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Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi caccia (disambigua).
Caccia al cinghiale, tacuinum sanitatis casanatensis (XIV secolo)

La caccia è la pratica di catturare o uccidere animali, solitamente selvatici, per procurarsi cibo, pelli o altre materie oppure per scopo ricreativo.

La caccia fu certamente una fonte primaria di sostentamento in alcune fasi dell'evoluzione umana, ovvero prima della nascita dell'allevamento e dell'agricoltura, quando l'uomo era cacciatore-raccoglitore. Ancora oggi la caccia (eventualmente nella forma della pesca) rappresenta la fonte principale di proteine nell'alimentazione di molte comunità, soprattutto nei paesi più poveri del mondo.

Nei paesi industrializzati la caccia ha perso il ruolo di sostentamento, diventando gradualmente una attività principalmente ricreativa oppure condotta allo scopo di commerciare il ricavato della cattura o dell'uccisione di animali. In questo contesto, il termine "caccia" si riferisce generalmente a un'attività approvata dalla legge, mentre con bracconaggio si intende la caccia fatta in modi o in contesti che la rendono illegale.

Cinghiali abbattuti durante un programma di abbattimento selettivo.

La caccia può anche avere un ruolo nella gestione della fauna selvatica, ad esempio per mantenere la popolazione di una certa specie all'interno delle capacità di sostentamento dell'ambiente ecologico[1]. In Italia, come negli Stati Uniti e in molti paesi occidentali, le guardie forestali e ecologi partecipano alla scrittura delle norme di regolamentazione della caccia in modo che le quote e i metodi permessi garantiscano la preservazione della fauna selvatica.

La cattura di pesci, ovvero la pesca anche nella sua espressione subacquea (nota col nome di caccia subacquea ma ancor meglio pesca subacquea), non viene solitamente considerata un tipo di caccia anche se ne condivide molti aspetti. Anche la cattura di animali con trappole, oltre a essere generalmente proibita, viene solitamente considerata un'attività diversa dalla caccia.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Radici antiche[modifica | modifica wikitesto]

Diana cacciatrice.

La caccia è una delle più antiche attività conosciute in quanto risale sicuramente alla nascita della specie Homo sapiens. Sebbene gli antenati della specie umana più remoti fossero in prevalenza insettivori sono stati ritrovati reperti, risalenti a 1.8 milioni di anni fa, che provano come gli ominidi si procacciassero grandi animali per il sostentamento; non è tuttavia del tutto chiaro se fossero prevalentemente cacciatori attivi o raccoglitori di carogne.[2] La caccia era una componente cruciale per le società di cacciatori-agricoltori, prima che si iniziassero ad addomesticare i primi animali e prima del sorgere dell'agricoltura. Sono state ritrovate in Asia prove fossili dell'utilizzo di lance per la caccia, la cui datazione riconduce a circa 16200 anni fa.[3]Secondo alcuni storici la caccia potrebbe aver contribuito al rimpiazzo della megafauna dell'olocene con gli erbivori più piccoli delle epoche successive.

Con l'avvento del linguaggio e della cultura la caccia diventò un tema ricorrente di storie e miti, ma anche di proverbi, metafore e aforismi molti dei quali sono usati ancora oggi.

La prima tecnica di caccia è stata probabilmente la caccia per sfinimento praticata dagli uomini del paleolitico. Poiché l'epoca è precedente all'invenzione delle armi da lancio, quali lance e archi, l'unico modo per cacciare una preda era di inseguirlo per lunghe distanze.

Forse per questo scopo gli ominidi diventarono bipedi; la postura eretta che riduce la velocità di corsa e quindi le probabilità di catturare una preda dopo un inseguimento breve, ma permette una migliore durata e può favorire la caccia per sfinimento. Anche lo sviluppo delle ghiandole sudoripare (assenti nella maggior parte dei mammiferi) e la mancanza di pelo degli umani può aver favorito questo tipo di caccia permettendo di mantenere la temperatura corporea abbastanza bassa durante una lunga corsa nel calore del giorno.

