Lamberti Sorrentino

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Lamberti Sorrentino
NascitaSala Consilina, Bandiera dell'Italia Italia, 16 novembre 1899
MorteGrottaferrata, Bandiera dell'Italia Italia, 9 maggio 1993
Dati militari
Paese servito Regno d'Italia
Forza armata Regio Esercito
CorpoArditi
RepartoArma di fanteria
Anni di servizio1915-18
Grado Sottotenente
Guerre
Battaglie
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Lamberti Sorrentino (Sala Consilina, 16 novembre 1899Grottaferrata, 9 maggio 1993) è stato un giornalista, rivoluzionario e critico letterario italiano. Fu volontario militare durante la prima guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

A sei anni si trasferì con la famiglia, prima in Sicilia, poi a Matera. A Napoli, ospitato da una zia, frequentò l'istituto tecnico, assiduo nell'attività di palestra e nella biblioteca nazionale. Si sposò due volte, ed ebbe due figlie.

Carriera[modifica | modifica wikitesto]

Terminata la grande guerra, in cui era stato sottotenente, partecipò alla presa della città di Fiume, come seguace di D'Annunzio, con cui più volte entrò in contrasto, a causa della sua tempra di ribelle. Congedatosi, passò a suo dire «un anno pessimo» a Sala Consilina.[1] Era amico di Luigi Bakunin, figlio del rivoluzionario Michail Bakunin. La sua carriera giornalistica iniziò come corrispondente per il quotidiano Roma, scrivendo articoli di critica letteraria.

In America latina e il ritorno in Italia[modifica | modifica wikitesto]

Avrebbe voluto emigrare in Congo Belga, ma dal 1923 si recò in Brasile, a San Paolo, dove si fece coinvolgere dall'ondata rivoluzionaria, vivendo per sei mesi nella foresta vergine. La rivoluzione venne repressa, e Lamberti fuggì in Argentina (ospitato dal professore anarchico Emilio Zuccarini) poiché era stato condannato a morte in contumacia. Si stabilì lì, dopo essersi sposato, cominciò a scrivere per il quotidiano La Nacion, con articoli in cui raccontava la «grande avventura» delle pampas. Come raccontò Indro Montanelli, venne chiamato dai suoi colleghi «il pampero».[1] Collaborò alla «Patria degli Italiani» e divenne poi redattore capo de «Il Mattino d'Italia».[1] Successivamente collaborò per come inviato speciale con grandi reportage in Italia e all'estero per il settimanale «Epoca», fondato anche da Mondadori nel 1950. Partecipò come attore in Domani è un altro giorno, accanto ad Anna Maria Ferrero e Arnoldo Foà.

Al suo ritorno, cominciò un'attività giornalistica assidua per il regime, come corrispondente durante le guerre di Etiopia, Spagna e Albania. "In Africa Orientale fondò il Corriere Sudetiopico; dalla Spagna, quale responsabile dei servizi giornalistici italiani, oltre che per la carta stampata, firmò servizi anche per la radio.[1] Dalla fine degli anni trenta scrisse per Il Telegrafo di Giovanni Ansaldo, il Tempo e l'omonima rivista della Mondadori, diretta da Indro Montanelli. Fu tra i primi giornalisti «a recarsi di persona nelle retrovie e sui campi di battaglia» durante le campagne d'Africa e Russia, nella seconda guerra mondiale, di cui previde la sconfitta dei tedeschi e i futuri cambiamenti dell'Urss. Proprio di ritorno dalla Russia fu catturato dalla Gestapo e trattenuto nel campo di concentramento di Mauthausen: fu liberato dagli Americani nel 1945. Fu molto amico del genero di Mussolini, il conte Ciano, che lo cita nei suoi Diari.[1] "A lui va il merito di aver creato il ”fototesto”, ovvero quel particolare spazio in cui ciò che l'articolo non dice viene narrato dalle immagini."[2][3][4]

Successivamente dal 1960 al 1961 fu corrispondente Rai dal Canada. Morto a Grottaferrata, venne sepolto, per suo volere nel cimitero cittadino di Sala Consilina.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • Tropico (dramma in memoria della moglie Susy).
  • Questa Spagna (1939)
  • Isba e steppa (1947)
  • Io soldato d'Europa (1953)
  • Pechino contro Mosca (1960)
  • Che Guevara è morto a Cuba (1972)
  • Sognare a Mauthausen (1978)
  • Da Bel Ami a Lili Marlene[5] (1980)

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

Nella cultura[modifica | modifica wikitesto]

  • A lui sono state dedicate quattro edizioni del Premio giornalistico «Cronisti di guerra».[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e Uomini illustri di Sala Consilina - Centro Studi Vallo di Diano, su centrostudivallodidiano.it. URL consultato il 9 novembre 2018.
  2. ^ a b Per due giorni Sala Consilina capitale dei giornalisti di guerra - ValloWeb.com, su valloweb.com. URL consultato il 9 novembre 2018.
  3. ^ presentazione Premio Giornalismo 'Lamberti Sorrentino', in CasertaNews. URL consultato il 9 novembre 2018.
  4. ^ Nasce l'associazione giornalisti locali "Lamberti Sorrentino" - Info Cilento, in Info Cilento, 29 maggio 2018. URL consultato il 9 novembre 2018.
  5. ^ Da Belami a Lili Marlene - Lamberti Sorrentino - Libro - Bompiani - | IBS, su ibs.it. URL consultato il 9 novembre 2018.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Lamberti Sorrentino nel centenario della nascita. 1899-1999, Città di Sala Consilina.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN57740825 · ISNI (EN0000 0000 2156 5095 · SBN IEIV011029 · LCCN (ENn79060298 · GND (DE1234730820 · J9U (ENHE987007279718805171 · WorldCat Identities (ENlccn-n79060298