Allergia: differenze tra le versioni

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Predisposizione allo sviluppo dell'allergia è connessa anche al mese di nascita. In primavera, infatti, i vegetali liberano i propri pollini, mentre in autunno è maggiore la frequenza degli acari, perciò l'esposizione prematura ad uno di questi allergeni comporta maggiori probabilità di uno sviluppo futuro dell'atopia. Per quanto riguarda il fumo, non è certo se esso sia un fattore di rischio per lo sviluppo di atopia già a partire dalla gravidanza, ma certamente aumenta le probabilità di insorgenza di [[asma]] e patologie respiratorie; è inoltre stato provato che i figli di madri fumatrici o esposti al fumo passivo sviluppano una maggiore quantità di IgE.
Predisposizione allo sviluppo dell'allergia è connessa anche al mese di nascita. In primavera, infatti, i vegetali liberano i propri pollini, mentre in autunno è maggiore la frequenza degli acari, perciò l'esposizione prematura ad uno di questi allergeni comporta maggiori probabilità di uno sviluppo futuro dell'atopia. Per quanto riguarda il fumo, non è certo se esso sia un fattore di rischio per lo sviluppo di atopia già a partire dalla gravidanza, ma certamente aumenta le probabilità di insorgenza di [[asma]] e patologie respiratorie; è inoltre stato provato che i figli di madri fumatrici o esposti al fumo passivo sviluppano una maggiore quantità di IgE.


{{senza fonte| Infine, una dieta a base di grassi polinsaturi quali sono gli oli vegetali sembra dare predisposizione all'atopia, benché i pareri siano discordi}}, mentre l'allattamento al seno consente di ritardare il contatto con altri agenti allergizzanti non contenuti nel latte materno, fornendo inoltre difese immunitarie essenziali per il bambino.
Una dieta con un aumento nell'assunzione di grassi polinsaturi omega 6 come quelli di alcuni oli vegetali sembrerebbe dare predisposizione all'atopia<ref>{{cita pubblicazione|url=http://bmcpublichealth.biomedcentral.com/articles/10.1186/1471-2458-11-358|autore=Yoshihiro Miyak, Keiko Tanaka, Satoshi Sasaki, Masashi Arakawa|titolo=Polyunsaturated fatty acid intake and prevalence of eczema and rhinoconjunctivitis in Japanese children: The Ryukyus Child Health Study|rivista=BMC Public Health|anno=2011|volume=358|doi: 10.1186/1471-2458-11-358}}</ref><ref>{{cita pubblicazione|autore=Blümer N, Renz H.|titolo= Consumption of ω3-fatty acids during perinatal life: role in immuno-modulation and allergy prevention.|rivista= Journal of Perinatal Medicine|anno= 2007|volume=35|url=https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17302535}}</ref>, mentre l'allattamento al seno consentirebbe di ritardare il contatto con altri agenti allergizzanti non contenuti nel latte materno, fornendo inoltre difese immunitarie essenziali per il bambino.


Tra le infezioni respiratorie, quella che certamente offre maggiore predisposizione all'atopia in età pre-scolare o scolare, è la [[bronchiolite]] da VRS ([[Virus respiratorio sinciziale umano|Virus Respiratorio Sinciziale]]); il VRS infatti stimola la produzione di proteine sensibilizzanti.
Tra le infezioni respiratorie, quella che certamente offre maggiore predisposizione all'atopia in età pre-scolare o scolare, è la [[bronchiolite]] da VRS ([[Virus respiratorio sinciziale umano|Virus Respiratorio Sinciziale]]); il VRS infatti stimola la produzione di proteine sensibilizzanti.

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Allergia
Fisiologia allergica di Tipo 1
Specialitàimmunologia
EziologiaAutoimmune
Classificazione e risorse esterne (EN)
ICD-9-CM995.3
ICD-10T78.4
MedlinePlus000812
eMedicine136217

L'allergia è una malattia del sistema immunitario caratterizzata da reazioni eccessive portate da particolari anticorpi (reagine o IgE) nei confronti di sostanze abitualmente innocue come ad esempio pollini.

