Stati post-sovietici
Gli Stati post-sovietici o ex Repubbliche sovietiche, sono le nazioni indipendenti liberate dall'occupazione sovietica e quelle nate dopo la caduta dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche nel 1991, al tempo conosciuti come nuovi Stati indipendenti.
Indice
- 1 Stati post-sovietici
- 2 Raggruppamenti geografici
- 3 Economia
- 4 Organizzazioni internazionali
- 5 Libertà di stampa
- 6 Conflitti separatisti
- 7 Note
- 8 Voci correlate
- 9 Collegamenti esterni
Stati post-sovietici[modifica | modifica wikitesto]
Gli stati appartenuti all'Unione Sovietica sono 15. Di seguito la lista degli stati post-sovietici con le informazioni principali.
Nazione | Capitale | Data di Indipendenza | Popolazione | Superficie (km²) |
---|---|---|---|---|
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Erevan | 25 dicembre 1991 | 2.974.693 | 29.800 |
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Baku | 25 dicembre 1991 | 9.624.900 | 86.600 |
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Minsk | 25 dicembre 1991 | 9.595.421 | 207.600 |
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Tallinn | 20 agosto 1991 | 1.341.140 | 45.228 |
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Tibilisi | 25 dicembre 1991 | 4.352.244 | 69.700 |
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Astana | 25 dicembre 1991 | 17.498.145 | 2.724.902 |
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Bişkek | 25 dicembre 1991 | 5.334.223 | 199.945 |
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Riga | 6 settembre 1991 | 1.986.705 | 64.589 |
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Vilnius | 6 settembre 1991 | 3.323.611 | 65.200 |
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Chișinău | 25 dicembre 1991 | 3.572.885 | 33.843 |
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Mosca | 12 novembre 1991 | 146.544.710 | 17.125.191 |
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Dušanbe | 25 dicembre 1991 | 6.878.637 | 143.100 |
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Aşgabat | 8 dicembre 1991 | 5.240.072 | 488.100 |
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Kiev | 25 dicembre 1991 | 42.684.469 | 603.700 |
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Taškent | 25 dicembre 1991 | 27.444.702 | 447.400 |
Inoltre, ci sono altri stati de facto indipendenti, ma non riconosciuti internazionalmente.
Abcasia
Artsakh
Ossezia del Sud
Repubblica di Crimea
Repubblica Popolare di Doneck
Repubblica Popolare di Lugansk
Transnistria
Raggruppamenti geografici[modifica | modifica wikitesto]

Europa Orientale/CSI Occidentale
Gli stati post-sovietici possono essere suddivisi in 5 raggruppamenti geografici in base alle caratteristiche territoriali e culturali che li accomunano.
Russia[modifica | modifica wikitesto]
Lo Stato fondamentale dell'Unione Sovietica attorno al quale sono andate ad unirsi anche le altre repubbliche socialiste.
Asia Centrale[modifica | modifica wikitesto]
L'Asia Centrale dell'Unione Sovietica è quella zona formata dagli stati:
Transcaucasia[modifica | modifica wikitesto]
La Transcaucasia è una regione geografica del Caucaso meridionale vicina alla Turchia costituita dagli stati:
Europa Orientale[modifica | modifica wikitesto]
L'Europa Orientale è la regione orientale dell'Europa delimitata ad est dagli Urali e facente completamente parte del continente europeo. La regione è composta dagli stati:
Stati baltici[modifica | modifica wikitesto]
Gli Stati baltici vennero governati dalla Confederazione Polacco-Lituana, dal Granducato di Lituania, dall'Ordine Teutonico, dalla Danimarca, dalla Polonia e dalla Svezia per lunghi periodi della loro storia prima di essere incorporati nella Russia Imperiale nel XVIII secolo. L'occupazione straniera da parte dell'Unione Sovietica delle Repubbliche Baltiche, iniziata nel 1940 non fu mai riconosciuta dagli Usa e dalla maggior parte degli stati occidentali, ad eccezione della Finlandia e della Svezia. Gli Stati Baltici convenzionalmente non sono tutti quelli che si affacciano sul Mar Baltico, ma solo:
Economia[modifica | modifica wikitesto]
Dopo il collasso dell'Unione Sovietica, gran parte delle ex repubbliche sovietiche adottarono il capitalismo come nuovo sistema economico. I collegamenti economici tra le repubbliche vennero rotti, il prodotto interno lordo in tutti gli ex stati sovietici (eccetto quelli baltici, che erano occupati) crollò di circa il 40% nel 1991. Fu pesante anche l'effetto dell'inflazione. Nel 2004, solo gli stati baltici, l'Armenia, la Bielorussia e il Kazakistan avevano raggiunto un livello del PIL maggiore di quello del 1991. Nella stessa Russia il fallimento del capitalismo inteso per migliorare la qualità della vita culminò nella crisi economica del 1998, che fu seguita da un ritorno della politica economica interventista del governo.
