Goliardia

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La goliardia è il tradizionale spirito che anima le comunità studentesche, soprattutto universitarie, in cui alla necessità dello studio si accompagnano il gusto della trasgressione, la ricerca dell'ironia, il piacere della compagnia e dell'avventura.

I tratti connotativi del fenomeno sono comuni a più gruppi italiani, ma sono anche simili ad altre organizzazioni europee e statunitensi.

Etimologia

La parola "goliardo" o, meglio, "goliarda", è spesso considerata la contrazione di "Golia Abelardo". Si tratta in realtà di un calco dal francese "goliard", che significa "che ha a che fare con Golia, seguace di Golia" (sul modello di "montaigne" > "montagnard"). Golia è il modo in cui fu soprannominato Pietro Abelardo, personaggio contraddittorio, prelato ed intellettuale, vissuto nel XII secolo, fondatore di questo movimento e stile di vita e avversario intellettuale di San Bernardo da Chiaravalle.

Dal Medioevo esiste anche un filone goliardico in letteratura, che ha avuto il suo migliore esponente in Cecco Angiolieri. La poesia goliardica era una naturale espressione dello spirito da osteria o da camerata.

"Goliardico" è anche un aggettivo, che può essere usato anche fuori dal contesto soprascritto, infatti qualsiasi comportamento in cui sono presenti componenti scherzose e dissacranti al limite dello sberleffo può definirsi tale.

Le origini medioevali

Secondo lo storico francese Jacques Le Goff [2], studioso della storia e della sociologia del Medioevo, l'origine del termine goliardo è molto incerta. Sono da considerare fantasiose quelle etimologie che fanno derivare il termine da Golia, che rappresenterebbe nella versione biblica lo stesso diavolo [3] o da gula, la gola, intendendo quindi il goliardo colui che è dedito ai piaceri della gola.

Più sicura invece la loro origine storica che può rintracciarsi intorno al XII secolo, quando la rinascita economica delle attività commerciali rompe le strutture immobilistiche dei secoli precedenti e introduce un'ampia mobilità sociale. Già il fatto di non poter inquadrare i goliardi in un preciso schema sociale, come accadeva nell'alto Medioevo dove ognuno occupava il suo definito ruolo sociale, genera sospetto e scandalo nei benpensanti del tempo. I goliardi sono appunto dei clerici vagantes, degli intellettuali vagabondi che per le loro condizioni economiche e sociali sono esclusi dalla carriera dei maestri delle università medioevali e dagli stessi studenti che possono permettersi di seguire in modo continuativo le lezioni dei professori. Essi quindi sono degli studenti poveri che vivono d'espedienti o al servizio di quelli ricchi o inventandosi il mestiere di giocolieri, quando ioculator voleva dire essere uno spostato o un ribelle della buona società. Si danno quindi a una sorta di vagabondaggio intellettuale seguendo gli spostamenti del loro maestro preferito o recandosi dove insegnano professori famosi. L'esperienza di luoghi e uomini diversi ne fa quasi naturalmente degli spiriti liberi e la loro giovinezza li spinge a ricercare i piaceri ad essa associati. Di questa loro tendenza all'amore, al gioco e al vino ne rimane traccia nei loro componimenti poetici, nei Carmina Burana dove all'esaltazione dei piaceri carnali si associa la critica alla Chiesa medioevale fustigatrice dei costumi libertini.

I goliardi sono i naturali anarchici oppositori di tutti coloro che si riconoscono nelle caste sociali medioevali, non solo quelli associati al potere come l'ecclesiastico o il nobile ma anche quelli chiusi nella loro grettezza sociale e intellettuale come il contadino. I goliardi nella loro feroce critica antipapale e antiromana vengono spesso associati al partito ghibellino ma in realtà essi vanno oltre: nel papa essi vedono non solo l'ipocrita tutore della tradizione morale ma l'esponente di una gerarchia organizzata sulla nuova forza del denaro:

«L'ordine del clero ai laici è in mala fama:
la sposa di Gesù divien venale
donna pubblica or è, lei che era dama.»

Ma anche nel clero i goliardi fanno distinzioni: i parroci sono risparmiati dalla loro critica corrosiva perché essi sono povere vittime della gerarchia e della avidità dei frati che con la loro ipocrita professione di umiltà e povertà in realtà fanno concorrenza ai preti togliendo loro ingenui fedeli e prebende grazie alle quali gozzovigliano nel chiuso dei loro conventi.
I goliardi danno inizio a tutta una letteratura che vede nel fratacchione l'esponente tipico di una vita condotta sotto l'insegna dei piaceri carnali nascosti da una tonaca falso segno di una rinuncia ai beni terreni per quelli celesti. Ai veri o falsi valori fratreschi di una vita contemplativa i goliardi contrappongono l'ideale di una vita attiva tutta umana e laica.

Il goliardo amante della pace, condizione prima dei piaceri, non può non essere antagonista del nobile cavaliere dedito alla professione della guerra di fronte al quale lo studente intellettuale contrappone la sua superiorità mentale e persino le sue maggiori capacità di seduzione sulle donne:

«Come vogliono la scienza e il nostro onore,
come impongono l'usanza e il dovere,
riconosciam che il chierico in amore,
vale assai, assai più del cavaliere.»

Fin dall'inizio era prevedibile che i goliardi fossero ridotti ai margini del movimento intellettuale. La loro critica solo distruttiva, l'incapacità di istituzionalizzarsi nelle università, le persecuzioni e le condanne che li hanno colpiti, il loro amore per una vita libera e libertina li ha fatti scomparire dalla cultura dei secoli seguenti alla quale tuttavia essi hanno lasciato in eredità le loro idee che rivivranno negli intellettuali dell'Umanesimo e del Rinascimento.