La caccia per sfinimento viene ancora praticata dai cacciatori-raccoglitori del deserto del Kalahari nell'Africa meridionale. Durante una partita di caccia mirante allo sfinimento di un'antilope del Kalahari centrale l'animale non viene bersagliato con proiettili ma solamente inseguito. La temperatura dell'aria può essere compresa tra i 40 e i 42 °C e la caccia può durare da due fino a 5 ore per un percorso totale tra i 25 e i 30 km. Il cacciatore insegue l'antilope che scappa fino a portarsi fuori vista; tuttavia inseguendolo correndo ad un buon passo è il cacciatore riesce a raggiungerlo prima che abbia avuto il tempo di riposarsi all'ombra. Ad un certo punto la preda è troppo esausta per continuare a correre e può essere uccisa a breve distanza con una lancia.

Sebbene gli animali domestici fossero diventati piuttosto diffusi, la caccia continuò ad essere una fonte importante di cibo anche dopo lo sviluppo dell'agricoltura. I materiali e il nutrimento aggiuntivo derivanti dalla caccia comprendevano proteine, ossa da lavorare, tendini, pelo o penne, pelli grezze e cuoio utilizzate per la produzione di abiti e la costruzione di ripari. Le prime armi da lancio erano sassi, lance (a volte attrezzate con un propulsore, o atlatl), archi e frecce

Negli antichi altorilievi, in particolare in Mesopotamia, i re venivano spesso rappresentati come cacciatori alla presa con bestie di grandi dimensioni, come i leoni; solitamente su un carro da guerra, considerato simbolo virile. L'archetipo è probabilmente il leggendario re biblico Nimrod. L'importanza psicologica e culturale della caccia nelle società antiche è rappresentata dalle divinità associate, quali il dio cornuto Cernunnos o la dea greca Artemide e l'equivalente romana: Diana. Molti taboo erano relativi alla caccia; l'associazione mitologica di una certa preda con una divinità poteva riflettersi in restrizioni alla caccia come, ad esempio, il divieto di caccia nelle vicinanze di un tempio. Ad esempio la storia di Artemide e Atteone, narrata da Euripide, può essere interpretata come un monito verso il disprezzo per le prede e il vanto.

La caccia è ancora vitale in molte società, in particolare quelle non adatte alla pratica dell'agricoltura e dell'allevamento. Gli Inuit dell'artico cacciano, con armi e trappole, animali per il cibo e per produrre le complicate tende (formate da decine di pezze di pellame) che possono resistere alle rigide temperature. Dalle pelli impermeabili dei mammiferi marini producono canoe, guanti, abiti e calzature.

Con l'addomesticazione del cane, degli uccelli da preda e del furetto sono state sviluppate varie forme di caccia con l'aiuto di animali. Allo scopo sono state selezionate delle precise razze di cane: segugi, cani da ferma e da riporto.

La caccia nelle società agricole e pastorali[modifica | modifica wikitesto]

Come l'agricoltura e l'allevamento diventarono più diffusi la caccia mantiene un ruolo importante nella cultura, dove l'ambiente naturale e le condizioni sociali lo permettono. La caccia può essere diretta verso predatori che predano gli animali domestici o per estirpare animali selvatici che concorrono nell'utilizzo delle risorse naturali, quali acqua e foraggio.

Come la caccia smise di essere una necessità di sopravvivenza, per diventare un fenomeno sociale, si divise in due specialità: la prima è la caccia professionale, svolta con equipaggiamento e allenamento appositi. L'altra specialità è la caccia a scopo ludico, un tempo prerogativa delle classi sociali più elevate.

In gran parte dell'Europa medievale le classi sociali più elevate (aristocrazia e clero) avevano come privilegio il diritto esclusivo di cacciare (e a volte pescare) in certe zone del territorio feudale. All'epoca la selvaggina era ancora una fonte importante di cibo e pelliccia, solitamente procacciata da cacciatori professionisti; la violazione di questo privilegio era considerata una offesa criminale come riportato, ad esempio, nella leggenda di Robin Hood accusato di aver cacciato il cervo del re.

