Collegio degli Augustali

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Coordinate: 40°48′24.24″N 14°20′52.14″E / 40.806733°N 14.347816°E40.806733; 14.347816
Il Collegio degli Augustali

Il Collegio degli Augustali è un edificio religioso di epoca romana, sepolto durante l'eruzione del Vesuvio del 79 è ritrovato a seguito degli scavi archeologici dell'antica Ercolano: al suo interno, probabilmente, si riuniva il collegio sacerdotale dei Sodales Augustales[1].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'epigrafe

Il Collegio degli Augustali fu costruito alla fine del I secolo a.C., probabilmente intorno al 14 a.C., nel periodo augusteo, durante la sistemazione dell'intera area[2]: l'edificio fu voluto e finanziato dai due fratelli A. Lucius Proculus e A. Lucius Iulianus, i quali offrirono, nel giorno dell'inaugurazione, anche un banchetto sia agli Augustali che ai decurioni, come si legge in un'epigrafe ritrovata il 25 novembre 1960, a circa due metri dal pavimento ed oggi posta su una parete laterale del Collegio, che riporta la scritta:

«AVGVSTO SACRVM A.A.LVCII A. FILII . MEN PROCVLVS ET IVLIANVS P. S. DEDICATIONE DECVRIONIBVS ET AVGUSTALIBVS CENAM DEDERVNT[3]»

È quindi ipotizzabile che la struttura venisse utilizzata come sede delle riunioni degli Augustali, testimoniato anche da alcuni frammenti posti su di una parete, sui quali erano incisi i nomi degli appartenenti alla categoria: tuttavia però, questi erano in numero elevato, considerando che Pozzuoli, molto più grande di Ercolano, ne aveva di meno e quindi potrebbe trattarsi di una semplice lista di cittadini liberi[2]. Il Collegio venne restaurato a seguito del terremoto di Pompei del 62, tra la fine dell'epoca neroniana e l'inizio di quella flavia: fu in tale periodo che venne aggiunto il sacello, decorate le colonne e costruito un ambiente di servizio[2]. Sepolto sotto una coltre di fango a seguito delle colate piroclastiche provocate dall'eruzione del Vesuvio del 79, poi solidificatosi in tufo, venne ritrovato il 18 maggio 1740 durante le indagini, tramite cunicoli, di Roque Joaquín de Alcubierre: le esplorazioni durarono pochi giorni, fino al 21 maggio, riportando alla luce diverse statue[4]; si tracciarono inoltre le prime mappe dell'edificio, edita la prima nel 1743 ed una seconda nel 1754[5]. Una seconda fase di scavo, questa volta a cielo aperto, si ebbe a partire dal 2 novembre 1960, ad opera di Amedeo Maiuri, il quale, nel primo mese di lavoro, riportò alla luce il solaio e la navata centrale; in seguito, dal 16 ottobre al 14 novembre 1961, venne completato l'indagine del resto dell'edificio[4]; tra gli anni novanta e l'inizio del nuovo millennio furono svolti piccoli interventi di restauro e manutenzione[6].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

L'affresco di Ercole tra Giunone e Minerva

La parte esterna del Collegio degli Augustali era originariamente rivestita in gesso e poi intonacata in bianco, di cui si notano ancora diverse tracce[7]; l'accesso è consentito tramite due ingressi: quello principale è posto sul decumano massimo ed è preceduto da un breve corridoio e presenta ancora lo stipite in legno carbonizzato[8], mentre quello secondario si trova lungo il III cardine ed è caratterizzato da una soglia realizzata in blocchi di piperno[6]; in una colonna nei pressi dell'ingresso principale inoltre venne anche ritrovato un graffito nel quale erano menzionate tre persone[3]. L'interno è a pianta quadrata[9] e formato da un unico ambiente diviso in tre navate tramite quattro colonne in stile tuscanico, disposte al centro, che hanno anche la funzione di sostenere il lucernaio: quest'ultimo, crollato a seguito dell'eruzione, era circondato da un basso muretto dal quale partivano quattro colonnine su cui poggiava un tetto a falde con ai lati quattro grosse aperture per consentire una buona illuminazione[10]; le quattro colonne sono scanalate, presentano un plinto in piperno ed il capitello, fatto dello stesso materiale, è decorato, soprattutto nelle due di fondo, con ovali e foglie, affrescate in azzurro e rosso oltre ad una cornice modanata in stucco bianco[6]. Le pareti perimetrali interne sono caratterizzate da lesene che vanno poi a chiudersi, formando degli archi ciechi, realizzati con mattoni in laterizio, mentre il solaio è in opus spicatum, con mattoni e travi di legno, alcune delle quali ancora visibili allo stato carbonizzato: esternamente il solaio presenta una pavimentazione in cocciopesto ed era probabilmente raggiungibile tramite una scala lignea[10].