La goliardia nell'Età Moderna

Nell'epoca moderna gli studenti delle università italiane presero a riunirsi in Accademie. Questi gruppi, cui partecipavano talvolta anche professori, avevano come punto di riferimento caffè o salotti privati. Spesso i membri di un'accademia si riconoscevano per alcuni segni distintivi, come l'indossare una spilla o un particolare capo di abbigliamento, fino allo sfoggiare una singolare acconciatura.

Ad esempio, si ha memoria di numerose accademie sorte a Pisa, tra l'inizio del seicento e la metà del settecento. Tra queste le accademie degli Svegliati, dei Disuniti, degli Irresoluti e dei Lunatici, quest'ultima nata dalla fusione di quelle degli Informi, dei Rozzi (o dei Sordi) e degli Occulti.[4]

La goliardia nel XIX secolo

Il più antico episodio goliardico conosciuto è descritto da Ersilio Michel ed è relativo all'anno 1820: - In Pisa li Scolari clamorosi, e amanti del disordine composero una Satira contro quei compagni loro, che sdegnando di seguirli nelle sregolatezze cercavano di vivere modestamente [...]. Era questa Satira in Sestine [...]. L'Autore figurava, che questi Scolari divisi dal resto dei sussurratori si adunassero in Casa di uno di loro, per formare una specie di Governo Monarchico fra questo ceto; da essi caratterizzato col soprannome di Beccaccini, perché amanti di portare al collo de' fazzoletti sopraffini colle becche del solino pinzute, e fuori della Corvetta, perché ricusavano mostrarsi al pubblico in Cacciatora verde, che è il distintivo Carbonico [...]. Fanno poi che [il Re dia] delle Cariche di Corte, e istituisca un Ordine Cavalleresco detto dei Somari, satarizzando per nome tutti coloro a cui si distribuiscono l'impieghi. Un certo Ricci Studente Livornese in pubblico Caffè dell'Ussero salì sopra un tavolino, e lesse questa Satira. Il giorno dopo ebbe due ore di tempo a partire. -[5]

Le testimonianze goliardiche ancora oggi raccolte all'interno di questo Caffè pisano sono numerose. Come numerosi sono gli aneddoti riguardanti la frequentazione del caffè da parte di studenti poi divenuti famosi. Come l'aretino Antonio Guadagnoli il quale, improvvisando quartine scherzose, fece una penosa impressione al Leopardi, che vi accenna nello Zibaldone; il monsummanese Giuseppe Giusti, eterno fuoricorso, venuto, come scrisse lui stesso, "a studiar Legge di contraggenio"; il maremmano, ma pisano d'elezione, Renato Fucini, che in questo locale scoprì la propria vena poetica; per giungere al primo italiano vincitore di un Premio Nobel, il versiliese Giosuè Carducci, il quale, dopo aver superato brillantemente un esame, corse all'Ussero a improvvisare - come lui stesso scrive nelle memorie - un poema eroicomico: "Eroe dell'epopea, ch'io un po' cantavo, un po' declamavo, era un vaso etrusco personificato, il quale entrava nell'Ussero e spaccava le tazze, i gotti, e simili buggeratelle moderne".

Al pari di quanto stava avvenendo a Pisa, anche nelle altre principali città universitarie italiane la vita goliardica aveva al centro un caffè letterario. Tra i più importanti, il Caffè Florian di Venezia, il Caffè Pedrocchi di Padova e il Caffè Greco di Roma. Fu in questi e in molti altri caffè e salotti prossimi alle università che un largo numero di studenti e professori, alla luce dei rapidi mutamenti politici del periodo, sposò la causa risorgimentale e si batté per l'unità d'Italia. L'episodio che più rappresenta questo particolare momento storico è il sacrificio compiuto dal Battaglione Universitario (composto da professori e studenti di Pisa e Siena [6]) il 29 maggio 1848 sui campi di Curtatone e Montanara. Il canto che ricorda quel sacrificio, il Di canti di gioia, è oggi un inno delle associazioni goliardiche italiane.[7]

È sul finire del XIX secolo che per primi gli studenti bolognesi fecero proprio il termine "goliardia", quando il movimento venne fondato sotto l'impulso di Giosuè Carducci, allora insegnante presso la locale facoltà di lettere. Il poeta aveva assistito in Germania a manifestazioni studentesche simili a quello che sarebbe stato poi il modus operandi dei Goliardi. Gli studenti tedeschi erano effettivamente eredi (considerando le evoluzioni storiche del caso) di quei clerici vagantes tanto osteggiati dalla chiesa durante il XII secolo, e che avevano eletto Pietro Abelardo a proprio vessillo nella lotta – spesso più dozzinale che dottrinale – alle imposizioni ideologiche del Papa.

La Goliardia nel XX secolo

La crescita economica e il miglioramento delle condizioni sociali medie che seguirono all'Unità d'Italia, portarono le università italiane ad aumentare in maniera progressiva il numero di iscritti. Così la vita goliardica uscì dai caffè letterari e si riversò nelle piazze e nei teatri, dove gli studenti amavano imperversare con manifestazioni quali le Feriae Matricolarum, i carnevali goliardici, le operette (la più celebre fu "Addio, giovinezza!"), la distribuzione di giornali satirici (i cosiddetti numeri unici). Fino all'avvento del fascismo queste manifestazioni, prendendosi costantemente gioco dell'ordine costituito e delle costrizioni sociali e religiose del tempo, consentirono agli studenti di inserirsi per la prima volta con prepotenza nel dibattito sociale contemporaneo, spingendo con forza verso un ammodernamento dei costumi.

