Paranthropus: differenze tra le versioni

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==Morfologia e comportamento==
==Morfologia==
Le specie del genere ''Paranthropus'' avevano [[postura]] eretta ed andatura [[bipede]]: misuravano circa 130-150 cm d'altezza ed avevano un corpo tozzo e muscoloso. Le mani erano munite di pollici opponibili che consentivano una presa sicura e anche movimenti di precisione<ref>{{Cita pubblicazione| doi = 10.1126/science.3129783| cognome = Susman | nome = RL| titolo = Hand of Paranthropus robustus from Member 1, Swartkrans: fossil evidence for tool behavior| rivista = Science| data=6 maggio 1988 | volume = 240 | numero = 4853 | pagine = 781–4| url = https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/3129783?dopt=Abstract| pmid = 3129783}}</ref>, mentre l'opponibilità del pollice del [[piede]] era andata perduta gıà nell'antenato degli australopitechi, per meglio supportare l'andatura eretta.
Le specie del genere ''Paranthropus'' avevano [[postura]] eretta ed andatura [[bipede]]: misuravano circa 130-150 cm d'altezza ed avevano un corpo tozzo e muscoloso. Le mani erano munite di pollici opponibili che consentivano una presa sicura e anche movimenti di precisione<ref>{{Cita pubblicazione| doi = 10.1126/science.3129783| cognome = Susman | nome = RL| titolo = Hand of Paranthropus robustus from Member 1, Swartkrans: fossil evidence for tool behavior| rivista = Science| data=6 maggio 1988 | volume = 240 | numero = 4853 | pagine = 781–4| url = https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/3129783?dopt=Abstract| pmid = 3129783}}</ref>, mentre l'opponibilità del pollice del [[piede]] era andata perduta gıà nell'antenato degli australopitechi, per meglio supportare l'andatura eretta.


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La capacità cranica era pari al 40% circa rispetto a quella dell'uomo moderno, ma era a sua volta superiore in percentuale a quella degli ''Australopithecus'' propriamente detti: per questo motivo, si ritiene che le specie del genere ''Paranthropus'' quasi certamente non avessero un [[linguaggio]], mentre non si è sicuri se questi ominidi fossero soliti utilizzare utensili (sono stati ritrovati utensili in pietra nei pressi di fossili di ''Paranthropus'', ma non si sa se questi fossero stati fabbricati da questi ultimi o dai contemporanei ''Homo'') oppure avessero imparato a controllare il [[fuoco]] (vi sono correlazioni dirette fra il fuoco e questi ominidi, ma gli indizi in proposito sono pochi e ben si prestano a ingenerare confusione<ref>{{Cita libro | autore = Klein, R. | anno = 1999 | titolo = The Human Career | url = https://archive.org/details/humancareerhuman00klei_0 | editore = University of Chicago Press}}</ref>).
La capacità cranica era pari al 40% circa rispetto a quella dell'uomo moderno, ma era a sua volta superiore in percentuale a quella degli ''Australopithecus'' propriamente detti: per questo motivo, si ritiene che le specie del genere ''Paranthropus'' quasi certamente non avessero un [[linguaggio]], mentre non si è sicuri se questi ominidi fossero soliti utilizzare utensili (sono stati ritrovati utensili in pietra nei pressi di fossili di ''Paranthropus'', ma non si sa se questi fossero stati fabbricati da questi ultimi o dai contemporanei ''Homo'') oppure avessero imparato a controllare il [[fuoco]] (vi sono correlazioni dirette fra il fuoco e questi ominidi, ma gli indizi in proposito sono pochi e ben si prestano a ingenerare confusione<ref>{{Cita libro | autore = Klein, R. | anno = 1999 | titolo = The Human Career | url = https://archive.org/details/humancareerhuman00klei_0 | editore = University of Chicago Press}}</ref>).


