Chiesa cattolica in Sudan

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Chiesa cattolica in Sudan
La cattedrale di San Matteo a Khartoum
Anno2021
Cattolici1.295.820
Popolazione45,66 milioni
Presidente della
Conferenza episcopale
cardinale Stephen Ameyu Martin Mulla
Nunzio apostolicovacante
CodiceSD
Mappa delle diocesi cattoliche del Sudan e del Sudan del Sud

La Chiesa cattolica in Sudan è parte della Chiesa cattolica universale in comunione con il vescovo di Roma, il papa.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'evangelizzazione di quello che oggi si chiama Sudan ha origini molto antiche: ebbe inizio a metà del VI secolo ad opera del clero monofisita e cattolico proveniente dall'Egitto e da Costantinopoli. Si sviluppò una chiesa nazionale, passata poi sotto il controllo del patriarcato copto di Alessandria. Con il crollo del regno di Nubia, tra il XIII secolo e XIV secolo il cristianesimo sparì completamente.

I primi tentativi di evangelizzazione da parte di missionari cattolici nel Paese iniziarono verso la metà del XIX secolo, quando fu creato il vicariato apostolico dell'Africa centrale, che però non ebbe grande successo, soprattutto perché i confini non erano chiari. Anche l'opera iniziata da Daniele Comboni non ebbe fortuna e finì con la sua morte nel 1881. La guerra Mahdista del 1881-1898 distrusse tutte le missioni cristiane.

Fu solo all'inizio del XX secolo che i missionari comboniani ripresero l'opera di evangelizzazione del Sudan. I missionari patirono le stesse sofferenze del popolo, attanagliato da una guerra civile che si protrasse per decenni e che ebbe le sue origini nel regime autoritario che prese il potere negli anni sessanta.

Nel 1964 il governo sudanese decretò l'espulsione di tutti i missionari stranieri. L'anno seguente cercò di costringere i cattolici a creare una Chiesa "patriottica" sul modello cinese. I responsabili[non chiaro] cattolici rifiutarono e da allora la Chiesa cattolica iniziò a subire la persecuzione del governo centrale. Il seminario di Tore fu incendiato, molti luoghi di culto furono distrutti e alcune comunità vennero disperse[1].

Nel 1993 la Chiesa sudanese ha ricevuto la visita pastorale di papa Giovanni Paolo II.

Il 9 luglio 2011 il Sudan del Sud è diventato uno Stato indipendente.

Legislazione in materia di religione[modifica | modifica wikitesto]

In Sudan l'islam è la religione ufficiale. Secondo la legge nazionale, convertirsi a un'altra religione o rinunciare all'islam è considerato apostasia ed è un reato capitale, che può essere punito anche con la pena di morte.[2] I cristiani quindi non possono svolgere alcuna opera di evangelizzazione.

Nel 1983 il governo ha introdotto la legge islamica (shari'a). Da allora la libertà religiosa nel Paese si è ulteriormente ridotta.[3] Nonostante dichiarazioni pubbliche secondo le quali la legge islamica non si applicherebbe ai cristiani, diversi cristiani sono stati puniti per non aver osservato il Ramadan o i precetti religiosi islamici[4]. L'arcivescovo di Khartoum ha dichiarato nel 1991 che diversi centri di preghiera sono stati fatti chiudere, con il divieto ai cristiani di riunirsi per pregare[4].

Nel Nord del Paese le comunità cristiane, sia i semplici fedeli che i loro vertici, sono oggetto di controlli continui da parte della polizia, che esegue confische e si rende anche responsabile di abusi.[3] I cristiani del sud, da parte loro, lamentano la pressione del governo centrale volta all'islamizzazione della parte meridionale del paese.

Organizzazione ecclesiastica[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1974 fu creata in Sudan la gerarchia cattolica di rito latino, con l'erezione di sette diocesi.

Dal 2011, a seguito dell'indipendenza del Sudan del Sud, la Chiesa cattolica latina è presente sul territorio con una sede metropolitana e una diocesi suffraganea:

I fedeli appartenenti alle Chiese cattoliche di rito orientale fanno riferimento alle eparchie del proprio rito presenti in Egitto.

Statistiche[modifica | modifica wikitesto]

Alla fine del 2004 la Chiesa cattolica in Sudan contava:

  • 183 parrocchie;
  • 347 preti;
  • 310 suore religiose;
  • 707 istituti scolastici;
  • 118 istituti di beneficenza.

La popolazione cattolica ammontava a 4.179.937 cristiani, pari al 9,65% della popolazione.

Nunziatura apostolica[modifica | modifica wikitesto]

Sede della nunziatura apostolica in Sudan

Il Papa è stato rappresentato in Sudan fino al 1969 dalla delegazione apostolica dell'Africa Orientale, istituita il 3 maggio 1960 con il breve Eo intendentes di papa Giovanni XXIII. Essa aveva giurisdizione sui seguenti Paesi africani: Sudan, Kenya, Zanzibar, Tanganica, Uganda, Rhodesia Settentrionale, Nyassaland, Somalia francese e Seychelles. Sede del delegato apostolico era la città di Mombasa in Kenya.

Il 3 luglio 1969, con la bolla Sollicitudo omnium di papa Paolo VI, fu eretta la delegazione apostolica della Regione del Mar Rosso con residenza a Khartoum e con giurisdizione sul Sudan, la Somalia, Gibuti e la parte meridionale della penisola arabica. Nel 1972 il governo sudanese stabilì un'ambasciata presso la Santa Sede e nello stesso anno, il 29 aprile, fu istituita la nunziatura apostolica del Sudan con il breve Maiores Nostri dello stesso papa Paolo VI. Dal 1992 al 2004 i nunzi del Sudan erano al contempo delegati apostolici della Somalia; nel 2004 hanno assunto anche la carica di nunzi per l'Eritrea.

Delegato apostolico della Regione del Mar Rosso:

Elenco dei Nunzi apostolici in Sudan:

Conferenza episcopale[modifica | modifica wikitesto]

La prima riunione degli Ordinari del Sudan si è svolta a Khartoum alla fine del 1929, in occasione della visita del Delegato apostolico per l'Africa Orientale, residente a Mombasa in Kenya, Arthur Hinsley. Negli anni cinquanta si sono svolte periodiche riunioni tra gli Ordinari sudanesi, finché nel dicembre 1974 fu istituita la gerarchia locale e nacque la Sudan Episcopal Conference, che nel 1976 prese il nome di Sudan Catholic Bishops' Conference (SCBC). La sua sede è a Khartum. Gli statuti sono stati approvati dalla Santa Sede nel 1989. I vescovi fanno tuttora parte di un'unica conferenza episcopale con quelli delle diocesi del Sudan del Sud, anche se è possibile che in futuro si separino.

La SCBC è membro della Association of Member Episcopal Conferences in Eastern Africa (AMECEA) e del Symposium of Episcopal Conferences of Africa and Madagascar (SECAM).

Elenco dei Presidenti della Conferenza episcopale:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Andrea Riccardi, Il secolo del martirio, Mondadori, 2009, p. 224.
  2. ^ Rapporto Libertà di pensiero 2008, pubblicato dall'Unione internazionale etico-umanistica.
  3. ^ a b Matteo Marcelli, Sudan, per i cristiani la libertà resta negata (PDF), in Avvenire, 27 febbraio. URL consultato il 9 marzo 2015.
  4. ^ a b Andrea Riccardi, op. cit., p. 309.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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