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Alexander Godunov

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Aleksandr Borisovič Godunov, anglicizzato in Alexander e detto Sasha (in russo Александр Борисович Годунов?; Sachalin, 28 novembre 1949Hollywood, 18 maggio 1995), è stato un ballerino e attore sovietico naturalizzato statunitense.

Nasce sull'isola di Sachalin da Boris Godunov e Lidia Nicholaevna Studentova, ed ha un fratello di nome Oleg. Quando lui ha appena tre anni i genitori si separano e il padre abbandona la famiglia, così la madre si trasferisce coi figli a Riga. La madre, per allontanarlo dall'influenza dei teppisti di strada e non farlo diventare uno di loro, gli fa frequentare corsi di danza classica. A 9 anni Aleksandr Godunov viene proposto per l'ingresso alla Riga Choreography School, e su circa 250 aspiranti risulta uno dei 12 bambini ammessi; un altro degli ammessi è un bambino di nome Mikhail Baryšnikov, con cui stringe amicizia; sono due bambini piccoli di statura, che destano preoccupazione poiché sembrano non poter crescere molto, poi Godunov nella tarda adolescenza inizia a crescere davvero e sorpassa l’1.90. Si diploma nel 1966, e lo stesso anno viene inserito nel corpo di ballo giovanile di Igor' Aleksandrovič Moiseev. Nel 1971 viene selezionato nel corpo di ballo del Teatro Bol'šoj di Mosca; presto intreccia una relazione con la più esperta collega Lyudmila Vlasova, nata Markova, che per lui lascia il ricco marito, il rinomato ballerino e coreografo Stanislav Vlasov, e va a vivere nel suo piccolo appartamento; lei ottiene il divorzio in breve tempo, e già entro l’anno si sposano. È importante per lui anche l’incontro con il maestro di balletto Aleksej Ermolaev, ex primo ballerino, il quale gli insegna ad andare oltre la tecnica e a creare anche un aspetto drammatico con la propria personalità e la propria espressività; in questo modo lo fa appassionare alla recitazione, che diventa parte integrante delle sue performance. Inizia anche ad emergere il suo carattere fiero che mal sopporta l’austerità comunista: al Bol'šoj vogliono persino che si faccia tagliare i suoi capelli lunghi, ma lui sempre rifiuta. Nel 1973 l'étoile Majja Michajlovna Pliseckaja lo vuole come primo ballerino per Il lago dei cigni, anche per la tournée di giugno-luglio-agosto negli Stati Uniti d'America, nazione di cui si innamora e in cui sogna di trasferirsi.[1][2]

Nell'estate 1974 Godunov con il corpo di ballo del Bol'šoj compie una nuova tournée negli Stati Uniti d'America, raccogliendo elogi di pubblico e critica, troppi per il governo sovietico poiché poco prima, a giugno, l'amico Baryšnikov, in forza al Kirov Ballet di Leningrado, trovandosi in tournée in Canada aveva chiesto asilo politico, suscitando in lui grande invidia, e non aveva fatto più ritorno in patria; il regime teme che le sirene americane possano attrarre anche lui, perciò gli viene impedito di partecipare alle successive tournée, e con suo grande rammarico è costretto ad esibirsi soltanto in patria.[3]