Come la selvaggina divenne un lusso piuttosto che una necessità la sua pratica divenne codificata. La caccia, solitamente a cavallo, di animali pericolosi, quali leoni o cinghiali selvatici, prese il posto dei tornei medievali diventando un passatempo onorevole e competitivo per l'aristocrazia permettendo di provare la propria abilità di guerra in tempo di pace.

La caccia con i cani[modifica | modifica wikitesto]

Nessuna delle varie specie animali addestrate per la caccia ha mai avuto un'importanza paragonabile a quella dei cani. Dopo l'addomesticazione il cane perse la propria indipendenza evolutiva diventando un aiuto prezioso per la caccia. I cani da caccia moderni sono il risultato di millenni di selezione genetica ad un livello che è unico nel suo genere.

Atteone viene divorato dai suoi cani.

L'utilizzo dei cani da caccia risale all'alba della civiltà umana, la parola stessa caccia deriva dal greco antico kynègia che a sua volta deriva da kynos, cioè cane. Nell'impero ottomano 33 o 34 delle 196 compagnie di Giannizzeri erano Sekban, cioè custodi dei cani.

Oggi i cani sono usati per stanare, inseguire o riportare la selvaggina e a volte per ucciderla. Esistono tutt'ora innumerevoli tipi di caccia che si avvalgono dell'ausilio del cane. Infatti l'olfatto sensibile dei cani permette ai cacciatori di scovare, inseguire e uccidere prede che, altrimenti, sarebbero molto difficili o pericolose da cacciare.

La caccia moderna nel mondo[modifica | modifica wikitesto]

Testa di elefante africano, ambito trofeo di caccia grossa all'epoca della colonizzazione africana la cui caccia oggi è proibita

Un tempo non lontano la caccia era praticata in tutto il mondo civile e particolarmente in Europa solo dalle classi sociali più ricche e dall'aristocrazia in quanto tutto il territorio era sottoposto a regime di caccia riservata.[senza fonte] A quei tempi la caccia era volta per la maggior parte alla raccolta di trofei da parte del proprietario della riserva e dei suoi ospiti mentre la carne serviva per i banchetti e i regali oltre che per l'alimentazione di tutti giorni.

Con l'abolizione di una parte di questi privilegi la caccia è diventata un'attività assai più popolare e legalizzata in tutto il mondo. Da più parti la caccia è considerata a livello di sport all'aria aperta seppure in Italia il Comitato Olimpico Nazionale Italiano non la riconosca come sport[4]).

Nel mondo la caccia è relativamente diffusa ed equamente distribuita fra le classi sociali. La caccia per la raccolta dei trofei ha radici profonde e viene svolta nei vari paesi del mondo con metodi volti alla selezione delle varie specie e strettamente regolata e controllata con severità.[senza fonte] I safari africani (vero business per paesi come la Tanzania)[senza fonte]sono però ancora quasi sempre riservati ai ricchi cacciatori di trofei come un tempo.

In America dalla fine del XIX secolo ai primi decenni del [XX secolo] la caccia indiscriminata rischiò di far estinguere moltissime specie animali tra i quali il Bisonte americano. In nord America i trappers d massacrarono milioni di capi di piccola selvaggina per il solo scopo di ricavarne pellicce al pari dei bisonti affamando spesso intere popolazioni indiane in quanto la carne non veniva consumata ma lasciata marcire sul posto.[senza fonte]

Nel nord Europa nello stesso periodo la caccia aveva, e in parte ha ancora tutt'oggi, al pari di quella Americana, scopi commerciali legati al mercato delle pellicce e in parte alla trofeistica.

Nell'est europeo dopo la caduta del muro di Berlino, dalla Polonia alla Croazia passando per la Romania, l'Ungheria e la Slovenia la caccia è divenuto un business legato al turismo venatorio[senza fonte]; questi paesi negli ultimi decenni sono diventati meta dei cacciatori di mezza Europa anche e soprattutto per allenare ed addestrare i cani che partecipano alle gare di caccia[senza fonte] che si svolgono attualmente in tutta Europa con e senza selvatico abbattuto.

