Conuropsis carolinensis: differenze tra le versioni

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[[File:Karolinasittich 01.jpg|thumb|upright|Esemplare impagliato di ''Conuropsis carolinensis'', [[museo Wiesbaden|Museo di Wiesbaden]], Germania]]
Il '''parrocchetto della Carolina''' ('''''Conuropsis carolinensis''''' ({{zoo|[[Linneo|Linnaeus]]|1758}})) era l'unica [[specie]] di [[pappagallo]] dell'[[America settentrionale]], estinto durante il [[XX secolo]].<ref name = IOC>{{IOC | titolo = Family Psittacidae | url = http://www.worldbirdnames.org/bow/parrots/ | accesso = 19 maggio 2014 }}</ref>


Il '''parrocchetto della Carolina''' ('''''Conuropsis carolinensis''''' ({{zoo|[[Linneo|Linnaeus]]|1758}})), noto anche come '''conuro della Carolina''', era un piccolo [[Arinae|pappagallo neotropicale]] di colore verde, con la testa giallo brillante, la faccia arancio-rossastra e il becco chiaro, oggi [[Estinzione|estinto]], che viveva negli [[Stati Uniti d'America orientali|Stati Uniti orientali]], nel [[Stati Uniti d'America medio-occidentali|Midwest]] e nelle [[Grandi Pianure]]. Era l'unica specie di [[Psittaciformes|pappagallo]] presente nel suo areale, nonché una delle sole tre specie di pappagalli originarie degli Stati Uniti (le altre sono il [[Rhynchopsitta pachyrhyncha|pappagallo beccoforte]], attualmente [[Estinzione locale|scomparso]] dal paese,<ref name=usfwstbp2012>{{cita web | editore=US Fish and Wildlife Service | titolo=Thick-Billed Parrot Draft Recovery Plan Addendum | url=http://www.gpo.gov/fdsys/pkg/FR-2012-06-19/html/2012-14853.htm | accesso=27 dicembre 2020}}</ref> e il [[Psittacara holochlorus|conuro verde]], ancora presente in [[Texas]];<ref name=tamugp>{{cita web | autore=Harold H. Burgess | anno=2007 | titolo=Green parakeet, The Texas Breeding Bird Atlas | url=https://txtbba.tamu.edu/species-accounts/green-parakeet/ | sito=txtbba.tamu.edu | accesso=27 dicembre 2020}}</ref> la presenza di una quarta specie, l'[[Amazona viridigenalis|amazzone guanceverdi]], è tuttora oggetto di discussione).<ref name=tamurcp>{{cita web | autore=Harold H. Burgess | data=2006 | titolo=Red-crowned parrot, The Texas Breeding Bird Atlas | url=https://txtbba.tamu.edu/species-accounts/red-crowned-parrot/ | sito=txtbba.tamu.edu | accesso=27 dicembre 2020}}</ref><ref name=shackelford2016>{{cita libro | autore=C. Shackelford e C. Hanks | anno=2016 | titolo=Red-crowned parrot conservation in Texas—Background and roost survey results for 2016 | editore=Texas Parks and Wildlife Department | città=Austin, Texas}}</ref><ref>{{IUCN|summ=22686259|autore=BirdLife International. 2021|titolo=Amazona viridigenalis}}</ref> Il parrocchetto della Carolina occupava un areale che si estendeva dalle zone meridionali dello stato di [[New York (stato)|New York]] e del [[Wisconsin]] fino al [[Kentucky]], al [[Tennessee]] e al [[golfo del Messico]], e dal [[East Coast|litorale atlantico]] fino al [[Colorado]] orientale verso ovest; viveva nelle [[Foresta vergine|foreste vergini]] lungo i fiumi e nelle paludi.<ref name=Griggs>{{cita libro | autore=Jack L. Griggs | data=1997 | titolo=American Bird Conservancy's Field Guide to All the Birds of North America | editore=HarperPerennial | città=New York | isbn=0-06-273028-2 | url=https://archive.org/details/americanbirdcons00grig}}</ref> Veniva chiamato ''puzzi la née'' («testa gialla») o ''pot pot chee'' dai [[Seminole]] e ''kelinky'' dai [[Lingua chickasaw|Chickasaw]].<ref name=Snyder>{{cita libro | autore=Noel F. Snyder e Keith Russell | data=2002 | capitolo=Carolina Parakeet (''Conuropsis carolinensis'') | curatore=A. Poole e F. Gill | titolo=The Birds of North America | volume=667 | editore=The Birds of North America, Inc. | città=Philadelphia, PA | doi=10.2173/bna.667 | url=http://bna.birds.cornell.edu/bna/species/667}}</ref> Nonostante originariamente fosse molto diffuso, divenne molto raro a partire dalla metà del XIX secolo. L'ultimo esemplare in natura, appartenente alla sottospecie ''ludovicianus'', venne avvistato nel 1910, mentre l'ultimo esemplare in cattività morì allo [[Zoo e giardino botanico di Cincinnati|zoo di Cincinnati]] nel 1918<ref>{{cita libro | autore=Dan A. Tallman, David L. Swanson e Jeffrey S. Palmer | data=2002 | titolo=Birds of South Dakota | editore=Midstates/Quality Quick Print | isbn=0-929918-06-1 | p=181}}</ref><ref>{{cita web | url=http://johnjames.audubon.org/last-carolina-parakeet | titolo=The last Carolina Parakeet | data=22 dicembre 2015 | sito=John James Audubon Center at Mill Grove | accesso=30 ottobre 2018}}</ref> e la specie venne dichiarata [[Estinzione|estinta]] nel 1939.
== Storia ==
Diffusi fino agli inizi dell'Ottocento, al culmine della sua diffusione dovevano aver raggiunto una popolazione superiore a quella della Colomba Migratrice. Siccome era considerato un flagello dai contadini, venivano cacciati. Una loro caratteristica era che dopo uno sparo si alzavano in volo per poi ritornare a vedere cosa era successo ai compagni. Nel suo classico American Ornithology, Charles Wilson Peale scrisse che sparava ai parrocchetti per vederli tornare indietro. Nel [[1832]] l'ornitologo [[John James Audubon|J. Audubon]] rilevava una diminuzione della popolazione. In seguito si arrivò sino al [[1850]] dove venivano considerati rari. L'ultimo parrocchetto della Carolina, in cattività nello Zoo di Cincinnati, nell'[[Ohio]], morì il 21 febbraio [[1918]]. Un articolo gli fu dedicato dal ''Cincinnati Times-Star'' del giorno seguente, venerdì 22 febbraio [[1918]].
Si trattava del maschio «Incas», che era sopravvissuto alla femmina «Lady Jane». In seguito fu impagliato. L'esemplare andò perduto.


