Guardia, guardia scelta, brigadiere e maresciallo

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Guardia, guardia scelta, brigadiere e maresciallo
Aldo Fabrizi, Alberto Sordi, Peppino De Filippo e Gino Cervi in una scena del film
Paese di produzioneItalia
Anno1956
Durata93 min
Dati tecniciB/N
rapporto: 2,35:1
Generecommedia
RegiaMauro Bolognini
SoggettoPaolo Frascà
SceneggiaturaRuggero Maccari, Ettore Scola, Nicola Manzari
ProduttoreLuigi Rovere
Casa di produzioneENIC / Imperial Film
FotografiaAldo Giordani
MontaggioRoberto Cinquini
MusicheCarlo Rustichelli
ScenografiaFlavio Mogherini
CostumiElio Costanzi
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

Guardia, guardia scelta, brigadiere e maresciallo è un film del 1956 diretto da Mauro Bolognini.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

A Roma quattro zelanti vigili urbani, tutti elementi della banda musicale, si misurano con l'opinione tendenzialmente negativa che la popolazione ha maturato per la loro categoria in una serie di storielle intrecciate.

Alla bontà e all'indulgenza sofferta di Antonio Spaziani, che arriva a farsi sopraffare da un ragazzino che circola in scooter con entrambi i genitori (memorabile la battuta "ha ragione mio padre, i vigili sono tutti s..."), si oppone la severa professionalità di Alberto Randolfi, che tormenta il compagno di camerata Paolo con lo studio della lingua francese in vista di un esame che potrebbe farne decollare la carriera. Randolfi non perdona nessuna infrazione, appioppando multe alle alte cariche istituzionali, ai pompieri, al passante che non attraversa con la dovuta precisione le strisce pedonali. Verrà miseramente bocciato all'esame di francese e, per questa sua innata intolleranza, trasferito a Milano dove pronuncerà la famosa frase "el magùn, ammazza che magone".

Meno preciso e dedito al lavoro è Giuseppe Manganiello, grande appassionato di musica classica e spesso dormiente sul posto di lavoro; servile e ruffiano con il maresciallo, si spaccia per nipote di un Monsignore ma è in realtà parente della perpetua; insiste nel considerarsi un compositore di talento ma finisce sempre con l'arrendersi davanti all'evidenza: tutto ciò che compone è già stato scritto.

Sullo sfondo, la storia d'amore tra la figlia maggiore di Spaziani e il suo fidanzato pugile.

Critica[modifica | modifica wikitesto]

Filippo Sacchi su Epoca del 6 maggio 1956 scrisse:

«Ancora una volta si direbbe che ormai, la sola attività positiva rimasta al nostro cinema, dalla grande esperienza neorealista, sia la forza dell'interprete, la vitalità del tipo umano. Appena si esce di là come tutto appare trito e pedestre. Un piccolo mondo dialettale che diventa sempre più piccolo e sempre più dialettale: le solite eterne macchiette stereotipate che non hanno più niente della vita. È l'incapacità di mandare avanti con ordine le fila di un intreccio, per cui sono continuamente abbozzati spunti che poi non si sviluppano, come avviene qui per il misterioso zio monsignore.. Infine l'ambientazione puerile e bislacca..»

Incassi[modifica | modifica wikitesto]

Incasso accertato sino al 31 marzo 1959: £ 434.434.634

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Catalogo Bolaffi del cinema italiano 1956/1965

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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