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Offensiva di Minsk
parte della operazione Bagration, nella seconda guerra mondiale sul Fronte orientale
Il 2º Corpo corazzato delle guardie entra a Minsk il 3 luglio 1944
Data25 giugno - 8 luglio 1944
LuogoBielorussia
EsitoVittoria sovietica
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
numero di soldati sconosciuto; circa 500 mezzi corazzatinumero di soldati sconosciuto; circa 2.000 mezzi corazzati
Perdite
perdite di soldati sconosciute; circa 450 mezzi corazzatiperdite di soldati sconosciute; circa 400 mezzi corazzati
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L'offensiva di Minsk (in russo: Минская наступательная операция) fu la fase decisiva della grande operazione Bagration sferrata dall'Armata Rossa dal 22 giugno 1944 contro il Gruppo d'armate Centro della Wehrmacht, durante la seconda guerra mondiale sul Fronte orientale.

A partire dal 25 giugno 1944, dopo il riuscito sfondamento del fronte tedesco a Vitebsk a nord e a Bobrujsk a sud, le forze corazzate sovietiche avanzarono in profondità convergendo in direzione della capitale bielorussa di Minsk; dopo aver superato la disperata resistenza di alcune Panzerdivision tedesche, i carri armati sovietici liberarono Minsk il 3 luglio 1944 e accerchiarono in questo modo a est della città l'intera 4. Armee tedesca, in ritirata verso ovest per cercare di sfuggire dalla trappola. Dopo drammatici combattimenti contro le truppe sovietiche che le accerchiavano da tutte le parti, le residue forze tedesche si arresero entro l'8 luglio 1944, e solo pochi superstiti riuscirono a fuggire a ovest.

L'offensiva di Minsk e la battaglia della sacca a est della città, con il completo annientamento di una intera armata tedesca, rappresentarono una grande vittoria per l'Armata Rossa e una disastrosa sconfitta per la Wehrmacht, decretando la completa riuscita dell'operazione Bagration e completando la distruzione del Gruppo d'armate Centro; lo storico statunitense R. Citino è giunto a scrivere che l'operazione Bagration rappresenta "la vittoria militare più grande di tutta la storia militare"[1].

Operazione Bagration[modifica | modifica wikitesto]

Battaglia della sacca di Minsk[modifica | modifica wikitesto]

Avanzata delle colonne corazzate sovietiche da nord[modifica | modifica wikitesto]

Nella notte del 24-25 giugno la 5 Armata corazzata della Guardia del generale Rotmistrov completò il suo nuovo schieramento e la mattina del 25 giugno diede inizio all'attacco nel settore del VI Corpo d'armata tedesco; supportati da numerosi attacchi degli Sturmovik, i carri armati sovietici avanzarono velocemente oltre le linee difensive tedesche. Nella giornata la situazione del VI Corpo divenne sempre più difficile e le divisioni tedesche iniziarono a ripiegare sotto gli attacchi dei mezzi corazzati nemici; nella notte i tedeschi rifluirono in disordine verso sud-ovest insieme ai resti del XXVII Corpo d'armata, sottoposti agli attacchi aerei sovietici e alle incursioni dei carri armati in rapida avanzata. Il 25 giugno, mentre il generale von Tippelskirch ordinava la ritirata generale, il varco nelle linee tedesche si estese per circa 60 chilometri e il giorno seguente la 5 Armata corazzata della Guardia potè avanzare per 50 chilometri in profondità verso sud-ovest e raggiunse Tolochino che venne conquistata nella notte nonostante la resistenza di reparti di carri armati pesanti tedeschi. A sud dei carri del generale Rotmistrov, avanzava con pieno successo anche il 2° Corpo corazzato della Guardia che proseguì per 25 chilometri a ovest di Orca mentre con una parte delle sue forze contribuiva all'accerchiamento della piazzaforte insieme alla 11. Armata della Guardia.

Nella giornata del 26 giugno, il VI Corpo d'armata del generale Pfeiffer non fu assolutamente in grado di stabilizzare la situazione a nord di Orca ma dovette, invece continuare la ritirata in direzione di Borisov, sopravanzato dalle colonne corazzate sovietiche che attaccavano le retrovie tedesche. La situazione era molto difficile anche per il XXVII Corpo d'armata della 4. Armee che era in ritirata a sua volta e il 27 giugno dovette impegnare parte delle sue forze per difendere la piazzaforte e parte per aprirsi la strada verso ovest. Nella mattina il comando della 4. Armee richiese l'autorizzazione ad evacuare Orca e ripiegare subito verso ovest; la situazione del XXVII Corpo d'armata era sempre più difficile; mentre il 2° Corpo corazzato della Guardia aveva superato una zona paludosa e aveva proseguito con mezzi corazzati e autocarri verso ovest interrompendo la strda Orca-Minsk, la 11 Armata della Guardia avanzò di altri 20 chilometri e intercettò la via della ritirata tedesca verso il fiume Drut. Nella tarda mattinata Hitler e l'OKH avevano autorizzato il generale Tippelskirch a ripiegare dietro il Drut, mentre i tedeschi cercavano di costituire una forza di sbarramento per fermare l'avanzata dei mezzi corazzati sovietici lungo le strade Orca-Minsk e Tolochino-Borisov-Minsk. Venne quindi organizzato affrettatamente il kampfgruppe von Gottberg con elementi delle truppe di sicurezza e i kampfgruppen Anhalt e Alrock; sopratutto era previsto l'arrivo dal Gruppo d'armate Ucraina Nord della ben equipaggiata 5. Panzerdivision del generale Karl Decker, con 125 panzer IV e Panther. Questa esperta formazione corazzata tuttavia era in ritardo e solo due reparti avanzati erano in arrivo a Borisov, mentre i carri armati venivano scaricati a Minsk.

Nella mattinata del 27 giugno il kampfgruppe von Gottberg costituì una posizione difensiva con i reparti di sicurezza, elementi del battaglione carri pesanti 505 e i battaglioni genio e ricognizione della 5. Panzerdivision appena arrivati, nella cittadina di Bobr, che venne attaccata ripetutamente nel corso della giornata; mentre il 2° Corpo corazzato della Guardia e la 11. Armata della Guardia continuavano ad avanzare più a sud, su Bobr stavano convergendo le unità della 5. Armata corazzata della Guardia del generale Rotmistrov. Il 28 giugno lo sbarramento di Bobr venne nuovamente attaccato dai reparti corazzati sovietici e durante la giornata le truppe tedesche e un reparto di volontari francesi, si sganciarono dopo una dura resistenza e 36 ore di combattimenti in direzione di Krupski. Mentre il grosso della 4. Armee continuava la sua caotica ritirata attraversando il Drut, una serie di formazioni tedesche, principalmente i panzergranatieri della 5. Panzerdivision, tre regimenti di sicurezza ed elementi di tre divisioni di fanteria, si schierarono sulla linea della Beresina per bloccare il passo e favorire la ritirata. La 5. Panzerdivision era ora giunta in forze, compreso il reggimento panzer, e prese posizione a nord-est di Borisov; il comando tedesco costituì il kampfgruppe von Saucken, al comando dell'abile generale Dietrich von Saucken, con la 5. Panzerdivision, il battaglione carri pesanti 505 e i resti del kampfgruppe von Gottberg. Le truppe della 5. Panzerdivision giunte alla Beresina trovarono una situazione disastrosa per i tedeschi, con gruppi di soldati sbandati in ritirata verso i ponti, attacchi aerei sovietici, resti di equipaggiamento e veicoli abbandonati.

Nel tardo pomeriggio del 28 giugno arrivarono a Krupski da nord i carri armati M4 Sherman del 3° Corpo corazzato della Guardia appartenente alla 5. Armata corazzata della Guardia; il comandante del 3° Corpo corazzato della Guardia, generale Vovcenko, era a conoscenza della presenza dei carri armati tedeschi a Krupski e organizzò un attacco di fianco che mise in difficoltà il nemico; dopo scontri accanti contro i carri Tiger I del battaglione 505, nella notte i carri sovietici, a costo di forti perdite, ebbero il sopravvento e alle ore 7.00 del 29 giugno Krupski finalmente venne occupata, mentre altri reparti del 3° Corpo corazzato della Guardia erano invece fermati sulla via di Borisov dall'arrivo dei primi carri tedeschi della 5. Panzerdivision. A nord della strada maestra Minsk-Borisov, l'altra formazione della 5. Armata corazzata della Guardia, il 29° Corpo corazzato, tentò di passare la Beresina a Studeinka ma la manovra non ebbe successo di fronte alla resistenza del battaglione da ricognizione della 5. Panzerdivision e quindi i carri sovietici cercarono di aggirare la posizione nemica muovendo verso ovest attraverso gli acquitrini a nord di Borisov. In realtà la linea della Beresina era già minacciata anche a sud di Krupski da elementi della 11. Armata della Guardia e dal 2° Corpo corazzato della Guardia del generale Burdeinyj che si stava avvicinando a Cherkova, 40 chilometri a sud di Borisov.

Il 28 giugno Stalin e lo Stavka avevano diramato una nuova direttiva in cui, nonostante i successi, rimarcavano la necessità di accelerare i movimenti e impiegare la 5. Armata corazzata della Guardia in modo più deciso e aggressivo. Il generale Chernjakovskij intervenne con il generale Rotmistrov sollecitandolo a migliorare le prestazioni dei suoi carristi che stavano subendo ingenti perdite a causa di agguati dei panzer.

Tentativi di resistenza[modifica | modifica wikitesto]

Fin dalle ore 9.00 del 28 giugno il generale Tippelskirch aveva iniziato a ripiegare con la 4. Armee a ovest del Drut che era già stato superato dalla 11. Armata della Guardia e del 2° Corpo corazzato della Guardia; di conseguenza la 4. Armee continuò a ritirata frammentata in gruppi separati, cercando di arrivare alla Beresina. La marcia proseguiva nella confusione sotto gli attacchi aerei sovietici e le truppe erano sempre più disorganizzate.