- Variazione prodotto interno lordo (PIL) a prezzi costanti, 1991-2015[1]
Nazione | 1991* | 1996 | 2001 | 2006 | 2011 | 2015 | Anno di svolta** |
---|---|---|---|---|---|---|---|
Stati dell'europa orientale | |||||||
Russia | 100 | 63.1 | 74.5 | 103.3 | 118.3 | 119.8 | 1997 |
Ucraina | 100 | 47.2 | 51.8 | 73.7 | 75.9 | 63.4 | 2000 |
Bielorussia | 100 | 67.9 | 94.0 | 141.5 | 192.5 | 193.9 | 1996 |
Moldavia | 100 | 45.2 | 45.0 | 62.5 | 74.5 | 83.2 | 1997 |
Stati baltici | |||||||
Estonia | 100 | ? | ? | ? | ? | ? | ? |
Lettonia | 100 | 67.8 | 92.9 | 143.1 | 130.1 | 145.8 | 1993 |
Lituania | 100 | 64.6 | 81.5 | 119.8 | 123.9 | 139.6 | 1995 |
Asia centrale | |||||||
Kazakistan | 100 | 69.3 | 88.5 | 141.4 | 185.7 | 219.0 | 1996 |
Kirghizistan | 100 | 58.9 | 76.1 | 89.6 | 114.4 | 133.9 | 1996 |
Tagikistan | 100 | 34.1 | 45.2 | 56.0 | 98.1 | 124.5 | 1997 |
Turkmenistan | 100 | 68.4 | 107.7 | 215.5 | 351.8 | 515.5 | 1998 |
Uzbekistan | 100 | 82.9 | 102.6 | 137.5 | 208.4 | 281.2 | 1996 |
Transcaucasia | |||||||
Armenia | 100 | 63.3 | 84.2 | 154.7 | 172.5 | 202.6 | 1994 |
Azerbaigian | 100 | 42.7 | 65.2 | 150.2 | 241.1 | 276.5 | 1996 |
Georgia | 100 | 39.8 | 49.8 | 74.1 | 93.2 | 109.3 | 1995 |
*L'economia della maggior parte delle repubbliche sovietiche ha iniziato a diminuire nel 1989-1990, indici in tal modo per il 1991 non corrispondono massimi pre-riforma.
**L'anno in cui il PIL declino commutato alla crescita del PIL.
- Lista del presente Prodotto interno lordo (PIL)[2][3][4][5])
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Organizzazioni internazionali[modifica | modifica wikitesto]
Organizzazioni di soli Stati post-sovietici[modifica | modifica wikitesto]
Nazione | CSI | CSTO | EURASEC | Unione Statale |
---|---|---|---|---|
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1991 | 1992 | Osservatore | - |
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1991 | 1994-1999 | - | - |
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1991 | 1992 | 2001 | 1996 |
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- | - | - | - |
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1993-2008 | 1994-1999 | - | - |
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1991 | 1992 | 2001 | - |
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1991 | 1992 | 2001 | - |
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- | - | - | - |
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- | - | - | - |
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1991 | - | Osservatore | - |
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1991 | 1992 | 2001 | 1996 |
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1991 | 1992 | 2001 | - |
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1991-2005 | - | - | - |
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1991-2014 | - | Osservatore | - |
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1991 | 1994-2012 | 2006 | - |
Comunità degli Stati Indipendenti (CSI)[modifica | modifica wikitesto]
La Comunità degli Stati Indipendenti è formata da 9 dei 15 stati post-sovietici sono infatti escluse Estonia Lituania e Lettonia mentre Turkmenistan, Ucraina e Georgia si sono ritirate dopo aver aderito. Alcuni credono che questa organizzazione sia stata creata per "permettere un divorzio civile" tra le repubbliche, ma i suoi membri hanno da allora firmato un documento che promuove una cooperazione più stretta.
Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva (CSTO)[modifica | modifica wikitesto]
l'Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva è composta da 7 dei 9 membri della CSI, sono escluse Georgia, Azerbaigian e Uzbekistan. L'organizzazione si occupa della difesa reciproca tra i vari stati costituenti. L'organizzazione, pur se fondata da Stati dell'ex Unione delle Repubbliche Socialistiche Sovietiche è aperta all'adesione di altri Stati, gode dello status di osservatore all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e ha concluso un accordo di cooperazione nel mantenimento della pace con l'Organizzazione delle Nazioni Unite.
Comunità Economica Euroasiatica (EURASEC)[modifica | modifica wikitesto]
La Comunità Economica Eurasiatica fu istituita da Russia, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan. L'Ucraina la Moldavia e l'Armenia hanno lo status di osservatori nella comunità, anche se l'Ucraina ha dichiarato di non voler diventare uno Stato membro. Dato che uno dei prerequisiti per la piena partecipazione è l'avere i propri confini nazionali in comune con la comunità, la Moldavia quindi non può prendere parte all'organizzazione. Nell'ottobre 2005 l'Uzbekistan chiese di poter partecipare alla comunità,[6] quando iniziò il processo di unione della CACO e della Comunità Economica Euroasiatica. Il 25 gennaio 2006 si unì all'organizzazione.
Unione statale di Russia e Bielorussia[modifica | modifica wikitesto]
L'Unione statale di Russia e Bielorussia fu fondata originariamente il 2 aprile 1996, con il nome di "Comunità di Russia e Bielorussia", prima di venire ulteriormente rafforzata il 3 aprile 1997. L'input alla fondazione fu dato dal Presidente della Bielorussia Aleksandr Lukašenko. Sulla carta, l'Unione di Russia e Bielorussia intende perseguire una maggiore integrazione, oltre il traguardo della cooperazione, includendo l'introduzione del rublo russo come valuta comune.
Organizzazioni non più esistenti[modifica | modifica wikitesto]
Organizzazioni con partecipazioni Stati post-sovietici[modifica | modifica wikitesto]
ONU[modifica | modifica wikitesto]
L'Organizzazione delle Nazioni Unite coinvolge tutti gli stati post-sovietici.
UE[modifica | modifica wikitesto]
L'Unione Europea coinvolge dal 1 maggio 2004 le tre repubbliche baltiche Estonia, Lettonia e Lituania.
NATO[modifica | modifica wikitesto]
La NATO coinvolge dal 29 marzo 2004 le tre repubbliche baltiche Estonia, Lettonia e Lituania, inoltre Georgia e Ucraina ne sono osservatori.
GUAM[modifica | modifica wikitesto]
GUAM Organizzazione per la Democrazia e lo Sviluppo Economico è un'organizzazione regionale del 2001, i cui membri effettivi sono quattro paesi post-sovietici: Georgia, Ucraina, Azerbaigian e Moldavia. Sono Stati osservatori: Turchia e Lettonia.
Organizzazione della Cooperazione economica[modifica | modifica wikitesto]
L'Organizzazione di Cooperazione Economica fu fondata in origine nel 1985 da Turchia, Iran e Pakistan, ma nel 1992 l'organizzazione si espanse per includere l'Afghanistan e le sei repubbliche musulmane ex-sovietiche: Azerbaigian, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan.
Comunità di Scelta Democratica (CDC)[modifica | modifica wikitesto]
La Comunità di Scelta Democratica fu istituita nel dicembre 2005 su proposta di Ucraina e Georgia, e conta sei stati membri post-sovietici (Ucraina, Georgia, Moldavia e i tre stati baltici: Estonia, Lettonia e Lituania), oltre a tre altre nazioni dell'Europa orientale: Slovenia, Romania e Repubblica di Macedonia. Come il GUAM prima di esso, questo forum ha lo scopo di contrastare l'influenza russa nella regione. Questo è l'unico forum internazionale centrato nello spazio post-sovietico al quale partecipano anche gli stati baltici. In aggiunta, gli altri tre stati dell'organizzazione sono tutti membri del GUAM. Il suo principale obiettivo è la promozione della democrazia, dei diritti dell'uomo e dello Stato di diritto, contrastando l'ingerenza russa ove si verifichi.
