Gianandrea Gropplero di Troppenburg

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Gianandrea Gropplero di Troppenburg
Soprannome"Freccia"
NascitaUdine, 24 ottobre 1921
Morte9 aprile 2008
Luogo di sepolturacimitero di
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegia Aeronautica
SpecialitàCaccia
Anni di servizio1941-1945
GradoPrimo aviere
GuerreSeconda guerra mondiale
Decorazionivedi qui
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Gianandrea Gropplero di Troppenburg (Udine, 24 ottobre 19219 aprile 2008) è stato un aviatore, militare e partigiano italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato a Udine, Gianandrea Gropplero di Trobbenburg mentre frequentava la facoltà di ingegneria presso l'Università di Bologna fu chiamato al servizio militare. Arruolato nella Regia Aeronautica come Aviere scelto Allievo Ufficiale nel luglio 1941, fu inviato dapprima al Centro di istruzione di Orvieto, e poi trasferito alla Scuola di pilotaggio di Fano dove conseguì il brevetto di pilota militare e fu promosso Primo aviere A.U.

Passò quindi a frequentare, come sergente pilota, il 2º Corso presso la Scuola Caccia di Gorizia,[1] annessa al 4º Stormo Caccia Terrestre, e lì si trovò quando fu proclamato l'armistizio dell'8 settembre 1943. Subito dopo l'annuncio andò a Roma, dove si collegò con il centro militare del Partito d'Azione[1] e compì le sue prime esperienze nella guerra di liberazione, soprattutto nella zona del reatino.

Dopo la liberazione nella Capitale,[2] accettò di andare in missione nel Friuli. Fu paracadutato da un Douglas C-47 Dakota il 9 aprile 1945 nei pressi di Lauzzana[3] (Udine) insieme ad altri due compagni[4], si diede subito da fare per organizzare un efficiente servizio di radiocollegamento con il Comando italiano e quello inglese. Trasferitosi a Buja, dove costituì la Brigata GL "Carlo Rosselli", venne successivamente ferito in combattimento, e catturato da soldati cosacchi che lo consegnarono alle SS.[1] Subì duri interrogatori e torture, ma non rivelò nulla, fu condannato a morte, ma mentre stava per essere fucilato fu salvato fortunosamente dai suoi amici.[1] Riuscì a fuggire e a nascondersi, nessuno lo tradì nonostante la taglia di 75.000 Lire dell'epoca messa sulla sua testa; riprendendo la lotta sino alla fine del conflitto.

A Bologna conobbe Adelaide Bonvicini (Massa Lombarda 26 luglio 1925- Bologna 4 aprile 2015[5]) attiva staffetta tra i partigiani. Sposatisi dopo la fine della guerra, la coppia ebbe tre figli.

Nel dopoguerra[modifica | modifica wikitesto]

Decorato con la Medaglia d'oro al valor militare a vivente, completò gli studi universitari a Bologna laureandosi in ingegneria.

Si dedicò all'attività professionale, lavorando in Spagna, in Venezuela, in Africa, ed in Messico. Verso la metà degli anni ottanta del XX secolo si diede ad attività di Volontariato prestando la sua opera in India, dove realizzò acquedotti, cooperative, scuole per i ragazzi di strada del Deepa Nivas[6], ambulatori, ecc.[7]

Per la sua attività nel 2004 fu insignito ad Udine del Premio "Città Fiera Solidarietà". Si spense il 9 aprile 2008.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Allievo pilota di non comuni qualità morali e militari, già distintosi in lunga e perigliosa attività partigiana, ad avvenuta liberazione di Roma, poneva di nuovo tutto se stesso al servizio della Patria, offrendosi, pienamente consapevole, per ardua e rischiosissima missione. Aviolanciato in territorio occupato dai tedeschi, organizzava ed assumeva il comando di una agguerrita formazione di patrioti, arrecando a più riprese danni e perdite al nemico in aspre e difficili lotte contro forze preponderanti. Ferito, catturato, sottoposto a spietate torture e condannato a morte, con ammirevole stoicismo rifiutava di svelare i nomi dei compagni. Liberato da una banda di patrioti mentre veniva condotto sul luogo dell'esecuzione, febbricitante, con le ferite ancora aperte, riprendeva immediatamente il suo posto di combattimento, che manteneva fino alla totale liberazione del territorio nazionale. Fulgido esempio di alto senso del dovere e di dedizione alla causa della libertà e della Patria.»
— Roma - Alto Friuli, 8 settembre 1943-15 maggio 1945.
— D.P.C.S. 20 giugno 1946[8]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Stafford 2011, p. 324.
  2. ^ Dopo la liberazione di Roma frequentò un corso per sabotatori e uno per paracadutisti.
  3. ^ Frazione del comune di Colloredo di Monte Albano
  4. ^ Una era la futura Medaglia d'oro al valor militare Paola Del Din e l'altro il sottocapo radiotelegrafista della Regia Marina Dumas Poli.
  5. ^ Lutto in Friuli per la scomparsa di Dedi Bonvicini, su Messaggero Veneto, 7 aprile 2015. URL consultato il 18 giugno 2023.
  6. ^ Deepa Nivas – India |, su www.nicopeja.org. URL consultato il 18 giugno 2023.
  7. ^ Cristian Rigo, Lutto in Friuli per la scomparsa di Dedi Bonvicini, su messaggeroveneto.gelocal.it, Cronaca - Messaggero Veneto.
  8. ^ Bollettino Ufficiale 1947, disp.17, pag.1263.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Marcus Binney, The Women Who Lived For Danger, London, Hodder & Stoughton, 2011, ISBN 1-4447-5643-5.
  • I Reparti dell'Aeronautica Militare Italiana, Roma, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, 1977.
  • Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, Testi delle motivazioni di concessione delle Medaglie d'Oro al Valor Militare, Roma, Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare, 1969.
  • David Stafford, Mission Accomplished: SOE and Italy 1943-1945, London, Bodley Head, 2011, ISBN 1-4090-2782-1.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]