Pietro de' Medici

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Piero de' Medici.
Pietro de' Medici
Santi di Tito, Ritratto del principe Pietro de' Medici, 1584-1586 circa, Gallerie degli Uffizi
Principe di Toscana
Stemma
Stemma
Onorificenze Cavaliere dell'Ordine del Toson d'Oro[1] (29 novembre 1593[1])
Altri titoli
NascitaFirenze, 3 giugno 1554[1]
MorteMadrid[1], 25 aprile 1604 (49 anni)[1]
DinastiaMedici
PadreCosimo I de' Medici[1]
MadreEleonora di Toledo[1]
ConiugiLeonora Álvarez de Toledo y Colonna[1]
Beatriz de Meneses y Noronha[1]
FigliLegittimi:
Cosimo[1]
Illegittimi:
Cosimo[1]
Catalina
Juana
Pietro
Leonora
Cosimo
ReligioneCattolicesimo

Pietro de' Medici, talvolta chiamato Piero o Pedro e noto in Spagna come Don Pedro (Firenze, 3 giugno 1554Madrid, 25 aprile 1604), è stato un nobile, generale e politico italiano, figlio ultimogenito di Cosimo I de' Medici,[1] prima duca di Firenze poi granduca di Toscana, e di Eleonora di Toledo,[1] duchessa consorte di Firenze.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Infanzia[modifica | modifica wikitesto]

Pietro de' Medici da bambino. Dipinto della bottega del Bronzino.

Nato a Firenze il 3 giugno 1554, prese il nome del nonno materno, morto un anno prima proprio a Firenze. La sua carriera come politico e ambasciatore fu facilitata sin dalla sua nascita. Nel 1571 fu inviato a Roma e nel 1575 a Venezia. A diciannove anni era già generale delle galere toscane (1573), mentre l'anno successivo fu inviato come ambasciatore in Austria.

Primo matrimonio[modifica | modifica wikitesto]

Ritratto di Leonora Álvarez de Toledo di Alessandro Allori

Nel 1571 si sposò con la cugina Leonora di Toledo, figlia di don García di Toledo, fratello di sua madre. Pietro fu un uomo dal carattere fosco e pieno di ombre. Nessun cronista ci risparmia la sua cattiva fama di persona violenta, viziosa, prepotente e scialacquatrice. Trascurava spesso la moglie per donnacce di malaffare. Per caso la raffinata damigella trovò come confidente Bernardo Antinori, appartenente alla nobile famiglia fiorentina degli Antinori.

Assassinio della moglie[modifica | modifica wikitesto]

Traditi da alcune missive intercettate, quando Pietro lo venne a sapere decise di liberarsi una volta per tutte della moglie, che lui considerava solo un ostacolo alla sua vita dissoluta e motivo di infamia, scegliendo il modo più brutale: rimasto solo con lei nella villa di Cafaggiolo[2] in un eccesso d'ira (o forse in un calcolato momento lontano da sguardi indiscreti) la soffocò con le sue stesse mani tramite un "asciugatoio", come riportano i documenti dell'epoca. L'Antinori invece moriva in prigione, dopo essere stato arrestato con un pretesto qualsiasi.

In Spagna[modifica | modifica wikitesto]

Un ritratto in armatura di Don Pedro conservato nella Villa medicea di Cerreto Guidi

Spedito in Spagna dal fratello, vi rimase almeno fino al 1578, ritornandovi spesso fino a trascorrervi la gran parte del resto della sua vita. Anche qui la sua cattiva fama non fece che accrescersi, venendo additato come scialacquatore e violento.

Nel 1579 fu nominato Generale delle fanterie italiane in Spagna e dopo aver condotto le truppe dall'Italia alla Spagna, divenne ambasciatore fiorentino in quello stato. L'anno dopo lo si trova luogotenente delle stesse truppe di fanteria italiana nella spedizione contro il Portogallo. Stette a Lisbona fino alla fine del 1582 quindi tornò in Spagna, almeno fino al 1584. Dalla sua corrispondenza apprendiamo dei seri problemi finanziari che aveva.