Le matricole e i papiri

È più o meno a cavallo tra XIX e XX secolo, che si affermò il costume del fare la matricola e dei papiri. Gli studenti con più bolli, ossia quelli con più anni di università alle spalle, andavano a caccia dei nuovi iscritti (le matricole) per prendersi gioco di loro, riscuotere un piccolo obolo o più semplicemente farsi pagare da bere.[8] Una volta “pelata”, alla matricola veniva rilasciata una pergamena a testimonianza dell'avvenuto pagamento, cosicché altri studenti anziani non potessero pretendere pagamenti ulteriori. Queste pergamene, riempite con disegni sconci e frasi ironiche, erano denominate papiri; i loro autori, in alcuni casi dei veri e propri artisti, erano ingaggiati dagli studenti anziani anche per immortalare le proprie gesta goliardiche in papiri di laurea, da affiggere in città una volta terminati gli studi. Questa dei papiri di laurea è una tradizione che sopravvive ancora oggi, in particolar modo tra gli studenti degli atenei di Padova e di Venezia. Sempre a Padova peraltro, ma soltanto in ambiente goliardico, continua la tradizione del Papiro Matricolare, di fatto però demandata alle Accademie ed agli Ordini Goliardici.

Il periodo fascista

Con l'istituzione dei Gruppi Universitari Fascisti (GUF) nel 1927, gran parte delle associazioni studentesche furono soppresse. I Guf, gestiti direttamente dal partito allo scopo di formare nuovi gerarchi, per prima cosa si adoperarono nel tentativo di spegnere quello spirito di irriverenza che fino ad allora aveva animato gli studenti universitari. Per questo il regime arrivò persino a vietare il berrettino goliardico, obbligando gli studenti a sostituirlo con un fez nero sul quale, al massimo, ciascuno studente poteva applicare una striscia colorata a indicare la facoltà di appartenenza. Molti studenti si adeguarono, ma non mancarono episodi in cui gli studenti riuscirono comunque a dare sfogo a tutta la loro irriverenza. Fu il caso degli attori pisani del Crocchio Goliardi Spensierati i quali, “malauguratamente” invitati ai Littoriali della cultura e dell'arte di Palermo nel 1938, si presero gioco della parata e crearono non pochi scompigli.[9] A questo vanno aggiunte le seguenti "beffe" organizzate dai goliardi pisani e cioè l'inauguazione in Piazza dei Cavalieri del busto a Galileo Galilei, impersonato da uno studente "infarinato" (come gli attuali artisti di strada) a mo' di statua e l'arrivo del Mahatma Gandhi alla stazione di Pisa, impersonato da un magrissimo studente di Pontedera (secondo la leggenda). Non vanno dimenticate le "spillonate" (punture di spillo) date nel deretano del gerarca, segretario del Partito Nazionale Fascista Achille Starace portato in trionfo dagli studenti patavini allora obbligatoriamente iscritti alla Gioventù Universitaria Fascista.

La rinascita e il boom del dopoguerra

Di fatto, terminata la guerra, in molte città si ricorda come i goliardi furono tra i primi a impegnarsi nel rianimo del dibattito sociale e nel risollevare gli animi della popolazione, distribuendo piccole pubblicazioni ciclostilate, organizzando feste e imbastendo scherzi. Tutto questo in perfetto stile goliardico, ricorrendo all'ingegno e ai più singolari mezzi di fortuna.[10]

Parallelamente al boom economico degli anni cinquanta e sessanta, lo spirito goliardico all'interno delle università italiane raggiunse il suo apice. Di anno in anno il numero degli iscritti agli atenei italiani crebbe esponenzialmente, e gli studenti iniziarono a sperimentare un'indipendenza mai vissuta prima. Ad aumentare furono soprattutto i fuori sede, studenti che lasciavano il paese di origine per stabilirsi, durante l'arco dell'intero anno accademico, in una lontana città universitaria. Ricalcando l'esempio delle accademie rinascimentali, gli studenti cominciarono a riunirsi in gruppi dai nomi e dai simboli stravaganti, spesso in riferimento ai luoghi di origine o alle facoltà di appartenenza. Ciascun gruppo promuoveva iniziative e agiva anche come una sorta di “protettorato” nei confronti delle nuove e spaesate matricole, costantemente bersagliate dal quel fenomeno dilagante e incontrollato passato sotto il nome di papiro selvaggio.

La nascita degli Ordini e del gioco goliardico

In forma del tutto spontanea, intorno alla fine degli anni '50, ogni città universitaria dette vita ad un proprio Ordine sovrano. Per esempio a Firenze, dove è già presente il Sovrano e Commendevolissimo Ordine d San Salvi, viene fondato, nel 1957, il vassallo Placido Ordine Della Vacca Stupefatta, abbreviato in P.O.D.V.S., guidato dalla figura del Gran Corno e dalla Magnifica Dieta dei Corni, suoi diretti collaboratori. L'Ordine era chiamato a regolamentare le vessazioni ai danni delle matricole, nonché l'attività goliardica dei vari gruppi cittadini, denominati a seconda del luogo e delle circostanze Ordini minori, Ordini vassalli (questi ultimi a Bologna sono denominati Balle, a Padova Academie o Ordini (di rango minore), a Torino Vole). Per esempio sempre a Firenze nasce a Scienze Politiche Cesare Alfieri il Sacro e Privato Ordine del Cilindro. Quindi ogni gruppo si dotò di una gerarchia interna e di segni distintivi quali placche e manti, da indossare nelle principali occasioni goliardiche. Una volta l'anno il capo-città indiceva la Festa delle matricole del proprio ateneo, e invitava a parteciparvi le delegazioni di rappresentanza delle altre università. A queste feste, con il ripetersi degli incontri tra gruppi di goliardi provenienti un po' da tutta Italia, andò definendosi il gioco goliardico, un gioco basato sulla dialettica; e, parallelamente, iniziò a prendere forma un canzoniere goliardico, che oggi conta centinaia di composizioni. Tutti gli atenei aderirono a questo nuovo modo di fare goliardia, eccezion fatta per gli studenti di Siena, dove ancora oggi i goliardi osservano rigidamente la regola dell'anzianità e dei già citati bolli.

