Guerra dei quattro giorni in Nagorno Karabakh

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Guerra dei quattro giorni in Nagorno Karabakh
Data2 aprile 2016 - 5 aprile 2016
LuogoNagorno Karabakh e Azerbaigian
Casus belliContesa sul Nagorno Karabakh
EsitoSituazione sostanzialmente immutata, alcune terre passano sotto il controllo azero
Modifiche territorialiAlcuni lembi di territorio del Nagorno Karabakh a nord-est (villaggio fantasma di Seysulan) e a sud-est (cima del monte Leletepe) passano sotto controllo azero
Schieramenti
Armenia
Nagorno Karabakh
Volontari armeni della Diaspora
Bandiera dell'Azerbaigian Azerbaigian
Comandanti
Effettivi
Esercito di difesa del Nagorno Karabakh
Forze armate armene
Armata Nazionale del Azerbaijan
Perdite
Morti 90 (fonti armene)- 320 (fonti azere), Feriti 124 (fonti armene) - 500 (fonti azere)Morti 31/93 (fonti azere)- 300/1500 (fonti armene), Feriti 39 (fonti azere) - 2000/2700 (fonti armene)
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Per guerra dei quattro giorni in Nagorno Karabakh (in armeno Քառօրյա պատերազմ, in azero Dördgünlük müharibə), si intende il violento scontro sviluppatosi tra Azerbaigian e Repubblica del Nagorno Karabakh tra il 2 e il 5 aprile 2016. La portata delle operazioni militari, le modalità e il numero di morti e feriti anche fra la popolazione civile assumono i connotati di vera e propria guerra il cui termine giunge con un accordo di cessate il fuoco mediato dalla Russia con l'appoggio degli Stati Uniti.

Antefatto[modifica | modifica wikitesto]

La tensione fra azeri ed armeni è sempre molto elevata: le violazioni lungo la linea di contatto si susseguono a ritmo sempre più intenso e aumenta il calibro delle armi utilizzate. I due presidenti si trovano a New York per partecipare a una sessione straordinaria dell'ONU dedicata alla sicurezza nucleare[1]; tuttavia nonostante la concomitante presenza dei due capi di stato il Gruppo di Minsk dell'Osce non riesce a organizzare un incontro e il presidente Aliyev si rifiuta di incontrare i co-presidenti del Gruppo. Nulla lascia comunque presagire gli eventi dei giorni successivi al punto che lo stesso Segretario Generale delle nazioni Unite, Ban Ki-moon, preannuncia una probabile visita nel Caucaso meridionale entro la fine di aprile.

Inizio operazioni[modifica | modifica wikitesto]

Nella notte tra il 1° e il 2 aprile le forze armate azere sferrano un violento attacco lungo quasi tutta la linea di contatto con il Nagorno Karabakh. Si tratta di un'operazione militare sviluppata con un vasto spiegamento di uomini e mezzi, terrestri e aerei, come non accadeva dai tempi della prima guerra del Nagorno Karabakh. In particolare le operazioni sono concentrate soprattutto nei settori settentrionale (regione di Martakert) e meridionale (regione di Martowni e regione di Hadrowt'). Le prime linee di difesa armene sono colpite duramente e si registrano intensi bombardamenti sugli insediamenti civili prossimi al confine che fanno registrare subito una prima giovane vittima nei pressi di una scuola.[2][3][4]

Andamento del conflitto[modifica | modifica wikitesto]

Case danneggiate nel distretto di distretto di Ağdam

L'azione azera coglie di sorpresa le forze di difesa armene la cui prima linea è duramente colpita.[5] Secondo le prime notizie gli azeri sarebbero penetrati per alcuni chilometri nel territorio armeno, in particolare a nord nei pressi del villaggio di Talish e nell'estremo sud della linea di contatto dove pure avrebbero guadagnato delle posizioni. Le forze di difesa armene, superato lo sbandamento iniziale, annunciano l'abbattimento di un elicottero[6] e la distruzione di numerosi veicoli terrestri di trasporto truppe.

Dal canto suo il governo azero parla genericamente di misura di risposta alle aggressioni armene e ancora nella tarda mattina del 2 aprile i media dell'Azerbaigian non entrano nel dettaglio di quanto sta accadendo[7][8], mentre in Armenia si annuncia la mobilitazione generale a migliaia di volontari (anche provenienti dall'estero) si dirigono verso il territorio del Nagorno Karabakh. Numerosi appelli al cessate-il-fuoco giungono dall'intera comunità internazionale mentre il presidente turco, Erdoğan, dichiara che la Turchia sarà al fianco dell'Azerbaigian "fino alla fine" aprendo inquietanti scenari di un allargamento del conflitto su vasta scala.[9]

Tra il 2 e il 3 aprile le forze azere riescono nel settore nord ad avanzare occupando molto territorio armeno soprattutto nell'estrema porzione nord orientale del Nagorno Karabakh.[10] Anche il capoluogo regionale Martakert risulta oggetto di bombardamenti con missili Grad. La difesa armena, riorganizzatasi, riesce a fermare e respingere il nemico che lascia sul campo numerosi soldati.[11] Secondo una ricostruzione di parte armena, l'attacco azero a nord e a sud della linea di contatto avrebbe dovuto spingere il nemico a sguarnire la porzione centrale (all'altezza di Ağdam) e quindi consentire una profonda e veloce penetrazione nella piana di Askeran fino alla capitale Step'anakert; gli armeni, a costo di subire perdite territoriali e umane nei territori periferici, non hanno invece indebolito quel settore del confine.[12]Gli azeri annunciano il 3 aprile un cessate-il-fuoco unilaterale che non viene raccolto dalla parte armena che sta contrattaccando per riguadagnare il territorio perduto.[13]

