Federico de Luna

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Regno di Sicilia
Casa di Aragona-Sicilia

Pietro I (Pietro III d'Aragona)
Giacomo I (Giacomo II d'Aragona)
Federico III
Figli
Pietro II
Ludovico
Figli
  • Antonio
  • Luigi
Federico IV
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Maria
Figli
  • Pietro
Martino il giovane
Figli
Martino il vecchio
Figli
arme della famiglia de Luna d'Aragona.
.

Federico d'Aragona o Federico di Sicilia, noto come Federico di Luna. Federico anche in spagnolo, in asturiano e in galiziano, Fidiricu in siciliano, Frederico in aragonese, in portoghese e in galiziano, Frederiko in basco, Frederic in catalano, Frederick in inglese, Frédéric in francese e Friedrich in tedesco e Frederik in fiammingo (Sicilia, tra il 1400 e il 1403 – Urena, 29 maggio 1438) fu Conte di Luna, Signore di Segorbe e Ejérica.

Origini familiari[1][2][modifica | modifica wikitesto]

Federico era figlio illegittimo del re di Sicilia, Martino il Giovane[3] e della sua amante, la nobile di Catania Tarsia Rizzari.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Al momento della nascita era l'unico figlio maschio di Martino il Giovane, in quanto Pietro, figlio legittimo di Martino e di Maria di Sicilia, era morto da poco.
Dopo alcuni mesi però, al padre, Martino il Giovane e alla sua seconda moglie, Bianca di Navarra), nacque un figlio maschio, Martino d'Aragona[1].

Nel 1407, quando morì il suo piccolo fratellastro, Martino d'Aragona, il giovane Federico, pur essendo un illegittimo, rimase l'unico discendente maschio diretto della famiglia reale aragonese[1], che potesse succedere al padre, sul trono di Sicilia e poi su quello di Aragona.

Il padre ed il nonno si accordarono perciò per legittimarlo, lo investirono del titolo di conte di Luna e Martino il Giovane il 14 aprile 1409 iniziò il processo di legittimazione; suo padre tuttavia, mentre si trovava in Sardegna per riconquistarla alla corona d'Aragona, contrasse la malaria e morì il 25 luglio dello stesso anno, senza che la pratica di legittimazione di Federico fosse ancora conclusa. Martino lasciò un testamento in cui ricordava i due figli illegittimi (Federico e Violante) con le rispettive madri e la moglie, Bianca (filium nostrum don Fredericum natum ex…Tarsie muliere…Blanca consors nostra…filiam nostrum naturalem…Violanti… Agatuciam matrem dicte Violantis)[1].

Intervenne allora il nonno, Martino il Vecchio, che affidò Federico alle cure di Ramon de Torrelles i de Blanes, che lo seguirà come precettore sino alla maggiore età. Il nonno, che nel frattempo era divenuto re di Sicilia, succedendo al figlio, contattò, a Peñíscola, il papa scismatico, Benedetto XIII, Pedro Martínez de Luna, che era parente di sua moglie, la defunta Maria de Luna e concordò un piano per legittimare Federico a succedergli, sia come re di Sicilia, che come sovrano della corona d'Aragona. Il papa preparò il documento e la legittimazione di Federico doveva essere proclamata il 1º giugno del 1410, ma Martino il vecchio morì appena un giorno prima ed il papa non se la sentì di fare la proclamazione senza più l'appoggio del sovrano.

Nei due anni di interregno che seguirono, il regno si trovò sull'orlo della guerra civile, poiché l'opinione pubblica rimase molto divisa tra i cinque pretendenti alla corona (tra i quali Federico[1] che venne considerato come uno dei principali pretendenti. Gli altri erano: il conte di Urgell, Giacomo II, nipote, per linea maschile, del re Alfonso IV il Benigno, Alfonso d'Aragona, duca de Gandia, nipote, per linea maschile, di Giacomo II il Giusto; Luigi III d'Angiò, duca di Calabria, nipote, attraverso sua madre, Iolanda di Aragona, di Giovanni I di Aragona e Ferdinando di Trastamara, el de Antequera, figlio di Eleonora d'Aragona, sorella di Martino il Vecchio.
Alla fine le cortes di Catalogna, di Valencia e d'Aragona vennero spinte a ricercare un arbitrato: vennero nominati tre rappresentanti per ciascuno di questi stati, che componevano la monarchia (trascurando però di invitare i rappresentanti degli altri stati di Maiorca, di Sicilia e di Sardegna, anch'essi facenti parte dell'insieme della Corona d'Aragona). I nove delegati scelsero tra i cinque pretendenti e, col Compromesso di Caspe del 1412, decisero che il nuovo sovrano della corona d'Aragona sarebbe stato Ferdinando el de Antequera, infante del casato reale castigliano di Trastámara.

Lo stesso argomento in dettaglio: Compromesso di Caspe.

A Caspe, l'arcivescovo di Tarragona tentò, inutilmente, di far nominare Federico almeno quale re della sola Sicilia.

Divenuto adulto Federico partecipò, col titolo di ammiraglio, alla spedizione all'isola di Gerba, assieme al duca di Noto. Poi, per le mire che manteneva sul regno di Sicilia si recò in Aragona.

Sposò Iolanda Luïsa di Mur[1], che abbandonò ben presto.

Dato che le sue ambizioni e le sue manovre disturbavano Alfonso V il Magnanimo, Federico dovette fuggire in Castiglia, alla corte di Giovanni II, che era in guerra contro l'Aragona.

Nel 1434, per una questione con alcuni commercianti genovesi di Siviglia, Federico finì nel carcere del castello d'Ureña, dove morì nel 1438[1].

Discendenza[1][2][modifica | modifica wikitesto]

Di Federico non si conosce discendenza.

Ascendenza[modifica | modifica wikitesto]

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Pere IV, re d'Aragona Alfons IV, re d'Aragona  
 
Teresa, baronessa d'Entenza  
Martí I, re d'Aragona  
Eleonora di Sicilia Pietro II di Sicilia  
 
Elisabeth von Kärnten  
Martí I, re di Sicilia  
Lope, I conte di Luna Artal III, signore di Luna  
 
Martina Sanz d'Horta  
Maria Lopes de Luna  
Brianda d'Agoult Foulques d'Agoult  
 
Alicia de Baux  
Federico de Luna  
 
 
 
 
 
 
 
Tarsia Rizzari  
 
 
 
 
 
 
 
 

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h (EN) Reali di Aragona
  2. ^ a b (EN) Casa di Barcellona- genealogy
  3. ^ Martino il Giovane era il figlio primogenito del re di Aragona, di Valencia, di Maiorca, di Sardegna e di Corsica e Conte di Barcellona e delle altre contee catalane Martino I il Vecchio e della sua prima moglie Maria de Luna, figlia del conte de Luna e signore di Segorbe (Castellón), don Lope de Luna, e di Brianda d'Agaout.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Guillaume Mollat, I papa di Avignone il grande scisma, in Storia del mondo medievale, vol. VI, 1999, pp. 531–568
  • Rafael Altamira, Spagna, 1412-1516, in Storia del mondo medievale, vol. VII, 1999, pp. 546–575

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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