Il Sessantotto e il sonno

Con l'avvento del Sessantotto e di tutto ciò che ne scaturì, fra gli studenti universitari l'impegno politico prese decisamente il sopravvento su qualsiasi altro tipo di attività. E la prima a farne le spese fu l'attività goliardica, così come era andata strutturandosi negli ultimi anni, giudicata da sinistra troppo scanzonata e disimpegnata a confronto coi fatti che in quegli anni sembravano sconvolgere il mondo. Prese di mira, anche per via di quel gioco a tratti autoreferenziale e per molti incomprensibile, le associazioni goliardiche subirono un lento declino fino alla quasi totale scomparsa, nel periodo definito "sonno", che va dalla metà degli anni settanta fino alla metà degli ottanta. Di fatto, dagli anni settanta in poi il termine “goliarda”, nella sua accezione più comune e diffusa, non sarà più utilizzato come sinonimo di “studente universitario”.

Terminato il "sonno", è con la fine degli anni anni ottanta che gli "Ordini goliardici" iniziarono a fare la loro timida ricomparsa, in forma non omogenea e principalmente nelle università del centro e del nord. Le nuove generazioni di studenti si misero a caccia degli anziani "capi-ordine" e "capi-città", ancora custodi di "manti", "placche" e "papiri" storici, nel tentativo di riprendere la tradizione da là dove era stata interrotta.

Struttura e organizzazione odierna

La goliardia è prima di tutto divisa in Ordini, ovvero aggregazioni, con storie e tradizioni, di goliardi. Ogni ordine è organizzato in maniera gerarchica, ed ha al suo vertice un Capo-Ordine.

Ogni città che sia sede universitaria ha un ordine sovrano che ha il compito di governare la città. Il Capo-Ordine dell'Ordine Sovrano è generalmente chiamato "Capo-Città" e ha poteri assoluti su tutti gli ordini vassalli. I Capi Città hanno di solito dei nomi che si burlano delle istituzioni o simboli locali.

Sotto all'ordine sovrano stanno gli ordini vassalli, anch'essi governati da un capo ordine che è sottoposto al capocittà. Un caso particolare è rappresentato dalla piazza fiorentina, dove gli ordini goliardici vassalli, strutturati per Facoltà, hanno con il tempo acquistato sempre maggiore importanza, e potere, diventando sovrani sui territori dei propri Istituti (emblematico il caso del Sovrano Laborioso ed Agreste Ordine della Zappa, che reca nel suo nome l'avvenuto affrancamento), riuscendo a coadivare la figura del Sovrano Gran Maestro del Sovrano e Commendevolissimo Ordine Goliardico di San Salvi, unico principe della città con l'organismo denominato dei Capitani di Goliardiai, con un potere determinato dal carisma della persona che riveste la carica di Gran Maestro.

Infine gli ordini che hanno sede in città non universitarie, sono detti "ordini minori". Un esempio può essere il Principato di Piombino che fa capo a Pisa ma rappresenta gli studenti che provengono da quella zona.

In generale gli ordini sono aperti a tutti gli studenti ma esistono delle eccezioni. A Firenze gli ordini goliardici sono strutturati per Facoltà, mentre a Parma esiste un ordine solamente femminile. Esistono degli ordini che accettano solamente goliardi provenienti da determinate regioni italiane. Oltre a questa tipologia di ordine, ne esiste un'altra senza confini territoriali:

Sovrano Ordine Goliardico Clerici Vagantes (S.O.G.C.V.)- Ordo clavis Universalis - Sacrae Goliae Confraternita - Kaliffato di Al-Baroh - Misticus Goliardicusque Ordo Longobardorum Crucis - Sovranus Ordo Telematici Communicatio atque Phax. - Ordo Primi Solis S.O.G.M.

Vi sono infine degli Ordini o confraternite che riuniscono autorevoli goliardi di tutte le piazze, per esempio:

Supremo Ordine Goliardico dei Clerici Vagantes Goliardico Nobilissimo Ordine Cavalleresco di Slavonia -

Le città sono viste come stati, proprio come ai tempi delle città-stato e infatti quando un ordine va a fare visita a un altro in un'altra città si dice gergalmente "si va all'Estero".

Normalmente all'interno degli Ordini goliardici non sono in vigore regimi di tipo democratico. Ogni Ordine è dotato di una precisa gerarchia, che di solito i singoli membri percorrono (verso l'alto o, in caso di gravi demeriti, verso il basso) ad assoluta discrezione del Capo-Ordine. La successione tra Capi-Ordine può avvenire in vari modi. Alcuni esempi:

  • per abdicazione (è il più comune): il Capo-Ordine uscente designa il suo successore e gli trasmette pubblicamente la carica;
  • per designazione: il successore viene nominato da un ristretto gruppo di Goliardi appositamente riuniti (per esempio il Pontefice a Torino, che viene scelto mediante Conclave);
  • per elezione: i membri dell'ordine, ma più solitamente una parte qualificata di essi, eleggono "democraticamente" (è in realtà la democrazia un concetto poco goliardico) il nuovo Capo-Ordine.

La manifestazione più alta della sovranità goliardica è rappresentata dal diritto esclusivo di intonare il Gaudeamus nell'ambito di un dato territorio. Tale diritto compete, dunque, ai Capi dei singoli Ordini Sovrani, i quali per consuetudine possono estenderlo anche ai capi di Ordini Minori o Vassalli (ad esempio quando questi ultimi organizzano cene o riunioni).

Esiste anche in Goliardia la possibilità del "colpo di Stato", che prende il nome di "fronda" (e che solitamente, tranne rari casi, non è contemplato dagli Statuti dei singoli Ordini). La fronda consiste nel tentativo di delegittimare e spodestare "dall'interno" un Capo-Ordine, trasferendo la sovranità su un altro Goliarda.

Il modo "classico" in cui si svolge una fronda è questo: a una riunione o cena presieduta dal Capo-Ordine che si vuole spodestare, colui che capeggia il colpo di Stato intona il Gaudeamus e i presenti si trovano a scegliere se unirsi al canto oppure a fontanare (buttare in una pubblica fontana) il golpista. Ovviamente conta soprattutto il numero e la carica nobiliare di chi segue il canto o viceversa "fontana". In questo modo si formano due schieramenti, che si fronteggiano poi, per tradizione, nella discussione al bar (anche se non mancano le storie di tentativi di fronda finiti a botte) fino alla definizione di un nuovo assetto. In merito alle botte è interessante notare che la Tradizione Goliardica Patavina prevedeva (e prevede come extrema ratio avvenuta anche in anni recentissimi) l'elezione del Tribuno (il Capo Città Patavino) a botte.