Il primo a fare riferimento a questa specie fu Sir George Peckham nel 1583, che in ''A True Report of the Late Discoveries of the Newfound Lands'', parlando delle spedizioni in America del Nord guidate dall'esploratore inglese Sir [[Humphrey Gilbert]], annotò che in [[Florida]] gli esploratori «testimoniano di aver trovato [...] pappagalli». Il parrocchetto venne descritto scientificamente per la prima volta nei due volumi ''Natural History of Carolina, Florida and the Bahama Islands'' del naturalista inglese [[Mark Catesby]], pubblicati a [[Londra]] nel 1731 e nel 1743.
Nella [[primavera]] del [[1926]], C. E. Doe, conservatore degli uccelli dell'Università della Florida, scoprì tre coppie di parrocchetti a Kissimee, nella [[contea di Okeechobee]], in Florida. Egli identificò quegli uccelli come parrocchetti della Carolina. Cominciò allora tra gli ornitologi americani una violenta controversia, perché parecchi di loro rifiutavano di ammettere le asserzioni di C. E. Doe. Si racconta che alcuni esemplari siano sopravvissuti almeno sino al [[1938]].

Probabilmente la carne dei parrocchetti della Carolina era velenosa: il naturalista e pittore americano [[John James Audubon|John J. Audubon]] annotò che alcuni gatti erano morti dopo averli mangiati e sappiamo che questi uccelli si nutrivano dei semi tossici delle [[Xanthium|nappole]].<ref>{{cita libro | autore=Tim Birkhead | data=2012 | titolo=Bird Sense: What It's Like to Be a Bird | url=https://archive.org/details/birdsensewhatits0000birk/page/123 | città=New York | editore=Walker & Company | isbn=978-0-8027-7966-3 | p=[https://archive.org/details/birdsensewhatits0000birk/page/123 123]}}</ref><ref name="Phillips">{{cita pubblicazione | titolo=Plumes of Poison | rivista=Audubon Magazine | autore=Kristin Elise Phillips | url=http://archive.audubonmagazine.org/webexclusives/plumesOfPoison.html | accesso=8 agosto 2015 | urlmorto=sì | urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160128223813/http://archive.audubonmagazine.org/}}</ref>

== Tassonomia ==
[[File:Conuropsis carolinensis ludovicianus.jpg|thumb|left|''C. c. ludovicianus'' in una tavola di [[John James Audubon]].]]
Il parrocchetto della Carolina era l'unica specie del [[Genere (tassonomia)|genere]] ''Conuropsis'', uno dei numerosi generi di pappagalli [[Ecozona neotropicale|neotropicali]] del [[Nuovo Mondo]] appartenenti alla famiglia degli Psittacidi ([[Psittacidae]]).

Lo zoologo svedese [[Linneo]], nella decima edizione del ''[[Systema Naturae]]'', pubblicata nel 1758, gli attribuì il nome scientifico ''Psittacus carolinensis''. Successivamente, nel 1891, lo zoologo e ornitologo italiano [[Tommaso Salvadori]] istituì per esso un genere a parte, ''Conuropsis'', nel ventesimo volume del suo ''Catalogue of the Birds in the British Museum''. Il nome del genere deriva dall'unione dei termini ''Conurus'' («dalla coda a cono», nome obsoleto per indicare le specie del genere ''[[Aratinga]]'') e ''-opsis'' («simile a»), mentre l'appellativo specifico si riferisce alla regione della [[Provincia della Carolina|Carolina]]:<ref>{{cita libro | autore=Daniel Coxe | data=1722 | titolo=A description of the English province of Carolana | url=https://archive.org/details/cihm_35450 | città=Londra | isbn=9780665354502}}</ref> il nome scientifico, pertanto, significa «[animale] simile a un conuro originario della Carolina».

Se ne distinguevano due sottospecie. Quella della [[Louisiana]], ''C. c. ludovicianus'', differiva leggermente dalla [[sottospecie nominale]] per avere una colorazione di fondo più verde-bluastra, o comunque dai toni più tenui: tuttavia, si estinse anch'essa più o meno allo stesso modo, sebbene un po' prima (inizio degli anni '10). La catena degli [[Appalachi]] la separava dalla sottospecie orientale, ''C. c. carolinensis''.<ref name="BurgioCarlson2017">{{cita pubblicazione | autore=Kevin R. Burgio, Colin J. Carlson e Morgan W. Tingley | titolo=Lazarus ecology: Recovering the distribution and migratory patterns of the extinct Carolina parakeet | rivista=Ecology and Evolution | volume=7 | numero=14 | anno=2017 | pp=5467-5475 | issn=2045-7758 | doi=10.1002/ece3.3135 | pmid=28770082 | pmc=5528215}}</ref>

=== Evoluzione ===
Uno studio sul [[DNA mitocondriale]] recuperato dai campioni museali ha rivelato che i suoi più stretti parenti esistenti sono alcuni conuri sudamericani del genere ''[[Aratinga]]'': il [[Aratinga nenday|conuro nanday]], il [[Aratinga solstitialis|conuro del sole]] e il [[Aratinga auricapillus|conuro testadorata]]. Gli autori dello studio sostengono inoltre che il piumaggio brillante giallo e arancio e le remiganti blu caratteristici di ''Conuropsis carolinensis'' sono tratti caratteristici anche di un'altra specie, il conuro jandaya (''[[Aratinga jandaya|A. jandaya]]''), che, pur non essendo stato contemplato nello studio, è sicuramente un altro suo parente stretto. Per aiutare a comprendere la sua storia evolutiva, è stato recentemente sequenziato l'intero genoma di un esemplare preservato.<ref>{{cita pubblicazione | autore=Pere Gelabert, Marcela Sandoval-Velasco, Aitor Serres, Marc de Manuel, Pere Renom, Ashot Margaryan, Josefin Stiller, Toni de-Dios, Qi Fang, Shaohong Feng e Santi Mañosa | data=6 gennaio 2020 | titolo=Evolutionary History, Genomic Adaptation to Toxic Diet, and Extinction of the Carolina Parakeet | rivista=Current Biology | volume=30 | numero=1 | pp=108-114.e5 | doi=10.1016/j.cub.2019.10.066 | issn=0960-9822 | pmid=31839456}}</ref> Nell'albero filogenetico, il parrocchetto della Carolina si trova in un clade gemello di quello occupato dall'[[Cyanopsitta spixii|ara di Spix]].<ref name="Conuropsis DNA">{{cita pubblicazione | autore=Jeremy J. Kirchman, Erin E. Schirtzinger e Timothy F. Wright | anno=2012 | titolo=Phylogenetic relationships of the extinct Carolina Parakeet (''Conuropsis carolinensis'') inferred from DNA sequence data | doi=10.1525/auk.2012.11259 | rivista=The Auk | volume=129 | numero=2 | pp=197-204 | s2cid=86659430 | url=http://biology-web.nmsu.edu/twright/publications/Kirchmanetal2012Auk_PROOFS.pdf | accesso=22 settembre 2012 | urlmorto=sì | urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120919173555/http://biology-web.nmsu.edu/twright/publications/Kirchmanetal2012Auk_PROOFS.pdf}}</ref><ref>{{cita web | autore=Devorah Bennu | data=19 settembre 2012 | titolo=Extinct Carolina parakeet gives glimpse into evolution of American parrots | sito=The Guardian | url=https://www.theguardian.com/science/grrlscientist/2012/sep/19/1?CMP=twt_gu | accesso=22 settembre 2012}}</ref> Il parrocchetto della Carolina colonizzò l'America del Nord circa 5,5 milioni di anni fa, ben prima che il continente fosse collegato all'America del Sud dal [[Ponte continentale|ponte di terra]] di [[Panama]], che si formò circa 3,5 milioni di anni fa. Il fatto che i parenti più stretti del parrocchetto occupino areali molto distanti geograficamente dal suo, mentre non risultano essere imparentate con lui specie più vicine dal punto di vista geografico, concorda con l'ipotesi generalmente accettata che l'[[America del Nord]] e l'America centrale siano state colonizzate in tempi diversi da distinte linee evolutive di pappagalli - pappagalli che a loro volta avevano invaso l'America del Sud dall'[[Antartide]] qualche tempo dopo la frammentazione del [[Gondwana]], dove i pappagalli neotropicali [[Psittaciformes#Tassonomia|ebbero origine]] circa 50 milioni di anni fa.
[[File:AudubonCarolinaParakeet2.jpg|thumb|upright|Tavola di [[John James Audubon]].]]
Il [[cladogramma]] seguente mostra la posizione del parrocchetto della Carolina rispetto ai suoi parenti più stretti, sulla base di uno studio del DNA condotto da Kirchman ''et al.'' (2012):<ref name="Conuropsis DNA"/>
{{clade|style=font-size:100%; line-height:100%
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Una specie fossile, denominata ''Conuropsis fratercula'', è stata descritta a partire da un singolo [[Omero (anatomia)|omero]] rinvenuto nella formazione [[Miocene|miocenica]] di Sheep Creek (forse risalente all'hemingfordiano superiore, circa 16 milioni di anni fa, o forse dopo) dello Snake River, nel Nebraska.<ref name=Wetmore>{{cita pubblicazione | autore=[[Alexander Wetmore]] | data=1926 | titolo=Descriptions of additional fossil birds from the Miocene of Nebraska | rivista=American Museum Novitates | numero=211 | pp=1-5 | url=http://digitallibrary.amnh.org/dspace/bitstream/2246/3188/1/N0211.pdf}}</ref> Era una specie più piccola, pari a tre quarti delle dimensioni di un parrocchetto della Carolina. «La ''specie'' in questione è di particolare interesse, in quanto rappresenta il primo uccello noto simile a un pappagallo di cui sono stati rinvenuti i fossili in America del Nord» (Wetmore, 1926;<ref name="Wetmore"/> il corsivo non è dell'autore). Tuttavia, non è certo che la specie vada assegnata correttamente a ''Conuropsis'',<ref>{{cita libro | autore=[[Storrs Olson|Storrs L. Olson]] | curatore=Donald S. Farner, James R. King e Kenneth C. Parkes | anno=1985 | titolo=Avian Biology | volume=8 | isbn=0-12-249408-3 | editore=[[Academic Press]] | città=New York | capitolo=The fossil record of birds. Section VIII. K. Psittaciformes | pp=120-121}}</ref> anche se alcuni autori la considerano una paleosottospecie del parrocchetto della Carolina.