Il 29 giugno, mentre la 5. Armata corazzata della Guardia entrava a Krupski, a sud di questa cittadina continuò ad avanzare la 11. Armata della Guardia e a Kostritsa i fucilieri sovietici respinsero verso Borisov, dopo scontri violenti e prolungati, i panzergranatieri della 5. Panzerdivision che cercavano di bloccare la marcia. Piu a sud i reparti della 31. Armata si stavano avvicinando inseguendo le tre divisioni di fanteria del XXVII Corpo d'armata tedesco; infine tra le due armate i carri armati del 2° Corpo corazzato della Guardia avanzavano a grande velocità e nel pomeriggio del 29 giugno due brigate carri arrivarono a Chertkova e catturarono un ponte sulla Beresina quasi intatto che venne rapidamente rinforzato dai genieri sovietici, in questo modo una parte del corpo corazzato prese piede a ovest della Beresina. A nord di Borisov invece la 5. Armata corazzata della Guardia dovette combattere duramente contro le unità della 5. Panzerdivision del kampfgruppe von Saucken che nella mattinata del 29 giugno erano stati inviati verso nord in direzione di Lepel. I carri armati sovietici subirono perdite ma lentamente si infiltrarono nelle posizioni tedesche e raggiunsero il fiume a nord di Borisov. Nel frattempo la situazione della 4. Armee era sempre più difficile; mentre il VI Corpo d'armata era ancora a est del Drut e ripiegava verso sud, il XXVII Corpo d'armata marciava faticosamente verso ovest e iniziò a passare la Beresina sui ponti di Borisov dove il kampfgruppe von Saucken ancora teneva una testa di ponte a est del fiume.

Nella giornata del 30 giugno le formazioni dell'Armata Rossa attaccarono la linea della Beresina in molti punti diversi; dopo qualche difficoltà iniziale, nel pomeriggio quattro divisioni della 11. Armata della Guardia, con l'aiuto dei genieri e degli attacchi degli sturmovik, passarono il fiume a Zembin superando la resistenza dei panzergranatieri della 5. panzerdivision. A nord di Borisov superarono il fiume i primi reparti del 29° Corpo corazzato e del 3° Corpo corazzato della Guardia, mentre a sud superarono il corso d'acqua a Beresino le unità di testa della 31. Armata, dopo aver respinto le due divisioni fanteria del XII Corpo d'armata tedesco. La linea della Beresina, affrettatamente costituita dai tedeschi con raggruppamenti di fortuna, stava quindi crollando e i genieri sovietici costruirono o rafforzarono rapidamente numerosi ponti sul fiume che i deboli attacchi dei cacciabombardieri della Luftwaffe FW190, sferrati in fretta, non poterono distruggere. Nel pomeriggio del 30 giugno ebbe inizio l'attacco alla testa di ponte di Borisov difesa dai reparti della 5. Panzerdivision del kampfgruppe von Saucken, dove continuavano a passare i resti disorganizzati della 4. Armee.

Contemporaneamente piu a nord anche il Gruppo di cavalleria meccanizzata del generale Oslikovskij aveva raggiunto e superato la Beresina; fin dal 28 giugno le unità di punta del 3° Corpo meccanizzato della Guardia del generale Obuchov avevano raggiunto il fiume e nella serata avevano iniziato ad attraversare; il 3° Corpo di cavalleria della Guardia aveva iniziato a passare a Bytcha. Il 29 giugno il 3° Corpo meccanizzato era avanzato di dieci chilometri a ovest del fiume e il 30 giugno, l'intero Gruppo meccanizzato Oslikovskij si spinse rapidamente in avanti incontrando scarsa opposizione e si diresse verso l'importante nodo di comunicazioni di Molodechno, mettendo in pericolo le vie di uscita verso nord-ovest del kampfgruppe von Saucken schierato nella testa di ponte di Borisov.

L'attacco della 5. Armata corazzata della Guardia alla testa di ponte di Borisov venne sferrato il 30 giugno dal 29° Corpo corazzato a nord-est e dal 3° Corpo corazzato della Guardia a sud-est, mentre una divisione di fucilieri penetrava nell'area abitata della cittadina; i carristi del 3° Corpo corazzato della Guarida arrivarono direttamente al ponte principale sulla Beresina e l'avanguardia della 3. Brigata corazzata della Guardia, con quattro carri T-34/85, tentò di superare subito il ponte ma solo i due carri di testa, guidati dal tenente Pavel Rak, arrivarono sulla sponda occidentale prima che i genieri della 5. Panzerdivision facessero saltare il ponte; gli altri due mezzi corazzati furono distrutti dal fuoco nemico. I due carri armati sovietici isolati dentro la città si difesero efficacemente per molte ore prima di essere messi fuori combattimento dai mezzi corazzati tedeschi; il tenente Rak e tutti gli uomini d'equipaggio perirono, ma nel frattempo altri reparti sovietici si erano infiltrati nella città e nella notte, mentre erano ancora in corso aspri combattimenti nell'area urbana, il kampfgruppe von Saucken iniziò a abbandonare Borisov ripiegando verso Minsk. Insime alle unità corazzate, reparti della 83. Divisione fucilieri e della 331. Divisione fucilieri presero parte alla liberazione della città.

Il feldmaresciallo Model, mentre cercava con il massimo impegno di rallentare l'avanzata sovietica oltre la Beresina, per proteggere la ritirata della 4. Armee, era soprattutto preoccupato per l'avanzata più a nord del 3° Corpo meccanizzato della Guardia del Gruppo di cavalleria meccnaizzata Oslikovskij e di una parte della 5. Armata corazzata della Guardia del generale Rotmistrov, che metteva in pericolo Molodechno e le linee di ritirata tedesche dalla capitale bielorussa verso nord-ovest. Di conseguenza il 1 luglio 1944 il feldmaresciallo Model cercò prima di tutto di salvaguardare la linea ferroviaria e quindi il kampfgruppe von Saucken con il grosso della 5. Panzerdivision e i resti del battaglione carri pesanti 505, vennero dirottati subito verso nord per proteggere questa via di comunicazione, mentre i kampfgruppen von Gottberg, Anhalt, Muller e Florke, con reparti raccogliticci di SS, unità di sicurezza, reparti di polizia, alcuni reggimenti di fanteria e una parte dei panzergranatieri della 5. Panzerdivision, vennero schierati a difesa di Minsk dagli attacchi provenienti da nord, nord-est e est.

Avanzata delle colonne corazzate sovietiche da sud[modifica | modifica wikitesto]

Liberazione di Minsk[modifica | modifica wikitesto]

La mattina del 2 luglio le linee tedesche a nord di Minsk del kampfgruppe von Saucken vennero attaccate dai carri armati del 3° Corpo meccanizzato della Guardia del generale Obuchov che raggiunse la linea ferroviaria 20 chilometri a sud di Molodechno e, dopo duri scontri con reparti della 5. Panzerdivision, conquistò la cittadina di Krasnoe; altri reparti della 11. Armata della Guardia e del 3° Corpo di cavalleria della Guardia stavano avanzando su Molodechno, mentre più a sud, la formazione di destra della 5. Armata corazzata della Guardia, il 29° Corpo corazzato, procedeva a nord-ovest di Minsk. La 5. Panzerdivision e i pochi carri pesanti rimasti del battaglione 505, cercarono di fermare e contrattaccare il 3° Corpo meccanizzato della Guardia e il 29° Corpo corazzato e per tutto il 2 luglio continuarono duri scontri tra mezzi corazzati. I panzer tedeschi si batterono con tenacia e abilità per guadagnare tempo e proteggere le vie di comunicazione ferroviarie e stradali e riguadagnarono alcune posizioni a Krasnoe e Pleschenitsyj.

Questi combattimenti a nord-ovest di Minsk tra una parte della 5. Armata corazzata della Guardia e il 3° Corpo meccanizzato della Guardia contro la 5. Panzerdivision, rinforzata dai resti del battaglione pesante 505, furono i più duri e violenti scontri tra mezzi corazzati della campagna e costarono forti perdite a entrambe le parti. La 5. Panzerdivision rivendicò la distruzione in una settimana di battaglia di 295 mezzi corazzati sovietici ma alla fine dovette ripiegare ridotta a solo 18 carri armati superstiti dei 125 iniziali, mentre il battaglione pesante 505 perse tutti i suoi carri armati Tiger I. Nel campo sovietico soprattutto la 5. Armata corazzata della Guardia ebbe difficoltà in questa fase delle operazioni e al termine della battaglia di Minsk scese a 307 mezzi corazzati operativi rispetto ai 525 con cui aveva iniziato la campagna. Il generale Rotmistrov, nonostante i successi sul terreno, venne criticato dallo Stavka e dal generale Cernjachovksij per la lentezza dell'avanzata e per le perdite subite. Al termine dei prolungati combattimenti del 2 luglio a nord-ovest di Minsk in direzione della ferrovia per Molodechno, i sovietici presero il sopravvento; l'8. Brigata meccanizzata della Guardia e la 35. Brigata corazzata della Guardia, appartenenti al 3° Corpo meccanizzato della Guardia, respinsero i reparti della 5. Panzerdivision e raggiunsero il fiume Usha, avvicinandosi a Molodechno.

Mentre il 3° Corpo meccanizzato della Guardia e il 29° Corpo corazzato affrontavano la 5. Panzerdivision e il battaglione pesante 505 a nord-ovest di Minsk sulla direttrice di Molodechno, il 2 luglio il 2° Corpo corazzato della Guardia del generale Burdeinyj, dopo aver superato la Beresina in forze il 1 luglio a Chernevka, a sud di Borisov, aveva attaccato i kampfgruppen rimasti a difendere Minsk e riuscì a raggiungere nella serata i sobborghi orientali e nord-orientali della capitale bielorussa. Mentre anche due corpi fucilieri, il 16° Corpo di fucilieri e l'8° Corpo di fucilieri, della 11. Armata della Guardia avanzarono rapidamente verso ovest e nord-ovest, ebbe difficoltà invece il grosso della 5. Armata corazzata della Guardia nel passaggio della Beresina a causa del ritardato arrivo del materiale del genio per la costruzione di ponti pesanti per consentire il passaggio dei mezzi corazzati; nel corso della giornata finalmente vennero predisposti due ponti da 30 e 60 tonnellate.

Nonostante queste difficoltà, la situazione dei tedeschi a Minsk stava diventando sempre più critica; piu a sud avanzava rapidamente senza incontrare grande resistenza il 2° Corpo corazzato della Guardia del generale Burdejnjy; questa formazione corazzata si trovava nei sobborghi orientali e la notte del 3 luglio, iniziò ad entrare in città, mentre contemporaneamente da nord si avvicinavano i primi reparti del 3° Corpo corazzato della Guardia dell'armata del generale Rotmistrov. Il feldmaresciallo Model aveva rinunciato già il 1 luglio a difendere ad oltranza Minsk e si era preoccupato osprattutto di proteggere le linee ferroviarie in uscita verso nord-ovest e sud-ovest in modo da far evacuare le truppe e i feriti; le forze tedesche dentro la città bielorussa, 1.800 uomini del presidio, 15.000 sbandati, 8.000 feriti e 12.000 uomini delle retrovie, erano completamente disorganizzate e la maggior parte dei soldati cercava di abbandonare la città sui treni; il 1 luglio era stato diramato l'ordine di distruggere depositi, edifici e installazioni strategiche e la sera del 2 luglio lo stesso Hitler diede l'autorizzazione di abbandonare Minsk.

