Vai al contenuto

Gens Cornelia

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Cornelius (fem. Cornelia) era il nomen di una delle gentes patrizie più importanti dell'antica Roma, la cui storia torna indietro fino agli albori della storia romana. Furono al massimo del loro splendore durante l'età repubblicana.

Tito Livio menziona la gens Cornelia come una delle cento gentes originarie, i primi nuclei familiari che furono riuniti al tempo della fondazione di Roma da parte di Romolo, e i quali patres familias divennero i primi membri del Senato. È proprio da qui proviene la denominazione di "patrizio", parola che deriva appunto da patres.[1]

Secondo l'illustre studioso Theodor Mommsen l'antichità della gens Cornelia si desume dal fatto che essa diede il nome ad una delle più antiche tribù rustiche, che comprendeva Arpino, Nomento, Eclano, Herdonia, Teanum Apulum, Crotone, Petelia, Camerino Fulginio e Matelica.[2][3] I Cornelii avevano propri culti e tradizioni, e si distinguevano da tutte le altre famiglie per la pratica dell'inumazione dei defunti, in alternativa alla più diffusa cremazione. Famoso è il monumentale Sepolcro degli Scipioni ancora conservato sulla via Appia Antica.

George David Chase sostiene che il nomen Cornelius sia una variazione dell'aggettivo Corneus o Corneolus, "incallito" oppure "cornuto", ciò potrebbe quindi suggerire un'origine prettamente latina della gens.[4]

Storia e ramificazione

[modifica | modifica wikitesto]

La gens Cornelia era divisa in diversi rami, la maggior parte di rango patrizio: Maluginensi, Cossi, Scipioni, Lentuli, Rufini, Dolabellae, Blasioni, Cetegi, Sullae, Cinna, Merendae, Mammulae, Merulae, Sisennae e Balbi tra i più importanti. Vi furono anche alcuni rami di condizione plebea, quali i Nepotes e i Galli. Vi furono anche donne appartenenti alla gens che furono di particolare rilevanza.[5] L'utilizzo dei numeri romani accanto ai nomi è una pura convenzione per evitare confusioni tra omonimi.

I Cornelii ricoprirono tutte le magistrature, ed in particolare il consolato più di tutte le altre gentes, per ben 106 volte.

I più antichi membri storicamente attestabili della gens appartenevano ai rami dei Maluginenses e dei Cossi. Si ricordano per esempio Servio Cornelio Maluginense, console nel 485 a.C. che combatté nella guerra contro Veio; seguì un Lucio Cornelio Maluginense "Uritino" che fu console nel 495 a.C. e un Marco Cornelio Maluginense, membro dei Decemviri Legibus Scribundis Consulari Imperio, la seconda delegazione di decemviri che lavorò alla stesura delle leggi delle XII tavole.[6][7] Infine vi furono Publio Cornelio Maluginense e Servio Cornelio Maluginense II, tribuni consolari rispettivamente nel 404 a.C. e per ben sette volte all'inizio del IV secolo a.C., oltre che magistri equitum.[8] Ben più celebri furono invece i Cossi, tra i quali si annoverano Aulo Cornelio Cosso (console 428 a.C.) il quale riuscì a uccidere l'etrusco Lars Tolumnio, re di Veio, Publio Cornelio Rutilo Cosso (dictator nel 408 a.C. durante le guerre contro Volsci ed Equi) ed Aulo Cornelio Cosso "Arvina" (dictator nel 322 a.C. durante la seconda guerra sannitica).[9][10] La famiglia risulta estinta già dopo le guerre sannitiche.

Etimologicamente parlando, "Maluginense" potrebbe essere un aggettivo che si riferisce agli abitanti della città latina arcaica di Malugino, possibile luogo d'origine della gens, ma la città non è ancora stata localizzata.[11] Il nome "Cossus" invece sembrerebbe riferirsi a un tipo di insetto, come larve o maggiolini.[12]

Sicuramente il cognomen più famoso di tutta la gens, che giocò un ruolo chiave nella storia di Roma nel III secolo a.C., fu quello degli Scipiones.

Questa parola deriva dal latino Scipio cioè "scettro", infatti secondo una leggenda il capostipite della famiglia si prendeva spesso cura del suo padre cieco, diventando così il suo "bastone", risulta plausibile un collegamento tra i Cornelii Maluginensi e i Cornelii Scipioni, sulla base di prove onomastiche.[13] In poco tempo la famiglia inizierà a dominare lo scenario politico e militare della repubblica.