Organizzazione della Cooperazione di Shanghai (SCO)[modifica | modifica wikitesto]
L'Organizzazione della Cooperazione di Shanghai è composta dalla Cina e da cinque stati post-sovietici: Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan. L'organizzazione è stata fondata nel 2001, anche se il suo predecessore, il gruppo Shanghai Cinque, è esistita sin dal 1996. Lo scopo dell'organizzazione è principalmente in materia di cooperazione economica e di sicurezza.
Altre organizzazioni regionali[modifica | modifica wikitesto]
Gli stati post-sovietici sono anche membri delle seguenti organizzazioni nelle regioni dei Balcani e del Mar Nero:
- Accordo centroeuropeo di libero scambio (CEFTA) con la Moldavia
- Patto di Stabilità per l'Europa orientale (SP per SEE) con la Moldavia
- Processo di Cooperazione dell'Europa sud-orientale (SEECP) con la Moldavia
- Iniziativa Cooperativa dell'Europa sud-orientale (SECI) con la Moldavia
- Iniziativa Centro Europea (CEI) con Moldavia, Ucraina e Bielorussia
- Cooperazione Economica del Mar Nero (BSEC) con Russia, Georgia, Ucraina, Azerbaigian, Moldavia e Armenia.
Libertà di stampa[modifica | modifica wikitesto]
Riguardo alle libertà politiche all'interno delle ex repubbliche sovietiche[7], i Paesi sono divisi come segue:
- Estonia, Lettonia, Lituania e Ucraina sono nazioni "libere", ormai fortemente orientate verso i paesi occidentali (nella lista del 2005 l'Ucraina era registrata come parzialmente libera)
- Armenia, Georgia, Kirghizistan, e Moldavia sono nazioni "parzialmente libere"
- Russia, Bielorussia, Azerbaigian e le quattro nazioni dell'Asia Centrale (Uzbekistan, Turkmenistan, Tagikistan, e Kazakistan) sono registrate come "non libere", mentre il Turkmenistan in particolare si è posizionata all'ultimo posto ed è stata segnalata come uno degli otto regimi più repressivi dell'anno.
In modo simile, il Worldwide Press Freedom Index[8], pubblicato da Reporters Without Borders, ha registrato nel 2016, 179 paesi secondo la libertà di stampa:
Nazione | Posizione | Punteggio | Situazione |
---|---|---|---|
![]() |
74 | 28,79 | Discreta |
![]() |
163 | 57,89 | Grave |
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157 | 54,32 | Insufficiente |
![]() |
14 | 14,31 | Ottima |
![]() |
64 | 27,96 | Discreta |
![]() |
160 | 54,55 | Insufficiente |
![]() |
85 | 30,16 | Discreta |
![]() |
24 | 17,38 | Buona |
![]() |
35 | 19,95 | Buona |
![]() |
76 | 28,83 | Discreta |
![]() |
148 | 49,03 | Insufficiente |
![]() |
150 | 50,34 | Insufficiente |
![]() |
178 | 83,44 | Grave |
![]() |
107 | 32,93 | Discreta |
![]() |
166 | 61,15 | Grave |
È stato notato che diversi stati post-sovietici non hanno cambiato leadership a partire dalla loro indipendenza, come Islom Karimov in Uzbekistan e Nursultan Nazarbaev in Kazakistan. Tutti questi avevano in origine mandati a termine, ma attraverso decreti o referendum prolungarono la loro permanenza in carica (una pratica seguita anche dal Presidente della Bielorussia Aleksandr Lukašenko). Askar Akaev del Kirghizistan ha, in modo simile, svolto la carica di Presidente a partire dall'indipendenza della nazione finché è stato obbligato a dimettersi a seguito della rivoluzione del 2005. Saparmyrat Nyýazow in Turkmenistan ha governato dall'indipendenza fino alla morte nel 2006, creando un culto della personalità intorno a se stesso.
Il problema della successione dinastica è stato un altro elemento che ha affetto le politiche di alcuni stati post-sovietici, con Ilham Aliyev che è divenuto Presidente dell'Azerbaigian dopo la morte del padre Heydar Aliyev, e teorie sui figli di alcuni leader dell'Asia centrale che sono stati scelti per la successione. La partecipazione del figlio e della figlia di Akayev nelle elezioni parlamentari kirghize del 2005 ha suscitato paure di successione dinastica, e potrebbe aver contribuito al clima anti-Akayev che ha portato al suo rovesciamento.
