Quartiere Savena

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Savena
Quartiere
Quartiere Savena
Savena – Veduta
Savena – Veduta
Il quartiere visto dalle colline della Croara
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Emilia-Romagna
Città metropolitana Bologna
Comune Bologna
Amministrazione
PresidenteMarzia Benassi (PD) dal 2016
Data di istituzione1980
Territorio
Coordinate44°28′23″N 11°23′23″E / 44.473056°N 11.389722°E44.473056; 11.389722 (Savena)
Superficie11,469[1] km²
Abitanti59 890[2] (31-12-2021)
Densità5 221,9 ab./km²
Altre informazioni
Cod. postale40136, 40137, 40139 e 40141
Prefisso051
Fuso orarioUTC+1
TargaBO
Cartografia
Savena – Localizzazione
Savena – Localizzazione
Savena – Mappa
Savena – Mappa
Sito istituzionale

Sàvena (in bolognese Sèvna) è un quartiere del comune di Bologna, che prende il nome dall'omonimo torrente che scorre nel territorio e ne segna il confine con la città di San Lazzaro di Savena. È il meno esteso e il meno popoloso dei sei quartieri bolognesi.

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Il quartiere occupa la parte sudorientale della periferia del Comune di Bologna. Il suo territorio si sviluppa lungo il corso del torrente Savena, per lo più sulla sua sinistra orografica. La parte sudoccidentale del quartiere è di natura collinare (comprendente rilievi quali Monte Donato, Monte Jola o Colle Bellaria), che digrada fino a diventare pianura nella parte nordorientale. Si trovano nel quartiere le zone residenziali di Cavedone, Due Madonne, Fossolo, Monte Donato e Pontevecchio (antico sobborgo sulla via Emilia, all'incrocio con il vecchio corso del Savena). All'interno del quartiere sono presenti numerosi parchi e giardini pubblici, tra i quali i più grandi sono il Parco del Paleotto, il Parco di Forte Bandiera (al confine con il quartiere S. Stefano), il Parco dei Cedri, il Parco Lungosavena e il Giardino N. Luccarini - W. Anders.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Antichità[modifica | modifica wikitesto]

Il territorio del quartiere Savena è attraversato da due importanti ed antiche strade, la via Emilia (che oggi assume i nomi di via Mazzini, via Emilia Levante e via Giuseppe Dozza) e la strada della Futa (con il nome di via Toscana), lungo le quali si concentrarono gli insediamenti più antichi.

Chiusa di San Ruffillo (1221)

Di costruzione romana era il ponte della via Emilia sull'antico corso del torrente Savena, ponte poi demolito agli inizi del XIX secolo, attorno al quale crebbe l'attuale rione Pontevecchio.

Medioevo[modifica | modifica wikitesto]

Risale al 1122 la dedicazione della chiesa di Santa Maria Annunziata di Fossolo (a nord della Via Emilia), mentre sempre nel XII secolo è attestato un edificio parrocchiale a San Ruffillo (lungo la strada per la Toscana).

Nel 1221 fu edificata la chiusa di San Ruffillo che dà origine al Canale di Savena, lungo il quale sorsero numerosi mulini come quello della Foscherara e il Molino Parisio. Il percorso del Canale attraversa da sud a nord il territorio del quartiere.

Complesso del mulino Parisio

Età moderna[modifica | modifica wikitesto]

Con l'avvento del governo pontificio di Bologna, sono numerose le famiglie senatorie o benestanti che edificarono nella campagna fuori porta Maggiore e fuori porta Santo Stefano le loro ville suburbane. Proprio attorno ad alcune di queste ville, come la Aldrovandi-Mazzacorati, la Bellaria, l'attuale Riccitelli e la Brizzi-Nuccorini alla Ponticella, crebbero alcuni insediamenti abitativi.