Cessate il fuoco[modifica | modifica wikitesto]

Su pressante iniziativa della Russia, viene concordato un cessate il fuoco a partire dalle ore 12 locali di martedì 5 aprile che pone sostanzialmente fine alla guerra dei quattro giorni.[14] Nonostante l'accordo si registra, ancora per qualche giorno, attività bellica di "riposizionamento".[15] Il 16 maggio i presidenti di Armenia e Azerbaigian si incontrano a Vienna e successivamente, il 20 giugno, a San Pietroburgo.

Bilancio e numero delle vittime[modifica | modifica wikitesto]

Non esiste un dato certo sul numero delle vittime riportate dalle parti. Nella guerra di propaganda e dei numeri, le parti si rimpallano le perdite, assumendo fino a una novantina di propri soldati caduti e almeno trecento nemici colpiti. Imprecisato il numero dei feriti che tuttavia, soprattutto fra le file azere, dovrebbero superare il migliaio. Diversi i civili caduti.[16]

Violazioni dei diritti umani[modifica | modifica wikitesto]

Gli armeni denunciano che nel corso delle operazioni militari gli azeri avrebbero compiuto atti di barbarie a danno di civili e militari armeni. In particolare si segnala la mutilazione di tre anziani durante l'occupazione del villaggio di Talish[17] e la decapitazione di alcuni soldati armeni catturati.[18] L'ambasciatore armeno in Italia definisce tali atti in "stile Isis".[19] Nel dicembre 2016 l'Ufficio dell'Ombudsman del Nagorno Karabakh ha pubblicato un rapporto dal titolo "Atrocità commesse dall'Azerbaigian durante la guerra dell'aprile 2016"[20]

Possibile causa del conflitto[modifica | modifica wikitesto]

Molti analisti si sono domandati le ragioni di una così violenta recrudescenza dello scontro tra armeni e azeri per il controllo del Nagorno Karabakh. Oltre alle consuete motivazioni politiche di nazionalismo e alle dinamiche di consenso interno, emerge l'ipotesi che l'Azerbaigian abbia scatenato l'attacco per coprire (soprattutto all'interno) la notizia dello scandalo dei Panama Papers, esploso proprio in quei giorni e che fra gli altri ha coinvolto la famiglia del presidente Əliyev.[21]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Apa, 01-04-2016, su en.apa.az. URL consultato il 16 luglio 2016 (archiviato dall'url originale il 7 agosto 2016).
  2. ^ Si riaccende conflitto in Nagorno-Karabakh, decine di morti - Europa, su Agenzia ANSA, 2 aprile 2016. URL consultato il 30 settembre 2023.
  3. ^ Nagorno-Karabakh, venti di guerra fra Armenia e Azerbaigian. Decine di morti, su www.ilmessaggero.it, 2 aprile 2016. URL consultato il 30 settembre 2023.
  4. ^ Decine di vittime azere e armene negli scontri in Nagorno-Karabakh, su euronews, 3 aprile 2016. URL consultato il 30 settembre 2023.
  5. ^ Karabakh.it, 02-04-2016
  6. ^ News.am, video 02-04-2016
  7. ^ Apa, 02-04-2016, su en.apa.az. URL consultato il 16 luglio 2016 (archiviato dall'url originale il 7 agosto 2016).
  8. ^ Apa, 02-04-2016, su en.apa.az. URL consultato il 16 luglio 2016 (archiviato dall'url originale il 7 agosto 2016).
  9. ^ Globalist, 03-04-2016, su globalist.it. URL consultato il 16 luglio 2016 (archiviato dall'url originale il 9 agosto 2016).
  10. ^ Apa, 02-04-2016, su en.apa.az. URL consultato il 16 luglio 2016 (archiviato dall'url originale il 7 agosto 2016).
  11. ^ News.am, video 03-04-2016
  12. ^ Ecco come gli azeri volevano conquistare il Nagorno Karabakh – Karabakh.it, su karabakh.it. URL consultato il 30 settembre 2023.
  13. ^ Apa, 03-04-2016, su en.apa.az. URL consultato il 16 luglio 2016 (archiviato dall'url originale il 7 agosto 2016).
  14. ^ Nagorno-Karabakh, la guerra dei quattro giorni, su Affarinternazionali, 12 aprile 2016. URL consultato il 30 settembre 2023.
  15. ^ Tre soldati armeni uccisi in scontri di confine con le forze azere, su euronews, 28 luglio 2021. URL consultato il 30 settembre 2023.
  16. ^ Karabakh.it, notiziario aprile
  17. ^ News.am 03-04-2016
  18. ^ Sponda Sud news, 05-04-2016 Archiviato il 20 luglio 2016 in Internet Archive.
  19. ^ Asbarez, 21-04-16
  20. ^ Rapporto Ombudsman (in inglese) (PDF), su ombudsnkr.am. URL consultato l'11 dicembre 2016 (archiviato dall'url originale il 20 dicembre 2016).
  21. ^ Report, puntata del 21-11-2016 "Caviar democracy", su report.rai.it. URL consultato l'8 dicembre 2016 (archiviato dall'url originale il 7 agosto 2017).

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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