Guido Scelsi

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Guido Scelsi
NascitaFerrara, 15 dicembre 1874
MorteRoma, 21 ottobre 1954
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegia Marina
SpecialitàDirigibili
Idrovolanti
Anni di servizio1892-1933
Gradoammiraglio di divisione
GuerreGuerra italo-turca
Prima guerra mondiale
CampagneFronte italiano (1915-1918)
BattaglieRivolta dei Boxer
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Navale di Livorno
dati tratti da Uomini della marina, 1861-1946[1]
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Guido Scelsi (Ferrara, 15 dicembre 1874Roma, 21 ottobre 1954) è stato un ammiraglio e aviatore italiano, pioniere dell'aviazione, pilota di dirigibile, pilota di idrovolante, aerostiere, e pilota di aeroplano. Insignito della Croce di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia durante il corso della guerra italo-turca. Fu il propugnatore dell'ammodernamento e del potenziamento della linea degli idrovolanti della Regia Marina nella prima guerra mondiale mediante la riproduzione in serie degli idrovolanti austro-ungarici modello Lohner L. Uno di essi era stato catturato dalle forze italiane nel corso del 1915, ed egli fu incaricato di valutarlo in volo[2].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Ferrara il 15 dicembre 1874.[3] Nel 1887 iniziò a frequentare la Regia Accademia Navale di Livorno, conseguendo cinque anni dopo la nomina a guardiamarina.[1] Prestò servizio su varie navi di superficie, tra cui la nave da battaglia Andrea Doria, dove fu promosso tenente di vascello, la nave da battaglia Ammiraglio di Saint Bon, l'ariete torpediniere Etna.[1] A bordo di quest'ultimo prese parte alla campagna in Estremo Oriente (1899-1900), al termine della quale fu assegnato alla base di La Spezia come aiutante di bandiera dell'ammiraglio comandante all'arsenale.[1] Tra il 1907 e il 1908 prestò servizio a bordo del cacciatorpediniere Bersagliere come vicecomandante, e sulla torpediniera 65S come comandante.[1] Lunedì 30 agosto 1909 a Vigna di Valle, dopo una ascensione di esame, conseguì il brevetto di pilota di dirigibile primo ufficiale della Regia Marina a riuscirvi.[1]

Nel 1910 comandava il dirigibile N.2 (poi P2). Nel 1911 prese parte alla grandi manovre del Regio Esercito tenutesi nella piana del Monferrato come capo del servizio dirigibili, e al termine delle quali portò in volo[N 1] il re Vittorio Emanuele III e il suo aiutante di campo generale, contrammiraglio Paolo Thaon de Revel.[1] Promosso capitano di corvetta alla fine dell'anno, partecipò successivamente alle operazioni durante la guerra italo-turca come comandante del dirigibile P.2 di stanza sull'aeroscalo di Gargaresc (Tripoli).[1] Per aver preso parte a 56 missioni belliche fu insignito della Croce di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia e promosso capitano di fregata.[3] Il 19 agosto 1912 conseguì, primo fra gli italiani, il brevetto di pilota di idrovolante presso la scuola europea Curtiss di Juan-les-Pins,[N 2] unica scuola allora esistente della specialità.[4] Nel 1913 prestò servizio come vicecomandante della nave da battaglia Roma e poi dell'incrociatore corazzato Amalfi, intramezzati da conseguimento del brevetto di aerostiere presso la brigata specialisti del 3º Reggimento del genio di Roma, e quello di pilota d'aeroplano sul campo d'aviazione di Venaria Reale.[1]

Il 7 gennaio 1914 è il primo Capo del neo istituito 5º Reparto Aeronautica dello Stato Maggiore della Marina. Nel 1914 partecipò alla manovre navali della flotta come pilota d'idrovolante, assumendo poi il comando dell'aeronave V, e poco prima dell'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 24 maggio 1915, quello del dirigibile V.1 Città di Jesi e dell'aeroscalo di Ferrara fino al 28 giugno 1915.[1] Promosso capitano di vascello nel 1917, fu comandante dell'esploratore Carlo Alberto Racchia e poi il distaccamento della marina di Santi Quaranta, in Albania.[1] Dopo un periodo di assenza dal servizio per malattia, tra il 1922 e il 1923 fu comandante della nave da battaglia Napoli e poi dell'incrociatore corazzato San Giorgio.[1] Posto in posizione ausiliaria speciale nel 1923, fu promosso contrammiraglio della riserva navale, e nel 1926 fu posto in aspettativa per la riduzione dei quadri.[1] Divenuto ammiraglio di divisione, nel 1933 fu collocato definitivamente a riposo.[1] Si spense a Roma il 21 ottobre 1954.[3]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
«Diresse il trasporto e l'impianto a Tripoli, tra gravi difficoltà dell'hangar dei dirigibili e di tutto il parco aerostatico; con ferma fede provvide alla sollecita ricostruzione dell'hangar quando il primo fu distrutto dal vento. Poi con la squadriglia dei dirigibili P.2 e P.3 affrontando continui gravissimi rischi eseguì meravigliose ascensioni, portando primo nel mondo, il terrore nei campi nemici, raccolse notizie sulle forze e sulla dislocazione del nemico; forni dati e prese fotografie utilissime per la costruzione della carta del terreno attorno a Tripoli, esegui infine la magnifica navigazione lungo tutta la zona costiera fino a Capo Macabez.[3]»
— Regio Decreto 16 marzo 1913 e 5 aprile 1914 (F.O. Marina n.151 del 31 maggio 1914).[5]
Croce al merito di guerra - nastrino per uniforme ordinaria
Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Ufficiale dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Per motivi di peso e di spazio della navicella, e data la presenza a bordo dei due passeggeri, il motorista fu lasciato a terra.
  2. ^ Per decisione del Vice ispettore dei Servizi Aeronautici Ludovico De Filippi furono mandati in Francia Manlio Ginocchio, Guido Scelsi, Giuseppe Garassini Garbarino, Giovanni Roberti di Castelvero e lo stesso De Filippi.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Paolo Alberini e Franco Prosperini, Uomini della Marina, 1861-1946, Roma, Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Marina Militare, 2016, ISBN 978-8-89848-595-6.
  • Mauro Antonellini, Salvat ubi lucet: la base idrovolanti di Porto Corsini e i suoi uomini 1915-1918, Faenza, Casanova Editore, 2008, ISBN 88-95323-15-7.
  • Mario Cobianchi, Pionieri dell'Aviazione in Italia, Roma, Editoriale Aeronautico, 1943.
  • Alessandro Fraschetti, La prima organizzazione dell'Aeronautica Militare in Italia 1884-1925, Roma, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, 1986.
  • Roberto Gentilli e Paolo Varriale, I reparti dell'Aviazione italiana nella Grande Guerra, Roma, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, 1999.
  • Luigi Mancini (a cura di), Grande Enciclopedia Aeronautica, Milano, Edizioni Aeronautica, 1936.
  • Ordine Militare d'Italia 1911-1964, Roma, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, 1925.
Periodici
  • Andrea Tirondola, Centenario dell'Aviazione Navale, in Rivista Marittima, n. 5, Roma, Stato Maggiore della Marina Militare, dicembre 2013, pp. 96-101.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]