Storia

La prima segnalazione giunta a noi riguarda la reazione a punture di vespe che pare abbia ucciso il faraone egiziano Menfis[1]. Pare, inoltre, che Nerone debba parte della sua fortuna nell'ascesa al trono dell'Impero romano ad un'allergia del fratello Claudio ai cavalli, che gli impediva di cavalcare insieme all'imperatore Claudio suo padre[1].

Erano probabilmente allergie le reazioni avverse agli alimenti associate a orticaria e cefalea che curava Ippocrate (460-370 a.C.), e successivamente Galeno (131-210 d.C.).

Dobbiamo aspettare i primi anni dell'Ottocento per vedere le prime scoperte che riguarderanno le allergie così come la intendiamo oggi. Fu John Bostock, nel 1819, a comprendere che la reazione al fieno (nota come "febbre da fieno") nulla aveva a che vedere con la febbre vera e propria. Ottanta anni dopo, il medico inglese Charles Harrison Blackley mise a punto i primi test allergologici, consistenti nell'applicazione intradermica della sostanza sospetta. La risposta era positiva quando dopo 30 minuti circa appariva un intenso arrossamento, provocato dalla risposta infiammatoria locale all'agente estraneo (chiamato "allergene").

Nel 1902 i francesi C. Richet e P. Portier introdussero per la prima volta il concetto di anafilassi, come risposta acuta e grave a sostanze estranee all'organismo. I primi ad introdurre il termine "allergia" furono i pediatri viennesi Clemens von Pirquet e Béla Schick, dopo avere osservato pazienti colpiti da difterite. Pirquet e Schick chiamarono questo fenomeno "allergia", dai vocaboli greci ἄλλος, che vuole dire "altro", ed ἔργον che significa "lavoro"[2].

Le moderne basi della immunologia come la conosciamo oggi, ebbero origine nel 1911 grazie agli studi dei medici L. Noon e J. Freeman, che intuirono il potenziale terapeutico della terapia desensibilizzante vaccinale. Nel 1963 fu proposta la classificazione delle malattie allergiche da Philip Gell e Robin Coombs, e con essa i quattro tipi di reazioni di ipersensibilità. Philip Gell e Robin Coombs proposero un nuovo schema di classificazione che prevedeva quattro tipi di reazioni di ipersensibilità, conosciute come ipersensibilità di grado da I a IV[3]. Con questa nuova classificazione, il termine "allergia" fu riservato alla sola ipersensibilità di tipo I.

La scoperta del primo farmaco utile per le allergie, il primo antistaminico, è del 1937 ad opera di Daniel Bovet. Successivamente nel 1949 si è avuta la scoperta degli ormoni steroidei, ad opera di P. Hench insieme a E. Kendall; scoperte queste che hanno posto le basi per la terapia dell'allergia nelle sue manifestazioni sintomatologiche. Negli anni successivi si sono avute la scoperta di altre molecole come: i cromoni e gli antileucotrienici; molecole queste che hanno ulteriormente ampliato il bagaglio terapeutico oggi a disposizione del medico.

La svolta nella comprensione dei meccanismi con cui si sviluppano le allergie avvenne con la scoperta del ruolo delle immunoglobuline E (IgE). Furono scoperte negli anni 1966–67 da 2 gruppi di ricerca indipendenti[4] uno guidato da Kimishige Ishizaka negli uSA ed uno guidato da Gunnar Johansson e Hans Bennich in Svezia[5][6].

In Italia la storia dell'immunologia si è avuta grazie ai dei medici pionieri che furono: C. Frugoni, G. Sanarelli ed A. Zironi con i loro studi di inizio Novecento; mentre solo nel 1954 si ha la nascita in Italia dell'"Associazione Italiana per lo studio dell'Allergia", successivamente ribattezzata: "Società Italiana di Allergologia e Immunopatologia".[7]

Caratteristiche

Caratteristiche principali sono la specificità e la velocità.

Specificità: essendo dovuta a reazione di un tipo di anticorpi la malattia si manifesta esclusivamente in presenza della sostanza verso la quale è diretto l'anticorpo. Sostanze dello stesso genere (esempio pollini) ma di diversa struttura molecolare (es pollini di 2 famiglie diverse) generano allergie diverse. In sintesi un paziente con un'allergia verso un certo polline non ha sintomi se a contatto con pollini di altre famiglie e strutturalmente diversi:

Velocità: la reazione allergica è per definizione immediata. Dal momento del contatto con la sostanza allergizzante al momento della manifestazione dei sintomi intercorrono da 5 a 30 minuti (mediamente 15 minuti).