Nel frattempo i vri kampfgruppen tedeschi continuavano a combattere soprattutto per guadagnare tempo e proteggere le truppe in ritirata, il kampfgruppe von Saucken con il grosso della 5. Panzerdivision era sempre in azione sulla direttrice di Molodechno, mentre il kampfgruppe Florke aveva dovuto cedere Smoleviči sotto la pressione del 2° Corpo corazzato della Guardia; il kampfgruppe von Gottberg con reparti di sicurezza e i panzergranatieri della 5. Panzerdivision cercava di ritardare l'avanzata dei sovietici da est e nord-est. La notte del 3 luglio i carri armati del 2° Corpo corazzato della Guardia, dopo aver superato la resistenza del kampfgruppe von Gottberg e del kampfgruppe Florcke, entrarono in città da oriente. Al primo mattino, il reparto di punta del 2° Corpo corazzato della Guardia , la 4. Brigata corazzata della Guardia al comando del colonnello Oleg Losik, entrò nella città sbaragliando la disorganizzata difesa di deboli reparti di retrovia tedeschi. I carri armati sovietici T-34/85, carichi di fucilieri assiepati sugli scafi, raggiunsero in poche ore il centro cittadino e furono rapidamente seguiti dai mezzi meccanizzati delle altre brigate del 2° Corpo corazzato della Guardia, che liberarono la maggior parte della città.

Dopo alcune ore giunse nel settore meridionale di Minsk il 1° Corpo corazzato della Guardia del generale Panov, appartenente al 1° Fronte bielorusso del generale Rokossovskij, e si congiunse con i carri armati del 2° Corpo corazzato della Guardia del generale Burdejnjy, portando a termine il congiungimento del 3° e del 2° Fronte bielorusso e chiudendo la strada della ritirata delle forze tedesche in movimento a est di Minsk. Il 1 luglio il 1° Corpo corazzato della Guardia aveva affrontato, insieme ai fucilieri della 65. Armata del generale Batov, la resistenza a sud di Minsk del kampfgruppe Lindig, costituito da unità di sicurezza e dal grosso della 12. Panzerdivision, e del kampfgruppe Meinecke; nella serata i sovietici aggirarono a nord e a sud le difese tedesche che ricevettero l'ordine di ripiegare fino a Mar"ina Horka. Il kampfgruppe Lindig si ritirò durante la notte e la mattina del 2 luglio oppose ancora forte resistenza a Mar"ina Horka prima di essere costretto a ripiegare ancora verso nord in direzione della periferia meridionale di Minsk dove nel pomeriggio venne attaccato dai carri del 1° Corpo corazzato della Guardia che giunsero a 20 chilometri a sud della capitale bielorussa. Nella notte del 3 luglio il kampfgruppe Lindig, con il grosso della 12. Panzerdivision, si sganciò dal settore di Minsk e dopo nuovi scontri, riuscì a ripiegare verso ovest in direzione di Stoŭbcy, sulla strada per Baranovici; a sud di Minsk rimase solo il kampfgruppe Meineck che oppose resistenza per guadagnare tempo e favorire lo sganciamento verso ovest della 12. Panzerdivision. I carristi del 1° Corpo corazzato della Guardia alla fine avevano superato questa ultimo sbarramento e, aiutati anche dai forti reparti partigiani presenti nella regione, avevano avuto via libera per Minsk dove entrarono dai sobborghi meridionali, seguiti rapidamente dai fucilieri della 3. Armata.

Nel pomeriggio del 3 luglio entrarono a Minsk da nord anche le unità corazzate, equipaggiate anche con carri M4 Sherman, del 3° Corpo corazzato della Guardia della 5. Armata corazzata della Guardia del generale Rotmistrov; infine nei giorni successivi arrivarono nella capitale bielorussa le divisioni fucilieri della 11. Armata della Guardia e della 31. Armata.

Dopo aver guadagnato tempo il più possibile per permettere almeno l'evacuazione da Minsk dei feriti e dei reparti di retrovia, la 5. Panzerdivision battè in ritirata verso nord-ovest in direzione di Molodechno che stava già per essere attaccata dai sovietici del 3° Corpo meccanizzato della Guardia. Contemporaneamente anche la 12. Panzerdivision aveva completato il suo ripiegamento verso ovest fino a Stoŭbcy e cercava di frenare, con il concorso dei primi reparti della 4. Panzerdivision proveniente dal Gruppo d'armate Ucraina Nord, l'avanzata del Gruppo di cavalleria meccanizzata del generale Pliev verso Baranovici.

Annientamento della 4. Armee[modifica | modifica wikitesto]

Il 26 giugno Hitler, durante una riunione a Berchtesgaden, aveva finalmente autorizzato il feldmaresciallo Busch a far ripiegare la 4. Armee "in varie fasi" dietro il fiume Beresina; la situazione dell'armata del generale von Tippelschkirch era già estremamente difficile. Dopo l'evacuazione, il 25 giugno, della testa di ponte a est del Dnepr, le truppe della 4. Armee erano in ritirata verso ovest, principalmente a piedi, minacciati e attaccati sui fianchi e nelle retrovie dalle colonne motorizzate sovietiche che le stavano sopravanzando. I soldati tedeschi inoltre erano sottoposti a continui attacchi aerei da parte della numerosa e attiva aviazione sovietica e ad attacchi continui di partigiani sovietici durante le ore notturne. La ritirata della 4. Armee si svolgeva in un atmosfera drammatica caratterizzata da confusione, disorganizzazione, depressione e morte; i soldati tedeschi, estenuati e affaticati, continuavano a marciare verso ovest e combattevano disperatamente per aprirsi la strada verso la salvezza, lungo percorsi primitivi, in mezzo alla polvere, con temperature elevate e caldo soffocante[2]

Bilancio e conclusione[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ R. M. Citino, 1944-1945. Il crollo finale della Wehrmacht, vol. I, p. 336.
  2. ^ R. M. Citino, 1944-1945. Il crollo finale della Wehrmacht, pp. 315.317.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Robert M. Citino, 1944-1945. Il crollo finale della Wehrmacht, Gorizia, LEG edizioni, 2019.
  • (EN) John Erickson, The road to Berlin, Londra, Cassell, 2002, ISBN 0-304-36540-8.
  • (EN) Steven J. Zaloga, Bagration 1944, London, Osprey publ., 1997, ISBN 1-85532-478-4.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Categoria:Guerra nel 1944 Minsk Categoria:Unione Sovietica nella seconda guerra mondiale Categoria:Battaglie della seconda guerra mondiale che coinvolgono la Germania Categoria:Battaglie della seconda guerra mondiale che coinvolgono l'Unione Sovietica


25º Corpo corazzato
25-й танковый корпус
25ª Divisione corazzata
Soldati e carri armati del 25º Corpo corazzato durante l'operazione Galoppo
Descrizione generale
Attivagiugno 1942 - 1989
NazioneUnione Sovietica
ServizioArmata Rossa
Tipocorazzato
DimensioneCorpo d'armata corazzato (1942-1945)
Divisione corazzata (1946-1989)
EquipaggiamentoNel corso del tempo:
Battaglie/guerre
Simboli
simbolo delle forze corazzate e meccanizzate dell'Armata Rossa
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Il 25º Corpo corazzato (in russo 25-й танковый корпус?, 25-j tankovyj korpus) fu una formazione di carri armati dell'Armata Rossa che partecipò con distinzione a numerose battaglie durante la campagna sul Fronte orientale della seconda guerra mondiale. Terminò la guerra partecipando alla battaglia di Berlino e all'offensiva di Praga.

L'unità corazzata era stata costituita nel giugno 1942 nel quadro del programma di ricostituzione accelerata delle forze meccanizzate sovietiche e venne impiegata per la prima volta nell'estate 1942 nel settore di Voronez per cercare di contenere le Panzerdivision tedesche durante l'operazione Blu. Il 25° Corpo carri si distinse particolarmente durante l'operazione Galoppo del febbraio 1943 quando i suoi carri armati si spinsero piu in avanti di ogni altro reparto sovietico e quasi raggiunsero il fiume Dniepr, prima di essere costretta alla ritirata.

Dopo la vittoria venne trasformato in 25ª Divisione corazzata e rimase schierato nel Gruppo di forze sovietiche in Germania nel lungo periodo della Guerra fredda fino al 1989 quando venne richiamata in patria prima di essere sciolta.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Ordine di battaglia[modifica | modifica wikitesto]

1942: Operazione Blu [1]

  • Quartier generale
  • 111. Brigata corazzata
    • 313º battaglione carri
    • 314º battaglione corazzato
    • 111º battaglione fucilieri motorizzato
  • 162 Brigata corazzata
    • 356º battaglione corazzato
    • 357º battaglione corazzato
    • 162º battaglione fucilieri motorizzato
  • 175. Brigata corazzata
    • 382º battaglione corazzato
    • 383º battaglione corazzato
    • 175º battaglione fucilieri motorizzato
  • 16. Brigata motorizzata
    • I battaglione fucilieri
    • II battaglione fucilieri
    • III battaglione fucilieri

1943: Operazione Galoppo[2]

  • Quartier generale
  • 111. Brigata corazzata
    • 313º battaglione carri
    • 314º battaglione corazzato
    • 111º battaglione fucilieri motorizzato
  • 162 Brigata corazzata
    • 356º battaglione corazzato
    • 357º battaglione corazzato
    • 162º battaglione fucilieri motorizzato
  • 175. Brigata corazzata
    • 382º battaglione corazzato
    • 383º battaglione corazzato
    • 175º battaglione fucilieri motorizzato
  • 16. Brigata motorizzata
    • I battaglione fucilieri
    • II battaglione fucilieri
    • III battaglione fucilieri
  • 53º battaglione motociclisti
  • 3º battaglione autoblindo
  • 219º reggimento antiaereo

1944-1945: Offensiva Lvov-Sandomierz e Battaglia di Berlino

  • 79º reggimento carri pesanti delle guardie (IS-II)
  • 387º reggimento cannoni semoventi delle guardie (SU-100)
  • 393º reggimento cannoni semoventi delle guardie (SU-76)
  • 283º reggimento artiglieria leggera delle guardie
  • 226º reggimento mortai delle guardie
  • 75º reggimento antiaereo delle guardie
  • 89º battaglione mortai delle guardie (razzi Katjusa)
  • 18º battaglione motociclisti delle guardie
  • 136º battaglione del genio delle guardie
  • 186º battaglione trasmissioni delle guardie

Comandanti[modifica | modifica wikitesto]