L'individuo più antico conosciuto è Publio Cornelio Scipione, tribuno consolare nel 395 a.C., che combatté per Roma contro Veio, i Volsci e gli Equi. Segue il suo pronipote, Lucio Cornelio Scipione "Barbato" (barbuto) console nel 298 a.C. e pontefice massimo, i suoi due figli furono Lucio Cornelio Scipione II, console nel 259 a.C., censore e capo della flotta romana durante la prima guerra punica, e Gneo Cornelio Scipione "Asina"[14], console nel 260 e 254 a.C., così chiamato a seguito della sua disfatta nella battaglia delle isole Lipari – presso i Romani vi era infatti la credenza che la femmina dell'asino avesse paura dell'acqua – in seguito riuscì a riscattarsi conquistando la città di Palermo.[15][16]

La famiglia continua con i figli di Lucio Cornelio Scipione II – Gneo Cornelio Scipione II "Calvo" e Publio Cornelio Scipione II, entrambi determinanti nella campagna iberica della seconda guerra punica, dove però troveranno la morte.[17][18] Il primo sarà il padre di Publio Cornelio Scipione III "Nasica", console del 191 a.C. e nonno di Publio Cornelio Scipione IV "Corculo", console per due volte e princeps senatus per un decennio; al ramo appartiene anche Publio Cornelio Scipione V "Serapione" console e pontefice massimo e Quinto Cecilio Metello Pio Scipione "Nasica" (imparentato con l'omonimo generale), console nel 52 a.C. e considerato da Ronald Syme «l'ultimo Scipione rilevante»[19], per i suoi contributi nella guerra civile tra Cesare e Pompeo, a cui darà la sua stessa figlia Cornelia Metella, ma da cui non ebbe figli.

Il secondo invece sarà il padre del celeberrimo Publio Cornelio Scipione VI (236/235–183 a.C.), il quale verrà ricordato con il soprannome di "Africano" per aver portato Roma alla vittoria decisiva contro Cartagine, sconfiggendo il temuto Annibale nella monumentale battaglia di Zama[20], ma anche Lucio Cornelio Scipione III (238–post 184 a.C.) detto "Asiatico" perché porterà alla vittoria decisiva di Roma contro Antioco III nella battaglia di Magnesia.[21] L'Africano avrà quattro figli: un'omonimo Publio Cornelio Scipione VII che ricevette anche lo stesso epiteto del padre, Lucio Cornelio Scipione IV che cadde in disgrazia[22], una figlia che andrà in sposa al parente Scipione "Corculo", e Cornelia, la quale diventerà la madre dei fratelli Gracchi, Tiberio (163–132 a.C.) e Gaio (154–121 a.C.)[23], due politici che tenteranno un'importante riforma sociale nell'Urbe (Lex Sempronia) ma l'opposizione porterà eventualmente al loro assassinio. L'Africano adotterà anche il figlio di Lucio Emilio Paolo "Macedonico", ovvero Publio Cornelio Scipione VIII "Emiliano" (185–129 a.C.)[24], artefice della totale distruzione di Cartagine durante la terza guerra punica, sposerà anche Sempronia, sorella dei Gracchi. Gli Scipioni furono anche molto vicini allo storico Polibio, difatti si formò un vero e proprio circolo politico-culturale di intellettuali legati alla famiglia, spesso di origine greca, come Panezio, Terenzio (in realtà berbero) e il già menzionato Polibio, che diffusero la cultura greco-ellenistica a Roma e rivoluzionarono la sua società.[25] A loro si opposero i tradizionalisti di Catone, grande difensore del mos maiorum.

Lentuli, Rufini e Sullae

[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Lucio Cornelio Silla.

Oltre agli Scipioni vi furono anche altre famiglie della gens che furono rilevanti nella storia della repubblica romana, le quali sopravvissero agli Scipioni stessi.

