Lega achea

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Lega achea
Dati amministrativi
Nome ufficialeκοινὸν τῶν Ἀχαιῶν
koinon ton Achaion
Lingue ufficialiKoinè
Lingue parlateKoinè
CapitaleEgio (punto d'incontro)
Politica
Forma di StatoConfederazione di polis
Forma di governoassemblea delle poleis
strategoLista degli strateghi
Nascita280 a.C.
CausaRifondata ad Aigio con l'intento di espellere i macedoni
Fine146 a.C.
CausaSconfitta dai Romani dopo la battaglia di Corinto
Territorio e popolazione
Bacino geograficoPeloponneso (Grecia)
Economia
ValutaDracma
Religione e società
Religione di StatoReligione dell'antica Grecia
La Lega achea nel 150 a.C.
Evoluzione storica
Ora parte diGrecia

La Lega achea (in greco antico: κοινὸν τῶν Ἀχαιῶν?, koinòn tòn Achaiòn) fu una lega di poleis greche del Peloponneso centro-settentrionale, costituitasi in età ellenistica, dal 280 a.C. al 146 a.C. La lega era intitolata all'omonima regione dell'Acaia, della quale facevano parte le dodici città fondatrici. Si contrappose alla lega etolica, di cui era rivale.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Formazione della lega[modifica | modifica wikitesto]

L'antica lega achea, esistente fin dal V secolo a.C. come confederazione di alcune città dell'Acaia, fu completamente riformata nel 281-280 a.C.[1] e fu ben presto estesa a diverse altre poleis, anche fuori dai confini della regione, fino a comprendere gran parte del Peloponneso. La prima grande città ad unirsi fu Sicione nel 251 a.C.,[1] che diede alla lega il suo primo grande stratego, Arato. Dopo Sicione entrarono nella lega Corinto nel 243 a.C., Megalopoli nel 235 a.C. e Argo nel 229 a.C.[2]

Un'iscrizione dell'antica Orcomeno, datata tra il 234 e il 224 a.C. riporta che i membri della federazione achea debbono invocare Zeus ed Atena.[3]

Guerre contro Sparta e la lega etolica[modifica | modifica wikitesto]

Filopemene ferito nella galleria dedicata a Pierre-Jean David d'Angers al Museo del Louvre

La storia della lega achea entra nel vivo nel 229 a.C., data di inizio della guerra cleomenea contro Sparta. Nel 222 a.C. lo stratego Arato, in grave difficoltà, fu costretto a chiedere l'aiuto del re macedone Antigono III Dosone per combattere i Lacedemoni a Sellasia. Gli Spartani furono sconfitti e il loro re Cleomene III fu costretto alla fuga, mentre i Macedoni ristabilirono il loro controllo sul Peloponneso, in alleanza con gli Achei.

Nel 220 a.C. la lega achea si scontrò con la lega etolica; questo conflitto fu chiamato "Guerra sociale" e terminò con la pace di Naupatto. Il giovane re Filippo V di Macedonia, schierato dalla parte degli Achei, alla conclusione delle ostilità convocò una conferenza panellenica a Corinto, dove condannò l'aggressione etolica.

Dopo la morte di Arato, fatto probabilmente assassinare dallo stesso Filippo V, e la sconfitta macedone da parte dei nuovi alleati Romani (196 a.C.)[4], la lega achea, guidata da Filopemene di Megalopoli, riuscì a sconfiggere definitivamente Sparta, eliminando il tiranno Nabide e prendendo il controllo dell'intero Peloponneso. Filopemene fu successivamente catturato dai Messeni in rivolta, che lo costrinsero al suicidio (183 a.C.). Messene fu riconquistata l'anno successivo dal successore di Filopemene, lo stratego Licorta.

Terza guerra macedonica[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Terza guerra macedonica.
Polibio, rampa del palazzo del parlamento di Vienna (Alois Duell 1899).

Il dominio della lega achea non durò però a lungo: durante la terza guerra macedonica (171168 a.C.), la lega si alleò di nuovo coi Macedoni contro i Romani che, dopo aver completamente annientato l'esercito macedone a Pidna, punirono duramente gli Achei, deportando come ostaggi nella capitale della repubblica numerose personalità di spicco (167 a.C.), tra le quali lo storico Polibio, figlio di Licorta.

Scioglimento[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia di Corinto.

Nel 146 a.C. la lega si ribellò al dominio romano, guidata dallo stratego Dieo di Megalopoli, ma fu duramente sconfitta dal console Lucio Mummio Acaico nella battaglia di Corinto, città che fu rasa al suolo dai Romani. Di conseguenza, la lega achea fu formalmente sciolta e l'Acaia divenne una provincia romana a tutti gli effetti.