== Descrizione ==
== Descrizione ==
[[File:Naturalis Biodiversity Center - RMNH.AVES.110043 - Conuropsis carolinensis carolinensis (Linnaeus, 1758) - Carolina parakeet - specimen - video.webm|thumb|upright|Video di un esemplare di ''C. c. carolinensis'' al [[Naturalis]].]]
La sua lunghezza superava di poco i 30&nbsp;cm, il suo piumaggio tendeva al verde e al giallo mentre parte della testa era di colore arancio.
Il parrocchetto della Carolina era un piccolo pappagallo verde molto simile per dimensioni e colorazione al [[Aratinga jandaya|conuro jandaya]] e al [[Aratinga solstitialis|conuro del sole]]. Aveva la maggior parte del piumaggio verde, più chiaro sulle parti inferiori, la testa giallo brillante e la fronte e la faccia arancio: questo colore si estendeva fin dietro agli occhi e alla parte superiore delle guance (regione auricolare). Il giallo della regione scapolare proseguiva lungo il bordo esterno delle ali. Le remiganti primarie erano per lo più verdi, ma con bordi gialli su quelle esterne. Il colore delle cosce virava al verde sulla parte superiore e al giallo su quella inferiore. Maschi e femmine adulti avevano il piumaggio identico, ma i primi erano [[Dimorfismo sessuale|leggermente più grandi]] delle seconde. Le zampe e i piedi erano di colore marrone chiaro. Anch'esso aveva i piedi [[Zigodattilia|zigodattili]] tipici di tutti i pappagalli. La pelle intorno agli occhi era bianca e il becco era color carne chiaro. I parrocchetti pesavano circa 100 grammi, misuravano 32,5 centimetri e avevano un'apertura alare di 52,5-57,5 centimetri.

La colorazione degli esemplari giovani differiva leggermente da quella degli adulti. La faccia e tutto il corpo erano verdi, con regioni inferiori più chiare. Non avevano traccia di giallo o arancio su faccia, ali e cosce. I pulcini erano ricoperti di piumino di colore grigio-topo fino a circa 39-40 giorni, quando iniziavano ad apparire le prime penne verdi su ali e coda. Il piumaggio adulto veniva indossato all'incirca a partire da un anno di età («Nature Serve, Conuropsis carolinensis», 2005; Fuller, 2001; Mauler, 2001; Rising, 2004; Snyder e Russell, 2002).

Questi uccelli erano piuttosto longevi, almeno in cattività: una coppia visse allo [[Zoo e giardino botanico di Cincinnati|zoo di Cincinnati]] per più di 35 anni.

== Distribuzione e habitat ==
[[File:Conuropsis carolinensis.jpg|thumb|left|Un esemplare addomesticato (1906).]]
Il parrocchetto della Carolina era il pappagallo che occupava l'areale più settentrionale: si estendeva dalle zone meridionali del New England, dello stato di New York e del Wisconsin fino al Kentucky, al Tennessee e al golfo del Messico; ad ovest si spingeva ben al di là del corso del Mississippi, fino al Colorado orientale. Grosso modo l'areale era delimitato a nord dal 43° parallelo, a sud dal 26° parallelo, mentre il 73° e il 106° meridiano ne delimitavano rispettivamente i confini ad est e ad ovest, comprendendo in tutto parte di almeno 28 stati. Il parrocchetto viveva nelle foreste vergini che crescevano lungo i fiumi e nelle paludi, specialmente nel bacino del Mississippi-Missouri, ove vi fossero grandi alberi cavi, come [[Taxodium|cipressi]] e [[Platanus occidentalis|sicomori]], da usare come dormitori e siti per nidificare.

Il numero originario di esemplari può essere valutato solo attraverso stime grossolane: con un areale stimato tra {{M|20000}} e 2,5 milioni di km² e una densità variabile tra 0,5 e 2,0 esemplari per km², la popolazione oscillava tra decine di migliaia e qualche milione di individui; bisogna però ricordare che nella sola Florida, che ha una superficie di 170.000 km², viveva la popolazione più numerosa, costituita da centinaia di migliaia di esemplari.