I bolli

La tradizione goliardica vuole che l'anzianità di un goliarda sia misurata in base all'anzianità universitaria, che si misura in bolli. La tradizione nasce dall'usanza, in vigore presso le università italiane, di apporre un timbro (bollo) per ogni anno di frequenza di uno studente presso l'ateneo. Oltre ai "bolli" effettivi, che sono computati in base alla frequenza universitaria, è possibile ricevere dal Capo-Città dei "bolli" onoris causa (c.d. bolli HC), per straordinari meriti. I "bolli" sono anche di frequente utilizzati per determinare, in una disputa dialettica che finisce in parità o in determinate situazioni formali, chi deve offrire da bere. Da qui il motto "pagat semper minus bolli". Alle maggiori cariche goliardiche è commisurato un numero simbolico di bolli (al Capo-Città ne spettano solitamente n+1, che sta a significare che il Capo-Città ha sempre un "bollo" più di chiunque altro) che ne rappresenta l'importanza. I goliardi sono pertanto così chiamati in base al loro numero di "bolli" effettivi:

  • 1 bollo - "matricola minus (7 volte) quam merdam"; A Padova lo status giuridico di Matricola dura "usque Pasquam secundam" cioè sino alla seconda Pasqua Goliardica (ovvero quando si arriva a "vivere goliardicamente" il proprio secondo Otto febbraio)
  • 2 bolli - "Flautulentissimus Famelicus Tolleratus sed neccessarius faseolus";
  • 3 bolli - "Collenda Columna";
  • 4 bolli - "Nobile Antianus";
  • 5 bolli - "Divinus Laureandus" quando è in tesi diventa "Divinissimus Laureandissimus";
  • 6 bolli - "Sidereus Extracursus".

Il goliarda che sia ammesso alla goliardia pur frequentando l'ultimo anno di liceo è chiamato "bustina". La tradizione più antica della goliardia vuole che il primo bollo sia conseguito dopo almeno un anno di frequentazione goliardica e non universitaria, pertanto si può creare uno sfasamento tra i bolli effettivi "accademici" e "goliardici" ed inoltre al conseguimento della laurea i bolli sono azzerati. Tale tradizione era ricollegata all'uscita definitiva del laureato dalla goliardia per effetto del suo ingresso nel mondo del lavoro. Il numero di bolli effettivi è sempre visibile a tutti ispezionando la feluca del goliarda. Qui le tradizioni possono differire da città a città, ma sostanzialmente sono così riassumibili:

  • 1 bollo - nessun ammennicolo può essere apposto sulla feluca (fanno eccezione lo stemma della città, dell'ordine di appartenenza ed eventualmente il giglio);
  • 2 bolli - possono essere apposti sulla feluca solo ammennicoli non pendenti (in molti atenei in numero non superiore a sette);
  • 3 bolli - può essere apposto qualsivoglia ammennicolo alla feluca (in molti atenei i pendenti in numero non superiore a sette);
  • 4 bolli - può essere apposto qualsivoglia ammennicolo alla feluca;
  • 5 bolli - può essere apposta una frangia dorata su un lato della feluca;
  • 6 bolli - può essere apposta una frangia dorata su entrambi i lati della feluca.

Per tradizione gli ammennicoli dovrebbero essere sempre donati, così come la feluca, o comunque dovrebbero rappresentare un evento, preferibilmente goliardico o connesso alla goliardia.

Canti

I due inni della Goliardia sono

Assieme ai due inni, esistono decine di altri canti goliardici. Fra i componimenti goliardici più noti in lingua italiana si possono citare l'Ifigonia in Culide (la cui recita è utilizzata come rito di iniziazione[11] per le matricole) e il Processo a Sculacciabuchi da San Rocco frate.