Nel 1776 il governo pontificio, per risolvere l'ormai ingestibile situazione delle piene a valle di Bologna, decise di deviare il corso del torrente Savena, che proprio dalle vicinanze di villa Bell'Aria fu convogliato nel corso del rio Polo e fatto immettere nell'Idice. A causa dell'estinzione del fiume che da sempre l'attraversava, la morfologia del territorio fu cambiata notevolmente: il ponte romano sulla via Emilia divenne inutile (e fu poi abbattuto), mentre intorno al canale di scolo che seguiva l'antico corso del Savena - detto Cavedone - sorse un nuovo insediamento rurale.

Età contemporanea[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1861 venne inaugurato il primo tratto della Ferrovia Bologna-Ancona, costruito su impulso del governo pontificio e che tuttora delimita a Nord il territorio del quartiere. Nel 1913 vennero iniziati i lavori della Ferrovia direttissima per Firenze, che percorre il quartiere Savena da nord a sud e lungo la quale sorse dal 1934 la Stazione di Bologna San Ruffillo.

Durante la seconda guerra mondiale, il quartiere - specialmente il rione Pontevecchio - fu teatro di numerose agitazioni operaie e attività partigiane antifasciste. Diversi furono negli anni '40 gli scioperi, i boicottaggi e le manifestazioni organizzate da braccianti e operai impiegati nelle fabbriche che erano nate nella zona (tra cui il calzaturificio Montanari e le officine OMA), mentre molti altri residenti della zona si unirono alle brigate partigiane cittadine 1ª "Irma Bandiera" e 7ª GAP "Gianni", ma anche alle divisioni Garibaldi "Belluno" e "Nannetti".[3] Diverse lapidi ricordano tuttora i patrioti caduti e dispersi legati al quartiere (via Oretti,[4] via Pontevecchio,[5] piazza Belluno,[6] via Longo,[7] piazzale della stazione di San Ruffillo[8]). La stazione di San Ruffillo, che a seguito della firma dell'armistizio era diventata un punto di incontro per la Resistenza locale, fu teatro dell'eccidio di San Ruffillo, quando i militari delle SS assassinarono, fra il 10 febbraio e il 16 marzo 1945, almeno 94 detenuti politici reclusi nel carcere di San Giovanni in Monte.[8][9]

Il XX secolo è stato il periodo di massima trasformazione per il territorio del quartiere Savena, che è mutato da agricolo ad urbano: agli inizi del secolo l'urbanizzazione aveva toccato per lo più i rioni Pontevecchio, Parisio e San Ruffillo, con un tessuto prevalentemente fatto di villette e case di piccole dimensioni. Gli anni cinquanta, sessanta e settanta hanno invece visto un'urbanizzazione su vasta scala e con edifici di grandi dimensioni, la cui espansione ha completamente soppiantato l'impianto rurale preesistente. A tale crescita hanno contribuito decisivamente i flussi migratori che hanno caratterizzato il secondo dopoguerra, ai quali si fece fronte attraverso piani PEEP per l'edilizia popolare e realizzazioni curate dalle cooperative edificatrici.

Fermata Mazzini sulla linea S1B del Servizio ferroviario metropolitano

Nel 1964 l'amministrazione comunale di Bologna istituì come proprie circoscrizioni di decentramento i Quartieri Mazzini e San Ruffillo, che nel 1980 vennero fusi nell'unico ed attuale quartiere Savena.

Nel 1996 iniziarono in località San Ruffillo i lavori per la costruzione Ferrovia ad alta velocità per Firenze, e nel 2013 ha aperto la seconda stazione ferroviaria nel territorio del quartiere: la Stazione di Bologna Mazzini, lungo la già esistente ferrovia Direttissima, circa due chilometri più a nord della Stazione di San Ruffillo.

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

abitanti censiti[10]

Enti e istituzioni[modifica | modifica wikitesto]

Nel quartiere è presente l'Ospedale Bellaria, posto sulle prime alture sopra la città.