Rientro in Italia[modifica | modifica wikitesto]

Tornò in Italia nel 1584 per chiedere al fratello Granduca Francesco I de' Medici di coprire i suoi debiti, anche se ottenne solo rimproveri per la sua vita dissoluta accanto ad una donna di dubbia reputazione. Nonostante il suo giuramento in espiazione dell'uxoricidio di non sposarsi mai più, i suoi parenti iniziarono a cercare di ammogliarlo di nuovo, per vedere se una moglie potesse porre un freno alla sua vita dissoluta.

Nel 1585 partecipò a un'ambasceria a Roma, mentre dal 1586 al 1589 fu l'ambasciatore toscano a Madrid. In Spagna continuava ad accumulare debiti con il gioco, le scommesse e la vita nel lusso.

Tornato a Firenze dopo la morte del fratello Francesco, avvenuta nel novembre del 1587, vi rimase per circa due anni.

Secondo matrimonio[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1593 si sposò con Beatriz de Meneses, figlia del primo Duca di Vila Real, che riuscì in parte a stabilizzarlo sia dal punto di vista economico che emozionale, nonostante egli continuasse a frequentare la sua cortigiana favorita Antonia Caravajal, che gli diede cinque figli illegittimi: Cosimo, Catalina, Juana, Pietro e Leonora. Un altro figlio naturale lo ebbe da Maria della Ribera, anche questo chiamato Cosimo.

Ultimi anni e morte[modifica | modifica wikitesto]

Scriveva continuamente al fratello Ferdinando I de' Medici[3], chiedendo sempre una parte delle fortune familiari per coprire i debiti. Nel 1596 si recò anche dal pontefice per cercare di avere un arbitrato sulla sua controversia familiare, che si risolse con un niente di fatto.

Morì coperto di debiti nel 1604, non ancora cinquantenne. I suoi figli illegittimi si trovavano già a Firenze, sotto le cure dei parenti, ma esclusi da una qualsiasi successione. Fu sepolto nel Monastero della Santissima Trinità (Monasterio de la Santísima Trinidad) a Madrid, ma il suo corpo venne in seguito traslato a Firenze da Cosimo II de' Medici.

Discendenza[modifica | modifica wikitesto]

Dalla legittima consorte Leonora Álvarez de Toledo ebbe:

  • Cosimo (10 febbraio 1573 - agosto 1576), morì un mese dopo l'assassinio della madre.[4]

Dall'amante Antonia Caravajal ebbe cinque figli illegittimi:

  • Cosimo (post 1577 - 1644), a Firenze dal 1605
  • Maria Catalina, a Firenze dal 1605 dove prese i voti nel monastero delle Murate
  • Juana, a Firenze dal 1605 dove entrò nello stesso convento della sorella
  • Pietro (1592 - 1654), cavaliere di Malta, dopo essere arrivato a Firenze nel 1605 fece una carriera politica e militare: Governatore di Livorno dal 1619 al 1627, Inviato mediceo a Milano nel 1629 e a Genova nel 1630, infine Capitano Generale della Cavalleria Medicea dal 1637. Fu al servizio della Spagna segnalandosi, più che per le sue imprese, per le sue continue pretese di denaro e di onori. Condusse una vita turbolenta e uccise la moglie.[5]
  • Leonora (1592 - ?), a Firenze dal 1605 dove entrò nello stesso convento delle sorelle

Dall'amante Maria de la Ribera, nobildonna spagnola che citò Pietro alla corte di Castiglia per avere supporto economico, ebbe:

  • Cosimo (Madrid, 1588 - documentato fino al 1610), arrivato a Firenze nel 1605 venne mandato a studiare al seminario gesuita di Ingolstadt; tornato a Firenze, per il suo carattere ribelle venne dato ai monaci olivetani, ma la sua natura violenta non ne fu dominata; dopo aver ucciso il conte Bentivoglio in una rissa venne imprigionato e poi fuggì in Spagna, dove si arruolò nell'esercito che partiva per le Fiandre.

