Giovanni D'Antoni

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Giovanni D'Antoni

Capo della polizia
Durata mandato12 settembre 1948 –
20 novembre 1952
PredecessoreLuigi Ferrari
SuccessoreTommaso Pavone

Dati generali
Professionemilitare, prefetto
Giovanni D'Antoni
NascitaPalermo, 21 ottobre 1890
MortePalermo, 21 Novembre 1958
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
CorpoCarristi
Anni di servizio1912 - 1945
GradoGenerale di brigata
GuerrePrima guerra mondiale
Seconda guerra mondiale
CampagneFronte italiano (1915-1918)
Operazione O.M.T.
Campagna di Grecia
Campagna di Tunisia
BattaglieSeconda battaglia di El Alamein
Decorazionivedi sotto
Studi militariRegia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena
Altre caricheprefetto
dati tratti da Generals[1]
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Giovanni D'Antoni (Palermo, 21 ottobre 1890Palermo, 21 novembre 1958) è stato un generale italiano, durante la seconda guerra mondiale partecipò alla campagna di Grecia, alle operazioni in Africa Settentrionale Italiana e alla campagna di Tunisia. Nominato regio prefetto di Milano dopo la caduta del fascismo, all'atto dell'armistizio dell'8 settembre 1943 fu catturato dai tedeschi e deportato in Polonia. Rientrato in Italia alla fine della guerra fu nominato prefetto di Bologna e quindi svolse il ruolo di capo della polizia tra il 1948 e il 1952.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Palermo il 21 ottobre 1890. Entrato nel 1911 come Allievo presso la Regia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena, ne uscì con il grado di sottotenente assegnato all'arma di fanteria, il 1º aprile 1912.

Carriera militare[modifica | modifica wikitesto]

Prese parte alla prima guerra mondiale, come tenente in forza al 4º Reggimento fanteria.

Promosso capitano, fu trasferito in Eritrea in forza al locale Regio corpo truppe coloniali, e comandò il III Battaglione indigeni dal luglio del 1924 al marzo 1926. Al comando di tale reparto partecipò alle operazioni di riconquista della Libia venendo decorato di una Croce di guerra al valor militare. Da maggiore fu comandante di un battaglione del 7º Reggimento fanteria "Cuneo" di stanza a Milano.[2]

Promosso tenente colonnello con anzianità 12 marzo 1928, fu dapprima assegnato allo Stato maggiore del Regio Esercito a Roma,[1] divenendo poi Aiutante di campo onorario di S.M. Re Vittorio Emanuele III (ottobre 1936).

Divenuto colonnello il 1 settembre 1937, comandò prima il 4º Reggimento fanteria carrista, poi passò al corpo di Stato maggiore.

Nella seconda guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]

Prese parte all'occupazione dell'Albania come comandante del raggruppamento carri d'assalto, venendo decorato con una Medaglia di bronzo al valor militare.

Dal 1 febbraio 1941 divenne Capo di stato maggiore del IV Corpo d'armata, allora al comando del generale di corpo d'armata Camillo Mercalli, impegnato sul fronte greco-albanese in momento particolarmente difficile della campagna.

Il primo agosto 1941 gli fu conferita l'onorificenza di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia con la seguente motivazione: Capo di Stato Maggiore di un Corpo d’Armata impegnato in una delle zone più delicate e difficili del fronte greco-albanese, assunta la carica in un momento particolarmente allarmante della poderoso pressione del nemico imbaldanzito dal successo, prontamente si orientava in profondità, così da dare al proprio comandante la collaborazione più intelligente, attiva, fervida e realizzatrice, nel lavoro per l’organizzazione a difesa della zona e nella successiva collaborazione della ripresa offensiva che portò attraverso gravi difficoltà, anche d’ordine logistico, prontamente fronteggiate, alla rapida rioccupazione del nostro territorio. Albania (Osum-Sofiut), 1º febbraio – 15 aprile 1941.

Il 18 maggio 1942 fu promosso generale di brigata e, dal 25 luglio successivo, fu assegnato in forza al comando della 16ª Divisione motorizzata "Pistoia"[2] del generale Giuseppe Falugi quale comandante della fanteria divisionale, accompagnandola, dalla Calabria, prima in Grecia e poi in Egitto, dove parteciperà indirettamente alla battaglia di El Alamein (ottobre-novembre 1942), alla testa di una cosi detta colonna D'Antoni verso l'oasi di Gialo ed alla susseguente ritirata sino in Tunisia. Rientrato in Italia, a disposizione del Ministero della guerra, per incarichi speciali, il 1º aprile 1943.[2]

Prefetto[modifica | modifica wikitesto]

In seguito passò a disposizione del Ministero degli interni e venne nominato prefetto di Milano il 28 luglio seguente dal nuovo governo Badoglio.[3] Affrontò l'emergenza causata dalle incursioni aeree alleate che non erano state sospese nonostante la caduta del fascismo.[3]

Tre giorni dopo la proclamazione dell'armistizio dell'8 settembre 1943, l'11 settembre, un reparto tedesco occupò la città, arrestando lui e il generale di divisione Vittorio Ruggero, comandante della difesa territoriale di Milano.[2] Nella carica di prefetto fu sostituito il giorno 14 con Carlo Riva.[2]

Il 13 settembre venne deportato in Polonia dalla polizia nazista, rinchiuso presso il lager 64/Z di Shokken.[3] Rientrò in Italia nel maggio 1945, e il 16 febbraio 1946 venne nominato prefetto di Bologna.[3]

Il 6 aprile 1946 gli fu conferita l'onorificenza di Ufficiale dell'Ordine Militare di Savoia con la seguente motivazione: Comandante di sicuro prestigio, dirigeva in zona desertica una difficile operazione di ripiegamento, reagendo, con estrema decisione, a reiterati attacchi di forze corazzate nemiche e riuscendo a portare truppe e mezzi sulle linee prestabilite. In successive vicende operative, Comandante di importanti settori difensivi prodigava le sue non comuni risorse d’intelligenza, di carattere e di energia nell’assolvimento dei suoi compiti, riconfermando indiscusse doti di capacità e di valore personale. Africa Settentrionale, novembre 1942 - aprile 1943.