  • maggior generale Michail Ivanovič Pavelkin dal 06.01.1942 al 14.09.1942

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ C.C.Sharp Soviet order of battle, volume II, p. 40.
  2. ^ C.C.Sharp Soviet order of battle, volume II, p. 41.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • AA.VV. - L'URSS nella seconda guerra mondiale, volume 5, C.E.I., 1978.
  • Erickson J. - The road to Stalingrad, Cassel 1975.
  • Erickson J. - The road to Berlin, Cassel 1983.
  • Glantz D. - From the Don to the Dniepr, 1991.
  • Sharp C.C. - The Soviet Order of battle, volume II, publ. G. F. Nafziger 1995.
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VIII Fighter Command
VIII comando caccia
Quattro P-51 Mustang dell'VIII Fighter Command
Descrizione generale
Attiva19 gennaio 1942 - 20 marzo 1946
NazioneBandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
ServizioUSAAF (Eight Air Force)
Ruolocaccia e scorta a lungo raggio
Quartier generaleSelfridge Field
Charleston Army Airfield
RAF Hygh Wycombe
RAF Bushey Hall
Charleroi
aerei da caccia impiegatiSupermarine Spitfire
Lockheed P-38
Republic P-47
North American P-51
Battaglie/guerreseconda guerra mondiale
Comandanti
Degni di notaFrank O'Driscoll Hunter
William E. Kepner
Simboli
Simbolo dell'VIII Fighter Command
Fonti citate nel testo
Voci su forze aeree presenti su Wikipedia

L'VIII Fighter Command (VIII comando caccia) è stato un reparto dell'USAAF attivo durante la seconda guerra mondiale, dal 1942 al 1946. Assieme all'VIII Bomber Command fece parte della Eighth Air Force, la forze aerea statunitense incaricata di condurre missioni di bombardamento aereo strategico diurno nel cuore della Germania e nell'Europa occupata

La missione primaria dei piloti dell'VIII Fighter Command consisteva nell'accompagnare e scortare durante le lunghe e pericolose missioni in Europa i bombardieri pesanti, cercando di proteggerli dall'intervento dei caccia della Luftwaffe tedesca. Dopo alcune difficoltà iniziali, causata da carenze tecniche di equipaggiamento e dall'inesperienza, l'VIII Fighter Command, a partire dalla seconda metà del 1943, prese gradualmente il sopravvento e, con l'introduzione di nuove tattiche piu aggressive e di nuovi aerei piu efficaci, inflisse pesanti perdite alla caccia nemica e raggiunse una schiacciante superiorità aerea sui cieli europei influendo in modo decisivo sulla riuscita delle missioni di bombardamento strategico.

I piloti dell'VIII Fighter Command mostrarono combattività, disciplina e coesione, sviluppando tattiche adeguate basate sulla scorta a distanza, sull'organizzazione di schemi di copertura a rotazione lungo il percorso dei bombardieri, sull'intervento preventivo sulle basi aeree nemiche, sulla copertura ad alta quota per sfruttare le caratteristiche migliori dei propri aerei, sul lavoro combinato di squadra con la stretta collaborazione tra le varie sezioni di aerei. I caccia statunitensi della Eight Air Force furono così in grado di dominare le grandi battaglie aeree del 1944-1945 contro le ormai deboli ed inesperte formazioni di caccia tedeschi[1].

Costituzione dell'VIII Fighter Command[modifica | modifica wikitesto]

L'VIII Fighter Command venne costituito inizialmente con il nome originale di "VIII Interceptor Command" nella base aerea di Selfridge Field, Michigan il 19 gennaio 1942 per dirigere le formazioni da caccia assegnate alla nuova Eighth Air Force. All'inizio il VIII Interceptor Command ricevette i caccia del 4th e 5th Air Defense Wing con i quali la sua missione era la difesa aerea degli Stati Uniti centro-settentrionali. Ben presto tuttavia la Eighth Air Force venne designata per costituire la componente aerea americana in Europa con base nel Regno Unito e quindi, l'VIII Interceptor Command, dopo un iniziale trasferimento alla base aerea di Charleston il 13 febbraio 1942, venne inviato via mare in Inghilterra dove il 12 maggio 1942 venne costituito il nuovo quartier generale a Bushey Hall, vicino Watford, Hertfordshire.

Primi impegni in Europa[modifica | modifica wikitesto]

In combattimento con i caccia P-47[modifica | modifica wikitesto]

Primi contatti con il nemico[modifica | modifica wikitesto]

All'inizio della primavera 1943 tre gruppi dell'VIII Fighter Command divennero operativi con i nuovi caccia pesanti Republic P-47: il 4° FG (unità esperta proveniente dai vecchi squadroni "Eagle" di volontari, già in combattimento con i Supermarine Spitfire), il 56° FG (appena arrivato dagli Stati Uniti ed addestrato sui P-47) e il 78° FG (addestrato inizialmente sui Lockheed P-38 e arrivato in Inghilterra senza aerei). Con questi nuovi caccia, dotati di grande robustezza e notevole autonomia di volo, i comandati dell'USAAF potevano finalmente estendere in profondità la copertura caccia delle loro formazioni di bombardieri, lasciando le missioni di scorta a corto raggio e di recupero nella fase di ritorno agli Spitfire della RAF[2].

Nonostante le perplessità suscitate negli equipaggi dalla pesantezza, dalla scarsa agilità e dalla lenta velocità di salita del P-47, i piloti americani seppero sfruttare le caratteristiche positive di questi caccia, soprattutto la elevata quota di tangenza, la notevole potenza di fuoco, la resistenza ai danni e la eccezionale velocità in picchiata. Inoltre ben presto i comandanti dei gruppi, principalmente Hubert Zemke, Don Blakeslee e Chesley Peterson, rinunciarono alle strette e rigide formazioni ravvicinate ai combat box dei bombardieri ed adottarono tattiche più elastiche, impiegando la formazione a "quattro dita" di origine tedesca, disperdendo le formazioni in gruppi scaglionati in quota a distanza dai bombardieri e utilizzando manovre veloci basate sulla superiorità dei P-47 in picchiata[3].

Le prime missioni ebbero luogo l'8 e il 13 aprile 1943 ed il primo scontro con i caccia della Luftwaffe si verificò il 15 aprile durante il quale il 4° FG rivendicò tre vittorie sui FW190, tra cui una del maggiore Blakeslee e una del ten.col. Peterson, ma perse a sua volta due P-47. Il 4 maggio i piloti del 78° FG ottennero le loro prime tre vittorie, tra cui la prima del futuro asso Charles P. London, ma persero tre caccia abbattuti dai tedeschi, mentre il 56° FG ottenne le prime vittorie il 13 giugno e lo stesso comandante, colonnello Zemke, rivendicò due abbattimenti sicuri ed uno probabile[4].

Battaglie aeree contro la Jagdwaffe[modifica | modifica wikitesto]

In questa fase le limitate ma esperte formazioni da caccia della Luftwaffe schierate all'ovest mantenevano una grande reputazione e dimostravano efficienza e pericolosità[5]. Peraltro le istruzioni dei comandi e dello stesso Hermann Göring limitavano gli interventi dei caccia tedeschi che si concentravano prevalentemente a compiere strenui sforzi per intercettare e abbattere i temuti bombardieri pesanti, aspettando le formazioni nemiche fuori dalla zona coperta dalla scorta e in generale cercando di evitare il confronto diretto con i caccia americani.

In caso di scontri aerei tra caccia i piloti tedeschi potevano essere molto pericolosi per i caccia americani i cui giovani piloti tuttavia fin dall'inizio ricercarono costantemente il combattimento, prodigandosi per proteggere i bombardieri. Impiegati in formazioni troppo rigide, vicino ai "pesanti", i caccia americani in realtà spesso non riuscivano ad intercettare i caccia avversari e dovevano rientrare a causa delle carenze di autonomia di volo; a volte comunque era già sufficiente la loro presenza in aria per dissuadere l'intervento della Jagdwaffe. In caso di confronto i piloti americani mostravano coesione e gioco di squadra e sfruttavano le qualità dei P-47 rimanendo ad alta quota e poi picchiando a tutta velocità sui caccia avversari i quali in generale utilizzavano la classiva manovra evasiva dell' abschwung (split-S nel gergo dell'USAAF) che tuttavia non era efficace contro i P-47.

Il 26 giugno 1943 si ebbe una dimostrazione della durezza di questi scontri: i P-47 del 56° FG affrontarono i piloti veterani tedeschi del Jagdschwader 26 e subirono dure perdite: cinque caccia furono abbattuti, sette furono danneggiati e quattro piloti rimasero uccisi[6]. In questa occasione il futuro asso Robert S. Johnson ritornò fortunosamente alla base ferito e con il suo aereo pesantemente danneggiato dopo un prolungato scontro con un esperto pilota tedesco di Fw190 che apparentemente alla fine lo risparmiò lasciandolo ritornare oltre la Manica[7].

Il 28 luglio per la prima volta i P-47 del 4° FG impiegarono in combattimento i nuovi serbatoi sganciabili da 200 galloni che permisero finalmente di incrementare l'autonomia dei caccia (fino a 2 ore e 50 minuti di volo) e di estendere la copertura per i bombardieri oltre le 350 miglia; i caccia tedeschi furono sorpresi dall'inattesa presenza dei P-47 americani ed i piloti statunitensi rivendicarono tre Bf109 e sei Fw190 distrutti.

Il primo grande successo dei P-47 dell'VIII Fighter Command venne raggiunto il 30 luglio 1943 durante una missione di bombardamento su Kassel che vide l'intervento di oltre 100 caccia di scorta americani. Si verificarono grandi scontri aerei con i caccia tedeschi che pur riuscendo ad abbattere alcuni bombardieri furono messi in difficoltà e subiro dure perdite. I piloti americani del 78° e 56° FG rivendicarono 24 vittorie aeree al costo di sette aerei persi. Il maggiore Eugene Roberts abbattè da solo tre caccia nemici e il capitano Charles P. London del 78° FG divenne, con le due vittorie di quella giornata, il primo asso dell'Eight Air Force, raggiungendo i cinque abbattimenti confermati.

Prima e seconda incursione su Schweinfurt[modifica | modifica wikitesto]

Il comando dell'USAAF, cosciente della necessità di diminuire le crescenti perdite dei bombardieri, oltre a continuare la ricerca di caccia a lungo raggio più efficienti ed a utilizzare serbatoi sganciabili sui caccia, incrementò la forza numerica dell'VIII Fighter Command che venne quindi potenziato con tre nuovi gruppi di P-47: il 353° FG (attivo dal 9 agosto), il 355° FG (14 settembre) e il 352° FG (dal 9 settembre). Tutte queste formazioni, oltre ai tre gruppi già schierati, presero parte alle cruente e accanite battaglie aeree dell'estate-autunno del 1943 che costarono pesanti perdite alle due parti e provocarono un ripensamento generale delle tattiche americane. Inoltre il 3 agosto il generale William Kepner prese il posto del generale O'Driscoll Hunter alla guida dell'VIII Fighter Command; il nuovo comandante in capo introdusse subito maggiore aggressività nella pianificazione delle missioni di scorta, migliorando i metodi di controllo degli schermi di caccia ed i sistemi di informazione ed avvistamento delle forze aeree nemiche.

