Libertarismo consequenzialista

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Il libertarismo consequenzialista[1][2], anche conosciuto come libertarianismo consequenzialista, liberalismo consequenzialista o consequenzialismo libertario[3], è la posizione libertaria (o libertariana) che sostiene il libero mercato e forti diritti di proprietà privata solo sulla base del fatto che porterebbero a conseguenze favorevoli come prosperità ed efficienza[4].

Panoramica[modifica | modifica wikitesto]

Ciò che i libertari consequenzialisti sostengono deriva da un calcolo costi-benefici, tenendo ampiamente conto delle conseguenze[5]. È in contrasto con il libertarismo deontologico, il quale considera immorale l'aggressione e la frode, indipendentemente dalle conseguenze[6][7]. A differenza dei libertari deontologici, i libertari consequenzialisti non vedono necessariamente tutti i casi di aggressione come immorali e li vedono non intrinsecamente immorali (cioè non esprimono una credenza nei diritti naturali). La loro posizione è che la libertà politica ed economica portino alle migliori conseguenze in senso di felicità e prosperità e solo per questa ragione andrebbero sostenute. Alcuni libertari hanno una concezione del libertarismo ibrida tra consequenzialismo e deontologia[4].

A differenza dei libertari deontologici, i libertari consequenzialisti sostengono azioni che ritengono determinino conseguenze favorevoli a prescindere dal fatto che queste costituiscano l'aggressione o meno[8][9]. A differenza dei libertari deontologici, alcuni consequenzialisti libertari sostengono l'espropriazione per pubblica utilità oltre a sostenere le imposte non volontarie[10]. Le opinioni più particolari variano tra i libertari consequenzialisti, con, ad esempio, il teorico ed economista David Friedman che sostiene una forma consequenzialista di anarco-capitalismo in cui il contenuto della legge può essere acquistato e venduto, invece di avere un codice legale prestabilito che vieta l'aggressione[11].

Libertari consequenzialisti[modifica | modifica wikitesto]

Tra i principali libertari consequenzialisti abbiamo il Nobel per l'economia Milton Friedman[12], David D. Friedman, Peter Leeson, Ludwig von Mises[13], Friedrich von Hayek[14][15][16] e R. W. Bradford[17].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Piero Vernaglione, Il libertarismo: la teoria, gli autori, le politiche, Rubbettino Editore, 2003, ISBN 978-88-498-0415-7. URL consultato il 22 aprile 2020.
  2. ^ http://www.area-c54.it/public/utilitarismo.pdf
  3. ^ Yeager, Leland B. (2001). Ethics As Social Science: The Moral Philosophy of Social Cooperation. Edward Elgar Publishing. p. 283
  4. ^ a b Wayback Machine (PDF), su web.archive.org, 12 gennaio 2013. URL consultato il 22 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 12 gennaio 2013).
  5. ^ Miron, Jeffrey A. (2010). Libertarianism: From A to Z. Basic Books. p. 39.
  6. ^ Bradford, R. W. (2008). "The Two Libertarianisms". Liberty. Liberty Foundation.
  7. ^ Libertarianism | Internet Encyclopedia of Philosophy, su www.iep.utm.edu. URL consultato il 22 aprile 2020.
  8. ^ Murray, Charles; Friedman, David D.; Boaz, David; Bradford, R. W. (January 2005). "What's Right vs. What Works". Liberty. 19 (1): 31.
  9. ^ (EN) Randy E. Barnett, The Moral Foundations of Modern Libertarianism, ID 565202, Social Science Research Network, 10 agosto 2004. URL consultato il 22 aprile 2020.
  10. ^ Epstein, Richard; Barnett, Randy; Friedman, David D.; Pinkerton, James P. (March 2004). "Coercion vs. Consent". Reason.
  11. ^ Friedman, David (1973). The Machinery of Freedom: Guide to a Radical Capitalism. Harper & Row. pp. 127–128.
  12. ^ "Milton Friedman on Libertarianism (Part 1 of 4)", su youtube.com.
  13. ^ Younkins, Edward W. (6 July 2002). Mises' Utilitarianism as Social Cooperation.
  14. ^ Liggio, Leonard P. (Winter 1982). "Hayek's Constitution of Liberty: Ethical Basis of the Juridical Framework of Individual Liberty". Literature of Liberty. 5 (4).
  15. ^ Gray, John N. (1982). F. A. Hayek and the Rebirth of Classical Liberalism.
  16. ^ Ebenstein, Alan O. (2001). Friedrich Hayek: A Biography. p. 383.
  17. ^ (EN) R.W. Bradford, RIP, su Reason.com, 10 dicembre 2005. URL consultato il 22 aprile 2020.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]