Galeata

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Galeata
comune
Galeata – Stemma
Galeata – Bandiera
Galeata – Veduta
Galeata – Veduta
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Emilia-Romagna
Provincia Forlì-Cesena
Amministrazione
SindacoFrancesca Pondini (lista civica di centro-destra) dal 15-5-2023
Territorio
Coordinate44°00′N 11°55′E / 44°N 11.916667°E44; 11.916667 (Galeata)
Altitudine237 m s.l.m.
Superficie63,13 km²
Abitanti2 466[1] (31-8-2023)
Densità39,06 ab./km²
FrazioniBuggiana, Pianetto, Sant'Ellero, San Zeno, Strada San Zeno, Versara, Val di Francia, Pantano
Comuni confinantiCivitella di Romagna, Predappio, Premilcuore, Rocca San Casciano, Santa Sofia
Altre informazioni
Cod. postale47010
Prefisso0543
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT040014
Cod. catastaleD867
TargaFC
Cl. sismicazona 2 (sismicità media)[2]
Cl. climaticazona E, 2 438 GG[3]
Nome abitantigaleatesi
Patronosant'Ellero di Galeata
Giorno festivo15 maggio
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Galeata
Galeata
Galeata – Mappa
Galeata – Mappa
Posizione del comune di Galeata nella provincia di Forlì-Cesena
Sito istituzionale

Galeata (Gagliêda in romagnolo) è un comune italiano di 2 466 abitanti della provincia di Forlì-Cesena in Emilia-Romagna. Galeata appartiene alla porzione che fino al 1923 ha fatto parte della regione Toscana, denominata appunto oggi Romagna toscana.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Fra il VI e il IV secolo a.C. gli umbri, presenti nel territorio da tempo, si ritirarono sulle colline per fuggire ai tentativi di invasione dei Galli Boi. Spostamento che, con tutta probabilità, segna la nascita di Mevanìola, romana dal 266 a.C., così chiamata in onore della florida città umbra Mevania (oggi Bevagna, gemellata con Galeata). Dopo il crollo dell'Impero Romano d'Occidente il centro abitato si spostò più a valle, dove sorge l'odierna Galeata.

Alla fine del V secolo d.C. si colloca tradizionalmente l'insediamento di due opposte comunità, quella del giovane eremita Sant'Ellero e quella del re Teodorico. In questo periodo nacque la potente abbazia fondata dal Santo, la quale per secoli dominò e amministrò i territori circostanti, arrivando ad avere un vero e proprio sistema difensivo dotato di truppe e di tre rocche (di Santa Sofia, di Civitella e di Pianetto).

Agli inizi del Quattrocento il comune di Galeata entrò a far parte del Granducato di Toscana, al quale appartenne fino al 1860, come attesta la lapide murata sotto i portici del Palazzo del Podestà. Nel 1785 fu soppressa la giurisdizione ecclesiastica dell'abate e Galeata passò alla diocesi di Sansepolcro, mentre il territorio venne diviso tra questa e la diocesi di Bertinoro. Il vescovo di Sansepolcro assunse il titolo di abate di Sant'Ellero.

Con l'annessione del Granducato al regno d'Italia, dal 1860 al 1923 il Comune di Galeata fece parte della provincia di Firenze; nel 1923 venne assegnato alla provincia di Forlì (attualmente provincia di Forlì-Cesena).

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Caratteristico è il borgo antico, in architetture tipicamente toscane, che copre le attuali vie IV Novembre e Ferdinando Zanetti, percorse in tutta la loro lunghezza da palazzi porticati.

La chiesa principale del paese è San Pietro, neogotica ma con una lapide murata in facciata che ne attesta la fondazione medievale e la chiesa della Madonna dell'Umiltà, che, in un altare barocco appena restaurato, accoglie il dipinto della Madonna compatrona di Galeata assieme a Sant'Ellero.

Il Teatro Comunale[4], di forme neoclassiche, è intitolato al tenore forlivese Carlo Zampighi[5].

Prima dell'abitato di Pianetto, una deviazione conduce all'area archeologica di Mevaniola dove si trovano i resti di un edificio a pilastri, le terme (con ambiente absidato e canalizzazioni), un piccolo teatro ispirato a modelli ellenistici, con orchestra circolare e cavea poggiante su un terrapieno, preceduto da un lastricato in arenaria e una cisterna che fungeva da acquedotto urbano.

Architetture religiose[modifica | modifica wikitesto]

Abbazia di Sant'Ellero[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Abbazia di Sant'Ellero.

Chiesa di Santa Maria del Pantano[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa di Santa Maria del Pantano.

Architetture civili[modifica | modifica wikitesto]

Palazzo del Podestà, col Marzocco e la croce.
Colonnina.
Dettagli della croce.

In via IV Novembre si trova il palazzo che fu sede della curia abbaziale di Sant'Ellero fino al 1787, nel quale si trova murato lo stemma di Pietro Aldobrandini, cardinale abate commendatario di Sant'Ellero e arcivescovo di Ravenna, che nel 1602 si rifiutò di abbandonare l'antica fabbrica ilariana per ricostruirla in città.

