, e una Apologia Contro l'Islam, in 26 dialoghi.

Attualità

Nella lectio magistralis Fede, ragione e università,[87] tenuta il 12 settembre 2006 presso l'Università di Ratisbona, papa Benedetto XVI (2005-presente) ha citato una frase di Manuele II:

«Mostrami ciò che Maometto ha portato di nuovo e vi troverai solo delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva a diffondere la fede per mezzo della spada»

La frase in questione, estrapolata dal suo contesto, ha suscitato molte polemiche nel mondo islamico e minacce da parte dei gruppi fondamentalisti. Il papa ha continuato il discorso citando un successivo passo del basileus:

«Dio non si compiace del sangue, non agire secondo ragione (σὺν λόγω) è contrario alla natura di Dio. La fede è frutto dell'anima, non del corpo. Chi quindi vuole condurre qualcuno alla fede ha bisogno della capacità di parlare bene e di ragionare correttamente, non invece della violenza e della minaccia… Per convincere un'anima ragionevole non è necessario disporre né del proprio braccio, né di strumenti per colpire né di qualunque altro mezzo con cui si possa minacciare una persona di morte»

Nella conversazione, Manuele II Paleologo ed il suo interlocutore si confrontano senza esclusione di colpi verbali sulle differenze tra i sistemi legislativi musulmano, ebraico e cristiano, ognuno con l'intenzione di mostrare la superiorità del proprio.[88]

Famiglia

Manuele II Paleologo sposò la nobildonna serba Elena Dragaš, da cui ebbe dieci figli, di cui otto maschi e due femmine:

Manuele ebbe anche una figlia illegittima, di nome Isabella, che sposò Ilario Doria.

