Orsogufo

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Un orsogufo in Baldur's Gate III

L'orsogufo (in inglese owlbear o owl bear) è una creatura presente nel gioco di ruolo Dungeons & Dragons e in altre ambientazioni fantasy; introdotto nel 1975, è diventato uno dei mostri più iconici della serie[1][2].

Creazione e sviluppo[modifica | modifica wikitesto]

L'orsogufo venne creato da Gary Gygax negli anni 1970; in quel periodo Gygax era alla ricerca di spunti per introdurre nuovi mostri per le partite di Chainmail che stava masterizzando, e che sarebbero poi diventati parte del corpus di creature di un altro gioco che stava sviluppando, ossia Dungeons & Dragons. Tra le varie cose a cui Gygax si ispirò vi era una serie di mostriciattoli di plastica prodotti da un'azienda di Hong Kong, simili a dinosauri, a kaijū o ad altri mostri mitologici, che in quel periodo venivano venduti etichettandoli come "animali preistorici": da questi Gygax trasse, tra gli altri, l'orsogufo, la bulette, l'umber hulk, il mostro di ruggine e il verme purpureo[2][3][4]. La figurina che fece da base per l'orsogufo era una creatura bipede, pelosa e ingobbita, con una tozza e spessa coda, un lungo becco e una specie di chierica o toupet in testa; si trattava plausibilmente di un kappa (o, meno probabilmente, di un kaijū come Gomora o Telesdon)[2].

La scheda dell'orsogufo venne pubblicata nel primo supplemento di Greyhawk del 1975, accompagnata da un'immagine che non aveva nulla a che vedere con la figurina di plastica che l'aveva ispirata, rispecchiando invece il nome e la descrizione del mostro, essendo un incrocio tra un orso e un gufo. Nella prima edizione del Monster Manual del 1977 invece, l'immagine, disegnata da David Sutherland, riproduce fedelmente il suddetto mostriciattolo[2][3][4]. Nelle pubblicazioni successive l'aspetto è variabile, ma generalmente viene rappresentato come una creatura quadrupede con corpo ursino e capo da rapace[4] (sebbene in alcuni casi sembri più una testa d'aquila che non di gufo, rendendo l'orsogufo più simile a un grifone[5]).

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La descrizione dell'orsogufo nei vari manuali ha subito leggere variazioni; per sommi capi, è alto dai 2,5 ai 3 metri (quando eretto sulle zampe posteriori), pesante fino a 680 Kg, con il corpo da orso e la testa da gufo. È carnivoro, noto per la sua ferocia e aggressività, e preda qualunque cosa sia più grande di un topo; il suo attacco tipico consiste di un "abbraccio" e di una beccata. È diurno, dimora in grotte o rovine ed è una creatura solitaria, che vive in coppia solo quanto basta per crescere i cuccioli; è oviparo, e le sue uova hanno un grande valore commerciale; va in letargo d'inverno e la durata media della vita è di circa vent'anni[2][4][6].

Nell'ambientazione di D&D, l'origine degli orsigufi è misteriosa, e nei primi manuali si dice siano stati prodotti dagli esperimenti genetici di un mago impazzito; nella quarta edizione di D&D si suggerisce invece che provengano dalle Feywild (uno dei piani di D&D), e nella quinta vengono citate entrambe le ipotesi[4][5]; quale che sia l'origine, gli orsigufi si trovano ora in tutte le foreste dei Forgotten Realms[6]. Vi sono molte varianti di orsogufo, tra cui quello delle nevi, quello a due teste e quello volante[4][6].

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Dalla sua introduzione nel supplemento di Greyhawk del 1975, l'orsogufo è presente in tutte le edizioni di Dungeons & Dragons, apparendo in diversi manuali e supplementi, inclusi Monster Manual (1977), Monstrous Compendium Volume One (1989), Dungeons & Dragons Game set (1991), Dungeons & Dragons Rules Cyclopedia (1991), Monstrous Manual (1993, dove è disegnato da Tony DiTerlizzi), Classic Dungeons & Dragons Game set (1994), Monstrous Compendium Annual Volume Three (1996), Dungeons & Dragons Adventure Game set (1999), Monster Manual (2000-2003), Unapproachable East (2003), Bestiary of Kyrnn (2004-2007), Monster Manual (2008) e Monster Manual (2014), nonché in diversi numeri di Dungeon Adventures[4].

Compare in un buon numero di romanzi, fumetti e videogiochi di D&D (incluso Baldur's Gate III, dove i giocatori possono adottare un cucciolo di orsogufo[7]) e nel film del 2023 Dungeons & Dragons - L'onore dei ladri, dove l'orsogufo è una delle forme animali che è in grado di assumere il personaggio di Doric, una druida (cosa che ha generato malumore in alcuni fan, dato che da regolamento i druidi non potrebbero trasformarsi in orsigufi)[8][9].

Al di fuori di Dungeons & Dragons, l'orsogufo è presente in Pathfinder[5][10], come anche in diversi retrocloni di D&D, anche se con nome diverso. Gli orsigufi, o creature ad essi ispirate, appaiono in numerose altre ambientazioni fantasy, come Warcraft (i silvagufi, che erano chiamati proprio owlbears nel manuale di Warcraft III: Reign of Chaos[11]) ed EverQuest[12].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Most Iconic D&D Monsters And Their Lore, su GameRant. URL consultato il 19 dicembre 2023.
  2. ^ a b c d e (EN) RPG Evolution: The Plastic Ancestry of the Owlbear, su EN World, 2 luglio 2020. URL consultato il 19 dicembre 2023.
  3. ^ a b (EN) Tony DiTerlizzi, Owlbears, Rust Monsters and Bulettes, Oh My!, su diterlizzi.com, 23 dicembre 2013. URL consultato il 19 dicembre 2023.
  4. ^ a b c d e f g (EN) Deep Dive - The Owlbear, su Dump Stat. URL consultato il 20 dicembre 2023.
  5. ^ a b c Orsogufo: chi l’ha fatto meglio?, su Cercatori di Atlantide, 27 marzo 2021. URL consultato il 19 dicembre 2023.
  6. ^ a b c (EN) What Is an Owlbear?, su Dungeons & Dragons. URL consultato il 19 dicembre 2023.
  7. ^ (EN) How to Get the Owlbear Cub, su IGN. URL consultato il 20 dicembre 2023.
  8. ^ (EN) Rob Bricken, The New Dungeons & Dragons Movie Had Me at Owlbear, su Gizmodo, 29 luglio 2022. URL consultato il 19 dicembre 2023.
  9. ^ (EN) Matt Morrison, Dungeons & Dragons’ Owlbear Controversy Has A Secret Game Explanation, su Screen Rant, 13 aprile 2023. URL consultato il 19 dicembre 2023.
  10. ^ (EN) Owlbear, su d20PFSRD. URL consultato il 20 dicembre 2023.
  11. ^ Blizzard Entertainment, manuale d gioco di Warcraft III: Reign of Chaos, p. 87.
  12. ^ (EN) Owlbear, su Giant Bombs. URL consultato il 20 dicembre 2023.