Le travi in legno carbonizzate

Nella navata centrale, protetto da due muri in opus reticulatum che collegano la parete di fondo con le due colonne posteriori, si apre il sacello, a cui si accede tramite due gradini in marmo, con decorazioni alle pareti in quarto stile: l'affresco posto sulla parete centrale è inquadrato tra due colonne che sorreggono un architrave ed un timpano arcuato, ornato da drappi dorati, ghirlande di frutti e disegni geometrici[8]; le pareti laterali invece sono affrescate nella zoccolatura con maschere tragiche e quadretti miniaturistici, nella parte alta con riproduzioni di finestre, all'interno delle quali si osservano bighe guidate da Vittorie alate e nella zona centrale del pannello contornati da elementi architettonici, sono due quadretti: quello sul lato destro raffigura Ercole che lotta contro Acheloo, artefice del rapimento dell'amata Deianira, mentre quello sul lato sinistra è l'apoteosi di Ercole, con Minerva e Giunone e sullo sfondo un arcobaleno, probabile rappresentazione di Giove[8]. La pavimentazione del sacello è in opus sectile[6], con diversi tipi di marmo come il rosso antico, africano, cipollino, portasanta e pavonazzetto, disposto a forme geometriche, mentre la fascia di contorno è in bardiglio e la zoccolatura in marmo africano e cipollino con cornice liscia[8]; sul fondo è infine presente una sorta di semicolonna sulla quale era poggiata una statua, o molto più verosimilmente un busto, raffigurante Augusto, come testimoniato dall'affresco di una corona[6].

Il resto della struttura presenta pareti intonacate in rosso nella zoccolatura e in bianco nella parte superiore, oltre ad una pavimentazione in cocciopesto che è andata a ricoprire quella originale[8]: durante le esplorazioni borboniche infatti, a seguito della creazione di un cunicolo, venne messa in luce parte della pavimentazione sottostante, sempre in cocciopesto, coperta con circa venti centimetri di terra, tufo e resti di coccio[8]. Nella navata di destra, grazie alla costruzione di un muro in opus craticium, è stato ottenuto un ambiente di servizio, dove risiedeva il custode: di questo fu ritrovato il corpo carbonizzato, intrappolato sul letto a seguito della caduta di calcinacci[11]. All'interno del Collegio degli Augustali sono state rinvenute numerose statue tra cui quella di Tito, di Augusto e di Claudio, quest'ultimo raffigurato con le sembianze di Giove con in mano un fulmine, e altre raffiguranti personaggi della famiglia di Marco Nonio Balbo, come la madre, il padre e la moglie: tale tipo di sculture erano utilizzate per una chiara propaganda politica[12]; fu inoltre rinvenuto un tavolino rotondo in legno, con i piedi raffiguranti dei cani levrieri, un boccale, una conchiglia ed un fritillus[11]. Esternamente, sul lato destro dell'ingresso principale, si trova una struttura delimitata da quattro pilastri in tufo giallo, al cui interno è presente una lastra di marmo, in parte asportata dai Borbone, sulla quale poggiano quattro piccole colonne, di cui una sola intatta, mentre il resto ricostruite[6]: non si conosce la funzione, ma secondo alcuni studiosi potrebbe trattarsi di un triclinio, di una latrina o di un'area sacra[13].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ De Vos, p. 298.
  2. ^ a b c Le fasi costruttive, su ercolano.unina.it. URL consultato il 20-04-2013.
  3. ^ a b Iscrizioni e graffiti, su ercolano.unina.it. URL consultato il 20-04-2013.
  4. ^ a b Le fasi di scavo, su ercolano.unina.it. URL consultato il 20-04-2013.
  5. ^ Le mappe del Collegio, su ercolano.unina.it. URL consultato il 20-04-2013.
  6. ^ a b c d e f La struttura del Collegio degli Augustali, su ercolano.unina.it. URL consultato il 20-04-2013 (archiviato dall'url originale il 1º ottobre 2013).
  7. ^ Cenni sul Collegio degli Augustali, su sites.google.com. URL consultato il 20-04-2013 (archiviato dall'url originale il 10 ottobre 2020).
  8. ^ a b c d e f Le opere del Collegio degli Augustali, su ercolano.unina.it. URL consultato il 20-04-2013.
  9. ^ La Sede degli Augustali, su pompeiisites.org. URL consultato il 20-04-2013 (archiviato dall'url originale il 22 febbraio 2014).
  10. ^ a b Gli elementi costruttivi del Collegio, su ercolano.unina.it. URL consultato il 20-04-2013.
  11. ^ a b I reperti del Collegio, su ercolano.unina.it. URL consultato il 20-04-2013.
  12. ^ De Vos, pp. 298-300.
  13. ^ La struttura esterna, su ercolano.unina.it. URL consultato il 20-04-2013.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Arnold De Vos e Mariette De Vos, Pompei, Ercolano, Stabia, Roma, Editori Laterza, 1982, ISBN non esistente.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]