A livello corporeo, i ''Paranthropus'' rimanevano molto simili ai loro progenitori australopitechi, fatta eccezione per le maggiori dimensioni. Tuttavia, rispetto agli ''Australopithecus'' e agli ''Homo'', questi animali apparivano meno propensi a vivere nella [[savana]], preferendo invece le zone ricoperte da boscaglia o foresta. Anche la loro dieta ne pregiudicava l'adattabilità a nuovi ambienti, in quanto i ''Paranthropus'' erano spiccatamente vegetariani, fattore questo che ne ha con molta probabilità pregiudicata l'espansione geografica<ref>{{Cita libro | cognome= Dawkins| nome= Richard| titolo= The Ancestor's Tale: A Pilgrimage To the Dawn of Life | url= https://archive.org/details/ancestorstalepil0000dawk_n7p0| anno= 2004 | editore= Weidenfeld & Nicolson| città= London | pagine=77| isbn= =0-297-82503-8}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione| url = https://www.newscientist.com/article/mg18124342.700-what-killed-paranthropus.html| titolo = What Killed Paranthropus?| rivista = [[New Scientist]]| numero = 2434| data=14 febbraio 2004| abstract= s}}</ref>.
A livello corporeo, i ''Paranthropus'' rimanevano molto simili ai loro progenitori australopitechi, fatta eccezione per le maggiori dimensioni<ref name=ancestor>{{Cita libro | cognome= Dawkins| nome= Richard| titolo= The Ancestor's Tale: A Pilgrimage To the Dawn of Life | url= https://archive.org/details/ancestorstalepil0000dawk_n7p0| anno= 2004 | editore= Weidenfeld & Nicolson| città= London | pagine=77| isbn= =0-297-82503-8}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione| url = https://www.newscientist.com/article/mg18124342.700-what-killed-paranthropus.html| titolo = What Killed Paranthropus?| rivista = [[New Scientist]]| numero = 2434| data=14 febbraio 2004| abstract= s}}</ref>.
==Comportamento==
Rispetto agli ''Australopithecus'' e agli ''Homo'', questi ominidi apparivano meno propensi a vivere nella [[savana]], preferendo invece le zone ricoperte da boscaglia o foresta. Anche la loro dieta ne pregiudicava l'adattabilità a nuovi ambienti, in quanto i ''Paranthropus'' erano spiccatamente vegetariani, fattore questo che ne ha con molta probabilità pregiudicata l'espansione geografica<ref name=ancestor/>.

Lee-Thorp, J.; Thackeray, J. F.; der Merwe, N. V. (2000). "The hunters and the hunted revisited". Journal of Human Evolution. 39 (6): 565–576. doi:10.1006/jhev.2000.0436

I parantropo erano ''mangiatori generalisti'', ma la loro dieta sembra variare notevolmente a seconda della posizione. Il P. robustus sudafricano sembra essere stato un onnivoro, con una dieta simile al contemporaneo Homo<ref>{{Cita pubblicazione|titolo=Patterns of resource use in early Homo and Paranthropus|autore1=Wood, B.|autore2=Strait, D.|rivista = Journal of Human Evolution|anno=2003|volume=46|pp=119–162|doi=10.1016/j.jhevol.2003.11.004|url=https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0047248403001726|lingua=en}}</ref> e quasi identica al successivo H. ergaster<ref>{{Cita pubblicazione|titolo=The hunters and the hunted revisited|autore1=Lee-Thorp, J.|autore2=Thackeray, J. F.|autore3=der Merwe, N. V.|rivista=Journal of Human Evolution|volume=39|anno=2000|pp=565–576|doi=10.1006/jhev.2000.0436|url=https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0047248400904366|lingua=en}}</ref>, e viveva principalmente di piante della savana e piante forestali, il che può indicare cambiamenti stagionali nella dieta, o migrazioni stagionali dalla foresta alla savana. Nei periodi di magra potrebbe essere ricaduto su cibi fragili.

Macho, G. M. (2014). "Baboon Feeding Ecology Informs the Dietary Niche of Paranthropus boisei". PLOS ONE. 9 (1): e84942. Bibcode:2014PLoSO...984942M. doi:10.1371/journal.pone.0084942

Il P. boisei dell'Africa orientale, d'altra parte, sembra essere stato in gran parte erbivoro. Le sue potenti mascelle gli permettevano di consumare un'ampia varietà di piante diverse, anche se potrebbe aver preferito largamente i tuberi ricchi di sostanze nutritive.<ref>{{Cita pubblicazione|titolo=Baboon Feeding Ecology Informs the Dietary Niche of Paranthropus boisei|autore1=Macho, G. M.|rivista=PLOS ONE|volume=9|anno=2014|doi=10.1371/journal.pone.0084942
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Queste convinzioni devono ora essere verificate alla luce dei ritrovamenti di Nyayanga, dove il molare del Paranthropus, associato ad ossa di ippopotamo e strumenti litici utilizzabili per la macellazione, potrebbe indicare che avessero una dieta più varia di quanto ad oggi ipotizzato<ref name=Nyayanga>.


