Ferdinando Petruccelli della Gattina

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Ferdinando Petruccelli della Gattina

«Io sono poco democratico. Non disprezzo il popolo, ma amo meglio innalzarlo fino a me coll'istruzione e col lavoro che discendere fino a lui, abdicando una parte di me stesso.»

Ferdinando Petruccelli della Gattina (Moliterno, 28 agosto 1815Parigi, 29 marzo 1890) è stato un giornalista, patriota e politico italiano. Prolifico scrittore di idee liberali e anticlericali, spesso anticonformista, fu un esule del governo borbonico e la sua attività pubblicistica fu apprezzata e divulgata in diversi paesi europei. Personaggio controverso, fu elogiato da Luigi Capuana, Salvatore Di Giacomo e Indro Montanelli (che lo definì «il più brillante giornalista italiano dell’Ottocento»),[2] fu invece criticato da Benedetto Croce,[2] mentre Luigi Russo ne apprezzò il lavoro giornalistico ma contestò le sue opere romanzesche.[2]

Biografia

Figlio di Luigi, avvocato iscritto alla Carboneria, e Maria Piccininni, nobildonna di Marsicovetere, il suo nome all'anagrafe era Ferdinando Petruccelli e aggiunse al suo cognome "della Gattina" per sviare le ricerche della polizia borbonica che lo perseguitava per motivi politici. Sin da piccolo, sviluppò un profondo anticlericalismo. La sua avversione religiosa iniziò a quattro anni, quando venne affidato alla nonna materna, fanatica religiosa che lo trattò con durezza, senza manifestargli mai alcun segno d’affezione.

In adolescenza, lo zio Francesco, medico di Gioacchino Murat e fondatore delle prime logge massoniche in Basilicata, lo condusse nella pensione dell’arciprete Cicchelli di Castelsaraceno. L'esperienza con Cicchelli, uomo severo e brutale, lo sconvolse ancor di più. In seguito, frequentò il seminario dei gesuiti a Pozzuoli, sotto monsignor Rossini, noto per i suoi metodi educativi molto ferrei. Per la festa di San Luigi, ogni alunno doveva lasciare sull’altare una lettera al protettore degli studenti. Ferdinando lasciò la sua in cui chiedeva di essere liberato dal vescovo. Rossini, dopo aver letto la sua lettera, lo rinchiuse in una cella di isolamento e, in seguito, lo cacciò dall'istituto.

Successivamente, frequentò l'Università di Napoli, conseguendo la laurea in medicina ma la sua vocazione giornalistica gli farà intraprendere nuove strade e si addentrò nella massoneria. Nel 1840 viaggiò in Francia e Germania come corrispondente per i giornali Salvator Rosa e Raccoglitore fiorentino ed ebbe modo di conoscere personalità come Jules Michelet (da cui frequentò i corsi di storia), Daniele Manin, Pierre-Joseph Proudhon e Charles Darwin. Nel 1843, pubblicò Malina da Taranto, la sua prima opera, in origine denominata Giovanna II. Nel 1846 fu arrestato per essere iscritto alla Giovine Italia e fu mandato sotto sorveglianza nel suo paese natale.

Tornato a Napoli nel 1848, venne eletto deputato al parlamento costituzionale per il distretto di Melfi e assunse la direzione del giornale Mondo vecchio e mondo nuovo, che fu in seguito soppresso dal governo borbonico. Con l'abolizione della costituzione promulgata dallo stesso Ferdinando II, si schierò contro il monarca. Petruccelli guidò i moti del 1848 in Calabria, insieme a Costabile Carducci e partecipò alle lotte contadine con Benedetto Musolino.

Fallite le rivolte e preoccupato per la taglia di 6.000 ducati messa sulla sua testa dal re, visse in clandestinità per circa un anno tra Calabria, Basilicata e Cilento, dopodiché decise di emigrare in Francia. Durante il suo soggiorno francese, svolse attività di corrispondente per numerosi giornali (La Presse, Journal des débats) e la sua professionalità fu elogiata da Alphonse Peyrat, direttore di La Presse. Nel 1851, dopo aver combattuto per la repubblica durante il colpo di stato di Luigi Bonaparte, abbandonò Parigi per Londra, dove entrò in contatto con Giuseppe Mazzini, Pierre-Joseph Proudhon, Louis Blanc e altri esuli democratici.

