Katrin Krabbe

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Katrin Krabbe
Katrin Krabbe a Berlino Est nel 1988 durante un festival della gioventù sportiva
Nazionalità Bandiera della Germania Est Germania Est
Bandiera della Germania Germania
Altezza 182 cm
Peso 69 kg
Atletica leggera
Specialità Velocità
Termine carriera 1994
Record
100 m 10"89 (1988)
200 m 21"95 (1990)
Carriera
Società
1986-94SC Neubrandenburg
Nazionale
1986-90Bandiera della Germania Est Germania Est
1991-92Bandiera della Germania Germania
Palmarès
Bandiera della Germania Est Germania Est
Competizione Ori Argenti Bronzi
Europei 3 0 0

Per maggiori dettagli vedi qui

Bandiera della Germania Germania
Competizione Ori Argenti Bronzi
Mondiali 2 0 1

Per maggiori dettagli vedi qui

 

Katrin Krabbe (Neubrandenburg, 22 novembre 1969) è un'ex velocista tedesca che rappresentò la Germania Est fino al 1991 e, successivamente, la Germania, laureandosi campionessa europea e mondiale per entrambi i Paesi. La sua carriera fu interrotta da una rilevata positività a sostanze dopanti, a seguito della quale abbandonò l'attività nel 1994.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Krabbe rappresentò la Germania Est ai Giochi olimpici di Seul 1988 nella gara dei 200 metri piani, fermandosi al sesto posto in batteria di semifinale con il tempo di 22"59, insufficiente per raggiungere la finale[1].

Ancora come tedesca orientale vinse il titolo dei 100 e dei 200 metri ai campionati europei 1990 a Spalato rispettivamente con 10"89[2] e 21"95[3].

Un anno più tardi, in rappresentanza della Germania riunificata, ripeté la prestazione sulle stesse distanze ai mondiali 1991 di Tokyo con i tempi di 10"99[4] e 22"09[5]. Sulla scia di tali vittorie il periodico Bild coniò per lei il soprannome di «Grace Kelly dell'atletica tedesca unita» in ragione della sua avvenenza e dell'aspetto che ricordava quello della nota attrice statunitense poi divenuta principessa di Monaco[6], e i primi sponsor di abbigliamento sportivo e di cosmetici si presentarono per averla come testimonial[6].

Le vicende di doping[modifica | modifica wikitesto]

A febbraio 1992 Krabbe e due sue compagne di squadra ex-DDR, Silke Möller e Grit Breuer, furono sottoposte a sorpresa a un test delle urine da emissari della Federatletica tedesca in Sudafrica, Paese dove le tre velociste stavano allenandosi in preparazione dei giochi olimpici di Barcellona. Le provette, giunte in Germania, risultarono manipolate e questo comportò una squalifica di quattro anni per le tre atlete[7], le quali tuttavia contestarono il risultato del test sia dal punto di vista politico, in quanto da esse giudicato un disegno contro tre sportive provenienti dall'ex Germania Est, sia tecnico perché non esisteva prova che la manipolazione fosse imputabile a loro[7]; due mesi dopo la squalifica fu revocata dalla commissione d'appello federale[8] che recepì le contestazioni della difesa delle atlete: il prelievo fu effettuato illegalmente fuori dalle finestre di gara (all'epoca non era permesso effettuare prelievi fuori dalle competizioni) e in un Paese, il Sudafrica, non affiliato alla IAAF perché sotto bando internazionale[8] e le provette non erano sigillate, quindi manomettibili da chiunque nel percorso[8]. Tuttavia la IAAF, l'organismo internazionale di atletica, volle esaminare il caso prima di ratificare la sentenza di assoluzione[9]. L'allora presidente della IAAF, l'italiano Primo Nebiolo, istituì una commissione apposita che, a fine giugno 1992, assolse Krabbe[10] sostanzialmente confermando le stesse motivazioni riconosciute dalla corte d'appello federale[10]; al contempo tuttavia la commissione ammonì la Federatletica tedesca a cambiare i propri regolamenti antidoping perché quelli in vigore permettevano troppe eccezioni legali contro la validità dei test effettuati[10]. Pochi giorni dopo tale sentenza, comunque, Krabbe rese nota la sua intenzione di non partecipare ai giochi olimpici di Barcellona, asserendo di non avere avuto il tempo di prepararsi adeguatamente avendo dovuto occuparsi della propria difesa legale[11].

A fine luglio, durante un nuovo controllo, Krabbe fu trovata positiva al clenbuterolo, un broncodilatatore giudicato dopante anche se non ne erano stati accertati all'epoca effetti anabolizzanti[12]. Krabbe ammise di avere assunto tale farmaco, aggiungendo di averlo fatto per trattare medicalmente un problema d'asma[12], ma la violazione del regolamento antidoping le costò ugualmente una squalifica di un anno da parte della sua federazione fino a tutto agosto 1993. In prossimità della scadenza della squalifica, tuttavia, la IAAF decise di prolungarla di ulteriori due anni fino ad agosto 1995[13], il che spinse l'atleta a chiudere definitivamente l'attività anche perché, nel frattempo, era rimasta incinta del suo primo figlio[14]. A seguito del supplemento di squalifica, inoltre, Krabbe denunciò la IAAF per danni materiali in quanto avente violato il principio per cui un tesserato non può essere punito due volte per la stessa infrazione. A giugno 2001 un tribunale di Monaco di Baviera riconobbe le ragioni di Krabbe e sentenziò che la IAAF le era debitrice di una somma di circa 1,2 milioni di marchi tedeschi più un interesse del 4% dal 1994 per averle interrotto la carriera agonistica[15], tuttavia pochi mesi più tardi le due parti giunsero a un accordo extragiudiziale i cui dettagli non furono resi noti[15]. All'epoca Krabbe già gestiva un negozio di articoli sportivi nella sua città natale[15].