Il parrocchetto poteva comparire come specie erratica particolarmente rara in luoghi molto più a nord del suo solito areale, come l'[[Ontario]] meridionale. In questo stato, infatti, nel sito di Calvert, ne sono state rinvenute alcune ossa, compreso un [[pigostilo]]. Rimane tuttavia aperta la possibilità che questo esemplare sia stato portato nella zona per scopi cerimoniali.<ref>{{cita libro | autore=W. Earl Godfrey | anno=1986 | titolo=The Birds of Canada | editore=[[National Museum of Natural History]] | isbn=0-660-10758-9 | p=303}}</ref>


== Biologia ==
== Biologia ==
[[File:Live captive Carolina parakeet.jpg|thumb|upright|Un esemplare in cattività fotografato da [[Robert Wilson Shufeldt]] intorno al 1900.]]
Si nutriva di [[seme|semi]], [[bacca|bacche]], [[frutto|frutti]] e [[gemma (botanica)|gemme]]. Rilevanti erano i danni causati da questi pappagallini ai frutteti dei coloni. Nidificava da 3 a 6 uova e viveva circa 35 anni.
Il parrocchetto della Carolina viveva in enormi stormi rumorosi, costituiti anche da 200-300 esemplari. Faceva il nido nelle cavità degli alberi, deponendo da due a cinque (la maggior parte delle testimonianze riferisce due) uova rotonde di colore bianco di 1,6 centimetri di diametro.


Si nutriva soprattutto dei semi di alberi e arbusti della foresta, compresi quelli di cipressi, [[Celtis|bagolari]], faggi, sicomori, olmi, pini, aceri, querce e altre piante come il [[Carduus|cardo]] e la gramigna (''[[Cenchrus]]'' sp.). Mangiava anche [[Frutto|frutti]], come mele, uva e fichi (spesso visitando i frutteti, quando ormai la specie era in declino).<ref name=Griggs/> Degna di nota era la sua predilezione per i frutti della nappola (''[[Xanthium strumarium]]''),<ref name="Phillips"/> una pianta che contiene un [[glucoside]] tossico,<ref name="Vet">{{cita web | titolo=Cocklebur (''Xanthium strumarium'' L.) | editore=University of Illinois at Champaign-Urbana: Veterinary Medicine Library | url=http://www.library.illinois.edu/vex/toxic/cklburs/cklburs.htm | accesso=8 agosto 2015 | urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150908005840/http://www.library.illinois.edu/vex/toxic/cklburs/cklburs.htm | urlmorto=sì}}</ref> ed era inoltre considerato una minaccia dai coltivatori di cereali.<ref>{{cita web | url=https://www.allaboutbirds.org/carolina-parakeet-removal-of-a-menace/ | titolo=Carolina Parakeet: Removal of a "Menace" | data=15 aprile 2008 | sito=All About Birds | accesso=25 gennaio 2017}}</ref>
== Tassonomia ==

Di questo pappagallo esistevano due [[sottospecie]] distinte:
== Estinzione ==
* ''Conuropsis carolinensis carolinensis'', viveva nelle regioni orientali degli [[Stati Uniti]]
[[File:Naturalis Biodiversity Center - RMNH.AVES.110076 - Conuropsis carolinensis ludoviciana (Gmelin, 1788) - Carolina Parakeet - specimen - video.webm|left|thumbtime=0:14|thumb|Video di un esemplare di ''C. c. ludovicianus'' al Naturalis.]]
* ''C. carolinensis ludovicianus'', viveva nelle regioni ad occidente di quelle in cui era presente l'altra [[sottospecie]], e cioè più verso il centro degli Stati Uniti.

L'ultimo parrocchetto della Carolina in cattività, chiamato Incas, morì allo zoo di Cincinnati il 21 febbraio 1918, nella stessa gabbia che aveva ospitato Martha, l'ultima [[Ectopistes migratorius|colomba migratrice]], morta nel 1914.<ref>{{cita web | url=http://johnjames.audubon.org/last-carolina-parakeet | titolo=The last Carolina Parakeet | data=22 dicembre 2015}}</ref> La specie non era mai stata oggetto di studi o di indagini scientifiche e la maggior parte delle informazioni che abbiamo a riguardo proviene da resoconti aneddotici e dall'analisi degli esemplari museali. Pertanto, tutte le notizie sulla sua presenza in certe zone e sul suo declino non sono mai state verificate o sono speculative.

Sono numerosi i resoconti che sottolineano il gran numero di esemplari in età precoloniale e coloniale: la presenza di stormi di pappagalli gregari, molto colorati e chiassosi, difficilmente poteva passare inosservata agli esploratori europei, dal momento che i pappagalli erano praticamente sconosciuti nell'Europa del XVI e XVII secolo. Le testimonianze successive, dalla seconda metà del XIX secolo in poi, tendono invece a sottolineare la scarsità o l'assenza di questi uccelli dalle regioni in cui un tempo erano presenti.<ref>{{cita pubblicazione | autore=Albert Wright | data=luglio 1912 | titolo=Early Records of the Carolina Paroquet | doi=10.2307/4071042 | rivista=The Auk | volume=29 | numero=3 | pp=343-363 | jstor=4071042 | url=https://www.biodiversitylibrary.org/part/86269}}</ref>

Le analisi genetiche, che hanno rivelato che la popolazione fosse in declino dall'[[ultimo massimo glaciale]], non hanno riscontrato tracce di inincrocio, il che lascia ipotizzare che la specie sia diminuita molto rapidamente.<ref name=":0">{{cita web | autore=Brigit Katz | titolo=The Extinction of This U.S. Parrot Was Quick and Driven by Humans | url=https://www.smithsonianmag.com/smart-news/extinction-us-parrot-was-quick-and-driven-humans-180973786/ | accesso=18 ottobre 2021 | sito=Smithsonian Magazine}}</ref>

L'areale della specie si contrasse sempre più da est verso ovest man mano che procedeva l'avanzata dei coloni europei, che distrussero le foreste decidue orientali e meridionali per fare spazio a insediamenti e terreni coltivati. Già nel 1832 [[John James Audubon|John J. Audubon]] aveva sottolineato il declino di questo volatile, che iniziò ad essere segnalato sempre più raramente al di fuori della Florida dopo il 1860. L'ultimo avvistamento segnalato a est del fiume Mississippi (a eccezione della Florida) risale al 1878 e proviene dal Kentucky. All'inizio del secolo la specie era ormai limitata alle paludi della Florida centrale. L'ultimo esemplare selvatico conosciuto venne ucciso nella [[contea di Okeechobee]] nel 1904 e l'ultimo esemplare in cattività morì allo zoo di Cincinnati il 21 febbraio 1918. Era un maschio, chiamato Incas, che morì un anno dopo la sua compagna, Lady Jane.<ref>{{cita libro | autore=Noel Snyder | data=giugno 2004 | titolo=The Carolina Parakeet: Glimpses of a Vanished Bird | editore=Princeton University Press}}</ref> La specie continuò ad essere segnalata nella contea di Okeechobee fino alla fine degli anni '20, ma nessun avvistamento venne mai confermato dalla cattura di esemplari. Ciononostante, l'[[American Ornithologists' Union]] dichiarò il parrocchetto della Carolina ufficialmente estinto solo nel 1939. La [[IUCN]] indica come data della scomparsa della specie il 1920.