Ordini

Elenco ordini goliardici italiani

Città Stemma Ordine Carica capo dell'ordine
Ascoli Satriano (FG) Sacer Ordo Cintronis Priore
Bari Goliardico ordine Santa Stuta - G.O.S.S. Catapano
Bologna Excelsa Neptuni Balla (1958) Pontifex Maximus
Bologna Sacer VenerabilisQue Fictonis Ordo - S.V.Q.F.O. Magnus Magister
Bologna Sacrae Ocae Congregatio Magnifica Et Lustrissima - S.O.C.M.E.L. Sidereo Console
Bologna Balla de li Goliardi Bolognesi Mirifico Gonfaloniere
Bologna Antiquissimo Atque Florentissimo Feudo Goliardico delle Castella et del Forese di Romagna Gran Feudatario
Bologna Venerabile Ordine della Melangola - V.O.M. Capoccia
Bologna Congiura de' Pazzi MagniFICA Principe
Bologna File:Convento De Li Frati Gaudenti.jpg Convento de li Frati Gaudenti Priore
Bologna File:Montecristo.gif Goliardica Balla Montechristi (1972) Etereo Conte Svolazzante
Bologna Il Vascello Ammiraglio
Bologna Sovrano Ordine delle Tre Palle Meridionali Sublime Gran Califfo
Bologna Antiquissima et Nobilissima Parochia de li Studenti Veneti in Bologna Paroco dell'A.e.N.P.d.l.S.V.i.B.
Bologna File:Impero.JPG Impero delle Terre del Nord Imperatore delle Terre del Nord
Camerino Magnus Ducatus Camerini Dux Magno
Cassino File:SOACM(1).jpg Sacer Ordo Abatia Cassini et MonteCassini (1969+32) Abate
Catania Sovrano Ordine Catanese del Liotro (S.O.C.L) Pontefice Massimo
Chieti I Clerici Capo Fondatore
Diano Marina (IM) Ordo Goliardicus de la Sequella de li Goliardi Dianesi Magnifico Podestà
Ferrara File:Fe ducat.gif Ducatus Estensis Duca
Ferrara Ordine de li Cavalieri de li Scacchi (1964) Connestabile
Ferrara File:Fe matil.gif Marchesato de la Torre Matildea Marchese
Ferrara File:Stella bop.png Baronis Ordo Pomposiae Barone
Ferrara Phoenicis Ignis Goliardica Alchemia Magister Ignis
Firenze Serenissimo Ordine Goliardico della Lira(SOGdL) Sua Altezza Serenissima il Protospatario
Firenze Sovrano Commendevolissimo Ordine Goliardico di San Salvi Sovrano Gran Maestro e Serenissimo Principe
Firenze Florentiae Coerusicorum Goliardica Academia(i Cerusici) Princeps Archiatra
Firenze File:Podvs.jpg Placido Ordine della Vacca Stupefatta (PODVS) Gran Corno
Firenze Sovrano Laborioso et Agreste Ordine della Zappa Sovrano Gran Manico
Firenze Sacro e Privato Ordine del Cilindro Gran Maestro
Firenze Fecondo e Calcinoso Ordine della Cazzuola Gran Piombo
Firenze Gaudente et Humanistico Ordine del Marzocco Maestoso e Ruggente Gran Marzocco
Genova Dogatum Genuense - S.O.G.L. (1946) Doge
Ivrea Associazione Universitaria Canavesana - A.U.C. (1924) Prefetto
Ivrea Supremus Ordo Aurei Scorpionis (S.O.A.S.) Principe
L'Aquila File:SOUM.jpg Sacer Ordo Ursa Majoris (1969+28) Stellar
Lesina Sacer Ordo Scorpionis (1969) Principe
Macerata Maximus Pontificatus Maceratensis Pontifex Maximus
Messina Sacer Ordo Zammarrae Gripho
Milano Supremus Ordo Spadonis Princeps
Milano Sacer Ordo Mercurii Princeps
Milano Ordo Monattorum Monatto
Milano Ducatus Summus Gentium Mediolanensium. Duca
Modena File:Dmos.gif Ducatus Mutinensis Ordo Sovranus - D.M.O.S. Dux
Napoli Sacer Ordo del Vello d'oro (S.O.V.O.) Gran

Montone

Napoli Sovrana Corte Lupes (S.C.L.) Lupo Mannaro
Palermo Supremo Ordine Goliardico dello Speron di Ferro Magnus Magister
Padova Tribunato degli Studenti, PLM Tribuno
Parma File:Ducatoparma.jpg Parmae, Placentiae, Guastallae, Lunigianae et Terrae Limitrophae Dux
Parma File:Stemma Ordine Lunigiana.gif Ducatus Lunigianae et Versiliae Dux Lunigianae et Versiliae
Parma File:Aeosttss.jpg Æterno Ordo Salamandre Terre Salsesi (1982) Magnus Magister
Parma Sultanato del Terronia Tellus Sultano
Pavia File:Ordo clavis universalis.jpg Ordo Clavis Universalis Venerabilis Princeps Magister
Pavia
Perugia Griphonatus Goliardiae Perusinae Griphone Triumphans
Piombino Principatus Plumbinii Princeps
Pisa File:SaVOT2.gif Sovranus ac venerabilis Ordo Torrionis - S.A.V.O.T. Gran Torrione
Prato Eroticus et Cenciosus Goliardicus Chiavacci Ordo - E.C.G.C.O. Gran Gonfaloniere
Reggio Calabria File:Imperocalabro.jpg Sovrano Ordine Goliardico IMPERO CALABRO di GIOVANNI delle BANDE NERE Imperatore
Roma File:Pontificatus Romani Archimgymnasii.jpg Pontificatus Romani Archigymnasii - +P.R.A. Romanus Pontifex Maximus
Roma Spaccarelli Ordo Romano Clarvs Avdacissimvsque - S.O.R.C.A. Drago Nero
Roma Goliardico Ordine Dè Rosa Croce - G.O.D.E.R. Gran Maestro
Roma Magnus Ordo de lo Mago Verde - M.O.M.V. Gran Mago Verde
Roma SPQR - Respublica Romana Magnus Magister
Roma Sacer Ordo de li Chavalieri Erranti - S.O.C.E. Magnus Magister
Roma Imperivm Romanvm Goliardorvm - I.R.G. Princeps
Roma Gloriosa Compagnia de la Buona Ventura - G.C.B.V. Gran Capitano
Salerno Sultanatus Salernitanus Sacra Palma - Su.Sa.S.P. Sultano
Salerno Principatum Salernitanum Teschi - P.S.T. Princeps
San Marco in Lamis Sacer Ordo Abatiae Sancti Marci - S.O.A.S.M. Abate
San Nicandro Garganico Ordo Volantis Avis - O.V.A. ordine reggente di Foggia (1950) Cunculus
San Paolo di Civitate Sacro Impero Sampaulensis - S.I.S. (1967) Catapano
Sassari Sovranus Ordo Gaudentis Favae (antecedente al 1969) Pontifex Maximus
Siena Princeps Baliaque Senensium Princeps
Torino Supremus Ordo Taurini Cornus atque Pedemontanus - S.O.T.C.A.P. Pontifex Maximus Goliardorum
Torino Internationalis Ordo Villae Sancti Josephi - IOVSJ Pontifex Maximus IOVSJ
Torino Abbazia de li Frati Gaudenti - A.f.G. Reverendissimo Abate
Torino Sacra atque Temibilis Vola del Vampiro Principe delle tenebre
Torino Sacra Vola del Toson d'Oro (1969) Princeps
Torino Arcana Vola dei Sacerdoti Druidi (4 luglio 1995) Sommo
Torino Magnus Imperium Romanus - M.I.R. Imperatore
Trieste Goliardicus Ordo Solis Orientis - G.O.S.O. Tribunus
Trieste File:Trieste - LAGO.jpg Lunaticus Astralisque Goliardicus Ordo (1971) Princeps
Trieste Mercedis Goliardicus Ordo (1955)
Trieste File:Logopomo.gif Portoguensis Orbis Magnus Ordo (1964)
Trieste Ordine triestino extraterritoriale, ma al momento operante in Padova; attualmente i suoi membri sono considerati Goliardi Patavini. Serenissimus Sciaquonis Goliardicus Ordo - S.S.G.O. Magister Aulicus
Trieste Tenebroso Impero dei Signori della Notte (1991)
Udine Angeli Goliardicus Ordo Magnus Magister
Urbino Maximus Ordo Torricinorum - M.O.T. dal 1946 Duca
Varese File:BANDIERA SOEB.jpeg Supremus ac sovranus Ordo Estensii Baretii (1991) Duca
Varese Supremo Ordine Goliardico Dell'Unicorno del Lago Principe
Venezia Serenissimus Goliardicus Ordo Phoenicis Gran Maestro
Verona Sacer Ordo Goliardicus de li Cavalieri Ghibellini Principe
Verona Antiqua Consorteria de li Mastri Oselladori de la Nobil Gens Veneta - A.C.M.O.N.G.V. Camerlengo
Vigevano Ordo Ducalis Viglebani (2002) Princeps
Extra territoriale Sacra Goliae Conphraternita Magnus Magister
Extra territoriale Sovranus Ordo Goliardicus Clerici Vagantes - S.O.G.C.V. Gran Priore
Extra territoriale Kaliffato d'Al Baroh Kaliffo
Extra territoriale Ordo Clavis Universalis Ordine della Chiave Princeps Magister
Extra territoriale Sovranus Ordo Telematici Communications atque Phax - sotc@p PontiFAX
Extra territoriale Ordo Primi Solis S.O.G.M. Sultano

