Gran bollito

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Gran bollito
Shelley Winters in una foto di scena del film
Lingua originaleitaliano
Paese di produzioneItalia
Anno1977
Durata115 min
Rapporto1,85:1
Generegrottesco
RegiaMauro Bolognini
SoggettoNicola Badalucco, Luciano Vincenzoni
SceneggiaturaNicola Badalucco
ProduttoreSandra Riccardi Infascelli
Distribuzione in italianoP.A.C.
FotografiaArmando Nannuzzi
MontaggioNino Baragli
MusicheEnzo Jannacci
ScenografiaDanilo Donati
CostumiDanilo Donati
Interpreti e personaggi
Doppiatori originali

Gran bollito è un film del 1977 diretto da Mauro Bolognini, con protagonista Shelley Winters. È liberamente ispirato alle vicende di Leonarda Cianciulli, la cosiddetta "saponificatrice di Correggio", che tra il 1939 e il 1940 uccise, fece a pezzi e mise a bollire tre donne.

Lea, donna del sud, emigra per raggiungere il marito Rosario in una città del nord per gestire un botteghino del Lotto. Appena arrivata, mostra subito avversione verso la nuova casa scelta dal marito, che di lì a poco resta vittima di una paralisi. Lea ha un unico figlio, Michele, che accudisce in modo morboso. Confidandosi con Berta Maner, una delle sue clienti al botteghino del Lotto, Lea le racconta che è convinta di averlo sottratto alla morte, patteggiando con essa.

Alberto Lionello, Max von Sydow e Renato Pozzetto interpretano en travesti le donne vittime della saponificatrice.[1]

Quando Michele si fidanza con Sandra, una maestra di ginnastica artistica, Lea, per non rinunciare a lui, commette ogni genere di nefandezze: dapprima opera un maleficio, cosicché il padre di Sandra muore improvvisamente; poi cerca con uno stratagemma spiccio di imporre sessualmente al figlio Tina, la domestica sordomuta, che egli respinge con fermezza.

Non ottenendo alcun risultato, Lea allestisce in cucina un locale con apposito tavolo, in marmo bianco, reclinato per far fluire il sangue delle vittime smembrate in appositi contenitori e dà sfogo alla propria indole omicida con nuovi sacrifici alla morte: sopprime tre delle sue nuove amiche. La prima vittima è proprio la focosa Berta Maner, che alla vigilia della partenza per l'America, viene uccisa da Lea; la trasforma così in biscotti e sapone, che vende poi alle sue amiche. Stessa sorte tocca alla dolce Lisa, ossessionata da un delirio religioso: pur avendo aiutato Rosario e Michele quando erano soli, prima che Lea raggiungesse la sua famiglia al nord, Lea non la risparmia: di lei si affretta poi ad incassare tutto il denaro di alcuni titoli, insospettendo il direttore della banca.

Per deviare i sospetti, orchestra un finto furto a casa di Palma per gettare la colpa sull'ormai "saponificata" Stella, con cui divideva l'appartamento. Due vicine di casa, alle quali Lea aveva regalato una saponetta, incuriosite dalla sua produzione di sapone iniziano a spiarla. Non riuscendo a scoprire niente, vanno da Maria, sorella del curato del quartiere, don Onorio, per parlare dell'operato di Lea, ma la perpetua, ritenendo Lea una donna integerrima, le scaccia. Tuttavia, sarà proprio Maria a scoprire per prima gli orrori di Lea.

In una saponetta datale da Lea, Maria ritrova l'anello che fu di Berta: Maria ha così un infarto, e don Onorio, ignaro, si affretta a chiamare proprio Lea per portarle conforto. Ormai stremata, Maria dal suo letto le chiede conferma dei suoi sospetti e Lea confessa, provocando così a Maria una nuova crisi cardiaca, che la stronca definitivamente, senza poter avvertire suo fratello delle atrocità commesse da Lea.