La prima ballerina con cui Godunov danza più spesso è la Pliseckaja, ma anche con la moglie costituisce una nota coppia sul palcoscenico e nella vita; guadagnano prestigio al punto che lo Stato concede loro una limousine per andare a teatro. Ma in lui cova sempre il sogno americano, anche se non lo dice a nessuno. La sua frustrazione aumenta quando, in seguito a un litigio col direttore artistico Jurij Grigorovič, viene messo da parte, giungendo a non danzare anche per mesi, ed è tale da farlo persino dubitare delle proprie capacità coreutiche. Così, nel momento più difficile della sua carriera, non gli sembra vero che gli venga permesso di partecipare alla lunga tournée statunitense di agosto-settembre 1979, organizzata dalla Columbia Artists Management e dalla Nederlander Producing Company of America, come uno dei primi ballerini; alla tournée avrebbe partecipato anche sua moglie Lyudmila; in Godunov matura una sola certezza: chiederà asilo politico e non tornerà più in patria. Le prime quattro settimane della tournée si svolgono a New York, con i balletti da rappresentarsi a Manhattan al Lincoln Center Theater, iniziando da martedì 1º agosto; la compagnia alloggia al Mayflower Hotel. Durante l'ultima delle quattro settimane, mercoledì 22 agosto Godunov si decide ad agire, anche se non riesce a isolarsi con sua moglie per consultarla e tentare di portarla con sé, e non si fida a parlare con lei telefonicamente per paura di essere intercettato; così, con in tasca appena 75 centesimi, accompagnato da alcune persone non identificate si reca negli uffici dell'immigrazione al 26 di Federal Plaza e richiede asilo politico. Viene così portato nella sezione newyorkese dello United States Immigration and Naturalization Service, all'interno dello stesso palazzo, dove enuncia la motivazione: in URSS era "frenato nella propria vita artistica"; avvisa inoltre che i sovietici cercheranno di rimpatriare immediatamente e a forza la moglie e collega, anch’ella membro della compagnia, la quale certamente vorrebbe restare in America con lui. Il direttore di sezione, avvocato George Vician, si prende un giorno per decidere, e il danzatore viene portato in una località segreta. Vician consulta telefonicamente gli U.S. Citizenship and Immigration Services di Burlington, nel Vermont, e gli Washington Headquarters Services del Dipartimento della Difesa, e ne ricava il parere che Godunov se costretto a tornare in Unione Sovietica avrebbe subito persecuzioni, perciò accetta la sua richiesta conferendogli un permesso di soggiorno per asilo politico della durata di un anno ma rinnovabile. Il giorno dopo, giovedì 23, Vician annuncia alla stampa l'avvenimento, e Godunov stesso dalla località segreta, essendosi anche tutelato con un avvocato di nome Orville H. Schell, rilascia al New York Times, attraverso ben due intermediari, la dichiarazione di voler "guardare avanti per espandere la mia esperienza e lavorare in nuovi ambiti della danza". Nel frattempo i giornalisti telefonano al Mayflower Hotel per ottenere dichiarazioni da qualcuno responsabile del corpo di ballo, il quale parlando solo russo nega qualsiasi dichiarazione; è poi la produttrice esecutiva della Nederlander, Linda Libman, attraverso un comunicato stampa, ad esprimere la prima dichiarazione della controparte: "totale sorpresa" e "grande rammarico" sia da parte dell'amministrazione del Teatro Bol'šoj che da quella dei produttori americani. I dettagli dell'avvenimento vengono infine divulgati alla stampa da Verne Jervis, portavoce della sede nazionale dello United States Immigration and Naturalization Service, nella capitale Washington. In serata la compagnia del Bol'šoj mette in scena come nulla fosse il balletto The Legend of Love, opera dello stesso direttore artistico Grigorovič musicata da Arif Məlikov, nella quale Godunov comunque non avrebbe dovuto danzare.

Come previsto da Godunov stesso, una volta diffusasi la notizia il pomeriggio di venerdì 24 Lyudmila Vlasova viene prelevata da autorità diplomatiche sovietiche, portata al JFK International Airport e messa su un aereo di linea sovietico della Aeroflot (considerato esso stesso territorio sovietico a tutti gli effetti) che la sera sarebbe decollato diretto a Mosca, una partenza non anticipata che avrebbe dovuto far credere volontario il rientro in patria della ballerina. Ma la polizia statunitense blocca l'aeroplano, e per coordinare l'incidente diplomatico imminente, attorno alle 16 viene allertato il segretario di Stato facente funzione Warren Christopher, supplente del titolare Cyrus Vance (in vacanza), il quale, in contatto con il presidente Jimmy Carter in persona, chiede di poter sentire il parere della donna senza la presenza di autorità sovietiche; i sovietici negano però alle autorità statunitensi persino di salire sul loro aereo, e anch'essi chiedono di poter parlare con Godunov, ma anche il ballerino rifiuta. Infine gli statunitensi propongono di affiancare all'aereo un veicolo aeroportuale per poter parlare con Lyudmila Vlasova, ma i sovietici non danno una risposta immediata. Nella tarda serata di domenica 26, la compagnia del Bol'šoj vola a Chicago proseguendo così la tournée, avendo promosso il collega Leonid Koslov come rimpiazzo di Godunov.

