Giovanni Plana

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Giovanni Antonio Amedeo Plana

Senatore del Regno di Sardegna e del regno d'Italia
Durata mandato10 maggio 1848 –
20 gennaio 1864
Legislaturadalla I (nomina 3 aprile 1848) all'VIII
Tipo nominaCategoria: 18
Sito istituzionale

Dati generali
Titolo di studioScuola politecnica di Parigi
ProfessioneDocente universitario

Giovanni Antonio Amedeo Plana (Voghera, 6 novembre 1781Torino, 20 gennaio 1864) è stato un matematico, astronomo, geodeta e senatore italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Mémoire sur divers problèmes de probabilité, 1812 (Milano, Fondazione Mansutti).

Plana nacque a Voghera da genitori di origine piemontese, Antonio Maria Plana e Giovanna Giacoboni. A quindici anni fu mandato a studiare a Grenoble, dove divenne amico di Stendhal e si avvicinò al movimento democratico.

Dal 1800 frequentò l'università all'École polytechnique di Parigi, con Lagrange (del quale fu l'unico allievo italiano e più tardi sposò una nipote), Laplace, Legendre e Fourier.

Lapide sulla facciata della casa natale dello scienziato

Dal 1811 insegnò astronomia all'Università degli Studi di Torino, ricevendo la cattedra che era stata tenuta da Tommaso Valperga. Insegnò per molti anni, anche Meccanica agli Ufficiali Allievi della Scuola di Applicazione di Torino. In un libro scritto dal Generale Luigi Gianotti di Giaveno in cui parla del Plana lo ricorda come un sublime scienziato, eccentrico e scontroso ma sempre affezionato ai suoi studenti. Nel 1815 l'insegnamento presso l'università venne soppresso e Plana passò alla cattedra di calcolo infinitesimale, che mantenne per il resto della vita.

Nel 1820 fu tra i vincitori di un premio indetto dall'Accademia delle scienze francese per la costruzione di tabelle lunari basate esclusivamente sulla legge di gravitazione universale.

Nel 1831 Plana costruì il Calendario Meccanico Universale che, grazie ad un ingegnoso sistema di ruote dentate, catene e viti, è in grado di identificare un giorno qualunque dall'anno 1 fino al 4000[1]. Non solo, il calendario fornisce anche informazioni riguardanti lunazioni e maree. L'opera, unica al mondo nel suo genere, è conservata presso la sagrestia della cappella dei Mercanti di Torino ed è uno strumento ad altissima precisione. Tiene conto di tutte le variabili di calcolo, tra cui il calcolo degli anni bisestili la durata del giorno che dura 23 ore 56 minuti e 4 secondi che influisce sulla data di lunazioni, il mese lunare (che fornisce informazioni sulla Pasqua) è di soli 29 giorni e mezzo circa e non coinciderà mai con i mesi solari, la diversa velocità di rotazione della Terra durante le stagioni. Tenendo conto di tutto questo egli calcolò che vi è un ciclo identico ogni 28 anni. La macchina - una sorta di proto-computer[2] - è composta da memorie a tamburo, (cilindri su cui sono scritti dati in forma numerica), a disco e a nastro in grado di memorizzare oltre 46.000 dati[3]. È stato ricostruito un prototipo al Politecnico di Torino nel 2015[2].

Giovanni Plana in età avanzata

Tra le sue ricerche più importanti vanno ricordati gli studi sulla teoria del movimento della Luna, inizialmente insieme con Francesco Carlini e poi pubblicati da solo nella Théorie du mouvement de la lune (1832), quelli di geodesia, e diverse altre ricerche nei campi dell'analisi, della fisica matematica e della meccanica celeste. Fra i suoi primi lavori figura uno studio sul calcolo delle probabilità, apparso a Torino nel 1821.

Fu in pratica il fondatore dell'osservatorio astronomico di Torino (che prima di lui era solo un'estensione della cattedra di astronomia), di cui promosse la costruzione su una delle torri di Palazzo Madama, in piazza Castello e che diresse per più di mezzo secolo.

Dal 1851 alla morte fu presidente dell'Accademia delle Scienze di Torino. Fu inoltre socio dell'Accademia dei XL, dell'Académie des Sciences di Parigi e delle Royal Society di Londra (dal 1827) e Edimburgo (dal 1835). Fu conosciuto come una persona orgogliosa e non formò allievi veri e propri, anche se studiarono con lui Menabrea e Felice Chiò.

È sepolto nel Cimitero monumentale di Torino.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Théorie du mouvement de la lune, 1832

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Ottenne numerosi riconoscimenti in Italia e all'estero, come la medaglia Copley della Royal Society (1834), la Medaglia d'Oro della Royal Astronomical Society (1840), varie decorazioni, il titolo di barone e la nomina di senatore nel primo Senato italiano (1861).

Il cratere Plana della Luna ha preso il suo nome. La città di Torino, di Milano e la sua città natale, gli hanno intitolato una via e una scuola. A Giovanni Plana è, inoltre, intitolato il liceo classico di Alessandria.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze italiane[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
Commendatore dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
Grand'Ufficiale dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
Gran Croce decorato di Gran cordone dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine Civile di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria

Onorificenze straniere[modifica | modifica wikitesto]

immagine del nastrino non ancora presente
— 1834
Ufficiale dell'Ordine della Legion d'onore (Francia) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine della Corona Ferrea (Austria) - nastrino per uniforme ordinaria
Commendatore dell'Ordine dell'Immacolata Concezione di Vila Viçosa (Portogallo) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine della Stella polare (Svezia) - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Fondazione Mansutti, Quaderni di sicurtà. Documenti di storia dell'assicurazione, a cura di M. Bonomelli, schede bibliografiche di C. Di Battista, note critiche di F. Mansutti. Milano: Electa, 2011, p. 251.
  • L. Giacardi - C.S. Roero (a cura di), Bibliotheca Matematica, Torino: Allemandi, 1987, p. 131.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN37842038 · ISNI (EN0000 0001 2128 5568 · SBN TO0V417814 · BAV 495/149346 · CERL cnp00984781 · LCCN (ENno2004075103 · GND (DE124087272 · BNF (FRcb14615479j (data) · WorldCat Identities (ENlccn-no2004075103