Cause

Fattori Genetici

L'allergia è una malattia influenzata da fattori genetici. Non è però l'anticorpo che viene ereditato, ma solo la generica predisposizione. In altre parole un genitore allergico, ad esempio, al polline potrà avere figli allergici ad acari e nipoti allergici a pelo animale, e così via. Le allergie derivano da alterazioni poligeniche su diversi cromosomi del DNA, si suppone che alcuni di questi siano anche quelli regolatori dell'asma, in entrambi i casi si ha come sintomo l'iperattività bronchiale, inoltre spesso queste alterazioni genetiche portano all'iperproduzione di immunoglobuline IgE, che è ciò che avviene con l'ipersensibilità immediata (tipo I). La probabilità di sviluppare un'allergia IgE-mediata in un bambino in cui entrambi i genitori siano atopici si aggira intorno al 40-60%, con nessun genitore atopico si riduce al 5-10%. Il rischio di sviluppare un'allergia aumenta quindi all'aumentare del numero dei parenti affetti dalla patologia.

Fattori Ambientali

Parallelamente a quelli genetici, i fattori ambientali investono un ruolo importante nell'insorgenza dell'atopia. Una recente teoria, denominata "hygiene hypothesis", indica nell'eccesso di igiene una delle cause che favoriscono l'insorgere dell'allergia. È dimostrato infatti che un ambiente (o cibo) eccessivamente "sterilizzato" non è salutare per il sistema immunitario che diviene più pronto allo sviluppo di allergie. Fra le varie osservazioni che avallano tale ipotesi si è rilevato che nei bambini che vivono in ambiente rurale o che hanno un gatto in casa (dimostrato nei primi due anni di vita), la probabilità di allergia si riduce in modo significativo. Le allergie sono meno diffuse tra coloro che sono a stretto contatto con microbi fecali o alimentari, poiché la flora batterica di questi individui è ricca di microbi che producono endotossine, le quali inibiscono la produzione di proteine allergizzanti, che altrimenti stimolano il tessuto linfatico intestinale incrementando le probabilità di asma e rinite allergica. Nei paesi occidentali il precoce utilizzo di antibiotici nei bambini sembra ritardare lo sviluppo di tale flora batterica.

Predisposizione allo sviluppo dell'allergia è connessa anche al mese di nascita. In primavera, infatti, i vegetali liberano i propri pollini, mentre in autunno è maggiore la frequenza degli acari, perciò l'esposizione prematura ad uno di questi allergeni comporta maggiori probabilità di uno sviluppo futuro dell'atopia. Per quanto riguarda il fumo, non è certo se esso sia un fattore di rischio per lo sviluppo di atopia già a partire dalla gravidanza, ma certamente aumenta le probabilità di insorgenza di asma e patologie respiratorie; è inoltre stato provato che i figli di madri fumatrici o esposti al fumo passivo sviluppano una maggiore quantità di IgE.

Una dieta con un aumento nell'assunzione di grassi polinsaturi omega 6 come quelli di alcuni oli vegetali sembrerebbe dare predisposizione all'atopia[8][9], mentre l'allattamento al seno consentirebbe di ritardare il contatto con altri agenti allergizzanti non contenuti nel latte materno, fornendo inoltre difese immunitarie essenziali per il bambino.

Tra le infezioni respiratorie, quella che certamente offre maggiore predisposizione all'atopia in età pre-scolare o scolare, è la bronchiolite da VRS (Virus Respiratorio Sinciziale); il VRS infatti stimola la produzione di proteine sensibilizzanti.

Si può dire quindi che siano più colpiti da allergie coloro che appartengono a ceti alti, sono figli unici, vivono in aree urbane e mantengono alti standard igienici.

