Lancia Dilambda

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Lancia Dilambda
Lancia Dilambda
Descrizione generale
Costruttorebandiera Lancia
Tipo principaleTorpedo
Altre versioniBerlina
Produzionedal 1928 al 1935
Sostituisce laLancia Trikappa
Esemplari prodotti1.685
Altre caratteristiche
Dimensioni e massa
Lunghezza4.950 mm
Larghezza1.750 mm
Passo3.475 mm
Massatelaio nudo 1.250 kg
Altro
Stessa famigliaLancia Lambda
Notedati della 1a serie passo lungo

La Dilambda è un'automobile prodotta dalla casa torinese Lancia dal 1928 al 1935.

Il contesto

La Dilambda in versione "torpedo"

Il progetto Dilambda prese l’avvio nel 1926 quando Vincenzo Lancia, che di certo non era tipo da vivere sugli allori, decise di riproporre al pubblico una erede della Trikappa da equipaggiare sempre con un grosso motore ad 8 cilindri.

Inizialmente, il modello previsto (con denominazione d’officina 220), di chiara ispirazione Lambda, avrebbe dovuto contenere la cilindrata attorno ai 3 litri-3 litri e mezzo.

In quel periodo, destino volle che alla Lancia facesse visita un americano, tale Flocker, che non impiegò molto a convincere Vincenzo circa gli ampi orizzonti che si potevano aprire per la Casa torinese entrando nell’enorme mercato automobilistico statunitense.

Senza neppure avvertire i suoi più stretti collaboratori, Vincenzo fece subito abbandonare il progetto in corso per dirottare gli studi verso una vettura più grande.

Le basi progettuali

La Dilambda in versione "berlina" 4 porte-6 luci

Convinto (a ragion veduta) che la struttura portante non si addica ad un modello grosso e pesante, monsù Lancia affida all'ufficio tecnico il compito di progettare un telaio che sia il più robusto e rigido possibile, al quale applicare comunque la sospensione anteriore a ruote indipendenti secondo lo schema della sorella minore Lambda. Il primo telaio costruito, costituito da longheroni scatolati e brevettato nel giugno del 1927, viene successivamente modificato e nel gennaio 1928 un ulteriore brevetto descrive quello che alla fine corrisponderà al telaio della Dilambda: telaio a longheroni scatolati, con crociera ad “X” (anch’essa in lamiera scatolata e con fori atti al passaggio dell'albero di trasmissione) e con serbatoio posteriore del carburante avente funzione di traversa di irrigidimento.

I prototipi

A Torino intanto si lavora attorno ad una decina di lussuosi esemplari “pre-serie”, destinati ad essere spediti a New York per essere esposti alla Commodore Hall. Le caratteristiche tecniche salienti della Dilambda erano: il motore è un 8 cilindri a V di 24° la cui cilindrata risulta un po' ridotta nei confronti di quella della progenitrice Dikappa: 4 litri (contro 4,6). Proseguendo il confronto, si nota come la potenza massima risulti praticamente invariata (circa 100 HP che ora vengono erogati ad un regime di 3800/4000 giri). Stando a quanto scrivono riviste specializzate dell'epoca, le doti maggiori della Dilambda sono la elasticità di marcia (si dice che la vettura possa addirittura partire da ferma in quarta marcia) e, a dispetto delle dimensioni, la maneggevolezza. Quanto alla velocità massima, essa è compresa tra i 120 ed i 130 chilometri orari e varia a seconda della versione (rapporto al ponte, misura del passo e quindi peso, sono i fattori che la influenzano).

Le caratteristiche

File:Lancia Dilambda 2Serie1930.jpg
Lancia Dilambda 2^ Serie del 1931

Tra le molte particolarità della Dilambda vanno citate la applicazione di particolari cuscinetti (detti “silentbloc”) alle articolazioni, una particolare pompa di lubrificazione del motore, il termostato per la regolazione della temperatura dell'acqua di raffreddamento, la lubrificazione “centralizzata” del telaio. Di serie, la Dilambda viene prodotta in versione berlina e torpedo, ma è in un certo senso l'autotelaio a recitare la parte del leone: non si contano, infatti, le realizzazioni dei maggiori carrozzieri (italiani e stranieri) su base meccanica della Dilambda. Una interessante curiosità: è Pininfarina – che ancora non ha aperto la sua carrozzeria – a suggerire a Vincenzo Lancia l'adozione, in sintonia con lo stemma posto sul radiatore, dei singolari ed originali fari a forma di scudo.