Il 16 agosto, durante un incursione su Le Bourget i piloti del 4° FG ottennero un buon successo rivendicando l'abbattimento di 17 caccia tedeschi[8], anche se vennero perduti quattro bombardieri; il tenente James A. Goodson (alla fine della guerra asso con 15 vittorie) distrusse due Fw190 e nè danneggiò un terzo[9]. Il 17 agosto 1943 si svolse la famosa prima incursione dell'Eight Air Force su Schweinfurt e Ratisbona che vide i caccia tedeschi impiegare in massa le loro tattiche di attacco frontale contro i box di bombardieri; 60 bombardieri americani furono abbattuti e 168 danneggiati. Mentre gli Spitfire britannici si limitavano alla copertura sulla linea costiera, i caccia americani P-47 fecero il possibile per proteggere i bombardieri fino al limite massimo della loro autonomia. Il colonnello Zemke, assertore di tattiche più flessibili per i suoi caccia per attaccare i nemici a distanza dai box, organizzare schermi protettivi di aerei, e rompere le compatte formazioni nemiche a V, picchiando da alta quota davanti ai bombardieri e ingaggiando rapidi scontri in velocità, guidò nella battaglia il 56° FG (conosciuto ora come il Wolfpack) ed ottenne una vittoria. Alla fine della battaglia, tre P-47 furono persi ma i piloti americani dell'VIII Fighter Command rivendicarono 20 vittorie, tra gli altri si distinsero, oltre a Zemke, il capitano Gerald Johnson, il capitano Walker Mahurin e il tenente Frank McCauley[10]

In settembre 1943 entrarono in azione anche i tre nuovi gruppi di P-47 (352°, 353° e 355° FG) che ottennero le loro prime vittorie aeree grazie a futuri assi come il maggiore Glenn Duncan, il capitano Walter Beckham, il tenente James Pointdexter. Anche i piloti del Wolfpack continuarono a conseguire buoni risultati: agli inizi di ottobre il maggiore David Schilling rivendicò cinque vittorie in dieci giorni, il tenente Robert Johnson ottenne la sua terza vittoria l'8 ottobre[11], il capitano Gerald Johnson ottenne due vittorie il 10 ottobre, mentre il colonnello Zemke raggiunse la sua quinta vittoria aerea il 2 ottobre.

Il 14 ottobre l'Eight Air Force sferrò il suo secondo attacco in profondità contro le industrie di Schweinfurt; fu una missione difficile per i caccia dell'VIII Fighter Command impegnati fino alla loro autonomia massima e intralciati da problemi meteorologici che impedirono l'intervento negli scontri del 4°, 78° e 355° FG. I bombardieri pesanti subirono di nuovo dure perdite pur rivendicando un notevole numero di caccia nemici abbattuti dai mitraglieri di bordo; alla fine 60 bombardieri pesanti furono persi sul territorio nemico, cinque caddero sulla via del ritorno, 133 furono danneggiati. I caccia di scorta del 353° FG e del 56° FG riuscirono ad intervenire a protezione ingaggiando combattimenti confusi contro i caccia tedeschi sui cieli di Eindhoven; i piloti americani dei P-47 rivendicarono 16 vittorie aeree, ma nel complesso i risultati della missione suscitarono critiche e innescarono polemiche tra i comandi delle aviazioni alleate ed anche al massimo livello politico.

L'arrivo dei nuovi caccia P-51[modifica | modifica wikitesto]

Un nuovo inizio[modifica | modifica wikitesto]

Le dure battaglie aeree dell'autunno e le gravi perdite tra gli equipaggi dei bombardieri pesanti crearono forti malumori; divenne urgente una revisione complessiva delle missioni aeree dell'USAAF sull'Europa e un adeguamento degli equipaggiamenti alle esigenze tattiche reali. In primo luogo divenne evidente l'impossibilità, asserita dai comandanti dei bombardieri, di poter sostenere da soli la reazione nemica e di poter effettuare missioni nel cuore della Germania senza scorta di caccia. Divenne quindi sempre più necessario estendere il raggio d'azione dei caccia di scorta per organizzare una copertura totale delle missioni dell'VIII Bomber Command. Vennero studiati espedienti momentanei per equipaggiare i P-47 con nuovi serbatoi sganciabili più affidabili mentre si introdussero alla fine dell'anno i primi due gruppi (20° FG e 55° FG) equipaggiati con i caccia bimotori a lungo raggio d'azione Lockheed P-38.

Il generale James Doolittle, nuovo comandante della Eight Air Force al posto del generale Ira Eaker, ed il generale William Kepner rielaborano le tattiche complessive delle operazioni di bombardamento strategico. I combat box di bombardieri furono incrementati di numero (con 54 aerei per ciascun box invece di 36) e vennero schierati in formazioni più serrate per saturare le difese e potenziare il fuoco difensivo. Il generale Kepner, comandante del VIII Figher Command, disponendo in autunno di dieci gruppi di scorta (tra cui sette equipaggiati con P-47), organizzò i primi grandi concentramenti offensivi di caccia abbandonando le tattiche troppo difensive adottate dal suo predecessore, generale Hunter. Kepner, sviluppando le nuove tattiche studiate da comandanti come i colonnelli Zemke e Blakeslee, ordinò ai suoi piloti di ricercare costantemente la caccia nemica ed, abbandonando la rigida copertura serrata dei combat box, anticiparla attaccando per primi, disgregando le loro formazioni e impedendole di avvicinarsi ai bombardieri. Venne previsto anche di intervenire direttamente sulle basi aeree nemiche, e vennero potenziate le missioni di mitragliamento e attacco degli aerodromi dei caccia tedeschi.

Vennero studiate complessi schemi di copertura con la rotazione dei vari gruppi di caccia lungo il percorso, con il rafforzamento della copertura soprattutto nel vulnerabile percorso di ritorno dei bombardieri, e con l'intervento nell'ultimo tratto delle missioni dei P-38 e anche, a partire dal gennaio 1944, di un nuovo caccia a lungo raggio che avrebbe completamente rivoluzionato la guerra aerea sui cieli d'Europa, il North American P-51 Mustang. Infatti il P-38, malgrado la sua autonomia mostrò alcune carenze di affidabilità e soprattutto di prestazioni che lo resero inadatto a contrastare gli agili caccia tedeschi; quindi il P-47 rimase anche per tutta la prima metà del 1944 il caccia di punta dell'VIII Fighter Command, in attesa dell'introduzione in grande numero dei Mustang.

Nel febbraio 1944 l'VIII Fighter Command disponeva di 550 P-47 (dieci gruppi, con l'arrivo del 356° FG, del 359° FG e del 361° FG), di 150 P-38 (20° e 55° FG) e dei primi 50 caccia P-51, appartenenti al 354° FG, giunto in Europa il 1º dicembre 1943. In realtà i P-51 (nella versione B, equipaggiata con il motore britannico Merlin) erano arrivati nel teatro europeo non come caccia di scorta ma come aerei tattici assegnati alla Ninth Air Force per supportare le previste operazioni terrestri sul continente; solo dopo avere apprezzato le eccellenti prestazioni ad alta quota di questi aerei e la loro grande autonomia di volo che permetteva di spingersi teoricamente fino al cuore della Germania, gli ufficiali dell'USAAF decisero di trasferire il 354° FG all'VIII Fighter Command e di inviare un secondo gruppo di P-51, il 357° che sarebbe arrivato l'11 febbraio 1944.

La prima missione dei P-51 del 354° FG avvenne il 1º dicembre 1943, mentre il 10 dicembre i Mustang coprirono i bombardieri su Emden. Subito i nuovi caccia americani dimostrarono le loro qualità di volo: dotati di grande velocità di salità e di picchiata, di buona agilità, veloci, più leggeri dei P-47, capaci di raggiungere quote molto elevate e con una stupefacente autonomia di volo, i P-51 si dimostrarono in grado di affrontare e battere sui cieli tedeschi anche i più moderni caccia monomotori della Jagdwaffe. Inoltre inflissero subito pesanti perdite ai caccia bimotori tedeschi impiegati come "distruttori" contro i bombardieri. I Bf110 e Me410 subirono perdite insostenibili negli scontri con i Mustang e dovettero essere presto ritirati dalle missioni diurne: l'11 gennaio 1944, durante la grande missione di bombardamento su Halberstadt e Oschersleben, il maggiore James H. Howard abbattè da solo con il suo P-51 otto Bf110, ottenendo il riconoscimento della Medal of Honor. Le qualità dei nuovi caccia vennero presto apprezzate dai comandanti e dai piloti dell'VIII Fighter Command: oltre al nuovo 357° FG, il colonnello Blakeslee riuscì ad ottenere entro il 25 febbraio il riequipaggiamento del suo 4° FG.

"Grande settimana"[modifica | modifica wikitesto]

Nel frattempo i piloti dei P-47 avevano continuato a battersi duramente nel corso delle continue missioni di copertura; dopo il fallimento di Schweinfurt l'Eight Air Force limitò i suoi interventi ai territori tedeschi raggiungibili dalla scorta di caccia, ed una nuova violenta battaglia con le difese della Jagdwaffe ebbe luogo il 26 novembre 1943 durante la missione su Brema. Nel corso di violenti scontri aerei, i piloti americani rivendicarono 36 vittorie certe e nove probabili, il 56° FG da solo confermò 15 vittorie anche se ebbe undici caccia colpiti; i caccia pesanti tedeschi Bf110 vennero decimati. Si distinsero con una serie di vittorie aeree il capitano Walker Mahurin (che divenne il primo pilota americano a raggiungere le dieci vittorie nel teatro europeo), il maggiore Gabby Gabreski che divenne un asso con cinque vittorie nel corso di questa missione, ed il maggiore John C. Meyer (del 352° FG), che ottenne la prima di una lunga serie di vittorie.