Sintomi

Le allergie sono caratterizzate da una risposta infiammatoria agli allergeni; locale o sistemica. I fenomeni patologici sono essenzialmente riconducibili a contrazione della muscolatura liscia e permeabilizzazione dell'endotelio dei capillari. Tipicamente, questo si traduce nei seguenti sintomi:

La risposta allergica sistemica è detta anche "anafilassi": a seconda del livello di severità, può causare reazioni cutanee, broncocostrizione, edema, ipotensione fino allo shock anafilattico con possibile insorgenza di coma, a volte letale.

Diagnosi

Gli anticorpi responsabili delle reazioni allergiche sono le "IgE", dette anche "reagine". Sono abitualmente presenti in tutti gli individui. Il dosaggio nel sangue si esegue con un esame chiamato PRIST (Paper Radio Immuno Sorbent Test). Un livello elevato di IgE nel sangue orienta verso allergia ma può essere trovato anche in soggetti che non sono allergici. Il test principale per la diagnosi di allergia è il test cutaneo "Prick Test". Con tale indagine si fa entrare in contatto una minima quantità di allergene con la cute lievemente scarificata del Paziente con l'ausilio di particolari lancette dalla punta molto piccola. Se il Paziente ha anticorpi IgE attivi contro un determinato allergene si osserverà una reazione di gonfiore localizzato con prurito (pomfo) in corrispondenza della sostanza cui è allergico il paziente. Un'altra indagine utilizzata è il RAST test chiamato anche ImmunoCAP Total IgE (Radio Allergo Sorbent Test), o UniCAP[10] che cerca la IgE direttamente nel sangue. Il test di scatenamento d'organo in cui si provoca sperimentalmente l'allergia esponendo il paziente al sospetto allergene è abitualmente utilizzato per la diagnosi di rinite e congiuntivite allergiche. Il Patch test, si usa per la diagnosi delle dermatiti allergiche da contatto. Si effettua posizionando gli apteni su appositi dischetti adesivi (patch) che vengono applicati sulla cute in maniera occlusiva (di solito nella regione compresa tra le scapole) per qualche giorno al termine dei quali si effettua la lettura. Il test ISAC (Immuno Solid-phase Allergen Chip - al 2013 non in convenzione col SSN) utilizza allergeni molecolari purificati e permette di valutare la reattività fino a 113 tipi di allergeni, e le reazioni crociate fra alimenti e allergeni di differente natura.

Trattamento

È possibile effettuare una cura contro l'allergene tramite un vaccino, fornendo al paziente l'allergene in questione, aumentando gradualmente le dosi favorendo così la formazione di IgG che bloccano l'antigene prima dell'adesione alle IgE. Tale metodo è comunemente usato solo per le allergie inalatorie. Esistono comunque cure che agiscono con successo sulla desensibilizzazione anche di allergie alimentari.
La desensilbizzazione specifica verso un allergene a volte è complementare a una desensibilizzaizone aspecifica con la somministrazione di calcio, magnesio e iposolfito di sodio.

Si possono inoltre trattare singolarmente i sintomi con farmaci che inibiscono i recettori H1 dell'istamina (antistaminici come la cetirizina, la desloratadina e la loratadina). Tuttavia, per poter ottenere la massima efficacia, questo genere di medicinale andrebbe somministrato prima dell'esposizione all'allergene.

Sono molto efficaci sulla fase tardive anche i farmaci dall'azione antinfiammatoria, come il cortisone ("Prednisolone", "Betametasone") che agiscono nell'arco di alcune ore. Allo scopo di minimizzare gli effetti collaterali dei cortisonici per via generale, si usano frequentemente cortisonici ad uso locale (spray nasale e bronchiale). Il notevole vantaggio è determinato dalla bassissima incidenza di effetti collaterali alle dosi corrette, e la possibilità di uso molto prolungato (trattamento di mesi o anni per l'asma).

Un'altra categoria di farmaci antiallergici sono i cromoni, come sodio cromoglicato e nedocromil. Si tratta di prodotti derivati da una pianta mediterranea (Amni Visnaga) ad applicazione locale che vengono somministrati come collirio o spray nasale o spray aerosol per i bronchi. La loro azione consiste nell'impedire la liberazione di istamina ed altre sostanze irritanti che verrebbero rilasciate da particolari cellule (mastociti) in occasione di stimoli allergici. I cromoni sono il sodio cromoglicato e il più recente sodio nedocromil. Anche questi agiscono se somministrati prima del contatto con l'allergene, ed è per questo che il loro impiego principale è nella terapia preventiva dell'asma bronchiale e soltanto il sodio cromoglicato nelle allergie alimentari.

