Diocesi di Malaga

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Diocesi di Malaga
Dioecesis Malacitana
Chiesa latina
Suffraganea dell'arcidiocesi di Granada
 
Stemma della diocesi
Provincia ecclesiastica
Provincia ecclesiastica della diocesi
Collocazione geografica
Collocazione geografica della diocesi
 
VescovoJesús Esteban Catalá Ibáñez
Vescovi emeritiRamón Buxarrais Ventura
Presbiteri302, di cui 190 secolari e 112 regolari
4.186 battezzati per presbitero
Religiosi171 uomini, 744 donne
Diaconi16 permanenti
 
Abitanti1.685.920
Battezzati1.264.440 (75,0% del totale)
StatoSpagna
Superficie7.306 km²
Parrocchie251 (7 vicariati)
 
Erezione4 agosto 1486
Ritoromano
CattedraleVergine Maria dell'Incarnazione
IndirizzoCalle Santa María 18, 29015 Málaga, España
Sito webwww.diocesismalaga.es
Dati dall'Annuario pontificio 2022 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Spagna
Il seminario diocesano di Malaga.
Il palazzo vescovile di Malaga.
La basilica della Vittoria di Malaga.
La basilica della Speranza di Malaga.

La diocesi di Malaga (in latino: Dioecesis Malacitana) è una sede della Chiesa cattolica in Spagna suffraganea dell'arcidiocesi di Granada. Nel 2021 contava 1.264.440 battezzati su 1.685.920 abitanti. È retta dal vescovo Jesús Esteban Catalá Ibáñez.

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

La diocesi comprende la provincia di Malaga e la città di Melilla sulla costa africana.

Sede vescovile è la città di Malaga, dove si trova la cattedrale della Vergine Maria dell'Incarnazione. Nella stessa città sorgono anche due basiliche minori: la basilica del Dulce Nombre de Jesús Nazareno del Paso y María Santísima de la Esperanza, comunemente chiamata basilica della Speranza, e la basilica-santuario reale di Santa Maria della Vittoria e della Mercede.

Il territorio è suddiviso in 251 parrocchie, raggruppate in 16 arcipresbiterati, a loro volta raggruppati in 7 vicariati.

Vicariati e arcipresbiterati[modifica | modifica wikitesto]

  • Vicariato di Malaga-Città, che conta 6 arcipresbiterati:
    • Santa María de la Victoria
    • Cristo Rey
    • Virgen del Mar
    • Los Ángeles
    • San Cayetano
    • San Patricio
  • Vicariato di Alora-Coín, che conta 2 arcipresbiterati:
    • Alora
    • Coín
  • Vicariato della Costa Occidentale, che conta 2 arcipresbiterati:
    • Fuengirola-Torremolinos
    • Marbella-Estepona
  • Vicariato di Ronda Città e Serranía de Ronda, che conta 1 arcipresbiterato:
    • Ronda y Serranía
  • Vicariato di Antequera/Archidona-Campillos, che conta 2 arcipresbiterati:
    • Antequera
    • Archidona-Campillos
  • Vicariato di Axarquía, che conta 2 arcipresbiterati:
    • Axarquía Interior
    • Axarquía Costa
  • Vicariato di Melilla, che conta 1 arcipresbiterato:
    • Melilla

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Probabilmente la diocesi di Malaga fu eretta verso la fine del I secolo, a seguito dell'evangelizzazione della Spagna ad opera dei sette Varones apostólicos inviati dai santi Pietro e Paolo. Tuttavia, il primo vescovo di cui si abbia notizia è san Patrizio, che partecipò al Concilio di Elvira, celebrato tra il 300 e il 313. Dopo di lui le notizie sui vescovi di Malaga si interrompono nuovamente fino al 579.

Durante la dominazione araba le notizie sui vescovi si fanno più rade, dalla fine del VII secolo al XII secolo si ricordano solo cinque vescovi.

Nel XIII secolo e regolarmente nel XV secolo furono nominati per la sede di Málaga vescovi titolari, che non poterono risiedere in città.

A seguito della Reconquista cristiana, la diocesi fu ristabilita il 4 agosto 1486.

Il 10 dicembre 1492 divenne suffraganea dell'arcidiocesi di Granada.

Nel 1587 fu istituito il seminario diocesano, che sarà ospitato in nuovo edificio nel 1819 e sarà trasferito nell'attuale sede nel 1924.

Nel 1719 il vescovo Giulio Alberoni, anche primo ministro fu estromesso dalla sede da Filippo V ed esiliato per motivi politici: la conquista di Sardegna e Sicilia aveva attirato verso la Spagna l'odio delle potenze europee. Si rifugiò in Italia, dove però dovette sottrarsi all'ira di papa Clemente XI, che lo fece imprigionare. Evaso, si nascose fino alla morte del Pontefice. Rinunciò alla sede di Málaga nel 1725.

