Enrico Manca
Enrico Manca | |
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Ministro per il commercio con l'estero | |
Durata mandato | 4 aprile 1980 – 26 giugno 1981 |
Presidente | Francesco Cossiga |
Predecessore | Gaetano Stammati |
Successore | Nicola Capria |
Deputato della Repubblica Italiana | |
Durata mandato | 25 maggio 1972 – 14 aprile 1994 |
Legislature | VI, VII, VIII, IX, X, XI |
Gruppo parlamentare |
PSI |
Coalizione | Pentapartito (1980-1991), Quadripartito (1991-1993) |
Collegio | Perugia |
Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Partito politico | PSI (1972-1994), PSR (1994-1996), Socialista (1996-1998), SDI (1998-2002), DL (2002-2007), PD (2007-2011) |
Titolo di studio | Laurea in giurisprudenza |
Università | Università degli Studi di Roma "La Sapienza" |
Professione | Giornalista |
Enrico Manca (Roma, 27 novembre 1931 – Roma, 5 luglio 2011) è stato un giornalista e politico italiano.
Biografia[modifica | modifica wikitesto]
Studi e impiego alla RAI[modifica | modifica wikitesto]
Laureato in giurisprudenza, nel 1959 entrò in RAI e dal 1961 al 1972 è stato redattore del Giornale Radio Rai, caporedattore centrale del Telegiornale e direttore dei servizi culturali della televisione.
Nel PSI e lo scandalo della P2[modifica | modifica wikitesto]
Esponente demartiniano del Partito Socialista Italiano, diede il suo contributo all'elezione di Bettino Craxi all'hotel Midas nel 1976[1].
Fu deputato dal 1972 al 1994 e Ministro del commercio con l'estero nel governo Cossiga II e nel governo Forlani. Il suo nominativo fu ritrovato nelle liste degli iscritti alla loggia massonica P2 (tessera n. 864), anche se lo stesso Manca smentì a più riprese la sua effettiva adesione alla loggia. Due sentenze, una del Tribunale di Verona e una del tribunale di Perugia, confermarono che la presenza del nome di Manca nell'elenco di Licio Gelli non era prova della sua effettiva adesione e non esisteva, nel voluminosissimo incartamento della Commissione Anselmi, nessun'altra prova di una sua adesione alla loggia[senza fonte]. In quell'occasione Manca fu assistito dall'avvocato Cesare Previti.
Il 4 dicembre 1986 (durante la IX legislatura) cessò dal mandato parlamentare per incompatibilità avendo optato per la carica di Presidente della RAI. Venne rieletto nella X legislatura, ma cessò nuovamente dal mandato il 4 agosto, sempre per incompatibilità, preferendo continuare a fare il Presidente della RAI, carica che ricoprì fino al 1992, anno in cui venne rieletto.
Dopo Tangentopoli: i partiti della diaspora socialista e l'adesione alla Margherita[modifica | modifica wikitesto]
Presidente della RAI dal 1986 al 1992, dopo il crollo del PSI, fondò nel 1994 il Partito Socialista Riformista con Fabrizio Cicchitto, dove rimase fino al 1996, quando aderì, insieme a tutto il PSR, al Partito Socialista; in seguito passò ai Socialisti Democratici Italiani, e dopo, nel 2002, alla Margherita, da cui infine confluì nel Partito Democratico nel 2007, rimanendovi fino al 2011, anno della sua morte.
Impegno culturale e decesso[modifica | modifica wikitesto]
Ha diretto fino alla morte l'associazione Pol-Is per il "rinnovamento della politica e della democrazia" e la fondazione Socialisti Democratici per il Partito Democratico (con Giusi La Ganga). Tale fondazione non è una corrente politica, ma soltanto un'associazione culturale.
È stato anche presidente dell'ISIMM (Istituto per lo studio dell'Innovazione nei Media e per la Multimedialità) e della Fondazione Ugo Bordoni.
È scomparso nel 2011 all'età di 79 anni dopo una lunga malattia[2]
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ Roberto Gervaso, Bettino segretario Archiviato l'8 giugno 2016 in Archive.is., Il Messaggero, 23 maggio 2003: "Regista dell'operazione, il calabrese Giacomo Mancini, già segretario del PSI, uomo volitivo e pragmatico. Bettino gli stava bene, ma il suo placet non bastava. Ci voleva anche quello dei demartiniani che, non amando Nenni, non amavano il suo erede designato. A questo punto, scese in pista il cavallerizzo umbro Enrico Manca, delfino del professore napoletano, che con quei voltafaccia che in politica si chiamano ripensamenti, s'impegnò a sostenere Craxi. Il suo favore portò con sé quello di Claudio Signorile, "leader emergente della Sinistra". La direzione votò e Bettino Craxi ebbe ventitré "si", nessun "no", e otto astensioni. Il compagno Mosca, soddisfatto, confidò a Mancini, che non la pensava allo stesso modo: "Bettino non conta un cazzo e può mettere tutti d'accordo"."
- ^ Notizia della morte da La Repubblica
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Enrico Manca
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Enrico Manca, su storia.camera.it, Camera dei deputati.
- Registrazioni di Enrico Manca, su RadioRadicale.it, Radio Radicale.
- Dati personali e incarichi nella VI legislatura, su legislature.camera.it, Camera dei Deputati. URL consultato il 4 gennaio 2008.
- Dati personali e incarichi nella VII legislatura, su legislature.camera.it, Camera dei Deputati. URL consultato il 4 gennaio 2008.
- Dati personali e incarichi nella VIII legislatura, su legislature.camera.it, Camera dei Deputati. URL consultato il 4 gennaio 2008.
- Dati personali e incarichi nella IX legislatura, su legislature.camera.it, Camera dei Deputati. URL consultato il 4 gennaio 2008.
- Dati personali e incarichi nella X legislatura, su legislature.camera.it, Camera dei Deputati. URL consultato il 4 gennaio 2008.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 14844536 · ISNI (EN) 0000 0000 6155 7102 · SBN CFIV035907 · LCCN (EN) n88019269 · GND (DE) 17080898X · BNF (FR) cb12340637s (data) · WorldCat Identities (EN) lccn-n88019269 |
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