Altra possibile soluzione per arginare il problema dell'allergia è il salbutamolo che è un agonista selettivo dei recettori beta2-adrenergici e viene somministrato via aerosol prima di entrare a contatto con un allergene.

Molto più recenti sono gli antileucotrienici (es. montelukast) che non sono dei farmaci specifici per allergia essendo usati soprattutto nell'asma bronchiale (sia allergico che non allergico) ma molti studi stanno dimostrando una buona efficacia nella rinite allergica. Il loro utilizzo per tale patologia è limitato attualmente dall'alto costo.

L'ultima frontiera nel trattamento delle allergie sono gli anticorpi antiIgE (omalizumab). Si tratta di anticorpi monoclonali umanizzati (non di derivazione umana perciò molto sicuri) che riconoscono le IgE come loro "nemico" fissandosi ad esse e, in tal modo, neutralizzandone l'effetto. Sono usati con successo nell'asma bronchiale allergico, ma il loro utilizzo su larga scala è attualmente limitato dal costo molto elevato.

Sono attualmente in studio farmaci che potranno agire molto prima della liberazione di istamina ed in modo altamente selettivo, penetrando all'interno delle cellule coinvolte nella reazione allergica, e bloccando selettivamente solo quelle attività che portano allo scatenamento della reazione. In tal modo si sta cercando di ottenere farmaci ancor più tollerabili ed efficaci.

Note

  1. ^ a b Farmaci & Vita
  2. ^ Von Pirquet C. (1906). "Allergie". Munch Med Wochenschr 53: 1457
  3. ^ Gell PGH, Coombs RRA. (1963). Clinical Aspects of Immunology. London: Blackwell
  4. ^ Stanworth DR, The discovery of IgE, in Allergy, vol. 48, 1993, pp. 67–71, DOI:10.1111/j.1398-9995.1993.tb00687.x.
  5. ^ Johansson SG, Bennich H. Immunological studies of an atypical (myeloma) immunoglobulin" Immunology 1967; 13:381–94.
  6. ^ Ishizaka, Johansson , Bennich, Histamine Release from Human Leukocytes by Anti-λE Antibodies, in Journal of Immunology, vol. 102, n. 4, 1º aprile 1969, pp. 884–892. URL consultato il 21 febbraio 2017.
  7. ^ SIAIC - Società Italiana di Allergologia ed Immunologia Clinica
  8. ^ Yoshihiro Miyak, Keiko Tanaka, Satoshi Sasaki, Masashi Arakawa, Polyunsaturated fatty acid intake and prevalence of eczema and rhinoconjunctivitis in Japanese children: The Ryukyus Child Health Study, in BMC Public Health, vol. 358, 2011.
  9. ^ Blümer N, Renz H., Consumption of ω3-fatty acids during perinatal life: role in immuno-modulation and allergy prevention., in Journal of Perinatal Medicine, vol. 35, 2007.
  10. ^ Laboratorio Italia - Diagnostica allergologica

Bibliografia

  • Lieberman Phil-Anderson John A., Malattie allergiche. Diagnosi e terapia; MASSON 2001
  • Larsen Adams, Dermatite da contatto - Atlante; Micarelli 1994
  • Maurizi, Le riniti allergiche e vasomotorie; Mediserve
  • Lambiase Alessandro-Sgrulletta Roberto-Ghinelli Emiliano, Congiuntiviti Allergiche: Diagnosi e trattamento (LE); Fabiano 2000
  • Lombardi Carlo-Passalacqua Giovanni, Asma Bronchiale allergico; Mattioli 1885, 2002
  • De Luca Luciana, Allergia alimentare. Acquisizioni scientifiche, aspetti clinici, riflessi (L') sociali; Florio 1991
  • Lotti Torello, Orticaria. Nuovi concetti e nuove terapie (L'); UTET DIV. periodici Scie 2001
  • Gennaro D'Amato, "Asma bronchiale, Allergologia Respiratoria e Broncopneumopatie croniche ostruttive" Mediserve 2008

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