== Note ==
== Note ==

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Paranthropus
Paranthropus boisei
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
ClasseMammalia
SuperordineEuarchontoglires
(clade)Euarchonta
OrdinePrimates
FamigliaHominidae
GenereParanthropus
Broom, 1938
Specie
Vedi testo

Paranthropus è un genere estinto di ominidi, vissuto in Africa centro-orientale fra i 2,8 e circa 1 milione di anni fa[1].

Storia

Nel 1938 lo studente Gert Terblanche rinvenne a Kroomdrai, sito fossilifero a circa 70 km da Pretoria, una parte di cranio ed una mandibola completa di un ominide: i resti vennero analizzati dal paleontologo scozzese Robert Broom, che ne ipotizzò l'appartenenza a una nuova specie denominata Paranthropus robustus.[senza fonte]

Il 17 luglio 1959, Mary Leakey rinvenne nella gola di Olduvai, in Tanzania, i resti fossili di un esemplare che venne inizialmente denominato Titanohomo mirabilis: nei pressi dell'esemplare vennero rinvenuti anche degli utensili risalenti all'Olduvaiano e delle ossa animali con segni di scarnificazione. La scoperta del nuovo ominide doveva essere pubblicata sul numero di Nature del ferragosto 1959, ma a causa di uno sciopero degli editori venne posticipata al settembre dello stesso anno: durante questo periodo, Louis Leakey poté studiare ulteriormente il fossile, denominato Dear Boy, deducendo che si trattava di un membro della famiglia degli australopitecidi istituita da Broom. Tuttavia Leakey trovò venti differenze fra il fossile da lui scoperto e gli Australopithecus dello scozzese, perciò decise di ribattezzarlo Zinjanthropus boisei ( da zinj, parola araba indicante la costa orientale dell'Africa, mentre il nome della specie venne scelto per onorare Charles Boise, finanziatore della spedizione dei Leakey).[senza fonte]

Dopo la morte di Broom nel 1951, Raymond Dart osservò i resti di Dear Boy, rigettandone la possibile ascrizione al genere Paranthropus in quanto riteneva il fossile vicino alla linea evolutiva di Homo, al contrario delle altre specie scoperte fino ad allora. [senza fonte]

Tuttavia, la decisione di mantenere la specie in un genere a sé stante cozzava con la tendenza del tempo di accorpare quante più specie possibile al medesimo genere, provocando scontri fra Leakey ed altri insigni studiosi come LeGros Clark e Melville Bell Grosvenor: alla fine, Dear Boy venne classificato come Paranthropus boisei.[senza fonte]

Nel 2017 fu ritrovato a Nyayanga, vicino al lago Vittoria, un grande molare di ominide, identificato come appartenente al genere Paranthropus; il reperto era stato ritrovato insieme a resti ossei di antichi ippopotami, ed ad un mucchio di pietre scheggiate, che la scopritrice Emma Finestone riconobbe come strumenti Olduvaiani. La successiva datazione ha posto a 2.8 millionio di anni fa l'età dei reperti ritrovati (con una varianza tra 2.58 e 3.03 millioni di anni fa), i più antichi ad oggi riferibili all'Olduvaiano.[1]

Tassonomia

Il nome del genere deriva dalla combinazione del prefisso greco para- ("accanto") con la parola greca ἄνθρωπος (ànthrōpos, "uomo"): la traduzione del termine Paranthropus è pertanto "accanto all'uomo", con riferimento al fatto che tutte le specie ascritte a questo genere sono vissute attorno ai 2 milioni di anni fa in zone dove ai tempi stavano affermandosi le prime specie del genere Homo.