La caccia in Italia[modifica | modifica wikitesto]

{{C|Il contenuto della sezione non corrisponde al titolo, ma espone dati selezionati in modo bizzarro e con un POV mascherato. Da sviluppare qui invece l'analisi della attività venatoria in Italia; critiche e opposizioni alla caccia da sviluppare casomai (e apertamente, non presentando dati irrilevanti che sembrano voler dimostrare confusamente qualcosa) in paragrafo apposito e in forma migliore --([[Utente:Yuma|<kbd>'''Y'''</kbd>]]) - [[Discussioni utente:Yuma|<small>''parliamone''</small>]] 18:37, 28 dic 2008 (CET)|diritto|dicembre 2008}}

In Italia l'attività venatoria è regolamentata dalla Legge 11 febbraio 1992 n.157 che fissa le "Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio". Si tratta di una legge-quadro, in base alla quale le Regioni con proprie leggi disciplinano la gestione e tutela della fauna selvatica in conformità alla legge statale, alle convenzioni internazionali ed alle direttive comunitarie.

In base alla Legge Costituzionale 18 ottobre 2001 n.3, che ha modificato tra l'art. 117 della Costituzione, la potestà legislativa in materia di caccia, non essendo espressamente riservata alla legislazione dello Stato, spetta alle Regioni. Tuttavia, poiché lo Stato si è riservato la potestà legislativa in tema di tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali, il potere delle Regioni in materia venatoria è in parte limitato.

In Italia il numero dei cacciatori è in diminuzione, infatti sono passati dai 1.701.853 del 1980[5] (3.0% dell'allora popolazione italiana) ai 751.876 del 2007[6] (1.2% dell'attuale popolazione italiana) con un calo netto del 55.8% in termini di numero di cacciatori (57.9% in termini di calo della percentuale sulla popolazione italiana).
Per quanto riguarda invece l'età media, questa sta aumentando (attualmente la maggior parte dei cacciatori ha un'età compresa tra i 65 e i 78 anni[7]) in quanto l'attività venatoria riscuote uno scarso interesse tra i giovani e quindi non vi è ricambio generazionale[8][9][10][11][12].

Il fenomeno del bracconaggio nel mondo[modifica | modifica wikitesto]

Fin dall'antichità la selvaggina è sempre stata considerata res nullius ovvero di proprietà di nessuno".[senza fonte] Col sopraggiungere del medioevo e ancor prima con la nascita della proprietà privata tribale e il divieto di uccidere selvatici all'interno di essa la selvaggina divenne un esclusivo patrimonio e privilegio dei feudatari e dei regnanti e dei loro ospiti negandola al popolo che fino ad allora aveva usufruito delle risorse alimentari della caccia per sopravvivere. Da questo momento nasce il bracconaggio come sfida al potere che opprimeva le popolazioni e naturalmente per sopravvivere.

Pare che i primi ad istituire il sistema delle riserve di caccia vietandola al popolo siano stati i Franchi sebbene non lo avessero istituito solo per riservarsi tutta la selvaggina ma anche per ragioni di semplice prestigio e predominanza all'interno dei loro possedimenti. Da questo momento quindi il bracconaggio venne inserito nei codici penali dei regnanti e dei feudatari come "furto verso la loro proprietà".[senza fonte]Il bracconaggio oltre che per sfamare la popolazioni divenne una lotta partigiana contro l'oppressione dei feudatari e non cessò di essere tale fino ai tempi moderni.[senza fonte]

Con l'avvento delle leggi moderne sulla caccia che ridisposero la selvaggina come res nullius il bracconaggio continuò ad essere considerato un furto, oggi combattuto con fermezza da molti stati fra cui l'Italia. Oggi il bracconaggio non è "caccia" ma è un fenomeno sociale illegale che pone il bracconiere al di fuori della legalità ovvero è una deviazione illegale del comportamento civile al pari di guidare un'auto senza patente o in stato di ebrezza.

Per questa ragione è abbastanza raro che un cacciatore munito di regolare licenza di caccia si dia al bracconaggio[senza fonte] e le due attività non vanno confuse tra di loro e anzi i cacciatori sono da sempre i nemici giurati dei bbracconieri.