Dopo quasi tre giorni di stallo in aeroporto, all'alba di lunedì 27 i sovietici accettano la proposta americana, così una delegazione capeggiata dall'agente diplomatico Donald F. McHenry sale su di un mezzo aeroportuale, il quale affianca l'aereo sovietico e si innalza all'altezza dell'ingresso; è presente anche un medico, per verificare che la ballerina non sia stata sedata, mentre Godunov è in disparte in un van della polizia. Lyudmila Vlasova, dall'interno dell'aereo sovietico con il portellone aperto, rinuncia a prendere una lettera scritta dal marito che le viene porta, afferma che lo ama ma nega la volontà di rimanere negli Stati Uniti e afferma quella di tornare in patria; così, accertata in circa 25 minuti la libera volontà della donna, all'aereo viene dato il permesso di decollare, e alle 6:39 si stacca da terra. Martedì 28 la moglie di Godunov atterra a Mosca, venendo accolta da sua madre in lacrime, da fiori e da uno stuolo di giornalisti. Un bollettino radio ne annuncia il ritorno e la TASS, l'agenzia di stampa governativa, emana un dispaccio che loda la vittoria sovietica sulla “provocazione delle forze speciali americane, che hanno fatto il massimo per far sì che Vlasova rifiutasse di tornare a casa". Circa due ore dopo la stessa TASS diffonde le dichiarazioni della ballerina, la quale afferma che "il tentativo delle autorità americane di convincermi a non ritornare a casa è stato un atto di rude arbitrarietà, un atto di brutalità contro i passeggeri, donne e bambini”. Ancora quattro ore dopo la TASS emana un altro comunicato stampa, nel quale viene affermato che le autorità statunitensi avrebbero promesso alla Vlasova, se avesse accettato di rimanere, un passaporto statunitense immediato che le sarebbe stato portato direttamente sull’aereo e altri benefici, il tutto mirando a fare “uno scandalo antisovietico rumoroso e sensazionalistico”; il comunicato continua dando “merito alla Vlasova di aver saputo velocemente vedere le sporche intenzioni dietro le insistenti richieste”, e viene affermato che “ella stessa ha considerato le azioni degli americani arroganti e barbare, e che ciò che voleva era solo che l’aereo, il suo equipaggio e i suoi passeggeri venissero lasciati liberi”; infine la TASS rimarca che “è ironico che questo vero brigantaggio contro un gruppo di persone perfettamente innocenti abbia avuto luogo in una nazione dove certi ambienti continuano a sostenere libertà e difesa dei diritti umani”.

