Imalia (astronomia)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Imalia
(Giove VI)
Satellite diGiove
Scoperta3 dicembre 1904
ScopritoreC. D. Perrine
Parametri orbitali
Semiasse maggiore11.443.000 km
Periodo orbitale250,1 giorni
Inclinazione orbitale27,496°
Eccentricità~0,1623
Dati fisici
Diametro medio170 km
Massa
9,56×1018 kg
Densità media2,6 g/cm³
Acceleraz. di gravità in superficie0,073 m/s2
Periodo di rotazione7,782 h
Temperatura
superficiale
~124 K (media)
Pressione atm.nulla
Albedo0,04
Dati osservativi
Magnitudine app.14,6

Imalia (o Himalia; in greco ‘Ιμαλíα), o Giove VI, è un satellite naturale di Giove.

Il 19 dicembre 2000, la sonda spaziale Cassini nel suo viaggio verso Saturno catturò un'immagine a bassa risoluzione di Imalia, l'oggetto era però troppo distante per mostrare qualche dettaglio di superficie.

Scoperta[modifica | modifica wikitesto]

Imalia è stata scoperta da Charles Dillon Perrine presso l'Osservatorio Lick, in California, il 3 dicembre 1904 da immagini riprese con il telescopio riflettore Crossley che era stato da poco ristrutturato.[1]

Denominazione[modifica | modifica wikitesto]

Imalia ha ricevuto il suo nome solo nel 1975; prima era conosciuta semplicemente come Giove VI, qualche volta ci si riferiva a lei col nome di Estia (dall'omonima divinità). Imalia nella mitologia greca era una ninfa che ebbe tre figli con Zeus (Giove).

Caratteristiche fisiche[modifica | modifica wikitesto]

Imalia è il sesto satellite più grande di Giove (dopo le quattro lune galileiane e Amaltea) e l'oggetto più grande del cosiddetto gruppo di Imalia, composto da satelliti che orbitano Giove a una distanza compresa tra 11 a 13 milioni di chilometri, e con un'inclinazione orbitale di circa 27,5°.[2]

Con il suo diametro di almeno 140 km, è il più grande dei satelliti irregolari di Giove. Imalia è il più facile da osservare tra i piccoli satelliti; anche se Amaltea è più brillante, la sua prossimità al disco planetario rende la sua osservazione più difficoltosa.[3][4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ J.G. Porter, Discovery of a Sixth Satellite of Jupiter, in Astronomical Journal, vol. 24, n. 18, 1905, pp. 154B, Bibcode:1905AJ.....24..154P, DOI:10.1086/103612.;
    C.D. Perrine, Sixth Satellite of Jupiter Confirmed, in Harvard College Observatory Bulletin, vol. 175, 25 gennaio 1905, p. 1, Bibcode:1905BHarO.175....1P.;
    C.D. Perrine, Discovery of a Sixth Satellite to Jupiter, in Publications of the Astronomical Society of the Pacific, vol. 17, n. 100, 1905, pp. 22–23, Bibcode:1905PASP...17...22., DOI:10.1086/121619.;
    C.D. Perrine, Orbits of the sixth and seventh satellites of Jupiter, in Astronomische Nachrichten, vol. 169, n. 3, 1905, pp. 43–44, Bibcode:1905AN....169...43P, DOI:10.1002/asna.19051690304.
  2. ^ (EN) Himalia: Overview, su solarsystem.nasa.gov, NASA. URL consultato il 29 gennaio 2012 (archiviato dall'url originale il 27 dicembre 2011).
  3. ^ Himalia, Jupiter's "fifth" moon, su biophysik.uni-freiburg.de, ottobre 2009 (archiviato dall'url originale il 19 luglio 2011).
  4. ^ Rick Scott, Finding Himalia, The Fifth Brightest Moon Of Jupiter, su Astronomy.net, 20 ottobre 2003. URL consultato il 7 novembre 2011.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  Portale Sistema solare: accedi alle voci di Wikipedia sugli oggetti del Sistema solare