I primi furono i Lentuli, attestati dalle guerre sannitiche. Lentulus come aggettivo significa letteralmente "piuttosto lento", mentre potrebbe derivare da lens, lenticchia. La fama e l'influenza di questa famiglia diverrà così grande che lo stesso Cicerone utilizzava l'aggettivo lentulitas per descrivere i senatori patrizi più aristocratici.[26][27]

Il primo membro sembra sia stato Lucio Cornelio Lentulo, console del 327 a.C. e poi dittatore nel 320 a.C.. Secondo quanto racconta Tito Livio potrebbe invece essere il padre, anche lui Lucio Cornelio Lentulo, il quale si oppose al pagamento del tributo a Brenno nel 390 a.C. durante il sacco di Roma.[28] Per quanto riguarda i Rufini (da rufinus, "rossastro", forse in riferimento al colore dei capelli), essi culminarono con Publio Cornelio Rufino, dittatore nel 333 a.C. in Campania.[4] Fu un membro di questo ramo, intorno alla seconda guerra punica, il primo a utilizzare il cognomen Sulla (in seguito mutatosi in Silla), la quale etimologia però è oggetto di dibattito: per alcuni deriverebbe da sura, in latino polpaccio; secondo Plutarco e Quintiliano deriverebbe dal tipo di carnagione che possedevano, mentre per Macrobio e lo stesso Silla deriva da sibylla.[29][30][31]

Lucio Cornelio Silla.

Il membro più famoso del ramo è Lucio Cornelio Silla (138–78 a.C.), che fu assoluto protagonista della politica romana del I secolo e dei suoi rapidi mutamenti assieme a Gaio Mario, suo nemico e cognato. Il primo era esponente degli Optimates, l'ala conservatrice, i quali volevano difendere gli interessi dei patrizi; il secondo era esponente dei Populares che volevano difendere gli interessi dei plebei. La loro rivalità, connessa alle guerre mitridatiche da poco iniziate, sfocerà in una vera guerra civile, dove Silla occupò Roma per ben due volte e promulgò riforme ai danni della plebe, confiscò beni a chi considerava "nemici dello stato" e si proclamò dittatore prima di ritirarsi a vita privata.[32][33]

Altri cognomina

[modifica | modifica wikitesto]

In verità è molto probabile che la gens Cornelia fosse già in crisi ai tempi di Silla, e con la sua morte la famiglia sarebbe scivolata nell'oscurità, ma non ancora nell'irrilevanza. Si attestano molte altre gens minori tra i secoli III e I a.C., che però non furono particolarmente influenti: i Dolabellae (diminutivo di dolabra, una sorta di piccone), i Merendae (lett. merenda), i Blasiones ("balbuziente"), i Mammulae (da mamma, "mammella") che non raggiunsero mai il consolato, i Cethegi (etimologia sconosciuta) e i Merulae ("merlo"). Vi furono infine i Cinna, l'ultima grande famiglia patrizia vissuta durante gli ultimi anni della repubblica, e i Balbi ("balbuziente"), i quali entrarono a far parte della gens per eredità, ricevendo la cittadinanza romana da Pompeo per i loro contributi nella guerra sertoriana, ma erano in origine di Cadice.[34][35]

Con l'età imperiale la famiglia finisce sicuramente in miseria, anche a causa della loro relazione con Gaio Licinio Verre, e le informazioni sulla gens diventano sempre più frammentarie. Si ricorda tra tutti lo storico Tacito (c. 55–117/120 d.C.). La famiglia scompare definitivamente durante i regni di Eliogabalo (218–222) o forse Gallieno (253–268).[35]

Membri della gens

[modifica | modifica wikitesto]

Tra i numerosi personaggi della gens Cornelia ricordiamo (in ordine cronologico):

Cornelii Scipiones

[modifica | modifica wikitesto]

Cornelii Lentuli

[modifica | modifica wikitesto]

Cornelii Maluginenses

[modifica | modifica wikitesto]

Cornelii Cossi

[modifica | modifica wikitesto]

Cornelii Cethegi

[modifica | modifica wikitesto]

Cornelii Dolabellae

[modifica | modifica wikitesto]

Cornelii Sullae

[modifica | modifica wikitesto]

Cornelii Cinnae

[modifica | modifica wikitesto]

