Onorato Rey di Villarey

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Onorato Rey di Villarey
Busto del Generale Villarey.
NascitaMentone, 22 ottobre 1816
MorteOliosi località Mongabia, 24 giugno 1866
Cause della morteCaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera di Monaco Principato di Monaco
Bandiera del Regno di Sardegna Regno di Sardegna
Regno d'Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
Anni di servizio1828 - 1866
GradoMaggior Generale
ComandantiAlfonso La Marmora
GuerrePrima guerra d'indipendenza italiana
Seconda guerra d'indipendenza italiana
Terza guerra d'indipendenza italiana
CampagneCampagna contro il brigantaggio
BattaglieBattaglia di San Martino
Battaglia di Custoza
Comandante diBrigata "Re"
Brigata "Pisa"
Decorazionivedi qui
dati tratti da Vite degli italiani benemeriti della Libertà e della Patria morti combattendo[1]
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Onorato Alberto Vittorio Ladislao Rey di Villarey (Mentone, 22 ottobre 1816Oliosi, 24 giugno 1866) è stato un generale italiano, che combatté durante la Prima, Seconda e Terza guerra d'indipendenza. Si distinse particolarmente nella seconda, dove fu insignito della Croce di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia e di quella della Legion d'onore, e nella terza, durante la quale fu decorato con la Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Oliosi, lapide risorgimentale.

Biografia e discendenza[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Mentone, all'epoca nel Principato di Monaco, il 2 ottobre 1816, figlio del Cavaliere Carlo Antonio e della Nobildonna Teresa Emery.[1] Il 28 marzo 1828,[2] all'età di dodici anni, si arruolò come cadetto nei Carabinieri monegaschi, ma il 1 giugno 1833 si trasferì a Genova dove entrò come allievo nel Collegio della Regia Marina sabauda, da dove uscì con il grado di sottotenente il 21 agosto 1837, assegnato al Battaglione Real Navi.[2] Rientrato a Mentone un anno dopo per questioni familiari, con il grado di Aiutante maggiore ritornò a far parte del Corpo dei Carabinieri monegaschi, con nomina a partire dal 29 dicembre 1839.[2] A partire dal 23 aprile 1842, con il grado di capitano, fu chiamato a prestare servizio nel 1º Reggimento di fanteria della Brigata "Savoia".[2]

Con lo scoppio della prima guerra d'indipendenza italiana, a partire dal 22 marzo 1848[2] si distinse nei combattimenti di Monzambano e Borghetto (9 aprile), Sandrà e Pastrengo (29 e 30 aprile), di Sommacampagna e Volta (dal 23 al 27 luglio).[2] Prese parte anche alla campagna del 1849 che terminò con la sconfitta di Novara. Promosso maggiore il 18 novembre 1852[2] fu trasferito al 2º Reggimento della Brigata "Savoia", e il 27 settembre 1857 ricevette la Croce di Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro.[3]

Nel corso della seconda guerra d'indipendenza prese parte allo scontro di Madonna della Scoperta[3] e per il comportamento tenuto sul campo di battaglia venne premiato con la Croce di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia.[3] Promosso tenente colonnello il 26 settembre 1859, assunse il comando del 20º Reggimento della neocostituita Brigata "Brescia"[3] e il 2 gennaio 1860 ricevette la Croce di Cavaliere della Legion d'onore.[4]

Inquadrato nel 20º Reggimento di fanteria, partecipò col grado di colonnello, ricevuto il 17 novembre 1860, alla campagna di conquista delle legazioni pontificie di Marche e Umbria.[4] Promosso al rango di maggior generale il 26 dicembre 1861,[4] venne posto a comando della Brigata "Re"[5] e poi della zona militare di Gaeta quando la sua brigata fu trasferita di stanza a Genova, e successivamente a Novara.[4] Alla fine del 1864 fu posto in posizione quadro a disposizione del Ministero della Guerra.[4]

La battaglia di Custoza[modifica | modifica wikitesto]

Nel corso della terza guerra d'indipendenza riassunse il comando della Brigata "Re", e venne impiegato nell'offensiva contro le forze austriache in Veneto.[4] Una volta passato il Mincio, il generale venne mandato con le sue truppe in avanscoperta lungo la strada Valeggio-Castelnuovo. Appostatosi nei pressi di Monte Vento in attesa del resto della divisione, si mosse rapidamente verso Oliosi, dove l'avanguardia della 5ª Divisione minacciava di essere accerchiata dagli Austriaci. Alla testa dei suoi soldati e del 18º bersaglieri, raggiunse la località di Mongabia dove ingaggiò un violento scontro a fuoco con la brigata austriaca "Benko". Lanciatosi in prima linea durante l'assalto al saliente di Monte Cricco (o Cricol) venne ferito a morte.[4] Lasciò il figlio Stanislas che sposò Olga dei conti Evreinof di San Pietroburgo. La famiglia si è estinta con il bisnipote Giancarlo (senza discendenza) e la sorella Maria Ludovica, sposata nel 1950 a Federico Gamna.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
«Per essersi distinto alla Madonna della Scoperta, dove con irresistibile ardore spingeva il suo battaglione all'attacco alla baionetta, e in tutto il tempo dell'azione moltiplicavasi per far riuscire il movimento»
— 12 luglio 1859[6]
Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Pel mirabile valore dimostrato nel sostenere il combattimento alla testa della sua brigata, finché non cadde colpito da vari colpi di arma da fuoco. Morto sul campo. Custoza, 24 giugno 1866.»
— 6 dicembre 1866[7]
Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
— Regio Decreto 27 settembre 1857

Onorificenze straniere[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere dell'Ordine della Legion d'onore - nastrino per uniforme ordinaria
Médaille commémorative de la campagne d'Italie 1859 (Francia) - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b D'Ayala 1868, p. 356.
  2. ^ a b c d e f g D'Ayala 1868, p. 357.
  3. ^ a b c d D'Ayala 1868, p. 358.
  4. ^ a b c d e f g D'Ayala 1868, p. 359.
  5. ^ La Brigata "Re" fu costituita ufficialmente l'11 aprile 1861 in sostituzione della disciolata Brigata "Savoia", e posta di guarnigione a Gaeta. L'unità, insieme alla Brigata "Bologna", faceva parte della 14ª Divisione.
  6. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
  7. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Corpo di Stato Maggiore, La campagna del 1866 in Italia. Tomo I, Roma, Carlo Voghera Tipografo, 1875.
  • Mario D'Ayala, Vite degli italiani benemeriti della Libertà e della Patria morti combattendo, Firenze, M. Cellini e C., 1868.
  • Società dei Reduci della Crimea, Ricordo della spedizione sarda in Oriente 1855-1856, Torino, Vincenzo Bona, 1884, ISBN 8-89173-898-0.
  • (EN) Geoffrey Wawro, The Austro-Prussian War: Austria's War with Prussia and Italy in 1866, Cambridge, Cambridge University Press, 1997, ISBN 0-52162-951-9.

Periodici[modifica | modifica wikitesto]

  • H. Nelson Gay, Difficoltà, glorie ed errori della campagna del 1848, in Nuova Antologia di Lettere, Scienze e Arti, CLXXIX, Roma, Direzione della Nuova Antologia, settembre-ottobre 1915.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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