I primi ominidi ascrivibili al genere Paranthropus apparvero 2,8 milioni di anni fa [1], per poi estinguersi senza lasciare tracce attorno a un milione[2] di anni fa: ciò vuol dire che mentre le specie di Australopithecus si estinsero prima o poco dopo l'apparizione dei primi esponenti del genere Homo (Homo habilis, Homo ergaster, perfino Homo erectus), i Paranthropus appaiono nei giacimenti fossiliferi in concomitanza con questi ultimi e vivono assieme ad essi, percorrendo un proprio ramo evolutivo parallelo. Si pensa che essi rappresentino una biforcazione della linea evolutiva degli australopitechi, che da un lato ha portato agli Homo primitivi, mentre dall'altro è continuata nei Paranthropus[3].

Al genere vengono ascritte tre specie:

Tuttavia, fra gli studiosi vi è un'aperta polemica sulla necessità o meno di accorpare il genere Paranthropus ad Australopithecus, del quale sembra essere una sorta di continuazione. Fino alla fine degli anni novanta, i membri del genere venivano classificati come Australopithecus, mentre attualmente la loro classificazione come Paranthropus è fondamentalmente accettata come corretta[4][5].

Di seguito l'albero filogenetico secondo uno studio del 2019:[6]

Hominini

scimpanzé

Sahelanthropus

Ardipithecus

A. anamensis

A. afarensis

Paranthropus

P. aethiopicus

P. boisei

P. robustus

A. africanus

A. garhi

H. floresiensis

A. sediba

H. habilis

Altri Homo

Morfologia

Le specie del genere Paranthropus avevano postura eretta ed andatura bipede: misuravano circa 130-150 cm d'altezza ed avevano un corpo tozzo e muscoloso. Le mani erano munite di pollici opponibili che consentivano una presa sicura e anche movimenti di precisione[7], mentre l'opponibilità del pollice del piede era andata perduta gıà nell'antenato degli australopitechi, per meglio supportare l'andatura eretta.

Ricostruzione di un cranio di Paranthropus boisei: notare i grossi molari e la cresta sagittale pronunciata.

Il cranio presentava una mandibola assai sviluppata e un'accentuata cresta sagittale (simile a quella dei gorilla) per supportare l'attaccatura di imponenti muscoli temporali: i canini sono poco sviluppati, mentre premolari e molari appaiono grandi e muniti di smalto ispessito. Tali caratteristiche indicano una dieta principalmente vegetariana, a base di radici, frutta e semi[8].
La capacità cranica era pari al 40% circa rispetto a quella dell'uomo moderno, ma era a sua volta superiore in percentuale a quella degli Australopithecus propriamente detti: per questo motivo, si ritiene che le specie del genere Paranthropus quasi certamente non avessero un linguaggio, mentre non si è sicuri se questi ominidi fossero soliti utilizzare utensili (sono stati ritrovati utensili in pietra nei pressi di fossili di Paranthropus, ma non si sa se questi fossero stati fabbricati da questi ultimi o dai contemporanei Homo) oppure avessero imparato a controllare il fuoco (vi sono correlazioni dirette fra il fuoco e questi ominidi, ma gli indizi in proposito sono pochi e ben si prestano a ingenerare confusione[9]).

A livello corporeo, i Paranthropus rimanevano molto simili ai loro progenitori australopitechi, fatta eccezione per le maggiori dimensioni[10][11].

Comportamento

Rispetto agli Australopithecus e agli Homo, questi ominidi apparivano meno propensi a vivere nella savana, preferendo invece le zone ricoperte da boscaglia o foresta. Anche la loro dieta ne pregiudicava l'adattabilità a nuovi ambienti, in quanto i Paranthropus erano spiccatamente vegetariani, fattore questo che ne ha con molta probabilità pregiudicata l'espansione geografica[10].

Lee-Thorp, J.; Thackeray, J. F.; der Merwe, N. V. (2000). "The hunters and the hunted revisited". Journal of Human Evolution. 39 (6): 565–576. doi:10.1006/jhev.2000.0436

I parantropo erano mangiatori generalisti, ma la loro dieta sembra variare notevolmente a seconda della posizione. Il P. robustus sudafricano sembra essere stato un onnivoro, con una dieta simile al contemporaneo Homo[12] e quasi identica al successivo H. ergaster[13], e viveva principalmente di piante della savana e piante forestali, il che può indicare cambiamenti stagionali nella dieta, o migrazioni stagionali dalla foresta alla savana. Nei periodi di magra potrebbe essere ricaduto su cibi fragili.