Altri Cornelii

[modifica | modifica wikitesto]
  1. ^ LA GENS ROMANA, su romanoimpero.com. URL consultato il 9 novembre 2025.
  2. ^ Corpus Inscriptionum Latinarum, Berlin-Brandenburgische Akademie der Wissenschaften (1853).
  3. ^ Theodor Mommsen, Römische Geschichte [Storia di Roma], Lipsia, 1854–1856 (trad. Firenze, 1973).
  4. ^ a b George Davis Chase, "The Origin of Roman Praenomina", in Harvard Studies in Classical Philology, vol. VIII (1897).
  5. ^ Friedrich Münzer, Römische Adelsparteien und Adelsfamilien, Stoccarda, 1920.
  6. ^ Tito Livio, Ab Urbe condita libri CXLII, II, 41.
  7. ^ Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane, VIII, 77-82.
  8. ^ Diodoro Siculo, Bibliotheca Historica, XV, 71.
  9. ^ Tito Livio, Ab Urbe condita libri CLXII, IV, 56.
  10. ^ Diodoro Siculo, Bibliotheca Historica, XIII, 104.
  11. ^ Robert Maxwell Ogilvie, Commentary on Livy, books 1–5 (Oxford, 1965), p. 434. «The lost hometown of the Cornelii [La patria perduta dei Cornelii]».
  12. ^ W. Smith, Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology, vol. I, p. 378; vol. II p. 865 & 909.
  13. ^ W. Smith, Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology, vol. II, p. 739–741.
  14. ^ Scipióne Àsina, Publio Cornelio - Enciclopedia, su Treccani. URL consultato il 9 novembre 2025.
  15. ^ Macrobio, Saturnalia, I, 6.
  16. ^ Polibio, Storie, I, 21.
  17. ^ (EN) Dexter Hoyos, A Companion to the Punic Wars, John Wiley & Sons, 26 maggio 2015, ISBN 978-1-119-02550-4. URL consultato il 9 novembre 2025.
  18. ^ Rafael Internet Archive e Angus McBride, Rome's enemies, Oxford : Osprey, 1986, ISBN 978-0-85045-701-8. URL consultato il 9 novembre 2025.
  19. ^ Ronald Syme, Imperator Caesar: A Study in Nomenclature, Historia 7 (1958), p. 187.
  20. ^ SCIPIONE L'AFRICANO - P. CORNELIUS SCIPIO, su romanoimpero.com. URL consultato il 9 novembre 2025.
  21. ^ Scipióne Asiàtico, Lucio Cornelio - Enciclopedia, su Treccani. URL consultato il 9 novembre 2025.
  22. ^ Valerio Massimo, Factorum ac Dictorum Memorabilium libri IX.
  23. ^ Tiberio e Gaio Gracco: vita e riforme dei fratelli Gracchi, su fattiperlastoria.it, 9 aprile 2021. URL consultato il 9 novembre 2025.
  24. ^ PUBLIO CORNELIO SCIPIONE EMILIANO - P. CORNELIUS AEMILIANUS, su romanoimpero.com. URL consultato il 9 novembre 2025.
  25. ^ Circolo degli Scipioni (Antenati: Verso l'egemonismo romano), su www.girodivite.it. URL consultato il 15 novembre 2025.
  26. ^ W. Smith, Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology, vol. II, p. 728–729.
  27. ^ Cicerone, Epistulae ad familiares, III, 5–7.
  28. ^ Livio, IX, 4, 8.
  29. ^ Plutarco, Vita di Silla, II.
  30. ^ Macrobio, Saturnalia, XVII.
  31. ^ Quintiliano, Institutio oratoria, 4–25
  32. ^ La tumultuosa transizione politica di Roma antica tra Mario e Silla, su Skuola.net - Portale per Studenti: Materiali, Appunti e Notizie. URL consultato il 13 novembre 2025.
  33. ^ Silla, Lucio Cornelio - Enciclopedia, su Treccani. URL consultato il 13 novembre 2025.
  34. ^ George Davis Chase, "The Origin of Roman Praenomina", in Harvard Studies in Classical Philology (1897), vol. VIII, pp. 112–113, 109–110, 112–114,
  35. ^ a b W. Smith, Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology, vol. II, 675–676, 754–755, 913, 968–972, 1049.
  36. ^ (EN) T. Robert S. Broughton, The magistrates of the Roman Republic[collegamento interrotto], I, New York, 1952, p. 545. URL consultato il 6 mar 2021.
  37. ^ Livio, XXII, 10 ss. e XXV, 2.1.
  38. ^ (EN) T. Robert S. Broughton, The magistrates of the Roman Republic[collegamento interrotto], I, New York, 1952, p. 506. URL consultato il 27-12-2020.
  39. ^ Cassio Dione, LIV, 36.1; SvetonioVite dei Cesari, Augusto, 31.5; Tacito, Annales, III, 58.2-3.
  40. ^ (EN) T. Robert S. Broughton, The magistrates of the Roman Republic[collegamento interrotto], I, New York, 1952, p. 526. URL consultato il 27-12-2020.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
  Portale Antica Roma: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di Antica Roma