Esercito[modifica | modifica wikitesto]

L'esercito della lega achea era principalmente costituito, come da tradizione nell'antica Grecia, da opliti. A partire dal 270 a.C., però, come in tutta la Grecia si iniziò ad utilizzare lo scudo celtico chiamato thureos e nacque così un nuovo tipo di soldato, il thureophoros, con caratteristiche a metà strada tra il peltasta e un oplita dall'armamento leggero, equipaggiato col thureos, una lancia ed alcuni giavellotti. Plutarco ci riporta che questi soldati erano molto efficaci nel combattimento a distanza, mentre nel corpo a corpo il thureos era svantaggioso per le sue dimensioni ridotte.[5]

Arato è noto per l'utilizzo di forze leggere in incursioni improvvise e non strutturate, un tipo di guerriglia molto adatta ai thureophoroi ma non consona alle battaglie campali.[6]

Nel 208 a.C. Filopemene riformò completamente l'esercito, adottando un armamento pesante simile a quello della falange macedone, con la picca e lo scudo pesante al posto della lancia e dello scudo leggero e con l'elmo, la corazza e gambali.[5]

Stratego[modifica | modifica wikitesto]

Lo stratego, suprema autorità politica e militare della lega, veniva eletto di volta in volta dall'assemblea ed aveva un mandato annuale e rinnovabile ma che non poteva essere immediatamente successivo ad un altro stesso incarico. Dal 190 a.C. in poi, fu deciso di eliminare il vincolo sulla consecutività dei mandati, consentendo a Filopemene di ottenere cinque incarichi senza interruzioni dal 191 a.C. al 186 a.C.

Complessivamente, Filopemene ricoprì la carica di stratego per otto volte, superato dal solo Arato, che ottenne l'incarico per ben sedici volte. Oltre ad Arato e Filopemene, gli altri strateghi che vennero eletti per più di una volta furono Timosseno con quattro mandati, Lidiada, Aristeno, Arcone e Dieo tre volte e Cicliada e Licorta con due mandati.

Lista degli strateghi[modifica | modifica wikitesto]

Città della lega[modifica | modifica wikitesto]

Territori della lega achea nel 200 a.C. (esclusa la Beozia).

In questa sezione sono elencate le poleis che facevano parte della lega achea. Le città di Elice e di Oleno non sono incluse in questa lista perché, anche se parteciparono all'antica confederazione achea del V secolo a.C., non entrarono a far parte della rifondazione della lega in epoca ellenistica, in quanto la prima città fu distrutta da un terremoto nel 373 a.C. e la seconda fu abbandonata prima del 280 a.C.

Acaia
Corinzia
Argolide
Laconia
Arcadia
Altre città
Isole dell'Egeo

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b P.J. Rhodes, p.6.
  2. ^ Griffith, 1935, p.105.
  3. ^ Mogens Herman Hansen, 2004.
  4. ^ Roma conquista Corinto: la Grecia assoggettata, su www.storicang.it, 28 febbraio 2024. URL consultato il 1º marzo 2024.
  5. ^ a b Plutarco, Vita di Filopemene, 9
  6. ^ Anderson, 1967, p.105
  7. ^ C. Michael Hogan, 2008

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Anderson, J.K (1967), "Philopoemen's Reform of the Achaean Army", CP, Vol.62, No.2, p. 104-106
  • Errington, R.M (1969), Philopoemen
  • Griffith, G.T (1935), The Mercenaries of the Hellenistic World
  • Hansen, M. H. and Nielsen, T. H. (2004), An Inventory of Archaic and Classical Poleis, Københavns universitet Polis centret, Danish National Research Foundation, Oxford University Press, ISBN 0-19-814099-1
  • Head, Duncan (1982), Armies of the Macedonian and Punic Wars 359-146 BC
  • Hogan, C. M. (2008), Cydonia, The Modern Antiquarian, [1]
  • Larsen, J. A. O. (1968), Greek Federal States, Clarendon Press, Oxford, pp. 215–240
  • Morgan, J.D. (1981), "Sellasia Revisited", AJA, Vol.85, No.3, p. 328-330
  • Rhodes, P.J. (1997), The Greek City States: A Source Book, Second Edition, Cambridge University Press, ISBN 978-0-521-85049-0
  • Sabin; Van Wees; Whitby (eds.) (2007), The Cambridge History of Greek and Roman Warfare, Volume I
  • Sage, Michael M. (1996), Warfare in Ancient Greece: A Sourcebook
  • Walbank, F.W (1933), Aratos of Sicyon
  • Walbank, F.W (1967), A Historical Commentary on Polybius, Volume III
  • Walbank; Astin; Frederiksen; Ogilvie (1984), The Cambridge Ancient History, Volume VII, Part I

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]