Nel mondo

Esistono Fraternities e Sororities negli U.S.A. e nel Regno Unito, in Germania (Korps, Burschenschaft, Landsmannschaft ed altre) e nel Benelux, in Francia (i Faluchards fr:Faluche) e molto attiva è la "Tuna" spagnola; in Portogallo è presente la praxe, un insieme di tradizioni ed usi degli studenti universitari, con tratti paragonabili alla goliardia pt:Praxe.

Rimane una base comune l'ambiente universitario e le "tre divinità": Bacco, Tabacco e Venere cui va aggiunto decio, il gioco. Questo termine deriva dal condottiero romano Decio che giocò le proprie insegne coi dadi.

Insegne

Per insegne si intendono i manti, placche, copricapo, sai e quant'altro indicano il rango e la città di appartenenza del Goliarda.

Feluca

Feluche esposte in vetrina nella città universitaria di Padova

La feluca (chiamata anche pileo, goliardo o berretto universitario - solo in un caso è ammesso il termine cappello) è il tradizionale copricapo studentesco, simile al cappello che portava Robin Hood, è patrimonio di tutti gli studenti di un ateneo e solitamente, all'atto dell'entrata, viene "violentata", ossia battezzata, e in alcune città le viene tagliata la punta e tolto il giglio posto sulla calotta.

Il colore della feluca cambia a seconda della facoltà frequentata dallo studente. Ecco alcuni esempi: il colore rosso contraddistingue gli studenti di medicina, il blu quelli di giurisprudenza, il bianco gli studenti di lettere, il verde quelli di scienze (matematiche, fisiche o naturali), il giallo quelli di economia e il nero quelli di ingegneria. Tradizioni, usi e costumi locali fanno sì poi che i colori universitari cambino di città in città. Un esempio: gli studenti di economia, contraddistinti dal colore giallo delle loro feluche, a Torino e Genova calcano in capo feluche grigie, mentre all'Università Bocconi di Milano vestono feluche "rosa antico" a prescindere dalla facoltà. Generalmente il colore della feluca segue il colore del libretto universitario.

Mentre l'eliminazione dello scalpo, ovvero della fascia parasudore presente all'interno della calotta, è comune a tutte le città, solo a Pisa e Siena si possono tagliare le punte, in misura di circa 4 dita dall'estremità, in ricordo degli studenti caduti nel 1848 nella Battaglia di Curtatone e Montanara. Essi riuscirono con il loro martirio a fermare il fronte austriaco per un'intera giornata, dando fiato alle stanche truppe sabaude, che peraltro arrivarono sul campo a fine giornata quando ormai il massacro di Radetzky era già compiuto (la leggenda vuole che gli eroici studenti si fossero tagliati la punta della feluca per mirare meglio, ma in realtà tale copricapo fu introdotto, quale cappello dello studente, solamente nel 1891 in occasione della festa delle matricole di Padova). Prima di allora era comunemente utilizzata l'orsina. I goliardi bolognesi, fiorentini, parmigiani, torinesi, genovesi e pavesi non usano togliere il giglio dalla sommità della feluca, perché è visto come simbolo di purezza di cui andare fieri e come simbolo delle tre divinità goliardiche: Bacco, Tabacco e Venere. Per i fiorentini rappresenta, inoltre, il simbolo della loro città.