Invece a Manhattan il mattino di mercoledì 29, Godunov presso l'associazione New York City Bar tiene la propria conferenza stampa; il suo inglese è buono, ma ottiene comunque come interprete d'eccezione l'insigne letterato Joseph Brodsky. Godunov innanzitutto ringrazia le autorità statunitensi per i loro tremendi sforzi e si scusa per l'inconveniente che ha causato a così tante persone, ribadendo che il voler vivere negli Stati Uniti è stata una sua libera scelta, dovuta esclusivamente a ragioni artistiche, precisamente il poter danzare in modo più frequente di quello che viene concesso in Unione Sovietica, e il poter anche avere uno sviluppo artistico, poiché in patria non avrebbe nemmeno potuto lavorare con i coreografi di altre nazioni; e dichiara che è proprio quello che vuole fare, affermando di essere pieno di salute e di energia. Riguardo a sua moglie, Godunov afferma che al momento della defezione non aveva potuto contattarla, e che ormai essendo giunto il momento del coprifuoco, ovvero del rientro obbligato per i ballerini, se fosse ritornato a consultarla non avrebbe più potuto uscire dall'hotel; dice inoltre che in passato fra di loro avevano parlato dei ballerini sovietici che avevano lasciato la nazione, e che se dopo la sua defezione lui e la moglie avessero potuto incontrarsi e parlarsi non si sarebbero separati; però ribadisce anche che finché la consorte si trova a Mosca non si esprime sul fatto se anche lei volesse fare defezione o meno; afferma comunque di sperare di rivederla. La conferenza stampa dura circa tre quarti d'ora. A Los Angeles, domenica 16 settembre dopo l'ultima esibizione allo Shrine Auditorium altri due ballerini della compagnia del Bol'šoj, proprio Leonid Koslov, il rimpiazzo di Godunov, e sua moglie Valentina Koslova, seguono l'esempio, chiamando la polizia e facendosi scortare fuori dal teatro per chiedere poi asilo politico.[4][5][6]

A New York Godunov diviene primo ballerino dell'American Ballet Theatre; la prima ballerina è Cynthia Gregory, sua grande ammiratrice, la quale aveva sperato che abbandonasse l'Unione Sovietica per poter ballare con lui. Godunov deve adattarsi ai ritmi molto più frenetici della compagnia statunitense (poche prove ed esibizioni quasi tutte le sere), che lo paga 5.500 dollari la settimana, ma poi si adatta al ritmo, e capisce che essere sul palcoscenico è la cosa migliore per lui. A settembre del 1980 diventa direttore artistico dell'American Ballet il connazionale e vecchio amico Michail Baryšnikov, ma nel 1982 per uno scontro con lui ne viene allontanato, e decide di abbandonare la danza per fare l'attore. Approda perciò a Hollywood dove inizia la carriera, con la decisione di rifiutare qualunque ruolo inerente la danza. Come attore è noto per aver interpretato il ruolo del biondo terrorista Karl in Die Hard - Trappola di cristallo (1988) e il ruolo di Scarabis (il cattivo) in Waxwork 2 - Bentornati al museo delle cere (1992). Categorizzato come cattivo a causa della sua espressione truce e decisa e dei suoi capelli lunghi, trova difficoltà ad avere ruoli, e saltuariamente deve fare l'insegnante di danza alla Lichine Ballet Academy, di Beverly Hills. Muore prematuramente nella sua casa alle Shoreham Towers, a causa di una epatite causata dalla sua dipendenza dall'alcol.[7]

Dal 1981 al 1988 è stato legato sentimentalmente all'attrice Jacqueline Bisset.

Filmografia parziale

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Doppiatori italiani

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Nelle versioni in italiano delle opere in cui ha recitato, Alexander Godunov è stato doppiato da:

  1. ^ (EN) Clive Barnes, Ballet: Strong Bolshoi Company, Big/ Little Bonus, in The New York Times, 27 giugno 1973. URL consultato il 13 giugno 2024.
  2. ^ magnumSuper, Alexander Godunov, Alexey Yermolayev, 3 febbraio 2010. URL consultato il 12 dicembre 2024.
  3. ^ (EN) Anna Kisselgoff, Aleksandr Galunov, Bolshoi Dancer With a Difference, in The New York Times, 18 settembre 1974. URL consultato il 13 giugno 2024.
  4. ^ Quelli che scapparono dall’URSS, in ilpost.it, 30 novembre 2011. URL consultato il 23 gennaio 2016.
  5. ^ (EN) Eric Pace, Godunov, Bolshoi Dancer, Defects to U.S., in The New York Times, 24 agosto 1979. URL consultato il 14 giugno 2024.
  6. ^ Godunov Says Defection Was for Artistic Reasons, su nytimes.com.
  7. ^ La biografia di Alexander Godunov, su comingsoon.it, comingsoon.it. URL consultato il 23 gennaio 2016.

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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