I palazzi maggiormente degni di nota a livello artistico si trovano in via Zanetti: quello dell'Opera Madonnina del Grappa, dalla facciata dipinta; palazzo Cenni con una lapide attestante la visita del Granduca Pietro Leopoldo II nel 1834; Palazzo Zanetti che invece reca una lapide che ricorda la sosta in esso dello stesso Granduca, ma del 1777; palazzo Bardi, palazzo Angeloni, palazzo Versari, tutti recanti gli stemmi delle rispettive famiglie.

Il Palazzo del Podestà, il più importante, fu costruito dalle fondamenta nel 1636, essendo stato abbattuto il precedente, fatiscente. La facciata mostra chiari influssi toscani, ed è articolata su due piani, tripartita secondo la verticale e conclusa da un cornicione ligneo sporgente, alla toscana. La parte inferiore è adibita a portico, suddivisa da una triplice archeggiatura a tutto sesto con pilastri in pietra smussati agli angoli. In corrispondenza del terzo pilastro, tra il primo e il secondo piano, nel 1642 venne inserito il Marzocco Fiorentino, il grande leone di pietra che regge lo stemma del comune e che indica chiaramente l'influenza del Granducato di Toscana sul territorio galeatese. La parte superiore è caratterizzata dalla presenza di tre finestroni con ghiera e piedritti in bugnato gentile, realizzati nel 1890 (in tale occasione la parte inferiore della facciata venne decorata con un disegno a finto bugnato, eliminato dopo il 1938 e sostituito dalla sobria tinteggiatura chiara che lo caratterizza tutt'oggi). Dei numerosi stemmi podestarili che decoravano la facciata attualmente ne rimangono solo quattro (ancora in testimonianze e fotografie del 1934 se ne contavano sette).

Accanto al palazzo sorge la torre civica, poggiante su di un arco analogo a quelli del palazzo, di struttura a vista in conci di pietra serena, culmina col grande orologio, citato sin dal 1613 (e riacquistato in seguito nel 1778 e 1844), coperto da una cupola a bulbo retta da quattro grandi aperture.

Davanti alla torre sorge un'antica colonnina in marmo, che porta, su di un capitello in pietra scura a foglie d'acanto stilizzate, una croce bizantina in marmo candido, scolpita su ambo i lati (sul fronte un agnello e un pastorale, sul retro una mano benedicente), posta davanti a quello che un tempo era l'ingresso della città, ossia l'antica via Gallica, tuttora esistente, con pavimentazione ciottolata.

Borgo di Pianetto[modifica | modifica wikitesto]

Piccolo borgo medievale sormontato da una rocca e raccolto attorno alla chiesa di Santa Maria dei Miracoli, espressione del Rinascimento toscano (fu fondata nel 1497) con il convento di Francescani che, dopo il restauro, è diventato sede del museo civico e archeologico "Mambrini".

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

Abitanti censiti[6]

Etnie e minoranze straniere[modifica | modifica wikitesto]

Galeata è il comune dell'Emilia-Romagna con la percentuale più alta di residenti stranieri (21%). Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2009 la popolazione straniera residente era di 508 persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano:

Cultura[modifica | modifica wikitesto]

Musei[modifica | modifica wikitesto]

Museo civico e archeologico "Domenico Mambrini"[modifica | modifica wikitesto]

Madonna del latte, conservata nel museo

Sito nella frazione Pianetto (a due km da Galeata) raccoglie il materiale scavato su iniziativa dell'arciprete mons. Domenico Mambrini (1879-1944). Appassionato di studi archeologici ed archivistici, a lui si deve l'esatta ubicazione del sito archeologico della città romana di Mevaniola[7]. Il museo è organizzato in due sezioni:

  • Sezione archeologica: sono esposti manufatti dalle civiltà villanoviana ed umbra fino all'età bizantina. Nel museo è conservata una chiave onoraria risalente al I secolo d.C. simboleggiante il potere della città. Se ne ha solamente un altro esempio in tutta Italia[7].
  • Sezione storico-artistica: sono esposte ceramiche, dipinti e affreschi, tra cui la Madonna dell'Umiltà, patrona di Galeata, databile al 1330 circa.

Infrastrutture e trasporti[modifica | modifica wikitesto]

Galeata è attraversata dalla S.P. 310 "Bidentina" che collega la Romagna con la Toscana, e dista 34 km da Forlì e 35 km da Cesena.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Bilancio demografico mensile anno 2023 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ Galeata. Teatro Comunale, su provincia.forli-cesena.it. URL consultato il 22 novembre 2015 (archiviato dall'url originale il 16 febbraio 2017).
  5. ^ Il Teatro Comunale di Galeata nel nome di Carlo Zampighi
  6. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT; URL consultato in data 28 dicembre 2012.
  7. ^ a b Paola Tassinari, Quel gioiello del Mambrini, in La Voce di Romagna, 8 giugno 2014.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Ellero Leoncini, L'abbazia di Sant'Ellero nel XIV centenario della morte del suo fondatore, 15 maggio 1958., Società Poligrafica Editoriale, Città di Castello, 1958.
  • Ellero Leoncini, con prefazione di Piero Bargellini, L'abbazia di Sant'Ellero., Tip. Moderna F.lli Zauli, Castrocaro Terme, 1981.
  • Società di studi romagnoli. A cura di, Galeata: i monumenti, il museo, gli scavi di Mevaniola., La Fotocromo Emiliana, Bologna, giugno 1983.
  • Paolo Bolzani, Idea di Galeata, ambiente archeologia architettura., nuova tipografia snc, Forlimpopoli, 1997.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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