Note

  1. ^ da La confessione di Golia, in C.Corradino, "I canti dei goliardi o studenti vaganti nel Medioevo", Milano 1928
  2. ^ In Jacques Le Goff, Gli intellettuali nel Medioevo, Milano 1959
  3. ^ in Jacques Le Goff, Genio del Medioevo Milano, 1959; in "Antologia di ricerca storica dalla società feudale al Novecento", a cura di Mario Matteini e Roberto Barducci, Messina Firenze 2003.
  4. ^ "Un gruppo dei Lunatici che si era dedicato all'arte scenica fu denominato "degli Stravaganti" nel 1670, il primo cenacolo della goliardia pisana" (da F. Vallerini, Le 25 Accademie Pisane dagli Svegliati all'Ussero, seduta scientifica della Società Storica Pisana del 27 marzo 1981).
  5. ^ Ersilio Michel, Maestri e scolari dell'Università di Pisa nel Risorgimento nazionale, 1949, Sansoni, Firenze.
  6. ^ Racconto storico della giornata campale pugnata il 29 maggio 1848 a Montanara e Curtatone - Firenze 1854
  7. ^ Curtatone e Montanara
    Lo storico contemporaneo Arrigo Petacco, sulla battaglia di Curtatone e Montanara ha una versione dei fatti molto diversa : «...Nella prima Guerra di indipendenza (1848) il Piemonte dichiarò guerra all’Austria con grande coraggio e in suo aiuto Napoli e il Vaticano si allearono nella prima fase della guerra. E alcuni reparti militari napoletani e pontifici combatterono in Lombardia.
    A Curtatone e Montanara, passato alla storia, ci fu un episodio in cui, si legge nei libri di scuola c’è scritto che "gli studenti universitari di Pisa fermarono gli austriaci che stavano per aggirare l’esercito di Carlo Alberto."
    In realtà non erano gli studenti di Pisa, gli studenti di Pisa c’erano ma alle prime scoppiettate scapparono, rimasero lì un battaglione partenopeo comandato da un colonnello napoletano che tennero duro e respinsero gli austriaci.
    Questo è un fatto storico, anzi nel diario di guerra dell’esercito austriaco a Vienna c’è proprio anche il nome e il numero del comandante.
    Quando finì la Prima guerra di indipendenza e nel frattempo Napoli si era ritirata, il Papa anche e gli storici piemontesi che scrivono la guerra si trovano di fronte a questo imbarazzo: "Oh, l’unico episodio vero e nobile l’ha fatto un napoletano, non possiamo attribuire ai napoletani, ci sputtaniamo!"
    E allora si inventarono che gli studenti di Pisa non solo avevano fermato gloriosamente, ma il loro comandante che si chiamava Giuseppe Montanelli, addirittura ottennero che la feluca fosse tagliata a metà la punta per ricordare la battaglia, che non si meritava.
    Dice Petacco, questa storia l’ho raccontata al mio amico Indro Montanelli, discendente di quello, gli dico: "Guarda Indro che la verità è questa" e lui mi rispose: "Eh lo so, ma ora non me la posso mica prendere col mì nonno!" e anche nel suo libro di Storia ha confermato la vicenda degli studenti pisani.»
  8. ^ Episodi simili, sebbene riferiti agli anni cinquanta sono ben descritti nel film diretto da Luigi Filippo D'Amico Noi siamo le colonne (1956).
  9. ^ Su questo preciso episodio significativa è la testimonianza rilasciata da uno dei presenti, il livornese Cecco Patti, reperibile su YouTube. Su questa e altre "gesta" del Crocchio Goliardi Spensierati in epoca fascista: G. Gianfranchi, L. Gremigni, M. Salvestroni, La Goliardia a Pisa, 2007, CDL Libri, Pisa.
  10. ^ La prima pubblicazione pisana subito dopo la guerra fu Pisa e la guerra. Numero unico edito a cura dell'Unione Goliardica Pisana, uscita il 2 settembre 1945, a un anno esatto dall'ingresso delle truppe americane in Pisa. Sempre in quello stesso periodo, riprendendo un'iniziativa degli anni trenta, fu rilanciata Radio Palle di Ponte (senza palle e senza ponte): nelle ore di punta da una stanzetta dotata di megafoni che si affacciava sulla centralissima piazza Garibaldi, gli studenti dell'UGP improvvisavano a ruota libera.
  11. ^ articolo su corriere.it

Bibliografia

Notizie sulla goliardia si leggono in:

  • Berengario. Ordo Clavis. Pavia, , 2000.
  • Volpini Umberto. La Goliardia canti e tradizioni. Napoli, , 1994.
  • Collino Manlio (Zeus). Gaudebamus Igitur. Dieci secoli di Goliardia dai Clerici medioevali ai Clerici Vagantes contemporanei. Torino. Orient Express editrice. 1992
  • Bergamaschi Beppe. Storia della goliardia, dal Medioevo ad oggi. Firenze. MIR edizioni. 2001.
  • Collino Manlio (Zeus). Come stracci al vento. Poesie e canzoni della moderna Goliardia. Torino. Orient Express editrice. 1992.
  • Ordine del Fittone. Statuto del Sacer VenerabilisQue Fictonis Ordo. Bologna.
  • Amedeus I R.P.M. Codex juris goliardici romani. Roma. Mario Bulzoni editore. 1963.
  • Balla Bolognese. Il canzoniere della Balla Bolognese, canti goliardici dal 1848 al 1960. Bologna. CLUEB. 1988.
  • Collino Manlio (Zeus). 69 racconti di Goliardia. Le terze pagine di Augusta Taurinorum. Torino. Orient Express editrice. 1992.
  • Mallardi Franco (a cura di). Breve storia della Goliardia. Udine, 1995.
  • Vallisneri Guglielmo. NOS L.A.G.O. Trieste, stampato in proprio, 1997.
  • Ordine di San Salvi. Le palle dei medici, settantenale di San Salvi (1926-1996). Firenze. 1996.
  • Zancan Marcello. Codice Morandini. Padova. Rorida begonia.
  • Volpini Umberto. Lo Zibaldone di Abelardo. Padova. Edizione Calzae Accademiae. 1992.
  • Vallisneri Guglielmo; Marsich Carlo. De Goliardia Tergestina. Trieste, stampato in proprio, 2002.
  • Cautillo Gianmichele. Goliardia, in Gli esami di Eduardo, Il Calamaio, Roma 2007.
  • Aldo Borghi, "Breve ma succosa Historia della Goliardia Fiorentina e del Supremo Ordine di San Salvi", ed. Karta s.a.s., Firenze 1986.

Collegamenti esterni