Nel 1937 tre parrocchetti che ricordavano molto da vicino questa specie furono avvistati e filmati in [[Georgia (Stati Uniti d'America)|Georgia]], nella [[palude di Okefenokee]]. Tuttavia, gli esperti dell'American Ornithologists' Union analizzarono il filmato e giunsero alla conclusione che si trattava di parrocchetti appartenenti ad un'altra specie fuggiti dalla cattività.<ref>{{cita libro | autore=Christopher Cokinos | anno=2009 | titolo=Hope Is the Thing with Feathers: A Personal Chronicle of Vanished Birds | editore=Penguin | p=41}}</ref> L'anno seguente, il 1938, uno stormo di parrocchetti venne presumibilmente avvistato da un gruppo di esperti ornitologi nelle paludi del bacino del [[Santee (fiume)|Santee River]] nella [[Carolina del Sud]]. Tuttavia, la veridicità di questo avvistamento è stata messa in dubbio dalla maggior parte degli altri ornitologi. Comunque siano andate le cose, dopo questo «avvistamento» nessuno ha più osservato questi uccelli e poco dopo una parte dell'area venne distrutta per fare spazio a linee elettriche, rendendo molto improbabile la sopravvivenza della specie.<ref>{{cita libro | titolo=Lost Wild America: The Story of Our Extinct and Vanishing Wildlife | autore=Robert M. McClung | editore=Linnet Books | anno=1994 | isbn=978-0208023599 | url=https://archive.org/details/isbn_9780208023599}}</ref>

Del parrocchetto della Carolina rimangono in tutto circa 720 esemplari impagliati e 16 scheletri conservati in musei di tutto il mondo,<ref>{{cita libro | autore=Dieter Luther | anno=1996 | titolo=Die ausgestorbenen Vögel der Welt | lingua=de | edizione=4 | editore=Westarp-Wissenschaften | città=Heidelberg | isbn=3-89432-213-6}}</ref> dai quali è stato possibile estrarre e analizzare il DNA.

=== Cause dell'estinzione ===
[[File:Naturalis Biodiversity Center - RMNH.AVES.110115 - Conuropsis carolinensis subspecies - Carolina Parakeet - specimen - video.webm|upright|thumbtime=0:12|thumb|Video di uno scheletro al Naturalis.]]
Tutto sta a indicare che gli esseri umani abbiano avuto almeno un ruolo contribuente nell'estinzione del parrocchetto della Carolina, sotto diversi aspetti.<ref name="The last Carolina Parakeet">{{cita web | url=http://johnjames.audubon.org/last-carolina-parakeet | titolo=The last Carolina Parakeet | data=22 dicembre 2015}}</ref> Particolarmente determinante fu la [[deforestazione]] nel XVIII e XIX secolo. Svolse un ruolo significativo anche la caccia, di cui i parrocchetti furono oggetto sia per l'utilizzo decorativo delle loro piume colorate, usate tra l'altro per ornare i cappelli da donna, sia perché ritenuti dannosi per le colture.<ref name=IUCN/> Il fatto che fossero utili a tenere sotto controllo la diffusione di specie aliene invasive, come la nappola, passò in secondo piano. Un ruolo minore ebbero le catture per il commercio di animali domestici e, come riportato dal ''Pacific Standard'', l'introduzione di popolazioni di [[Apis mellifera|api europee]], con cui questi uccelli erano in competizione per i siti in cui nidificare.<ref>{{cita web | url=https://psmag.com/environment/remembering-the-carolina-parakeet | titolo=Happy Global Last Resort Day | autore=Christopher Cokinos | data=21 febbraio 2018 | sito=Pacific Standard | accesso=18 gennaio 2019}}</ref>

Un fattore che esacerbò la loro corsa verso l'estinzione fu il comportamento gregario che li spingeva a tornare nelle vicinanze degli esemplari morti e morenti (ad esempio abbattuti dai cacciatori), che consentì all'uomo di effettuare facili massacri.<ref name="The last Carolina Parakeet"/>

Cosa diede il colpo di grazia alla specie nei primi anni del XX secolo, però, rimane tuttora un mistero, data la rapidità con la quale scomparve. Stormi numerosi con molti giovani e coppie riproduttrici erano stati avvistati ancora nel 1896 - e questi uccelli erano molto longevi in cattività -, ma nel 1904 erano praticamente scomparsi. Diversi siti in cui i parrocchetti erano soliti nidificare rimasero intatti, quindi la deforestazione non fu la causa finale della scomparsa. L'ornitologo americano Noel F. Snyder<ref name=Snyder/> ipotizza che la causa più probabile potrebbe essere stata una malattia trasmessa dal pollame domestico, sebbene non esistano segnalazioni recenti o storiche di popolazioni di pappagalli del Nuovo Mondo afflitte da malattie trasmesse dal pollame. La moderna [[malattia di Newcastle]], vero e proprio flagello del pollame, venne rilevata in Indonesia solamente nel 1926 e negli Stati Uniti sarebbe stata segnalata solo una forma subacuta nel 1938. Inoltre, le analisi genetiche sui campioni estratti non hanno rilevato alcuna presenza degna di nota di virus aviari (sebbene questo non possa escludere a priori la malattia trasmessa).<ref name=":0"/>


== Note ==
== Note ==
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== Bibliografia ==
== Bibliografia ==
* {{cita libro | autore=Christopher Cokinos | anno=2009 | titolo=Hope Is the Thing with Feathers: A Personal Chronicle of Vanished Birds | capitolo=Carolina Parakeet | editore=Tarcher | isbn=978-1585427222}}
* {{IUCN|summ=142615|autore=BirdLife International 2004}}
* {{cita libro | Noel Snyder | anno=2004 | titolo=The Carolina Parakeet: Glimpses of a Vanished Bird | editore=Princeton University Press | isbn=978-0691117959}}
* '''Godfrey''', W. Earl (1986). The Birds of Canada. (Revised Edition) Page 303. National Museum of Natural History. ISBN 0-660-10758-9
* {{cita libro | autore=Julian P. Hume e Michael Walters | anno=2012 | titolo=Extinct Birds | p=186 | editore=Poyser Monographs | isbn=978-1408157251}}
* '''Luther''', Dieter (1996): ''Die ausgestorbenen Vögel der Welt (Die neue Brehm-Bücherei '''424''')'' (4th ed.). [in German] Westarp-Wissenschaften, Magdeburg; Spektrum, Heidelberg. ISBN 3-89432-213-6
* '''McKinley''', Daniel (1977): Eggs of the Carolina Parakeet: a preliminary review. ''Bird-Banding'' '''48'''(1): 25–37. [https://web.archive.org/web/20081031102901/http://elibrary.unm.edu/sora/JFO/v048n01/p0025-p0037.pdf PDF fulltext]
* '''Olson''', Storrs L. (1985): The fossil record of birds: Section VIII. K. Psittaciformes. ''In:'' Farner, D.S.; King, J.R. & Parkes, Kenneth C. (eds.): ''Avian Biology'' '''8''': 120-121. Academic Press, New York.
* '''Snyder''', N. F. R. & '''Russell''', K. (2002): Carolina Parakeet (''Conuropsis carolinensis''). ''In:'' Poole, A. & Gill, F. (eds.): ''The Birds of North America'' '''667'''. The Birds of North America, Inc., Philadelphia, PA. {{doi|10.2173/bna.667}}
* '''Wetmore''', Alexander (1926): Descriptions of additional fossil birds from the Miocene of Nebraska. ''American Museum Novitates'' '''211''': 1-5. [http://digitallibrary.amnh.org/dspace/bitstream/2246/3188/1/N0211.pdf PDF fulltext]


== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web |1=http://www.ncmoa.org/collections/highlights/american/before1850/carolina_lrg.shtml |2=The Carolina Parrot from John James Audubon's Birds of America |accesso=17 marzo 2008 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080317192753/http://www.ncmoa.org/collections/highlights/american/before1850/carolina_lrg.shtml |dataarchivio=17 marzo 2008 |urlmorto=sì }}
* {{cita web | titolo=Songbird Foundation Birds: Extinct Species Carolina Paroquet | url=http://www.songbird.org/birds/extinct/carpark.htm | urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100924004915/http://www.songbird.org/birds/extinct/carpark.htm}}
* [http://www.parrots.org/index.php/encyclopedia/profile/carolina_parakeet/ Species profile] - World Parrot Trust.
* [https://web.archive.org/web/20110820144306/http://www.arkive.org/carolina-parakeet/conuropsis-carolinensis/image-G64076.html Fact file] – ARKive.
* [http://www.carolinanature.com/birds/capapapi.html "Carolina Parakeet (''Conuropsis carolinensis'') and Passenger Pigeon (''Ectopistes migratorius'')"] - Carolina Nature.
* [http://www.birds.cornell.edu/AllAboutBirds/conservation/extinctions/carolina_parakeet "Carolina Parakeet: Removal of a Menace"] - Cornell Lab of Ornithology.
* [https://web.archive.org/web/20100327174106/http://www.ivorybill.com/g/carolinaparakeet.htm "The Extinct Carolina Parakeet"] - Ivory Bill.
* [http://cityparrots.org/journal/tag/conuropsis-carolinensis-carolina-parakee News] - City Parrots.


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Parrocchetto della Carolina

Esemplare impagliato al Naturalis
Stato di conservazione
Estinto (1918)[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Aves
Ordine Psittaciformes
Famiglia Psittacidae
Sottofamiglia Arinae
Genere Conuropsis
Salvadori, 1891
Specie C. carolinensis
Nomenclatura binomiale
Conuropsis carolinensis
(Linnaeus, 1758)
Sinonimi

Psittacus carolinensis
Linnaeus, 1758
Conurus carolinensis
Lesson, 1831

Il parrocchetto della Carolina (Conuropsis carolinensis (Linnaeus, 1758)), noto anche come conuro della Carolina, era un piccolo pappagallo neotropicale di colore verde, con la testa giallo brillante, la faccia arancio-rossastra e il becco chiaro, oggi estinto, che viveva negli Stati Uniti orientali, nel Midwest e nelle Grandi Pianure. Era l'unica specie di pappagallo presente nel suo areale, nonché una delle sole tre specie di pappagalli originarie degli Stati Uniti (le altre sono il pappagallo beccoforte, attualmente scomparso dal paese,[2] e il conuro verde, ancora presente in Texas;[3] la presenza di una quarta specie, l'amazzone guanceverdi, è tuttora oggetto di discussione).[4][5][6] Il parrocchetto della Carolina occupava un areale che si estendeva dalle zone meridionali dello stato di New York e del Wisconsin fino al Kentucky, al Tennessee e al golfo del Messico, e dal litorale atlantico fino al Colorado orientale verso ovest; viveva nelle foreste vergini lungo i fiumi e nelle paludi.[7] Veniva chiamato puzzi la née («testa gialla») o pot pot chee dai Seminole e kelinky dai Chickasaw.[8] Nonostante originariamente fosse molto diffuso, divenne molto raro a partire dalla metà del XIX secolo. L'ultimo esemplare in natura, appartenente alla sottospecie ludovicianus, venne avvistato nel 1910, mentre l'ultimo esemplare in cattività morì allo zoo di Cincinnati nel 1918[9][10] e la specie venne dichiarata estinta nel 1939.

Il primo a fare riferimento a questa specie fu Sir George Peckham nel 1583, che in A True Report of the Late Discoveries of the Newfound Lands, parlando delle spedizioni in America del Nord guidate dall'esploratore inglese Sir Humphrey Gilbert, annotò che in Florida gli esploratori «testimoniano di aver trovato [...] pappagalli». Il parrocchetto venne descritto scientificamente per la prima volta nei due volumi Natural History of Carolina, Florida and the Bahama Islands del naturalista inglese Mark Catesby, pubblicati a Londra nel 1731 e nel 1743.

Probabilmente la carne dei parrocchetti della Carolina era velenosa: il naturalista e pittore americano John J. Audubon annotò che alcuni gatti erano morti dopo averli mangiati e sappiamo che questi uccelli si nutrivano dei semi tossici delle nappole.[11][12]

Tassonomia

C. c. ludovicianus in una tavola di John James Audubon.

Il parrocchetto della Carolina era l'unica specie del genere Conuropsis, uno dei numerosi generi di pappagalli neotropicali del Nuovo Mondo appartenenti alla famiglia degli Psittacidi (Psittacidae).

Lo zoologo svedese Linneo, nella decima edizione del Systema Naturae, pubblicata nel 1758, gli attribuì il nome scientifico Psittacus carolinensis. Successivamente, nel 1891, lo zoologo e ornitologo italiano Tommaso Salvadori istituì per esso un genere a parte, Conuropsis, nel ventesimo volume del suo Catalogue of the Birds in the British Museum. Il nome del genere deriva dall'unione dei termini Conurus («dalla coda a cono», nome obsoleto per indicare le specie del genere Aratinga) e -opsis («simile a»), mentre l'appellativo specifico si riferisce alla regione della Carolina:[13] il nome scientifico, pertanto, significa «[animale] simile a un conuro originario della Carolina».

Se ne distinguevano due sottospecie. Quella della Louisiana, C. c. ludovicianus, differiva leggermente dalla sottospecie nominale per avere una colorazione di fondo più verde-bluastra, o comunque dai toni più tenui: tuttavia, si estinse anch'essa più o meno allo stesso modo, sebbene un po' prima (inizio degli anni '10). La catena degli Appalachi la separava dalla sottospecie orientale, C. c. carolinensis.[14]

Evoluzione

Uno studio sul DNA mitocondriale recuperato dai campioni museali ha rivelato che i suoi più stretti parenti esistenti sono alcuni conuri sudamericani del genere Aratinga: il conuro nanday, il conuro del sole e il conuro testadorata. Gli autori dello studio sostengono inoltre che il piumaggio brillante giallo e arancio e le remiganti blu caratteristici di Conuropsis carolinensis sono tratti caratteristici anche di un'altra specie, il conuro jandaya (A. jandaya), che, pur non essendo stato contemplato nello studio, è sicuramente un altro suo parente stretto. Per aiutare a comprendere la sua storia evolutiva, è stato recentemente sequenziato l'intero genoma di un esemplare preservato.[15] Nell'albero filogenetico, il parrocchetto della Carolina si trova in un clade gemello di quello occupato dall'ara di Spix.[16][17] Il parrocchetto della Carolina colonizzò l'America del Nord circa 5,5 milioni di anni fa, ben prima che il continente fosse collegato all'America del Sud dal ponte di terra di Panama, che si formò circa 3,5 milioni di anni fa. Il fatto che i parenti più stretti del parrocchetto occupino areali molto distanti geograficamente dal suo, mentre non risultano essere imparentate con lui specie più vicine dal punto di vista geografico, concorda con l'ipotesi generalmente accettata che l'America del Nord e l'America centrale siano state colonizzate in tempi diversi da distinte linee evolutive di pappagalli - pappagalli che a loro volta avevano invaso l'America del Sud dall'Antartide qualche tempo dopo la frammentazione del Gondwana, dove i pappagalli neotropicali ebbero origine circa 50 milioni di anni fa.