Maria, la sorella del prete (Rita Tushingham)

Arriva in paese un nuovo maresciallo, che inizia a svolgere indagini sulla scomparsa di Berta e che chiama Lea in commissariato per un interrogatorio. Viene interrogato anche il direttore della banca, che riconosce di nascosto Lea come la donna che si era presentata allo sportello come Lisa Carpi per riscuotere i titoli di cui era entrata in possesso. Intanto al figlio Michele arriva la chiamata per il servizio militare e Lea ne resta sconvolta. Inoltre Palma ritrova sul pavimento della casa di Lea gli occhiali di Stella, non ricordandone però la proprietà e scampando così ad una orribile morte. Michele, ormai prossimo alla partenza, accompagna la fidanzata Sandra in casa di sua madre, affinché ne abbia cura. È così che Lea, in preda al suo folle delirio, avendo visto partire l'amato unico figlio, per farlo ritornare, programma un nuovo sacrificio: dapprima la servetta Tina, poi l'odiata Sandra.

Ma Tina, seppur inconsapevole complice di cotanti orrori, si ribella e cerca di difendere Sandra. Così Lea immobilizza Tina e affronta Sandra con un'accetta; la ragazza ha la forza di dire che è incinta di Michele. Questo gesto salva la vita di Sandra poiché, nell'apprendere che un'altra donna ha avuto ragione di lei nei confronti di suo figlio facendo fallire tutti i suoi tentativi magici e non, Lea ha un attimo di stordimento. La donna lascia cadere l'accetta ed è proprio in quel momento che irrompono le forze dell'ordine, le quali la trascinano in carcere, ponendo fine agli orrori.

Mauro Bolognini aveva progettato di dirigere un film sulla Cianciulli già quindici anni prima, con Anna Magnani nel ruolo della protagonista.[2][3] Più tardi, si pensò a Sophia Loren per la parte.[3] Il film cambiò numerosi titoli durante la lavorazione, tra cui Black Journal, La cuoca del diavolo e La signora degli orrori: erano stati considerati anche Sapone di donna, Donne all'interno e La saponificatrice.[3][4][5][6]

Il personaggio della ragazza del figlio della saponificatrice era interpretato originariamente da Ornella Muti,[5] poi sostituita nel giugno 1977 da Laura Antonelli.[7]

Colonna sonora

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Le musiche e le canzoni del film sono composte da Enzo Jannacci. Il brano nei titoli è Vita Vita, interpretato da Mina ed è contenuto anche nell'album Mina quasi Jannacci.

Il film incassò 480 milioni di lire al botteghino italiano,[8] a fronte di 1,9 miliardi di budget, considerato all'epoca «un coraggioso sforzo produttivo nel panorama critico del cinema italiano».[7]

  1. ^ Jelardi, p. 145.
  2. ^ Enrico Baldo, Donati, l'uomo che veste i personaggi di Fellini, in La Stampa, 22 marzo 1977, p. 7. URL consultato il 5 ottobre 2020.
  3. ^ a b c Lamberto Antonelli, Per la Cianciulli vorrei Sophia..., in Stampa Sera, 29 dicembre 1976, p. 16. URL consultato il 5 ottobre 2020.
  4. ^ Lamberto Antonelli, Cianciulli americana, in Stampa Sera, 13 aprile 1977, p. 21. URL consultato il 5 ottobre 2020.
  5. ^ a b Enrico Baldo, La Cianciulli in un film di Bolognini: vittime Renato, Lionello e Von Sydow, in La Stampa, 8 aprile 1977, p. 16. URL consultato il 5 ottobre 2020.
  6. ^ Fantasmi e mafiosi nei film dell'inverno, in Stampa Sera, 11 ottobre 1977, p. 20. URL consultato il 5 ottobre 2020.
  7. ^ a b Laura per la Cianciulli, in La Stampa, 21 giugno 1977, p. 7. URL consultato il 5 ottobre 2020.
  8. ^ Roberto Poppi e Mario Pecorari, Dizionario del cinema italiano: I film. Vol. 4/1: Dal 1970 al 1979. A-L., Roma, Gremese Editore, 1991, p. 346, ISBN 8876059350.
  • Andrea Jelardi (a cura di), In scena en travesti: il travestitismo nello spettacolo italiano, Roma, Edizioni Croce, 2009, ISBN 8864020098.
  • Andrea Pergolari e Guido Vitiello, Ha visto il montaggio analogico? Ovvero dieci capolavori misconosciuti del cinema minore scelti per la rieducazione del cinefilo snob, Sant'Angelo in Formis, Lavieri edizioni, 2011, ISBN 9788889312896.

Collegamenti esterni

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