Conflitti separatisti[modifica | modifica wikitesto]
Gli stati post-sovietici hanno avuto a che fare con desideri separatisti dei territori con differenti caratteristiche etniche o religiose, diverse da quelle della maggioranza della popolazione dello Stato. Le nazioni in cui sono insorte delle regioni separatiste sono:
Azerbaigian[modifica | modifica wikitesto]
Dal 20 febbraio 1988 al 16 maggio 1994 l'Azerbaigian ha combattuto la guerra del Nagorno Karabakh (oggi Artsakh) culminata con l'Accordo di Biškek che ha reso de facto la regione uno stato indipendente. Le tensioni sono rimaste comunque alte e tra il 2 e il 5 aprile 2016 si è consumata la guerra dei quattro giorni, il cui termine è giunto con un accordo di cessate-il-fuoco mediato dalla Russia con l'appoggio degli Stati Uniti. Nel 1993 La Repubblica Autonoma Talysh-Mughan è stata velocemente abbattuta dopo l'ascesa di Heydar Aliyev. Il suo leader, il colonnello Alakram Alekper Gumbatov fu arrestato; la regione è oggi integrata nell'Azerbaigian, ma è divisa in rajoni separati e non ha autonomia. Anche la Repubblica Autonoma di Naxçıvan, exclave azera, ha cercato di ottenere una maggiore autonomia che le è stata concessa.
Georgia[modifica | modifica wikitesto]
La Georgia ha dovuto affrontare la guerra civile Georgiana causate dalle tentazioni separatiste dell'Abcasia e dell'Ossezia del Sud. Tra il 5 gennaio 1991 e il 24 giugno 1992 venne combattuta la prima guerra in Ossezia del Sud dopo che la Georgia accettò in cessate il fuoco imposto dalla Russia, poi tra il 7 e il 16 agosto 2008 si è svolta la Seconda guerra in Ossezia del Sud che ha reso lo stato indipendente de facto. Dal 1991 fino al 1993 la Georgia ha dovuto combattere anche la guerra georgiano-abcasa che ha portato all'indipendenza de facto dell'Abcasia. La Georgia ha anche ospitato, una delle rivoluzioni colorate, la Rivoluzione rosa, che ha portato alla caduta di Eduard Shevardnadze e una crisi in Agiaria che è stata risolta approvando un aumento della sua autonomia.
Moldavia[modifica | modifica wikitesto]
La Moldavia ha dovuto combattere dal 2 marzo al 21 luglio del 1992 la guerra di Transnistria. È stata una guerra su scala limitata scoppiata nel 1992 che si è conclusa con l'indipendenza de facto della regione della Transnistria. Nel 1994 anche la regione della Gaguzia ha richiesto ed ottenuto una maggiore autonomia, pur rimanendo fedele allo stato moldavo.
Russia[modifica | modifica wikitesto]
La Russia ha dovuto combattere ben due volte contro l'indipendenza della Cecenia fino a renderla ad oggi repubblica della Federazione Russa. Allo stesso tempo esiste un governo separatista auto-proclamato, non riconosciuto da alcuno Stato. la Cecenia inizia la Prima guerra Cecena l'11 dicembre 1994 che si risolve dopo la Battaglia di Groznyj con l'Accordo di Khasav-Yurt e indipendenza de facto della Repubblica cecena di Ichkeria il 31 agosto 1996. Dopo l'invasione del Daghestan da parte delle milizie del ceceno Šamil Basaev la Russia cominciò con i bombardamenti sulla Cecenia il 26 agosto 1999 scatenando così la Seconda guerra Cecena che fece ritornare nel maggio del 2000 la Cecenia nella Federazione Russa che però dovette subire diversi attentati terroristici fino alla conclusione della guerra avvenuta ufficialmente il 16 aprile 2009.
Tagikistan[modifica | modifica wikitesto]
Tra il marzo del 1992 al 27 giugno 1997 la guerra civile in Tagikistan fece sì che Garm e Regione Autonoma di Gorno-Badachšan, riuscissero ad ottenere una maggiore autonomia.