Note

  1. ^ [[#CITEREFSfranze|Giorgio Sfranze]],  XI [2].
  2. ^ Ostrogorsky,  p. 491.
  3. ^ Norwich,  p. 447.
  4. ^ Ducas,  XII, 1.
  5. ^ Ostrogorsky,  p. 483.
  6. ^ Norwich,  p. 384.
  7. ^ Ostrogorsky,  p. 484.
  8. ^ Lilie,  p. 452.
  9. ^ Ostrogorsky,  p. 485.
  10. ^ a b Norwich,  p. 387.
  11. ^ Ducas,  XII, 3-4.
  12. ^ Ducas,  XII, 5.
  13. ^ a b Ostrogorsky,  p. 487.
  14. ^ a b Ostrogorsky,  p. 488.
  15. ^ a b Ostrogorsky,  p. 489.
  16. ^ Norwich,  p. 388.
  17. ^ Lilie,  p. 453.
  18. ^ Norwich,  p. 389.
  19. ^ Norwich,  p. 390.
  20. ^ Ostrogorsky,  p. 490.
  21. ^ Norwich,  p. 391.
  22. ^ Ostrogorsky,  p. 491.
  23. ^ Ducas,  XIII, 4.
  24. ^ Gli storici non sanno spiegare se Giovanni V e Manuele II si fossero rimangiati la parola data a Murad I nel 1378, per la quale la città di Filadelfia sarebbe stata consegnata all'impero ottomano in cambio dell'aiuto per rovesciare dal trono di Bisanzio l'usurpatore Andronico IV. L'altra possibilità è che i cittadini di Filadelfia si fossero rifiutati di consegnare la città agli ottomani.
    Norwich,  p. 390.
  25. ^ Ducas,  XIII, 6-7.
  26. ^ Ducas,  XIII, 7.
  27. ^ [[#CITEREFSfranze|Giorgio Sfranze]],  XI [2].
    Inutile sottolineare la fantasiosa retorica di questa asserzione, dal momento che nessun ritratto di Maometto fu mai fatto e che le descrizioni delle sue caratteristiche fisiche trasmesse per via orale e messe infine per iscritto oltre un secolo più tardi (si veda Ibn Ishaq/Ibn Hisham), erano e restano totalmente inaffidabili.
  28. ^ Ducas,  XIII, 8.
  29. ^ Norwich,  p. 391.
  30. ^ Norwich,  p. 391-392.
  31. ^ Norwich,  p. 392.
  32. ^ a b Lilie,  p. 455.
  33. ^ Ducas,  XIV, 1.
  34. ^ Ducas,  XIV, 2-3.
  35. ^ Ducas,  XIV, 3-16.
  36. ^ a b c Norwich,  p. 393.
  37. ^ Ostrogorsky,  p. 495.
  38. ^ Ostrogorsky,  p. 497.
  39. ^ Ducas,  XV, 9.
  40. ^ Norwich,  p. 393-394.
  41. ^ a b Norwich,  p. 394.
  42. ^ [[#CITEREFSfranze|Giorgio Sfranze]],  I.
  43. ^ a b c [[#CITEREFSfranze|Giorgio Sfranze]],  III.
  44. ^ Ducas,  XV, 9-10.
  45. ^ Norwich,  p. 395.
  46. ^ a b Ducas,  XXII, 11.
  47. ^ a b Ducas,  XXIII, 1.
  48. ^ Ducas,  XXV, 3.
  49. ^ Ducas,  XXV, 7.
  50. ^ Ducas,  XXV, 8.
  51. ^ Ducas,  XXVI, 4.
  52. ^ Ducas,  XXVI, 5-8.
  53. ^ Ducas,  XXVII, 5.
  54. ^ Ducas,  XXXIII, 1-2.
  55. ^ Ducas,  XXXIII, 2.
  56. ^ Ducas,  XXXIII, 6-8.
  57. ^ Ducas,  XXXIII, 9-10.
  58. ^ a b Ducas,  XXVII, 6.
  59. ^ [[#CITEREFSfranze|Giorgio Sfranze]],  IV.
  60. ^ [[#CITEREFSfranze|Giorgio Sfranze]],  IV [1].
  61. ^ [[#CITEREFSfranze|Giorgio Sfranze]],  IV [2].
  62. ^ [[#CITEREFSfranze|Giorgio Sfranze]],  IV [3].
  63. ^ a b Ducas,  XXVII, 10.
  64. ^ a b Norwich,  p. 398.
  65. ^ Ducas,  XXVII, 11.
  66. ^ Ducas,  XXVII, 12-16.
  67. ^ [[#CITEREFSfranze|Giorgio Sfranze]],  VII [4].
  68. ^ Ducas,  XXXVII, 2.
  69. ^ a b [[#CITEREFSfranze|Giorgio Sfranze]],  VIII [4].
  70. ^ [[#CITEREFSfranze|Giorgio Sfranze]],  IX [1].
  71. ^ [[#CITEREFSfranze|Giorgio Sfranze]],  IX [3].
  72. ^ [[#CITEREFSfranze|Giorgio Sfranze]],  IX [4].
  73. ^ [[#CITEREFSfranze|Giorgio Sfranze]],  X [1].
  74. ^ [[#CITEREFSfranze|Giorgio Sfranze]],  XI [1].
  75. ^ [[#CITEREFSfranze|Giorgio Sfranze]],  XI [2].
  76. ^ Lilie,  p. 459.
  77. ^ Ostrogorsky,  p. 499.
  78. ^ Norwich,  p. 399.
  79. ^ [[#CITEREFSfranze|Giorgio Sfranze]],  XI.
  80. ^ [[#CITEREFSfranze|Giorgio Sfranze]],  XII.
  81. ^ [[#CITEREFSfranze|Giorgio Sfranze]],  XII [4].
  82. ^ [[#CITEREFSfranze|Giorgio Sfranze]],  XIII.
  83. ^ [[#CITEREFSfranze|Giorgio Sfranze]],  XXIII [5]-[6].
  84. ^ [[#CITEREFSfranze|Giorgio Sfranze]],  XXIII [7].
  85. ^ Ostrogorsky,  p. 500.
  86. ^ Ducas,  LV, 6.
  87. ^ Benedetto XVI, Fede, ragione e università, su vatican.va, 12-09-2006. URL consultato il 29-05-2009.
  88. ^ a b Manuele e il Musulmano. il Testo della Discordia Citato da Ratzinger, su archiviostorico.corriere.it, Corriere della Sera, 19-09-2006. URL consultato il 29-05-2009.
  89. ^ (EN) Tracey Rowland, Appendix II - The Regensburg Address, in Ratzinger's Faith: The Theology of Pope Benedict XVI, Oxford University Press, 2008, p. 214, ISBN 978-0-19-920740-4. URL consultato il 29-05-2009.

Bibliografia

Voci correlate

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