Ascendenza[modifica | modifica wikitesto]

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Giovanni il Popolano Pierfrancesco il Vecchio  
 
Laudomia Acciaiuoli  
Giovanni dalle Bande Nere  
Caterina Sforza Galeazzo Maria Sforza  
 
Lucrezia Landriani  
Cosimo I de' Medici  
Jacopo Salviati Giovanni Salviati  
 
Elena Gondi  
Maria Salviati  
Lucrezia di Lorenzo de' Medici Lorenzo de' Medici  
 
Clarice Orsini  
Pietro de' Medici  
Fadrique Álvarez de Toledo y Enríquez García Álvarez de Toledo y Carrillo  
 
María Enríquez de Quiñones y Cossines  
Pedro Álvarez de Toledo y Zúñiga  
Isabel de Zúñiga Álvaro de Zúñiga y Guzmán  
 
Leonor Pimentel y Zúñiga  
Eleonora di Toledo  
Luis Pimentel Rodrigo Alonso Pimentel  
 
María Pacheco y Portocarrero  
María Osorio y Pimentel  
Juana Osorio Pedro Álvarez Osorio  
 
María de Bazán  
 

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere dell'Ordine del Toson d'oro - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w Paola Volpini, MEDICI, Pietro de', in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 3 gennaio 2019.
  2. ^ Nella villa di Cafaggiolo è custodito il suo ritratto qui riprodotto, copia dell'originale realizzata dal pittore Carmine Fontanarosa
  3. ^ "Quando, all’età di quasi cinquant’anni, dopo aver trascorso pressoché ininterrottamente gli ultimi quindici anni in Spagna, Pietro de’ Medici morì a Madrid, il 25 aprile 1604, tutte le sue carte furono bruciate per ordine del fratello, il granduca Ferdinando I de’ Medici (1587-1609)": Paola Volpini, Pietro e i suoi fratelli: i Medici fra politica, fedeltà dinastica e corte spagnola, Cheiron: materiali e strumenti di aggiornamento storiografico, 53-54, 1-2, 2010, p. 127 (Roma: Bulzoni, 2010).
  4. ^ Nel 1857, durante una prima ricognizione delle salme dei Medici, così venne ritrovato il suo corpo:

    «[...] cadavere incartapecorito di un bambino vestito di seta bianca vellutata e rigata di filo d’oro, secondo il costume del secolo XVI, avente in capo un berretto di velluto nero contornato da una corona di fiori composti in filo di metallo […] (Sommi Picenardi G., Esumazione e ricognizione delle Ceneri dei Principi Medicei fatta nell'anno 1857. Processo verbale e note, Archivio Storico Italiano Serie V, Tomo I-II, M. Cellini & c., Firenze 1888 in D. Lippi, Illacrimate Sepolture - Curiosità e ricerca scientifica nella storia della riesumazione dei Medici, Firenze, 2006 online.)»

  5. ^ Nel 1857, durante una prima ricognizione delle salme dei Medici, così venne ritrovato il suo corpo:

    «[…] allo stato di mummia, lo ricopriva la Cappamagna dell'Ordine di Malta [...](Sommi Picenardi G., Esumazione e ricognizione delle Ceneri dei Principi Medicei fatta nell'anno 1857. Processo verbale e note, Archivio Storico Italiano Serie V, Tomo I-II, M. Cellini & c., Firenze 1888 in D. Lippi, Illacrimate Sepolture - Curiosità e ricerca scientifica nella storia della riesumazione dei Medici, Firenze, 2006 online.)»

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN89721382 · WorldCat Identities (ENviaf-89721382