Ucraina[modifica | modifica wikitesto]
Il 21 novembre 2013 dopo le proteste dell'Euromaiden sono insorte diverse regioni separatiste filorusse. Dal 23 febbraio al 19 marzo 2014 è scoppiata una crisi nella penisola della Crimea, la cui popolazione è per maggioranza di etnia russa, che ha portato alla separazione della penisola dal resto dell'Ucraina con la costituzione della Repubblica autonoma di Crimea entrata a far parte poco dopo della Federazione Russa. Il 6 aprile 2014 è scoppiata la guerra dell'Ucraina orientale quando alcuni manifestanti armati, si sono impadroniti di alcuni palazzi governativi delle regioni di Donec'k, Luhans'k e Charkiv proclamando l'indipendenza della Repubblica Popolare di Doneck e della Repubblica Popolare di Lugansk poi federate nella Nuova Russia il 24 maggio 2014 fino al suo scioglimento avvenuto il 20 maggio 2015.
Rivoluzioni colorate[modifica | modifica wikitesto]
Dal 2003 in alcuni stati post-sovietici si verificarono, dopo elezioni fortemente contestate, alcune pacifiche rivoluzioni colorate:
- la Rivoluzione rosa in Georgia, che ha portato alla caduta di Eduard Shevardnadze;
- la Rivoluzione arancione in Ucraina, che ha portato al potere Viktor Juščenko;
- la Rivoluzione dei tulipani in Kirghizistan, che ha portato alle dimissioni di Askar Akayev.
Problemi con le popolazioni russe[modifica | modifica wikitesto]
In Bielorussia, Kazakistan e Kirghizistan è stata mantenuta la lingua russa come lingua ufficiale, ma negli altri stati post-sovietici questa ha perso il suo status dopo la fine dell'Unione Sovietica. Negli stati baltici i russi locali sono considerati come "occupanti", questo in risposta alla pesante occupazione sovietica subita per quasi cinquantanni e la forzata russificazione nel passato che ha aumentato il nazionalismo in questi stati. Non volendo imparare le lingue locali, agli slavi è stata negata loro la cittadinanza automatica dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica.
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ GDP growth (annual %), su worldbank.org. URL consultato il 2 dicembre 2015.
- ^ The World Factbook, su cia.gov. URL consultato il 2 dicembre 2015.
- ^ (nominal) GDP (official exchange rate), The World Factbook, Central Intelligence Agency, accessed on 19 March 2014. Population data obtained from Total Midyear Population, U.S. Census Bureau, International Data Base, accessed on 19 March 2014. Note: Per capita values were obtained by dividing the GDP (official exchange rate) data by the population data. The figures were then rounded to the nearest hundred in typical Factbook fashion.
- ^ The World Factbook, su cia.gov. URL consultato il 2 dicembre 2015.
- ^ The World Factbook, su cia.gov. URL consultato il 2 dicembre 2015.
- ^ Working group discusses Uzbekistan's accession to EurAsEC, su en.ria.ru, 11 ottobre 2005. URL consultato il 7 marzo 2014.
- ^ Karen Dawisha, Bruce Parrott, Democratization and Authoritarianism in Post-Communist Societies, Democratic Changes and Authoritarian Reactions in Russia, Ukraine, Belarus and Moldova [First Edition] 0521592453, 9780521592451 Cambridge University Press, 1997.
- ^ (EN) 2016 World Press Freedom Index | Reporters Without Borders, in RSF. URL consultato il 28 febbraio 2017.
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
- Dissoluzione dell'Unione Sovietica
- Blocco orientale
- Russificazione
- Unione economica eurasiatica
- Operazione Provide Hope
- Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa
- Repubbliche dell'Unione Sovietica
- Lingua Russa
- Secondo mondo
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Foto del Blocco Orientale settembre-dicembre 1991, in gli ultimi mesi dell'URSS
- Discovering The Centuries-Old State Tradition, professor Pål Kolstø, Università di Oslo
- Ex zone belliche sovietiche, The Economist, 19 agosto 2004
- La sorte di 4 enclavi post-sovietiche nel limbo, The Seattle Times, 20 agosto 2006
- I referendum indipendentisti sono il primo gradino verso il revanscismo storico del Cremlino?, Radio Free Europe, 15 settembre 2006