Nell'aprile del 1931, durante il periodo repubblicano, ben 48 chiese ed edifici cristiani furono incendiati, compresi il palazzo episcopale e il seminario. La folla fece irruzione nel palazzo episcopale, dove il vescovo Manuel González García e i suoi compagni di sventura si trovarono circondati dalle fiamme e dalla folla, ma riuscirono a porsi in salvo. Il vescovo si dovette rifugiare a Gibilterra il 13 maggio e fece ritorno segretamente nella diocesi in dicembre, restandovi in incognito fino a giugno del 1932. Poi si recò a Roma e non poté più ritornare: governò la diocesi da Madrid. Nel 1935 il suo successore Balbino Santos Olivera dovette affrontare una situazione tragica, in cui molti sacerdoti e seminaristi erano stati martirizzati, così come circa 2.000 fedeli. Ben presto il vescovo dovette fuggire in esilio a Tangeri, a Melilla, poi a Siviglia e infine ritornò nella diocesi il 15 marzo 1937. Come primo atto celebrò un funerale per i martiri. In seguito profuse le sue energie per la ricostruzione di una diocesi devastata dalla violenza, riedificando chiese incendiate e il palazzo episcopale, del quale erano rimaste solo le mura maestre.

Il 10 luglio 1957[1] e il 30 aprile 1958[2], con due distinti decreti della Congregazione Concistoriale, furono rivisti i confini della diocesi per farli coincidere con quelli della provincia civile, in applicazione del concordato tra la Santa Sede e il governo spagnolo del 1953. La diocesi di Malaga cedette le parrocchie di Zafarraya, Almendral e Ventas de Zafarraya a favore dell'arcidiocesi di Granada e gli arcipresbiterati di Olvera e di Grazalema dell'arcidiocesi di Siviglia, e si ampliò con l'arcipresbiterato di Campillos e la parrocchia di La Alameda appartenuti alla stessa arcidiocesi di Siviglia e la parrocchia di Villanueva de Tapia sottratta alla diocesi di Cordova.

Cronotassi dei vescovi[modifica | modifica wikitesto]

Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Vescovi di Malaga[modifica | modifica wikitesto]

  • San Patrizio † (290 - 304 ?)
  • Severo † (578 - 601)
  • Ianuario † (602 - 616 ?)
  • Teodulfo † (menzionato nel 619)
  • Tunila † (prima del 638 - dopo il 653)
  • Samuele † (prima del 681 - dopo il 688)
  • Onorio † (menzionato nel 693)
  • Amalsuindo † (838 - 844 ?)
  • Ostegesi † (circa 845 - circa 864)
  • Leonardo † (circa 1020)
  • Giuliano † (circa 1117)
    • Sede soppressa

Vescovi titolari di Malaga[modifica | modifica wikitesto]

  • Fernando, O.F.M. † (18 dicembre 1422 - ? deceduto)
  • Martín de las Casas, O.F.M. † (14 dicembre 1433 - ? deceduto)
  • Rodrigo de Soria, O.F.M. † (17 marzo 1458 - circa 1485 deceduto)

Vescovi di Malaga (sede restaurata)[modifica | modifica wikitesto]

Statistiche[modifica | modifica wikitesto]

La diocesi nel 2021 su una popolazione di 1.685.920 persone contava 1.264.440 battezzati, corrispondenti al 75,0% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
1950 661.146 667.102 99,1 252 145 107 2.623 162 1.510 193
1970 977.992 983.896 99,4 426 279 147 2.295 1 239 1.641 230
1980 1.021.000 1.053.000 97,0 474 290 184 2.154 273 1.560 258
1990 1.100.000 1.302.000 84,5 396 259 137 2.777 12 209 1.250 263
1999 1.243.422 1.308.866 95,0 359 267 92 3.463 14 150 978 249
2000 1.235.653 1.300.688 95,0 372 263 109 3.321 15 187 971 249
2001 1.249.262 1.315.013 95,0 383 267 116 3.261 14 168 971 250
2002 1.302.478 1.371.029 95,0 381 269 112 3.418 14 166 937 250
2003 1.329.235 1.399.194 95,0 392 269 123 3.390 16 194 909 250
2004 1.371.185 1.443.353 95,0 398 270 128 3.445 16 207 929 250
2013 1.230.823 1.641.098 75,0 342 209 133 3.598 15 202 987 251
2016 1.221.729 1.628.973 75,0 325 200 125 3.759 13 185 826 251
2019 1.230.840 1.641.121 75,0 308 192 116 3.996 13 176 749 251
2021 1.264.440 1.685.920 75,0 302 190 112 4.186 16 171 744 251

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (LA) Decreto Initis inter, AAS 50 (1958), pp. 44-45.
  2. ^ (LA) Decreto Quum sollemnibus, AAS 50 (1958), pp. 707-709.
  3. ^ Già amministratore apostolico dal 30 settembre 1966.
  4. ^ Contestualmente nominato arcivescovo titolare di Tiburnia.
  5. ^ Dal 15 settembre 1991 al 23 maggio 1993, giorno della presa di possesso di Antonio Dorado Soto, fu amministratore apostolico Fernando Sebastián Aguilar, C.M.F., arcivescovo coadiutore di Granada.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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