Macho, G. M. (2014). "Baboon Feeding Ecology Informs the Dietary Niche of Paranthropus boisei". PLOS ONE. 9 (1): e84942. Bibcode:2014PLoSO...984942M. doi:10.1371/journal.pone.0084942

Il P. boisei dell'Africa orientale, d'altra parte, sembra essere stato in gran parte erbivoro. Le sue potenti mascelle gli permettevano di consumare un'ampia varietà di piante diverse, anche se potrebbe aver preferito largamente i tuberi ricchi di sostanze nutritive.[14]

Queste convinzioni devono ora essere verificate alla luce dei ritrovamenti di Nyayanga, dove il molare del Paranthropus, associato ad ossa di ippopotamo e strumenti litici utilizzabili per la macellazione, potrebbe indicare che avessero una dieta più varia di quanto ad oggi ipotizzato<ref name=Nyayanga>.

Note

  1. ^ a b c (EN) Did more than one ancient human relative use early stone tools?, su science.org. URL consultato il 17 gennaio 2024.
  2. ^ Gianfranco Biondi, Olga Rickards, Umani da sei milioni di anni. L'evoluzione della nostra specie, Carocci, 2009.
  3. ^ Early Human Phylogeny, su mnh.si.edu, Smithsonian Institution. URL consultato il 3 settembre 2010 (archiviato dall'url originale il 2 novembre 2005).
  4. ^ Pilbeam, D.R, Hominid evolution, in Harrison, G.A., Tanner, J.M., Pilbeam, D.R., & Baker, P.T. (a cura di), Human Biology: An introduction to human evolution, variation, growth, and adaptability, Oxford, U.K., Oxford University Press, 1988, pp. 104–143, ISBN 0-19-854144-9.
  5. ^ ISBN 0-521-46786-1 Wood, B.A., Evolution of australopithecines, in Steve Jones, Robert Martin & David Pilbeam (a cura di), The Cambridge Encyclopedia of Human Evolution, Cambridge, Cambridge University Press, 1994, pp. 231–240, ISBN 0-521-32370-3.
  6. ^ (EN) Caroline Parins-Fukuchi, Elliot Greiner e Laura M. MacLatchy, Phylogeny, ancestors, and anagenesis in the hominin fossil record, in Paleobiology, vol. 45, n. 2, 2019-05, pp. 378–393, DOI:10.1017/pab.2019.12. URL consultato il 10 febbraio 2023.
  7. ^ RL Susman, Hand of Paranthropus robustus from Member 1, Swartkrans: fossil evidence for tool behavior, in Science, vol. 240, n. 4853, 6 maggio 1988, pp. 781–4, DOI:10.1126/science.3129783, PMID 3129783.
  8. ^ Wood, B. & Strait, D., Patterns of resource use in early Homo and Paranthropus, in Journal of Human Evolution, vol. 46, n. 2, 2004, pp. 119–162, DOI:10.1016/j.jhevol.2003.11.004, PMID 14871560.
  9. ^ Klein, R., The Human Career, University of Chicago Press, 1999.
  10. ^ a b Richard Dawkins, The Ancestor's Tale: A Pilgrimage To the Dawn of Life, London, Weidenfeld & Nicolson, 2004, p. 77, ISBN =0-297-82503-8.
  11. ^ What Killed Paranthropus? (abstract), in New Scientist, n. 2434, 14 febbraio 2004.
  12. ^ (EN) Wood, B. e Strait, D., Patterns of resource use in early Homo and Paranthropus, in Journal of Human Evolution, vol. 46, 2003, pp. 119–162, DOI:10.1016/j.jhevol.2003.11.004.
  13. ^ (EN) Lee-Thorp, J., Thackeray, J. F. e der Merwe, N. V., The hunters and the hunted revisited, in Journal of Human Evolution, vol. 39, 2000, pp. 565–576, DOI:10.1006/jhev.2000.0436.
  14. ^ (EN) Macho, G. M., Baboon Feeding Ecology Informs the Dietary Niche of Paranthropus boisei, in PLOS ONE, vol. 9, 2014, DOI:10.1371/journal.pone.0084942.

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