Nel 2015 il marito di Krabbe, Michael Zimmermann, ex canottiere e uno degli avvocati che l'aveva assistita nel secondo procedimento antidoping, si suicidò iniettandosi insulina[16]. Fuori dagli impegni professionali di impiegata in una concessionaria d'automobili[17], Krabbe è impegnata come volontaria presso una casa di riposo per malati terminali nei pressi di Neubrandenburg[18]. In un'intervista concessa nel 2000 al Chicago Tribune, Krabbe attribuì lo scarso supporto ricevuto durante la vicenda doping alle sue dichiarazioni di apprezzamento per l'ex Germania Est, Paese cui riconobbe di averle garantito istruzione scolastica e strutture di allenamento al prezzo di circa 20 dollari al mese, laddove tutto ciò, all'epoca dell'intervista, costava ormai dieci volte tanto[14].

Palmarès[modifica | modifica wikitesto]

Anno Manifestazione Sede Evento Risultato Prestazione Note
In rappresentanza della Bandiera della Germania Est Germania Est
1986 Mondiali juniores Bandiera della Grecia Atene 100 m piani 11"49
200 m piani   Bronzo 23"31
4×100 m   Argento 43"97
1988 Mondiali juniores Bandiera del Canada Sudbury 100 m piani   Argento 11"23
200 m piani   Oro 22"34
4×100 m   Oro 43"48
Giochi olimpici Bandiera della Corea del Sud Seul 200 m piani Semifinale 22"59
1990 Europei Bandiera della Jugoslavia Spalato 100 m piani   Oro 10"89 Record dei campionati
200 m piani   Oro 21"95 Miglior prestazione personale
4×100 m   Oro 41"68
In rappresentanza della Bandiera della Germania Germania
1991 Mondiali indoor Bandiera della Spagna Siviglia 60 m piani 7"20
Mondiali Bandiera del Giappone Tokyo 100 m piani   Oro 10"99
200 m piani   Oro 22"09
4×100 m   Bronzo 42"33

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Risultati, in la Stampa, n. 215, Torino, 30 settembre 1988, p. 28. URL consultato il 27 novembre 2021.
  2. ^ Volano Christie e Krabbe, in La Stampa, n. 200, Torino, 29 agosto 1990, p. 31. URL consultato il 27 novembre 2021.
  3. ^ Evangelisti settimo, in La Stampa, n. 202, Torino, 31 agosto 1990, p. 31. URL consultato il 27 novembre 2021.
  4. ^ Enrico Conti, Per Johnson sprint nella bufera, il record può attendere (PDF), in l'Unità, 28 agosto 1991, p. 27. URL consultato il 27 novembre 2021.
  5. ^ Un salto nel mito (PDF), in l'Unità, 31 agosto 1991, p. 28. URL consultato il 27 novembre 2021.
  6. ^ a b Per la Krabbe, corsa ai milioni, in La Stampa, n. 206, Torino, 3 settembre 1991. URL consultato il 27 novembre 2021.
  7. ^ a b Giuliano Cesaratti, Il gioco delle provette fatale alla Krabbe (PDF), in l'Unità, 16 febbraio 1992, p. 26. URL consultato il 27 novembre 2021.
  8. ^ a b c Assolta la Krabbe: ora può tornare a correre in pista (PDF), in l'Unità, 6 aprile 1992, p. 19. URL consultato il 27 novembre 2021.
  9. ^ Enrico Conti, La Iaaf annuncia a sorpresa: «Il caso Krabbe è ancora aperto» (PDF), in l'Unità, 8 aprile 1992, p. 31. URL consultato il 27 novembre 2021.
  10. ^ a b c Marco Ventimiglia, Caso Krabbe, una sentenza che sa di compromesso (PDF), in l'Unità, 30 giugno 1992, p. 26. URL consultato il 28 novembre 2021.
  11. ^ Federico Rossi, Katrin Krabbe dice no a Barcellona (PDF), in l'Unità, 4 luglio 1992, p. 29. URL consultato il 28 novembre 2021.
  12. ^ a b Carlo Fedeli, La Krabbe ammette: «Ho preso un prodotto proibito» (PDF), in l'Unità, 6 agosto 1992, p. 25. URL consultato il 27 novembre 2021.
  13. ^ Krabbe: squalifica allungata fino al '95 (PDF), in l'Unità, 23 agosto 1993, p. 20. URL consultato il 27 novembre 2021.
  14. ^ a b (EN) Philip Hersh, Sprinter Katrin Krabbe Seemed Bound for Olympic Glory. Then A Doping Suspension Helped End Her Career, in Chicago Tribune, 14 settembre 2000. URL consultato il 27 ottobre 2010 (archiviato dall'url originale il 9 luglio 2001). Ospitato su runnersweb.com.
  15. ^ a b c (EN) Krabbe receives IAAF settlement, in BBC, 30 aprile 2002. URL consultato il 27 novembre 2021.
  16. ^ Atletica, tragedia per la Krabbe. Suicida il marito Zimmermann, in la Gazzetta dello Sport, 8 maggio 2015. URL consultato il 27 novembre 2021.
  17. ^ (DE) Katrin Krabbe: Tiefer Fall einer Sprint-Königin [Katrin Krabbe: caduta di una regina dello sprint], in Norddeutscher Rundfunk, 24 novembre 2019. URL consultato il 28 novembre 2011 (archiviato dall'url originale il 4 dicembre 2020).
  18. ^ Andrea Buongiovanni, Atletica, ricordate super Krabbe? L’ex donna più veloce del mondo lavora in un ospizio, in la Gazzetta dello Sport, 16 marzo 2017. URL consultato il 27 novembre 2021.

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