Capo della polizia[modifica | modifica wikitesto]

Il 12 settembre 1948 assunse l'incarico di Capo della Polizia, per volere del Ministro dell'interno Mario Scelba, suo conterraneo.[3]

Sostenne l'allora prefetto di Palermo, Angelo Vicari (futuro capo della polizia negli anni sessanta-anni settanta), e il Comando forze repressione banditismo nella lotta al banditismo in Sicilia, scontrandosi con l'omertà della popolaziine e anche con la scarsità di mezzi, la precarietà dell'accasermamento, la mancanza di cibo e la paga bassa.[3] Si adoperò quindi per migliorare l'equipaggiamento e il trattamento di missione.[3]

Nel 1949 a causa delle forti tensioni interne, nel timore di violenti scontri di piazza rafforzò l'organico e l'armamento della Celere.[3][3] Terminò il suo mandato il 20 novembre 1952.[3]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

  • Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia

Capo di Stato Maggiore di un Corpo d’Armata impegnato in una delle zone più delicate e difficili del fronte greco-albanese, assunta la carica in un momento particolarmente allarmante della poderoso pressione del nemico imbaldanzito dal successo, prontamente si orientava in profondità, così da dare al proprio comandante la collaborazione più intelligente, attiva, fervida e realizzatrice, nel lavoro per l’organizzazione a difesa della zona e nella successiva collaborazione della ripresa offensiva che portò attraverso gravi difficoltà, anche d’ordine logistico, prontamente fronteggiate, alla rapida rioccupazione del nostro territorio. Albania (Osum-Sofiut), 1º febbraio – 15 aprile 1941.

  • Ufficiale dell'Ordine Militare di Savoia

Comandante di sicuro prestigio, dirigeva in zona desertica una difficile operazione di ripiegamento, reagendo, con estrema decisione, a reiterati attacchi di forze corazzate nemiche e riuscendo a portare truppe e mezzi sulle linee prestabilite. In successive vicende operative, Comandante di importanti settori difensivi prodigava le sue non comuni risorse d’intelligenza, di carattere e di energia nell’assolvimento dei suoi compiti, riconfermando indiscusse doti di capacità e di valore personale. Africa Settentrionale, novembre 1942 - aprile 1943.

Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Nelle operazioni di sbarco a Durazzo del raggruppamento carri d'assalto e battaglioni bersaglieri al suo comando, dimostrava grande energia e sicura perizia. Nella successiva avanzata su Tirana organizzava e guidava con sereno sprezzo del pericolo la marcia del proprio raggruppamento. Nel pomeriggio dello stesso giorno, al comando di una colonna di elementi motorizzati, raggiungeva Elbassan contribuendo con la sua ferma decisione e il suo valoroso contegno alla disorganizzazione dell'avversario. Durazzo-Tirana-Elbassan, 7-8 aprile 1939
— Regio Decreto 9 agosto 1940[4]
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Eseguiva in modo brillantissimo, un aggiramento sulla destra dell'avversario che voleva volgere questi in fuga, subendo gravi perdite. Nell'inseguimento protrattosi per vari chilometri, dimostrava ancora una volta le sue splendide doti di comandante e di soldato. Sidi Gabrin, 3 febbraio 1924
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Nell'intero periodo di una campagna di guerra, in tutti i violentissimi combattimenti sostenuti, forniva esempio di valore e sprezzo del pericolo. Nella conquista del castello di Agilat, con rara perizia, eseguiva con la compagnia, un movimento avvolgente debellando l'accanita resistenza di numerose bande ribelli che gli ostacolavano l'avanzata. Con bellissimo slancio penetrava tra i primi nel Castello, confermando in tal modo le sue alte doti di iniziativa e di coraggio. Tripolitania, 16 gennaio-20 settembre 1917
— Regio Decreto 9 agosto 1940[5]

Note[modifica | modifica wikitesto]


Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Generals.
  2. ^ a b c d e Prefettura di Milano.
  3. ^ a b c d e f g h i j Polizia di stato.
  4. ^ Registrato alla Corte dei conti lì 10 settembre 1940, guerra, registro n.34, foglio 401.
  5. ^ Registrato alla Corte dei conti l' 22 ottobre 1940, registro 9 Africa Italiana, foglio 272.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Philip S. Jowett e Stephen Andrew, The Italian Army Vol.1, Botley, Osprey Publishing Company, 2000, ISBN 1-78159-181-4.
  • (EN) Charles D. Pettibone, The Organization and Order of Battle of Militaries in World War II Volume VI Italy and France Including the Neutral Countries of San Marino, Vatican City (Holy See), Andorra, and Monaco, Trafford Publishing, 2010, ISBN 1-4269-4633-3.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]