Geografia antropica[modifica | modifica wikitesto]

Il quartiere è suddiviso nelle due zone statistiche Mazzini e San Ruffillo, ripartite a loro volta in più aree:[11]

Aree statistiche Savena
Mazzini San Ruffillo
79 Fossolo 87 Monte Donato
80 Due Madonne 88 Via Toscana
81 Lungo Savena 89 Corelli
82 Pontevecchio 90 Ponte Savena - La Bastia
83 Bitone
84 Cavedone
85 Via Arno
86 Ospedale Bellaria

Amministrazione[modifica | modifica wikitesto]

Segue l'elenco[12] di coloro che hanno presieduto i Consigli dei Quartieri Mazzini, San Ruffillo ed infine Savena. Fino al 1975 il presidente era un Aggiunto del Sindaco, nominato da quest'ultimo sulla base di un accordo nel Consiglio comunale bolognese. A partire dal 1975 il Presidente del quartiere è eletto direttamente dal Consiglio circoscrizionale.

Presidenti di Quartiere
Periodo Presidente Lista Note
1985 - 1995 Franco Sisto Malagrinò PSI [senza fonte]
1995 - 2004 Virginio Merola PDS/DS [senza fonte]
2004 - 2016 Virginia Gieri DL/PD [senza fonte][13]
2016 - in carica Marzia Benassi centrosinistra [14]

Sport[modifica | modifica wikitesto]

Nel quartiere si trova lo stadio del baseball Gianni Falchi, dove gioca le partite casalinghe la Fortitudo Baseball Bologna.

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ http://www.comune.bologna.it/quartieresavena
  2. ^ Popolazione residente per età, quartiere e zona al 31 dicembre - serie storica, su inumeridibolognametropolitana.it. URL consultato il 15 aprile 2022.
  3. ^ Percorsi di resistenza nel Quartiere Savena, su Quartiere Savena, Comune di Bologna.
  4. ^ Cippo caduti e dispersi del Pontevecchio, su Percorsi di resistenza nel Quartiere Savena.
  5. ^ Cippo Casermone, su Percorsi di resistenza nel Quartiere Savena.
  6. ^ Cippo caduti in Veneto e Trentino, su Percorsi di resistenza nel Quartiere Savena.
  7. ^ Cippo Alceste Giovannini, su Percorsi di resistenza nel Quartiere Savena.
  8. ^ a b Stazione di San Ruffillo e cippo, su Percorsi di Resistenza nel quartiere Savena, Comune di Bologna.
  9. ^ Eccidio di San Ruffillo, su Storia e Memoria di Bologna.
  10. ^ Popolazione residente per età, quartiere e zona al 31 dicembre - serie storica URL consultato in data 16 marzo 2022
  11. ^ Basi territoriali del Comune di Bologna, su inumeridibolognametropolitana.it. URL consultato il 10 aprile 2022.
  12. ^ Fonte: Archivio storico del Comune di Bologna
  13. ^ Dal febbraio 2010 al giugno 2011 il Consiglio circoscrizionale non è esistito in quanto i suoi poteri erano ricompresi in quelli straordinari del Commissario prefettizio.[senza fonte]
  14. ^ Marzia Benassi, su comune.bologna.it. URL consultato il 15 aprile 2022.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Francisco Giordano, La Parrocchia di S. Teresa del Bambino Gesù al Pontevecchio, Bologna 2005, ed. Costa (Teresa di Lisieux).
  • Francisco Giordano, Per gli ottant'anni della Chiesa di S. Teresa del Bambino Gesù al Pontevecchio, in: "Strenna Storica Bolognese", ed. Pàtron, Bologna, LVI, 2006.
  • Francisco Giordano, La Maserati nel rione Pontevecchio di Bologna, in: "Strenna Storica Bolognese", ed. Pàtron, Bologna, LVII, 2007.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Sito istituzionale[modifica | modifica wikitesto]