Dopo l'impresa dei Mille fu richiamato a Napoli da Garibaldi ed eletto deputato nel collegio prima di Brienza e poi di Teggiano. In questo periodo, egli dichiarò sul giornale "Unione" che la figura di Carlo Poerio venne sfruttata per ingigantire le accuse nei confronti di Ferdinando II, in modo da screditarlo agli occhi di tutta l'Europa, cosa che fece anche il politico inglese William Gladstone.[3]

Durante la sua attività parlamentare, rimase molto amareggiato per come fu concepita la nuova Italia e perse l'entusiasmo che lo caratterizzò inizialmente. Questo rammarico si tradurrà nell'opera I moribondi di Palazzo Carignano (1862), in cui espresse tutta la sua frustrazione nei confronti della nuova classe politica che, secondo il suo pensiero, aveva tradito i propri ideali ed esternò solamente avidità e incompetenza.

Nel 1866, fu corrispondente di guerra del Journal Des Dèbats durante la Terza guerra di indipendenza. I suoi servizi giornalistici, soprattutto riguardanti la battaglia di Custoza, furono acclamati da persone come Jules Claretie e Ernest Renan. Nel 1868 si sposò con la scrittrice inglese Maude Paley-Baronet, che conobbe a Londra nel 1867, e nel 1873 si trasferì con lei definitivamente in Francia, vivendo per lo più a Parigi. Visse il resto della sua vita afflitto da una paralisi che gli impedì di scrivere ma, con l'aiuto dalla sua consorte, fu in grado di continuare la sua attività.

Morì nella capitale francese il 29 marzo 1890 e la sua salma fu cremata. Dopo la sua morte, il consiglio comunale di Napoli era intenzionato a trasportare, a spese del comune, le ceneri del giornalista nella città partenopea, per collocarle fra gli uomini illustri nel cimitero di Poggioreale. La moglie rifiutò e le sue ceneri furono tumulate a Londra per volontà dello stesso Petruccelli.

Opere principali

  • Malina di Taranto (1843)
  • Ildebrando (1847)
  • La rivoluzione di Napoli del 1848 (1850)
  • Storie arcane del pontificato di Leone XII, Gregorio XVI e Pio IX (1861)
  • I moribondi di Palazzo Carignano (1862)
  • Il Re dei Re, rifacimento dell'Ildebrando (4 voll., 1864)
  • Histoire diplomatique des conclaves (4 voll., 1864-66)
  • Pie IX, sa vie, son règne, l'homme, le prince, le pape (1866)
  • Il concilio (1869)
  • Memorie di Giuda (1870)
  • Le notti degli emigranti a Londra (1872)
  • Gli incendiari della Comune (1872)
  • Il re prega (1874)
  • Il sorbetto della regina (1875)
  • Le larve di Parigi (1877)
  • I suicidi di Parigi (1878)
  • Giorgione (1879)
  • Imperia (1880)
  • Il conte di Saint-Christ (1880)
  • Memorie del colpo di stato del 1851 a Parigi (1880)
  • I fattori e i malfattori della politica europea contemporanea (2 voll., 1881-84)
  • Storia d'Italia dal 1866 al 1880 (1881)
  • Storia dell'idea italiana (1882)
  • Memorie di un ex deputato (1884)
  • I pinzoccheri (2 voll., 1892)

Note

  1. ^ Ferdinando Petruccelli della Gattina, Le notti degli emigrati a Londra, 1872
  2. ^ a b c Giuseppe Centonze, La Castellammare di Ferdinando Petruccelli della Gattina, in www.stabiana.it. URL consultato il 15-12-2010.
  3. ^ Carlo Alianello, La conquista del sud, Rusconi, 1972, p.25

Altri progetti

Bibliografia

  • Federico Verdinois, Profili letterari
  • Luigi Capuana, Libri e teatro
  • Benedetto Croce, La letteratura della nuova Italia, Bari 1957
  • Luigi Russo, I narratori, Milano 1958
  • V. Valinoti-Latorraca, F. Petruccelli della Gattina, Napoli 1915
  • Folco Portinari, Le parabole del reale. Romanzi italiani dell'Ottocento, Torino, 1976
  • Alfredo Zazo, Il giornalismo a Napoli nella prima metà del secolo XIX, Napoli 1920
  • A. Briganti, Il parlamento nel romanzo italiano del secondo Ottocento, Firenze, 1972

Collegamenti esterni