Il 1943 terminò con una grande missione di bombardamento l'11 dicembre con la partecipazione di oltre 600 bombardieri pesanti; i caccia dell'VIII Fighter Command non si fecero sviare dagli attacchi diversivi dei caccia tedeschi e mantennero la copertura dei bombardieri, il maggiore Gabrenski[12] e il tenente Robert Johnson ottennero nuovi successi; infine il 22 dicembre il 4° FG fu impegnato su Münster e in tale occasione il tenente John T. Godfrey ottenne, durante una movimentata missione, le sue prime due vittorie[13]. Godfrey avrebbe terminato la guerra con 16 vittorie aeree. Nel mese di gennaio 1944, a causa delle condizioni meteorologiche avverse, l'Eight Air Force effettuò solo nove missioni di bombardamento strategico ma i piloti dell'VIII Fighter Command, in costante crescita numerica ottennero ugualmente buoni risultati rivendicando 172 vittorie al costo di 65 perdite. Il capitano Don Gentile, il compagno di volo di John Godfrey, del 4° FG divenne un asso il 14 gennaio con l'abbattimento di due Fw190, e grosse battaglie ebbero luogo l'11 gennaio su Oschersleben e il 30 gennaio su Hannover e Brunswick, dove 635 caccia americani affrontarono circa 200 caccia tedeschi rivendicando oltre 45 vittorie sicure e 31 probabili.

Dal 20 al 25 febbraio l'Eight Air Force sferrò l'operazione Argument, la cosiddetta "grande settimana", un campagna di bombardamenti sistematici sulle industrie aeronautiche e sulle basi aeree tedesche allo scopo di indebolire l'apparato produttivo nemico e attirare le sue forze da caccia in una serie di scontri e infliggergli perdite debilitanti. L'VIII Fighter Command, ancora prevalentemente equipaggiato con caccia P-47 ma ora rinforzato dai primi due gruppi di P-51 (354° e 357° FG) si impegnò in continue battaglie aeree che indebolirono fortemente la caccia tedesca. Il 20 gennaio il 56° FG decimò un gruppo di caccia bimotori Bf110, ottennero vittorie Gabrenski, Donovan Smith e Mike Gladych. Anche il 24 ed il 25 febbraio si svolsero aspre battaglie aeree ed il 4° FG del colonnello Don Blakeslee portò in volo per la prima volta i suoi P-51. Alla fine della "grande settimana" i caccia americani rivendicarono numerose vittorie al costo di 33 perdite, tra cui il maggiore Walter Beckham, asso del 353° FG con 18 vittorie, abbattuto e catturato. La caccia tedesca cercò di infliggere il massimo di danni ai bombardieri ma subì perdite pesanti contro le scorte americane: il solo JG11 ebbe 46 aerei distrutti e 37 gravemente danneggiati, con 22 piloti uccisi e 11 feriti, il JG1 lamentò 28 caccia distrutti con 16 piloti uccisi e 10 feriti, mentre il JG2 "Richthofen" ebbe durante tutto il mese di febbraio 26 piloti morti e 15 feriti.

Dopo la difficile missione su Berlino del 6 marzo in cui la caccia tedesca offrì una dura resistenza, inflisse perdite ai bombardieri (69 furono abbattuti) e cercò anche di contrastare la scorta dei caccia americani, che ebbero undici perdite, ebbe inizio la fase di grande espansione dei gruppi di P-51 Mustang (sei gruppi operativi entro il maggio 1944) e di progressivo ed irreversibile indebolimento delle forze da caccia tedesche, sottoposte in inferiorità numerica e tecnica ad una pressione ed un logoramento sempre più forte. Nel mese di aprile 1944 l'VIII Fighter Command rivendicò l'abbattimento di 825 aerei nemici al prezzo di 163 perdite tra cui 67 Mustang; la Luftwaffe perse il numero elevatissimo di 489 piloti nel corso delle incessanti battaglie aeree sui cieli della Germania[14]. Solo il 30 aprile il Jagdschwader 2 accusò la perdita di 13 piloti in combattimento contro i caccia statunitensi dell'Eight Air Force[15].

Ecatombe di piloti tedeschi[modifica | modifica wikitesto]

Nell'aprile 1944 il capitano Don Gentile del 4° FG equipaggiato ora con i P-51, fu il primo pilota americano a raggiungere il record di 26 vittorie aeree detenuto dal celebre Eddie Rickenbacker durante la Prima guerra mondiale. Il 15 aprile, durante una missione jackpot, i piloti statunitensi rivendicarono 58 vittorie, 18 in aria e 40 a terra nel corso di attacchi alle basi aeree tedesche, mentre il 24 aprile i Mustang del 355° e 357° FG rivendicarono 42 vittorie e inflissero gravi perdite ai caccia bimotori, sfruttando la crescente inesperienza dei giovani piloti tedeschi di rimpiazzo. Il 29 aprile sopra Berlino si accese una caotica battaglia aerea che costò gravi perdite ai bombardieri (38 B-17 e 25 B-24) ed i caccia americani, intervenuti in ritardo a causa di errori dii navigazione, abbatterono solo 14 caccia tedeschi. L'8 maggio, in un altra gigantesca incursione di bombardieri su Brunswick e Berlino, i piloti dell'VIII Fighter Command affrontarono oltre 200 caccia tedeschi, e i P-51 del 352° e 359° FG ottennero numerose vittorie, nonostante la presenza di un cielo molto nuvoloso che aveva favorito la Jagdwaffe. Durante questo periodo si distinsero numerosi piloti del 352° FG (i Blue-nosers): il tenente colonnello John C. Meyer, il tenente John Thornell, il tenente Carl Luksic (il primo "asso in un giorno" dell'Eight Air Force) e il capitano George Preddy che raggiunse le 11 vittorie e che sarebbe diventato in seguito il pilota di Mustang con il maggior numero di abbattimenti del teatro europeo.

Nonostante la crescente inferiorità numerica, il decremento qualitativo dei piloti e le perdite altissime, la Jagdwaffe era ancora in grado a volte di infliggere duri colpi ai piloti americani. Il 18 aprile il 4° FG dovette registrare l'abbattimento di tre assi: il maggiore John Carpenter (11 vittorie), il tenente Lloyd Henry ed il capitano Vic France (7 vittorie). Il 19 aprile, durante una missione su Kassel in cui i caccia P-51 americani del 352°, 355° e 357° FG rivendicarono 13 vittorie, fu abbattuto ed ucciso da un Fw190 il doppio asso Charles Anderson; il 30 maggio, nel corso di una nuova missione sui cieli tedeschi, il 357° FG ottenne 17 vittorie ma dovette lamentare la perdita del capitano Fletcher Adams (un asso con 10 vittorie), colpito da caccia Bf109[16].

Mentre i Mustang assumevano un ruolo sempre più importante nelle missioni in profondità dell'VIII Fighter Commad, i P-47 del 56° FG Wolfpack continuavano a battersi validamente nei cieli ed i suoi esperti piloti accumulavano nuove vittorie. Il colonnello Hub Zemke, ritornato al comando del 56° FG, ottenne due vittorie durante la missione su Berlino del 6 marzo, Gerald Johnson raggiunse le 16 vittorie aeree prima di essere abbattuto dalla FlaK e catturato il 27 marzo 1944; in quello stesso giorno fu abbattuto anche Walker Mahurin, dopo aver ottenuto la sua nona vittoria[17]. Il pilota tuttavia sfuggì alla prigionia e riuscì, con l'aiuto della Resistenza francese a rientrare in Gran Bretagna. Piloti ormai molto esperti come Dave Schilling, Gabby Gabrenski e Fred Christiansen ottennero nuovi successi, mentre il tenente Robert Johnson rivendicò l'8 maggio l'abbattimento di due Fw190 e raggiunse 28 vittorie aeree, divenendo il massimo asso statuinitense del teatro europeo fino a quel momento[18].

Da gennaio a maggio 1944 la Jagdwaffe perse il 99% del suo personale con 2.262 piloti caduti o feriti gravemente su 2.283 in organico, con un incremento di perdite dal 15% degli aerei in linea a gennaio 1944 al 28% nei mesi aprile e maggio[19]. Nei primi cinque mesi dell'anno il solo Jagdschwader 26 (i famosi "musi gialli di Abbeville", considerati dagli stessi alleati i piloti più abili e temibili della Luftwaffe[20]) ebbe 106 piloti abbattuti e uccisi in combattimento aereo sull'Europa, il 140% del numero medio di piloti disponibili nei quadri del geschwader[21].

I piloti da caccia tedeschi, istruiti direttamente da Göring ad evitare il confronto con i caccia americani ed a concentrarsi sui bombardieri, non riuscirono ad evitare lo scontro diretto e si trovarono alle prese con un numero molto superiore di aerei nemici, in numero crescente caccia P-51 Mustang dotati di caratteristiche migliori dei loro mezzi e con piloti addestrati, aggressivi, in grado di dispiegare tattiche migliori e più efficaci. Le perdite sempre più elevate decimarono le file dei piloti e provocarono la morte anche di molti experten e di abili comandanti; la perdita dei migliori piloti costrinse ad impiegare equipaggi sempre più giovani, meno addestrati e meno esperti che di conseguenza caddero facile preda dei piloti americani, incrementando ulteriormente le perdite tedesche e riducendone in modo sostanzaile l'efficienza.

Dopo marzo 1944 la Jagdwaffe dovette sospendere, per carenza di uomini e mezzi, il contrasto sistematico di ogni missione di bombardamento americana e adottare tattiche di intervento occasionali, di breve durata e seguite da rapide ritirate per cercare di limitare le perdite. inoltre la Luftwaffe iniziò ad impiegare reparti speciali di caccia in cui radunare i migliori piloti rimasti per attaccare a tutti i costi i bombardieri nemici, sacrificando gli altri in missioni di sacrificio contro le scorte. Durante la prima metà del 1944 caddero sotto gli attacchi dei P-51 e dei P-47 numerosi eccellenti piloti tedeschi, titolari delle massime onorificienze al valore, come Egon Mayer (ucciso da P-47 il 2 marzo), Walter Oesau (ucciso da P-51 l'11 maggio), Kurt Ubben (ucciso da P-47 il 27 aprile), Wolf-Dietrich Wilcke (abbattuto ed ucciso da P-51 il 23 marzo), Günther Rall (ferito ed abbattuto da P-47 il 12 maggio) e Hermann Graf (ferito ed abbattuto in una collisione con caccia americani il 29 marzo).

Vittoria in Europa[modifica | modifica wikitesto]

Sbarco in Occidente[modifica | modifica wikitesto]

Durante il mese di maggio 1944, prima dell'assegnazione dei caccia dell'VIII Fighter Command ai nuovi compiti di cooperazione aeroterrestre per supportare, insieme agli aerei della Ninth Air Force, il corpo di spedizione alleato nell'operazione Overlord, vennero ancora condotte missioni di bombardamento strategico in Europa che diedero modo ai P-47 del 56° FG Wolfpack di impiegare nuove tattiche di scorta. Il 12 maggio i piloti americani adottarono la cosiddetta Zemke fan, una formazione studiata dal colonnello Zemke per controllare un arco di cielo di 180° e contemporaneamente coprire reciprocamente tre sezioni di caccia. In questa occasione il colonnello Zemke ottenne una vittoria, mentre il tenente Robert Rankin rivendicò, nel corso di una serie di accesi scontri, l'abbattimento di cinque Bf109[22].

