La mafia uccide solo d'estate

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Pif in una scena del film.
Paese di produzioneItalia
Durata90 min
Generecommedia
RegiaPif
SoggettoPif, Michele Astori, Marco Martani
SceneggiaturaPif, Michele Astori, Marco Martani
ProduttoreMario Gianani, Lorenzo Mieli
FotografiaRoberto Forza
MontaggioCristiano Travaglioli
MusicheSanti Pulvirenti
ScenografiaMarcello Di Carlo
CostumiCristiana Riccieri
Interpreti e personaggi

La mafia uccide solo d'estate è un film del 2013 diretto e interpretato da Pierfrancesco Diliberto, più noto come Pif e scritto da lui con Michele Astori e Marco Martani.

È una commedia drammatica che attraverso i ricordi d'infanzia del protagonista ricostruisce, in toni spesso paradossali e ironici, una sanguinosa stagione dell'attività criminale di Cosa nostra a Palermo dagli anni ottanta fino ai primi anni novanta.

Trama

«- Ma la mafia ucciderà anche noi?
- Tranquillo. Ora siamo d'inverno. La mafia uccide solo d'estate.»

Il film racconta la vicenda di Arturo, giovane giornalista che racconta in maniera del tutto originale dei fatti di mafia che hanno punteggiato la sua vita fin dall'infanzia ed esplosi nella sanguinosa stagione stragista a partire dagli anni ottanta fino al 1992.

Arturo fu concepito il giorno della strage di viale Lazio: i genitori, appena convolati a nozze, vivevano nello stesso stabile in cui avvenne la strage mafiosa. La prima parola detta dal piccolo Arturo fu mafia, pronunciata in riferimento a fra Giacinto, un prete opportunista con stretti legami nei confronti dei mafiosi. Arturo ha la capacità di riconoscere chi fa parte di Cosa nostra e chi no: si spaventa incontrando il boss Salvatore Riina all'ospedale, pur senza conoscerlo. Fin dalle elementari, si innamora della bella Flora, figlia di un ricco banchiere, che vive nello stesso stabile del magistrato Rocco Chinnici. Arturo non riesce a rivelarle i suoi sentimenti, ma rimane estasiato quando vede in televisione un'intervista di Maurizio Costanzo al presidente del consiglio Giulio Andreotti, che rivela di essersi dichiarato alla moglie al cimitero. Andreotti diventa un eroe e un modello da seguire per Arturo, che lo imita e ritaglia le sue fotografie dai giornali per attaccarle ad un quaderno. Inoltre, nella sua stanza è presente un enorme poster dell'onorevole, che si porta dietro anche durante le vacanze. Nello stesso palazzo dove abita il ragazzo vive anche Francesco, un giornalista che per il suo impegno contro la mafia viene obbligato dal direttore del giornale a curare le rubriche sportive. Francesco intuisce le capacità di Arturo e lo sprona nel suo sogno di diventare giornalista. Alle vicende personali del ragazzo si alternano le stragi mafiose di quegli anni: muoiono Boris Giuliano, incontrato tutti i giorni dal ragazzo al bar, Pio La Torre, Carlo Alberto Dalla Chiesa, il quale aveva concesso un'intervista ad Arturo, vincitore di un concorso per giovani giornalisti, e Rocco Chinnici, ucciso in un attentato il giorno stesso della partenza di Flora e della famiglia per la Svizzera.

Anni dopo, Arturo è assunto come pianista ed assistente presso TV Palermo, nella trasmissione Bonsuar, il cui presentatore è Jean Pierre. Durante il primo giorno di lavoro, è ospite nella trasmissione di Jean Pierre Salvo Lima, onorevole della DC, la cui assistente è proprio Flora. Arturo, stupito, dimentica le note della sigla e viene allontanato dal programma. Viene allora assunto come inviato speciale per la campagna elettorale dei democristiani. A causa di un discorso da scrivere per Lima, litiga con Flora e viene cacciato, ma viene di nuovo assunto da Jean Pierre. Nel frattempo, assiste insieme al presentatore all'assassinio di Lima, accusato di non aver collaborato a scarcerare alcuni mafiosi, ed è uno dei primi a prestare soccorso. Nel frattempo, grazie al maxi-processo condotto da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, vengono arrestati numerosi membri di Cosa nostra. Poco tempo dopo, i due magistrati vengono uccisi nelle stragi di Capaci e di via d'Amelio. Dopo questi attentati, il popolo palermitano, inizialmente omertoso, capisce le reali intenzioni della mafia e scende in piazza a protestare. Arturo e Flora, superati i rancori, si fidanzano e dalla loro unione nasce un bambino, che verrà educato dal padre a riconoscere il male e a combatterlo.