Tavola di John James Audubon.

Il cladogramma seguente mostra la posizione del parrocchetto della Carolina rispetto ai suoi parenti più stretti, sulla base di uno studio del DNA condotto da Kirchman et al. (2012):[16]

Cyanopsitta spixii (ara di Spix)

Orthopsittaca (ara ventrerosso)

Primolius (contenente tre specie)

Ara macao (ara macao)

Ara glaucogularis (ara golablu)

Conuropsis carolinensis (parrocchetto della Carolina)

Aratinga nenday (conuro nanday)

Aratinga solstitialis (conuro del sole)

Aratinga auricapillus (conuro testadorata)

Una specie fossile, denominata Conuropsis fratercula, è stata descritta a partire da un singolo omero rinvenuto nella formazione miocenica di Sheep Creek (forse risalente all'hemingfordiano superiore, circa 16 milioni di anni fa, o forse dopo) dello Snake River, nel Nebraska.[18] Era una specie più piccola, pari a tre quarti delle dimensioni di un parrocchetto della Carolina. «La specie in questione è di particolare interesse, in quanto rappresenta il primo uccello noto simile a un pappagallo di cui sono stati rinvenuti i fossili in America del Nord» (Wetmore, 1926;[18] il corsivo non è dell'autore). Tuttavia, non è certo che la specie vada assegnata correttamente a Conuropsis,[19] anche se alcuni autori la considerano una paleosottospecie del parrocchetto della Carolina.

Descrizione

Video di un esemplare di C. c. carolinensis al Naturalis.

Il parrocchetto della Carolina era un piccolo pappagallo verde molto simile per dimensioni e colorazione al conuro jandaya e al conuro del sole. Aveva la maggior parte del piumaggio verde, più chiaro sulle parti inferiori, la testa giallo brillante e la fronte e la faccia arancio: questo colore si estendeva fin dietro agli occhi e alla parte superiore delle guance (regione auricolare). Il giallo della regione scapolare proseguiva lungo il bordo esterno delle ali. Le remiganti primarie erano per lo più verdi, ma con bordi gialli su quelle esterne. Il colore delle cosce virava al verde sulla parte superiore e al giallo su quella inferiore. Maschi e femmine adulti avevano il piumaggio identico, ma i primi erano leggermente più grandi delle seconde. Le zampe e i piedi erano di colore marrone chiaro. Anch'esso aveva i piedi zigodattili tipici di tutti i pappagalli. La pelle intorno agli occhi era bianca e il becco era color carne chiaro. I parrocchetti pesavano circa 100 grammi, misuravano 32,5 centimetri e avevano un'apertura alare di 52,5-57,5 centimetri.

La colorazione degli esemplari giovani differiva leggermente da quella degli adulti. La faccia e tutto il corpo erano verdi, con regioni inferiori più chiare. Non avevano traccia di giallo o arancio su faccia, ali e cosce. I pulcini erano ricoperti di piumino di colore grigio-topo fino a circa 39-40 giorni, quando iniziavano ad apparire le prime penne verdi su ali e coda. Il piumaggio adulto veniva indossato all'incirca a partire da un anno di età («Nature Serve, Conuropsis carolinensis», 2005; Fuller, 2001; Mauler, 2001; Rising, 2004; Snyder e Russell, 2002).

Questi uccelli erano piuttosto longevi, almeno in cattività: una coppia visse allo zoo di Cincinnati per più di 35 anni.

Distribuzione e habitat

Un esemplare addomesticato (1906).

Il parrocchetto della Carolina era il pappagallo che occupava l'areale più settentrionale: si estendeva dalle zone meridionali del New England, dello stato di New York e del Wisconsin fino al Kentucky, al Tennessee e al golfo del Messico; ad ovest si spingeva ben al di là del corso del Mississippi, fino al Colorado orientale. Grosso modo l'areale era delimitato a nord dal 43° parallelo, a sud dal 26° parallelo, mentre il 73° e il 106° meridiano ne delimitavano rispettivamente i confini ad est e ad ovest, comprendendo in tutto parte di almeno 28 stati. Il parrocchetto viveva nelle foreste vergini che crescevano lungo i fiumi e nelle paludi, specialmente nel bacino del Mississippi-Missouri, ove vi fossero grandi alberi cavi, come cipressi e sicomori, da usare come dormitori e siti per nidificare.

Il numero originario di esemplari può essere valutato solo attraverso stime grossolane: con un areale stimato tra 20000 e 2,5 milioni di km² e una densità variabile tra 0,5 e 2,0 esemplari per km², la popolazione oscillava tra decine di migliaia e qualche milione di individui; bisogna però ricordare che nella sola Florida, che ha una superficie di 170.000 km², viveva la popolazione più numerosa, costituita da centinaia di migliaia di esemplari.

Il parrocchetto poteva comparire come specie erratica particolarmente rara in luoghi molto più a nord del suo solito areale, come l'Ontario meridionale. In questo stato, infatti, nel sito di Calvert, ne sono state rinvenute alcune ossa, compreso un pigostilo. Rimane tuttavia aperta la possibilità che questo esemplare sia stato portato nella zona per scopi cerimoniali.[20]

Biologia

Un esemplare in cattività fotografato da Robert Wilson Shufeldt intorno al 1900.

Il parrocchetto della Carolina viveva in enormi stormi rumorosi, costituiti anche da 200-300 esemplari. Faceva il nido nelle cavità degli alberi, deponendo da due a cinque (la maggior parte delle testimonianze riferisce due) uova rotonde di colore bianco di 1,6 centimetri di diametro.

Si nutriva soprattutto dei semi di alberi e arbusti della foresta, compresi quelli di cipressi, bagolari, faggi, sicomori, olmi, pini, aceri, querce e altre piante come il cardo e la gramigna (Cenchrus sp.). Mangiava anche frutti, come mele, uva e fichi (spesso visitando i frutteti, quando ormai la specie era in declino).[7] Degna di nota era la sua predilezione per i frutti della nappola (Xanthium strumarium),[12] una pianta che contiene un glucoside tossico,[21] ed era inoltre considerato una minaccia dai coltivatori di cereali.[22]

Estinzione

Video di un esemplare di C. c. ludovicianus al Naturalis.