Il modello iniziale - costruito con telaio da cm 347,5 – viene definito “tipo 227” e viene prodotto, in due serie, dal 1929 al 1931, in 986 pezzi (879 della prima serie e 107 della seconda serie) mentre del “tipo 229” a passo corto, che viene ad affiancarsi alla “227” nel ’31, se ne costruiscono 418 (225 prima serie e 193 seconda serie). Poi, nel 1933 viene lanciata l'ultima Dilambda, definita come “tipo 232”, che torna al passo lungo e che viene prodotta sino al 1935 in 281 unità.

La produzione

I numeri di produzione di cui sopra, ancorché probabilmente sostanzialmente corretti nel loro insieme (anche se pare non includano i 12 esemplari di “pre-serie”) vanno però considerati con cautela allorché ci si riferisce ai dati delle singole versioni (ad esempio, pare che alcune vetture della prima serie siano successivamente state modificate in seconda serie e così via). Tra il 1929 ed il 1935 le Dilambda costruite risultano dunque quasi 1.700: il numero può sembrare modesto, ma occorre considerare che l'uscita della vettura va a coincidere con il difficile periodo economico seguito al crollo di Wall Street e che il suo prezzo di vendita è quasi proibitivo: nel 1931, un telaio Dilambda costa 58.000 lire, mentre, per fare un raffronto, il telaio Artena costa meno della metà (24.500 lire) ed una Fiat 514 spyder, completa, si può comperare a 14.900 lire.

Le diverse serie

Prima serie

Periodo di produzione: dal 1929 ai primi mesi del 1931

Prototipi e pre-serie a parte, l’autotelaio Dilambda veniva ufficialmente presentato al Salone di Parigi dell'autunno 1929 . Nel 1930 la produzione proseguiva tranquillamente e con successo (847 esemplari), poi, nel’31, alla normale Dilambda del tipo 227 si affiancava la tipo 229, cioè la versione a passo corto (cm 329 anziché 347,5) In quello stesso 1931, entrambi i modelli (il normale 227 e il “passo corto” 229) ricevevano alcune modifiche che li facevano definire come “seconda serie”.

Seconda serie

Periodo di produzione: dal 1931 alla fine del 1932

La seconda serie Dilambda (sempre in due modelli, il 227 a passo lungo ed il 229 a passo corto) inizia nel corso del 1931 e prosegue in pratica quasi due anni, sino alla fine del 1932.

Le modifiche che danno origine alla seconda serie (che si distingue esteriormente dalle “prima serie” per la calandra anteriore, che qui è simile a quella delle ultime Lambda, con persiane verticali) possono così sintetizzarsi: migliorie all'impianto frenante (adozione servofreno Delawandre e tamburi freni più piccoli ma più larghi), variazioni al cambio (ora con la presa diretta per la III e la IV marcia) ed al differenziale, modifiche alla strumentazione, nuovi rapporti del cambio e del rinvio, adozione di gomme 16 x 45.


Serie 232

Periodo di produzione: dal 1933 al 1935

Quella che può considerarsi come l'ultima serie Dilambda (definita peraltro come modello 232) ha una vita di circa tre anni (1933/35): si tratta in buona sostanza di un autotelaio - la cui misura del passo corrisponde a quella del precedente modello 227 (quindi di cm 347,5) – modificato per poter più agevolmente montare le carrozzerie fuori serie più basse e semi-aerodinamiche tipiche del periodo.

Rispetto alla seconda serie, variano dunque soltanto i dati dell'autotelaio (che risulta anche un po' più pesante)

Dati produttivi

Per anno
Anno Esemplari
1928 6
1929 22
1930 847
1931 383
1932 136
1933 107
1934 95
1935 89
Totale 1.685
Per modello
Modello Esemplari
227, prima serie (1928/31) 879
229, prima serie (1931) 225
227, seconda serie (1931) 107
229, seconda serie (1931/33) 193
232 (1933/35) 281
Totale 1.685


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