Bilancio[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ R.Michulec, Luftwaffe aces of the Western Front, p. 8.
  2. ^ J.Scutts, P-47 Thunderbolt aces of the Eight Air Force, pp. 6-7.
  3. ^ J.Scutts, P-47 Thunderbolt aces of the Eight Air Force, pp. 8-10.
  4. ^ J.Scutts, P-47 Thunderbolt aces of the Eight Air Force, pp. 11-16.
  5. ^ Si trattava del Jagdschwader 26 "Schlageter"(i famosi "Abbeville boys"), con "assi" come Josef Priller, "Wutz" Galland, Klaus Mietusch e Adolf Glunz, e del Jagdschwader 2 "Richthofen", in cui servivano abili piloti come Egon Mayer, Kurt Bühligen, Josef Wurmheller, Herbert Huppertz, che erano considerati i migliori stormi da caccia di tutta la Jagdwaffe
  6. ^ I piloti del JG26 rivendicarono nove vittorie, tra cui due caccia abbattuti dal maggiore Wilhelm-Ferdinand Galland, fratello minore di Adolf Galland, ed un bombardiere dal maggiore Josef Priller; inoltre i piloti del Jagdschwader 2 (JG2) rivedicarono l'abbattimento di cinque bombardieri pesanti.
  7. ^ Alcune fonti hanno identificato l'esperto pilota tedesco che inseguì Robert Johnson nel tenente colonnello Egon Mayer, comandante del JG2 ed asso con oltre 100 vittorie aeree.
  8. ^ Il JG2 "Richthofen" subì pesanti perdite in questo scontro con nove piloti uccisi e sei feriti, in J.Weal, Jagdschwader 2 "Richthofen", p. 102.
  9. ^ E.H.Sims,Gli assi americani raccontano, pp. 113-141.
  10. ^ Il capitano Mahurin ottenne le prime due vittorie della sua carriera, uno delle sue vittime potrebbe essere stato il maggiore Wilhelm-Ferdinand "Wutz" Galland (55 vittorie aeree in carriera) che venne abbattuto ed ucciso in quella circostanza da P-47 americani.
  11. ^ Alcune fonti ritengono che il Fw190 abbattuto da Johnson fosse guidato dal maggiore tedesco Hans Philipp (un asso con 206 vittorie) che venne abbattuto e ucciso quel giorno.
  12. ^ E.H.Sims,Gli assi americani raccontano, pp. 173-219.
  13. ^ E.H.Sims,Gli assi americani raccontano, pp. 221-251.
  14. ^ J.Scutts, Mustang aces of the Eight Air Force, p. 25.
  15. ^ J.Weal, Jagdschwader 2 "Richtohofen", p. 107.
  16. ^ J.Scutts, Mustang aces of the Eight Air Force, pp. 23 e 26-27.
  17. ^ J.Scutts, P-47 Thunderbolt aces of the Eight Air Force, pp. 58-62.
  18. ^ J.Scutts, P-47 Thunderbolt of the Eight Air Force, pp. 60-65.
  19. ^ D.Baker, Adolf Galland. La biografia autorizzata, pp. 138-139.
  20. ^ D.L.Caldwell, JG26. Photographic history of the Luftwaffe's top guns, p. 4.
  21. ^ D.L.Caldwell, JG26. Photographic history of the Luftwaffe's top guns, p. 94.
  22. ^ J.Scutts, P-47 Thunderbolt of the Eight Air Force, pp. 66-68.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Categoria:Guerra nel 1945 Berlino Categoria:Storia di Berlino Categoria:Germania nella seconda guerra mondiale Categoria:Battaglie della seconda guerra mondiale che coinvolgono la Germania Categoria:Battaglie della seconda guerra mondiale che coinvolgono l'Unione Sovietica


Guerra Russia-Ucraina[modifica | modifica wikitesto]

Miliziano della DPR in combattimento a Mariupol.

Battaglia di Bachmut[modifica | modifica wikitesto]

Il 21 maggio 2023 le truppe Wagner hanno concluso con successo la battaglia nonostante le pesanti perdite subite, completando l'occupazione dell'intera area urbana di Bachmut; tuttavia nei giorni seguenti le truppe Wagner sono state progressivamente ritirate dal campo di battaglia e sostituite dalle truppe regolari russe che non hanno continuato gli attacchi, al contrario le forze ucraine ripiegate dall'area urbana si sono attestate solidamente su nuove linee subito a ovest della città imperniate sui centri di Ivanivke e Chasiv Yar. Inoltre nelle settimane segueti gli ucraini hanno ripreso i contrattacchi a nord e a sud della città riguadagnando un parte del terreno perduto in inverno. La vittoria a Bachmut quindi per la Russia ha avuto importanza propagandistica e morale ma dal punto di vista operativo e strategico non ha portato vantaggi sostanziali ed è costata notevoli perdite di uomini e materiali ad entrambe le parti.

Controffensiva ucraina d'estate-autunno 2023[modifica | modifica wikitesto]

A partire dall'inizio del mese di gugno l'esercito ucraino ha iniziato, dopo una lunga preparazione e con l'afflusso degli ingenti aiuti militari delle potenze occidentali, una vasta controffensiva strategica in due direzioni principali: nel settore di Zaporoze, con l'obiettivo di sfondare le linee russe, raggiungere i centri strategici di Melitopol e Mariupol, tagliando in due parti le forze nemiche occupanti; nel settore di Bachmut con contrattacchi a nord e a sud della città occupata con l'obiettivo di accerchiare con una grande manovra avvolgente le truppe russe dentro la città in rovina.

Nonostante l'impiego di importanti forze di riserva in parte equipaggiate con materiale moderno occidentale, la controffensiva ucraina, prolungatasi fino all'ottobre 2024, non ha raggiunto risultati operativi decisivi e si è esaurita lentamente concludendosi con una grave insuccesso strategico e senza la liberazioni delle città principali occupate. Le forze russe, supportate dalle forze aeree e schierate dietro vaste e munite cinture fortificate, sono state in grado di infliggere notevoli perdite di uomini e materiali alle truppe ucraine mantenendo sostanzialmente le linee difensive principali. I reparti ucraini hanno liberato solo alcuni piccoli centri secondari tra cui Rabotino e Urozanie mentre nel settore di Bachmut dopo qualche successo soprattutto a sud con la ripresa dei villaggi di Kleescevka e Andryevka, gli ucraini alla fine sono stati fermati senza mettere in pericolo le posizioni russe nella città distrutta.

L'oscura vicenda dell'ammutinamento dei reparti Wagner che, guidati personalmente dal loro capo Prigozhin, marciarono il 23-24 giugno 2023 verso Mosca, apparentemente per favorire un cambio di regime in polemica con una condotta della guerra ritenuta fallimentare e inefficace, non ha influito sull'andamento delle operazioni sul campo. Putin ha rapidamente controllato la situazione e la ribellione si è conclusa senza spargimento di sangue con la rinuncia di Prigozin ai suoi piani e il sostanziale scioglimento del gruppo Wagner. Il 23 agosto 2023 lo stesso Prigozin è rimasto ucciso, insieme ad altri capi Wagner, in un misterioso incidente aereo.

Nuovi attacchi russi e battaglia di Avdiivka[modifica | modifica wikitesto]

Militari tuvani della 55ª Brigata fucilieri motorizzata da montagna ad Avdiivka.

Dopo il fallimento della controffensiva generale ucraina d'estate, l'esercito russo quindi ha potuto, nonostante le pesanti perdite subite nei mesi precedenti di duri combattimenti difensivi, riprendere l'iniziativa generale delle operazioni. Le forze russe hanno dimostrato peraltro di nuovo notevoli diifficoltà ad organizzare e condurre manovre offensive con truppe meccanizzate. La lotta quindi è continuata con logoranti combattimenti prevalentemente di fanteria senza grandi successi per nessuna delle due parti. I russi dopo scontri estenuanti e sanguinosi hanno guadagnato terreno a sud e soprattutto a nord di Bachmut ributtando indietro ancora una volta gli ucraini e hanno completato l'occupazione di Marinka alla periferia occidentale di Donetsk.

A partire da ottobre 2023 gli scontri principali si sono concentrati nella regione fortificata ucraina di Avdeevka che l'esercito russo ha attaccato con una doppia manovra aggirante da sud e da nord. I primi attacchi con truppe meccanizzate sono falliti con perdite, ma nelle settimane seguenti i russi hanno progressivamente guadagnato terreno riducendo sempre di più l'area difesa dalle truppe ucraine che pur battendosi validamente rischivano di essere accerchiate. Dopo aver perso altro terreno e nonostante l'intervento di forze di riserva, l'alto comando ucraino ha deciso il 17 febbraio 2024 di evacuare Avdeevka e ripiegare verso ovest con le truppe superstiti. Le forze russe quindi, costituite da una divisione corazzata, quattro brigate regolari e tre brigate delle milizie del Donbass, hanno rapidamente occupato tutta la città concludendo con pieno successo la lunga battaglia per la regione fortificata di Avdeevka che gli ucraini avevano presidiato fin dal 2014.

Dopo la vittoria le truppe russe hanno proseguito verso ovest occupando, nella settimana seguente la caduta di Avdeevka, alcuni piccoli villaggi debolmente difesi dalle retroguardie nemiche in ritirata, prima di arrivare alla nuova linea difensiva ucraina organizzata in fretta con l'affusso di rinforzi. All'inizio di marzo 2024 gli ucraini sono quindi riusciti a stabilizzare la situazione a ovest di Avdeevka, mentre aspri combattimenti sono continuati sul fronte a ovest di Bachmut e sul fronte di Zaporoze.

Battaglia di Avdiïvka (2023-2024)
parte dell'invasione russa dell'Ucraina del 2022 e dell'offensiva russa del Donbass
Soldati russi innalzano la bandiera nazionale su un edificio al centro di Avdiïvka
Data10 ottobre 2023 - 17 febbraio 2024
LuogoAvdiïvka
EsitoVittoria russa e occupazione della città
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
dati non disponibili[1]dati non disponibili[2]
Perdite
dati non disponibilidati non disponibili
Voci di battaglie presenti su Wikipedia

La battaglia di Avdiïvka del 2023-2024 è stata combattuta dalle forze dell'esercito russo e delle milizie separatiste del Donbass contro le forze dell'esercito ucraino, dal 10 ottobre 2023 al 17 febbraio 2024 nel corso del conflitto tra Russia e Ucraina iniziato su larga scala con l'invasione russa del 24 febbraio 2022.