L'ultimo parrocchetto della Carolina in cattività, chiamato Incas, morì allo zoo di Cincinnati il 21 febbraio 1918, nella stessa gabbia che aveva ospitato Martha, l'ultima colomba migratrice, morta nel 1914.[23] La specie non era mai stata oggetto di studi o di indagini scientifiche e la maggior parte delle informazioni che abbiamo a riguardo proviene da resoconti aneddotici e dall'analisi degli esemplari museali. Pertanto, tutte le notizie sulla sua presenza in certe zone e sul suo declino non sono mai state verificate o sono speculative.

Sono numerosi i resoconti che sottolineano il gran numero di esemplari in età precoloniale e coloniale: la presenza di stormi di pappagalli gregari, molto colorati e chiassosi, difficilmente poteva passare inosservata agli esploratori europei, dal momento che i pappagalli erano praticamente sconosciuti nell'Europa del XVI e XVII secolo. Le testimonianze successive, dalla seconda metà del XIX secolo in poi, tendono invece a sottolineare la scarsità o l'assenza di questi uccelli dalle regioni in cui un tempo erano presenti.[24]

Le analisi genetiche, che hanno rivelato che la popolazione fosse in declino dall'ultimo massimo glaciale, non hanno riscontrato tracce di inincrocio, il che lascia ipotizzare che la specie sia diminuita molto rapidamente.[25]

L'areale della specie si contrasse sempre più da est verso ovest man mano che procedeva l'avanzata dei coloni europei, che distrussero le foreste decidue orientali e meridionali per fare spazio a insediamenti e terreni coltivati. Già nel 1832 John J. Audubon aveva sottolineato il declino di questo volatile, che iniziò ad essere segnalato sempre più raramente al di fuori della Florida dopo il 1860. L'ultimo avvistamento segnalato a est del fiume Mississippi (a eccezione della Florida) risale al 1878 e proviene dal Kentucky. All'inizio del secolo la specie era ormai limitata alle paludi della Florida centrale. L'ultimo esemplare selvatico conosciuto venne ucciso nella contea di Okeechobee nel 1904 e l'ultimo esemplare in cattività morì allo zoo di Cincinnati il 21 febbraio 1918. Era un maschio, chiamato Incas, che morì un anno dopo la sua compagna, Lady Jane.[26] La specie continuò ad essere segnalata nella contea di Okeechobee fino alla fine degli anni '20, ma nessun avvistamento venne mai confermato dalla cattura di esemplari. Ciononostante, l'American Ornithologists' Union dichiarò il parrocchetto della Carolina ufficialmente estinto solo nel 1939. La IUCN indica come data della scomparsa della specie il 1920.

Nel 1937 tre parrocchetti che ricordavano molto da vicino questa specie furono avvistati e filmati in Georgia, nella palude di Okefenokee. Tuttavia, gli esperti dell'American Ornithologists' Union analizzarono il filmato e giunsero alla conclusione che si trattava di parrocchetti appartenenti ad un'altra specie fuggiti dalla cattività.[27] L'anno seguente, il 1938, uno stormo di parrocchetti venne presumibilmente avvistato da un gruppo di esperti ornitologi nelle paludi del bacino del Santee River nella Carolina del Sud. Tuttavia, la veridicità di questo avvistamento è stata messa in dubbio dalla maggior parte degli altri ornitologi. Comunque siano andate le cose, dopo questo «avvistamento» nessuno ha più osservato questi uccelli e poco dopo una parte dell'area venne distrutta per fare spazio a linee elettriche, rendendo molto improbabile la sopravvivenza della specie.[28]

Del parrocchetto della Carolina rimangono in tutto circa 720 esemplari impagliati e 16 scheletri conservati in musei di tutto il mondo,[29] dai quali è stato possibile estrarre e analizzare il DNA.

Cause dell'estinzione

Video di uno scheletro al Naturalis.

Tutto sta a indicare che gli esseri umani abbiano avuto almeno un ruolo contribuente nell'estinzione del parrocchetto della Carolina, sotto diversi aspetti.[30] Particolarmente determinante fu la deforestazione nel XVIII e XIX secolo. Svolse un ruolo significativo anche la caccia, di cui i parrocchetti furono oggetto sia per l'utilizzo decorativo delle loro piume colorate, usate tra l'altro per ornare i cappelli da donna, sia perché ritenuti dannosi per le colture.[1] Il fatto che fossero utili a tenere sotto controllo la diffusione di specie aliene invasive, come la nappola, passò in secondo piano. Un ruolo minore ebbero le catture per il commercio di animali domestici e, come riportato dal Pacific Standard, l'introduzione di popolazioni di api europee, con cui questi uccelli erano in competizione per i siti in cui nidificare.[31]

Un fattore che esacerbò la loro corsa verso l'estinzione fu il comportamento gregario che li spingeva a tornare nelle vicinanze degli esemplari morti e morenti (ad esempio abbattuti dai cacciatori), che consentì all'uomo di effettuare facili massacri.[30]

Cosa diede il colpo di grazia alla specie nei primi anni del XX secolo, però, rimane tuttora un mistero, data la rapidità con la quale scomparve. Stormi numerosi con molti giovani e coppie riproduttrici erano stati avvistati ancora nel 1896 - e questi uccelli erano molto longevi in cattività -, ma nel 1904 erano praticamente scomparsi. Diversi siti in cui i parrocchetti erano soliti nidificare rimasero intatti, quindi la deforestazione non fu la causa finale della scomparsa. L'ornitologo americano Noel F. Snyder[8] ipotizza che la causa più probabile potrebbe essere stata una malattia trasmessa dal pollame domestico, sebbene non esistano segnalazioni recenti o storiche di popolazioni di pappagalli del Nuovo Mondo afflitte da malattie trasmesse dal pollame. La moderna malattia di Newcastle, vero e proprio flagello del pollame, venne rilevata in Indonesia solamente nel 1926 e negli Stati Uniti sarebbe stata segnalata solo una forma subacuta nel 1938. Inoltre, le analisi genetiche sui campioni estratti non hanno rilevato alcuna presenza degna di nota di virus aviari (sebbene questo non possa escludere a priori la malattia trasmessa).[25]

Note

  1. ^ a b (EN) BirdLife International. 2021, Conuropsis carolinensis, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ Thick-Billed Parrot Draft Recovery Plan Addendum, su gpo.gov, US Fish and Wildlife Service. URL consultato il 27 dicembre 2020.
  3. ^ Harold H. Burgess, Green parakeet, The Texas Breeding Bird Atlas, su txtbba.tamu.edu, 2007. URL consultato il 27 dicembre 2020.
  4. ^ Harold H. Burgess, Red-crowned parrot, The Texas Breeding Bird Atlas, su txtbba.tamu.edu, 2006. URL consultato il 27 dicembre 2020.
  5. ^ C. Shackelford e C. Hanks, Red-crowned parrot conservation in Texas—Background and roost survey results for 2016, Austin, Texas, Texas Parks and Wildlife Department, 2016.
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Bibliografia

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  • Noel Snyder, The Carolina Parakeet: Glimpses of a Vanished Bird, Princeton University Press, 2004, ISBN 978-0691117959.
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