Produzione

La storia prende spunto dall'esperienza personale e civile di Pif[1] e di molti altri palermitani che, come lui, hanno vissuto per anni in una città divisa tra la normalità degli eventi quotidiani e la violenza dei fatti di mafia. Il piccolo Arturo, protagonista del film, è un bambino particolarmente sensibile alle "malavitose stranezze" che vede accadere ogni giorno nella sua città, e rappresenta la vicenda di tutti quei giovani giornalisti e attivisti siciliani che hanno affrontato la verità senza nascondersi e diventando troppo spesso vittime di mafia.

I protagonisti del film vivono, col passare degli anni, una sorta di doppia vita fatta, da una parte, di feste di compleanno, innamoramenti e scelte professionali, dall'altra di attentati, minacce, morti ammazzati e una multiforme omertà. Sia da bambino che da adulto, la sfida di Arturo sarà quella di confrontarsi con questo sdoppiamento del mondo palermitano, trovando le risposte giuste nel proprio cuore e nel proprio senso civile.

Il film nasce dalla fortunata intuizione dello sceneggiatore Marco Martani che nel luglio 2013[2], dopo aver visto la puntata de Il Testimone dedicata alla mafia[3], decide di contattare l'autore per sapere se ha idee e materiali da utilizzare per il cinema. Pif, che ha iniziato la sua carriera nell'audiovisivo come aiuto-regista di Franco Zeffirelli nel 1998 e poi di Marco Tullio Giordana ne I cento passi nel 2000, coglie al volo l'occasione, propone un'idea che stava sviluppando da circa 4 anni e che darà vita proprio al film con Cristiana Capotondi.

Regia

Lo stile del film utilizza, per molti aspetti, il linguaggio tipico della trasmissione televisiva Il Testimone di MTV di cui Pif è autore e conduttore. Gli argomenti, anche quelli più scabrosi e delicati, vengono trattati con un doppio registro fatto di ironia e fredda presentazione dei fatti, in una originale alternanza tra momenti comici e pugni allo stomaco[2].

Distribuzione

Il film ha partecipato al Torino film festival, aggiudicandosi il premio del pubblico come miglior film ed è stato distribuito nelle sale italiane il 28 novembre 2013.

Accoglienza

Il presidente del Senato Pietro Grasso ha definito questo film la miglior opera cinematografica sul tema mafia che abbia mai visto.[4]

Riconoscimenti

Curiosità

  • Il titolo del film è, per una banale coincidenza[5], molto simile a quello di un libro di Angelino Alfano intitolato, appunto, La mafia uccide d'estate ed edito da Mondadori.
  • In una scena del film, il boss Bagarella è intento a ritagliare una foto di Ivana Spagna da un giornale degli anni 80 mentre intona una personale versione di Easy Lady. La scena si riferisce a un fatto realmente accaduto, di cui si è avuta notizia nel 1996, ovvero che il boss fosse tanto invaghito dalla cantante da aver pensato di farla rapire.

Note

  1. ^ Intervista a Pif realizzata da Carola Proto, comingsoon.it. URL consultato il 18 ottobre 2013.
  2. ^ a b Intervista a Pif realizzata da Marco Spagnoli, primissima.it. URL consultato il 16 ottobre 2013.
  3. ^ La puntata sulla mafia da Il Testimone, ondemand.mtv.it. URL consultato il 17 ottobre 2013.
  4. ^ Attilio Bolzoni, Grasso e il film di Pif: "Ecco la mia Palermo quando la mafia era tabù", su repubblica.it, la Repubblica. URL consultato il 5 dicembre 2013.
  5. ^ Filmato audio Bruna Masi, Pierfrancesco Diliberto in arte Pif - parte 1, Sicilia Week. URL consultato il 18 ottobre 2013.

Collegamenti esterni

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