La lunga battaglia, aspramente combattuta e particolarmente sanguinosa per entrambe le parti, si è conclusa il 17 febbraio 2024 con la ritirata generale delle residue forze ucraine e la vittoria delle truppe russe e filo-russe che hanno occupato la città in rovina di Avdiïvka e l'intera area fortificata, da dove era stata bombardata per anni la vicina Donec'k.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Guerra di trincea a Avdiïvka[modifica | modifica wikitesto]

Nell'area fortificata di Avdiïvka, costituita e potenziata dall'esercito ucraino nel corso degli anni a partire dal 2014, i combattimenti sono iniziati fin dall'inizio dell'invasione russa su larga scala con logoranti scontri di trincea, bombardamenti e forti perdite per entrambe le parti senza risultati tattici e operativi di rilievo.

Offensiva dell'esercito russo[modifica | modifica wikitesto]

A partire dal 10 ottobre 2023 l'esercito russo, principalmente i reparti del Distretto Militare Centrale al comando del generale Andrej Mordvičev, ha attaccato in forze con una doppia manovra aggirante da sud e da nord con l'obiettivo di accerchiare l'intera area fortificata. Questo piano tuttavia non ha avuto successo e i primi attacchi con truppe meccanizzate sono falliti con perdite di fronte all'accanita ed abile difesa delle truppe ucraine del Gruppo strategico operativo "Tavria" guidato dal generale Oleksandr Tarnavs'kyj.[3]

Battaglia finale e ritirata ucraina[modifica | modifica wikitesto]

Nelle settimane seguenti però i russi hanno progressivamente guadagnato terreno riducendo sempre di più l'area difesa dalle truppe ucraine che, pur battendosi validamente, rischiavano di essere accerchiate; in questa fase della battaglia sembra inoltre che le forze ucraine, in precarie posizione tattica, abbiano avuto anche gravi carenze di rifornimenti di armi e munizioni.[4]

All'inizio di gennaio 2024 i russi hanno prima attaccato a nord, guadagnando terreno nell'area industriale in direzione dell'impianto di lavorazione delle acque reflue, quindi, a partire dal 19 gennaio, hanno attaccato a sud, dove, sfruttando un percorso di tubi fognari sottorraneo lungo 2.000 metri, un reparto d'assalto è sbucato nelle retrovie delle posizioni principali ucraine, attaccando e conquistando la cosiddetta area del "ristorante". Gli ucraini hanno contrattacco mettendo in difficoltà il reparto russo che combatteva isolato, ma, dopo confusi combattimenti dall'esito alterno, i russi, grazie soprattutto al supporto di fuoco dell'artiglieria, sono riusciti a mantenere il possesso del "ristorante"[4].

Miliziani della 1ª Brigata fucilieri motorizzata della Repubblica Popolare di Doneck espongono la loro bandiera di battaglia dopo la conquista dell'area "Zenit" ad Avdiïvka.

All'inizio di febbraio 2024 l'offensiva russa è ripresa con grande violenza a nord, nella cosiddetta "area delle dacie", caratterizzata da abitazioni sparse in mezzo a un territorio alberato; i russi, che hanno sferrato inizialmente un attacco notturno, hanno sfondato le posizioni ucraine progredendo verso sud e intercettando le linee di comunicazione delle truppe nemiche schierate a est dell'impianto di lavorazione delle acque reflue.[4] Questi reparti ucraini quindi hanno dovuto abbandonare le posizioni e ripiegare in direzione sud-est, sotto la copertura di retroguardie e campi minati; la difficile manovra, ostacolata da violenti bombardamenti di artiglieria ed efficaci attacchi aerei russi, è costata forti perdite alle truppe ucraine e alcuni reparti sono stati tagliati fuori dai reparti russi in avanzata.[4]

Nella seconda settimana di febbraio 2024 l'alto comando ucraino ha fatto intervenire nella battaglia forze di riserva, tra cui la 3ª Brigata d'assalto "Azov",[5] che si sono battute con valore per trattenere i russi e favorire il ripiegamento ordinato dei reparti ucraini più esposti e in difficoltà, in particolare della 110ª Brigata meccanizzata che difendeva la città ininterrottamente da quasi due anni. La situazione ucraina tuttavia si è ulteriormente aggravata anche a sud, dove la cosiddetta area "Zenit", un importante settore fortificato ucraino, attaccata sia da ovest, a partire dal villaggio occupato dai russi di Opytne, sia da est, a partire dall'area del "ristorante", è stata abbandonata dal 13 febbraio 2024, ed è stata occupata dai miliziani della 1ª Brigata fucilieri motorizzata della Repubblica Popolare di Doneck che hanno catturato numerosi prigionieri.[6][4]

Soldati tuvani della 55ª Brigata fucilieri motorizzata perlustrano le rovine di Avdiïvka.

Nonostante le ottimistiche rivendicazioni della 3ª Brigata d'assalto,[7] tuttavia nella realtà sul campo di battaglia le forze russe hanno continuato ad avanzare anche a nord, a partire dall'area delle dacie: la 74ª Brigata fucilieri motorizzata in particolare ha occupato il centro di Avdiïvka, mentre la 55ª Brigata fucilieri motorizzata ha raggiunto il parco centrale della città e la 35ª Brigata fucilieri motorizzata ha conquistato la stazione ferroviaria.[8][9][10] I reparti della 3ª Brigata d'assalto hanno cercato di guadagnare tempo per permettere la ritirata degli ultimi gruppi di soldati ucraini della 110ª Brigata meccanizzata che si trovavano isolati molto più a est nell'area dell'impianto di filtrazione dell'acqua.[4] Nel corso di questi combattimenti drammatici e sanguinosi, le truppe ucraine hanno subito ulteriori perdite e alcuni posti di comando sono stati travolti dai russi in avanzata.[4]

Di conseguenza l'alto comando ucraino ha deciso il 17 febbraio 2024 di abbandonare completamente l'area fortificata di Avdiïvka e ripiegare verso ovest con le truppe superstiti.[11] Le forze russe quindi hanno rapidamente occupato tutta la città e l'intera area industriale concludendo con pieno successo la lunga battaglia per la regione fortificata di Avdiïvka. I miliziani della 114ª Brigata fucilieri motorizzata della Repubblica Popolare di Doneck fin dal 17 febbraio hanno raggiunto la grande cokeria di Avdiïvka.[12] L'alto comando ucraino ha preferito evacuare senza combattere questo grande stabilimento industriale ritenendo che fosse troppo difficile organizzare una difesa prolungata di fronte alle truppe russe che marciavano sulla cokeria da est e da sud.[4] Le truppe ucraine hanno quindi abbandonato ordinatamente queste posizioni nel'area industriale settentrionale che è stata completamente occupata dai russi entro il 19 febbraio 2024.

La battaglia, accanita e combattuta, è costata pesanti perdite all'esercito russo ma ha costituito un importante vittoria propagandistica e operativa, consentendo di conquistare una area pesantemente fortificata e allontanare il fronte combattente dalla città di Donec'k.[13][14]

Dopo la battaglia[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la vittoria le truppe russe hanno proseguito verso ovest occupando, nella settimana seguente la caduta di Avdiïvka, alcuni piccoli villaggi debolmente difesi dalle retroguardie nemiche in ritirata, prima di arrivare alla nuova linea difensiva ucraina organizzata con l’afflusso di rinforzi.[15] All'inizio di marzo 2024 gli ucraini sono riusciti a stabilizzare la situazione a ovest di Avdiïvka, fermando ogni ulteriore avanzata russa.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Avrebbero partecipato alle varie fasi della battaglia una divisione corazzata, tre brigate delle milizie della Repubblica Popolare di Doneck, sei brigate dell'esercito russo.
  2. ^ Avrebbero partecipato alle varie fasi della battaglia almeno quattro brigate dell'esercito ucraino,
  3. ^ (EN) David Axe, The Russians Sent Three Brigades Toward Avdiivka. Just Two Came Back., in Forbes, 23 ottobre 2023.
  4. ^ a b c d e f g h (EN) Tom Cooper, Avidiivka: Don's Review, su xxtomcooperxx.substack.com, 20 febbraio 2024.
  5. ^ (EN) David Axe, One Of Ukraine’s Best Brigades Rolls Into Avdiivka. But Will The 3rd Assault Brigade Fight Smart?, in Forbes, 13 febbraio 2024.
  6. ^ Kanal13, Russians, who captured "Zenit" support point in south of Avdeyevka, raised Russian flag, su YouTube, 16 febbraio 2024.
  7. ^ I comunicati della brigata asserivano di aver "spazzato via" due brigata russe, la 74ª e la 114ª, che di fatto invece nei giorni seguenti si sono particolarmente distinte occupando il centro di Avdiivka e la grande area industriale settentrionale; in Martin Fornusek and The Kyiv Independent news desk, 3rd Assault Brigade says it wiped out 2 Russian brigades at Avdiivka, su The Kyiv Independent, 16 febbraio 2024.
  8. ^ Tribuntimur, Tentara Siberia Brigade ke-74 Pukul Mundur Pasukan Volodymyr Zelensky dari Wilayah Avdeevka, su YouTube, 17 febbraio 2024.
  9. ^ Military Advisor, The 35th Separate Guards Motor Rifle Brigade took control of railway station in Avdiivka., su Twitter, 17 febbraio 2024.
  10. ^ DPA Archives (Defense Politics Asia), Russian forces raises their flag on monument in the City Park of Avdiivka City, Battle of Avdiivka, su YouTube, 17 febbraio 2024.
  11. ^ Reuters, 17 febbraio 2024, https://www.reuters.com/world/europe/ukrainian-troops-withdraw-avdiivka-ammunition-shortage-bites-2024-02-17/.
  12. ^ John Hardie, Russian troops, reportedly from the 114th Motor Rifle Brigade (1st Army Corps), raising the Russian flag at the Avdiivka coke plant., su Twitter, 17 febbraio 2024.
  13. ^ WarTranslated (Dmitri), Uhh some painful doomposting from rus volunteer Murz, he found out the numbers of irreversible losses in Avdiivka and it's not making him happy., su Twitter, 18 febbraio 2024.
  14. ^ Repubblica TV, repubblica.it, 22 febbraio 2024, https://video.repubblica.it/dossier/crisi_in_ucraina_la_russia_il_donbass_i_video/avdiivka-dopo-la-battaglia-le-truppe-russe-mostrano-le-fortificazioni-ucraine-e-le-armi-occidentali/463479/464440.
  15. ^ Dopo aver alzato la bandiera sul villaggio di Lastochkino, le nostre truppe continuano l'offensiva in direzione ovest “sulle spalle” del nemico in ritirata, su it.topwar.ru.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]