Referendum contro la caccia[modifica | modifica wikitesto]

Nel corso degli anni novanta sono stati proposti tre referendum per inasprire le norme che regolano la caccia (nessuno dei quali raggiunse il quorum necessario del 50%):

  • 3 giugno 1990: inasprimento delle norme nella disciplina della caccia, affluenza: 43.4%, favorevoli: 92.2%, contrari: 7.8%
  • 3 giugno 1990: divieto di accesso ai cacciatori ai fondi privati, affluenza: 42.9%, favorevoli: 92.3%, contrari: 7.7%
  • 15 giugno 1997: divieto di accesso ai cacciatori ai fondi privati, affluenza: 30.2%, favorevoli: 80.9%, contrari: 19.1%

I referendum sul divieto di accesso ai cacciatori ai fondi privati furono proposti con l'intento di abrogare l'articolo 842 del codice civile: Art. 842 Caccia e pesca Il proprietario di un fondo non può impedire che vi si entri per l'esercizio della caccia, a meno che il fondo sia chiuso nei modi stabiliti dalla legge sulla caccia o vi siano colture in atto suscettibili di danno. Egli può sempre opporsi a chi non è munito della licenza rilasciata dall'autorità. Per l'esercizio della pesca occorre il consenso del proprietario del fondo.

Sondaggi di opinione[modifica | modifica wikitesto]

{{P|sezione=Sondaggi di opinione|argomento=sociologia}} Sono stati svolti diversi sondaggi di opinione riguardo la caccia:

  • Sondaggio SWG[13] del 2001 ha evidenziato che l'87% degli italiani è contrario alla caccia dei piccoli uccelli, mentre solo l'8% è favorevole (il rimanente 5% del campione intervistato non si è espresso).
  • Sondaggio Abacus[14] del 2003 ha evidenziato che il 72% degli italiani è favorevole all'abolizione della caccia, mentre il 22% è contrario alla sua abolizione (il rimanente 6% del campione intervistato non si è espresso).
  • Sondaggio Eurisko[15] del 2005 ha evidenziato che il 74.1% degli italiani è contrario alla caccia, il 15.2% è favorevole e il 10.1% indifferente (il rimanente 0.6% del campione intervistato non si è espresso).

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Craig A Harper, Quality Deer Management Guidelines for Implementation (PDF), su utextension.utk.edu, Agricultural Extension Service, The University of Tennessee. URL consultato il 20 dicembre 2006. Formato sconosciuto: PDF (aiuto)
  2. ^ Todd Surovell, Nicole Waguespack and P. Jeffrey Brantingham, Global archaeological evidence for proboscidean overkill, in Proceedings of the National Academy of Sciences, vol. 102, n. 17, The National Academy of Sciences (USA), 13 aprile 2005, pp. 6231-6236, DOI:10.1073/pnas.0501947102. URL consultato il 1º gennaio 2007.
  3. ^ Vasiliy N. Zenin, Evgeny N. MASCHENKO, Sergey V. LESHCHINSKIY, Aleksandr F. PAVLOV, Pieter M. GROOTES, and Marie-Josée NADEAU, THE FIRST DIRECT EVIDENCE OF MAMMOTH HUNTING IN ASIA (LUGOVSKOYE SITE, WESTERN SIBERIA) (L), 3rd International Mammoth Conference, 24-29 maggio 2003, Dawson City, Yukon Territory, Canada, John Storer, Government of Yukon (John.Storer@gov.yk.ca). URL consultato il 01-01-2007.
  4. ^ Coni - News 23 Luglio 2009
  5. ^ Dato ISTAT 1980
  6. ^ Dato ISTAT 2007
  7. ^ Bimbo con il fucile, pubblicità-choc
  8. ^ La storia della caccia
  9. ^ Lipu e Federcaccia a confronto
  10. ^ Maestro fucile
  11. ^ Caccia, sempre meno doppiette al via
  12. ^ Caccia e pesca
  13. ^ I risultati del sondaggio SWG in formato .pdf
  14. ^ I risultati del sondaggio Abacus in formato .pdf
  15. ^ I risultati del sondaggio Eurisko in formato .zip

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]