Enrico Canfari

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Enrico Canfari
Canfari nel 1915, poco prima di arruolarsi per la prima guerra mondiale.
NazionalitàItalia (bandiera) Italia
Calcio
RuoloCentravanti
Termine carriera1904
Carriera
Squadre di club1
1900-1903Juventus14 (0)
1904Milan3 (0)
1 I due numeri indicano le presenze e le reti segnate, per le sole partite di campionato.
Il simbolo → indica un trasferimento in prestito.
 

«L'anima juventina è un complesso modo di sentire, un impasto di sentimenti, di educazione, di bohémien, di allegria e di affetto, di fede alla nostra volontà di esistere e continuamente migliorare.»

Enrico Francesco Pio Canfari (Genova, 16 aprile 1877[2]Monte San Michele, 22 ottobre 1915[3]) è stato un calciatore, dirigente sportivo, arbitro di calcio e militare italiano. Insieme al fratello Eugenio fu tra i fondatori e maggiori protagonisti del primo quindicennio di attività dello Sport-Club Juventus, società calcistica che diverrà la più titolata d'Italia nonché una delle più vittoriose al mondo;[4][5] le memorie di Canfari, pubblicate inizialmente in diversi articoli sulla rivista Hurrà Juventus e poi raccolte in un libro postumo,[6] sono ritenute la principale fonte storiografica sul periodo pioneristico della società bianconera.

Da calciatore militò nella Juventus, con cui fu finalista nel campionato italiano (1903), e nel Milan, con cui vince un Torneo FGNI (1904). Dopo aver concluso la carriera agonistica si dedicò all'attività arbitrale, dapprima come guardalinee e poi come referee, ricoprendo inoltre fino al 1915 la presidenza dell'Associazione Italiana Arbitri.[7]

Quattro anni più tardi partecipò nella prima guerra mondiale, raggiungendo il grado di capitano di fanteria del Regio Esercito;[7] morì nella Terza battaglia dell'Isonzo contro l'esercito austro-ungarico nell'ottobre 1915. Nello stesso anno, per i suoi servigi a difesa della patria fu insignito postumamente con la Medaglia d'argento al valore militare.[8]

Enrico Canfari con la maglia della Juventus

Canfari era il proprietario, insieme al fratello Eugenio, di un'officina meccanica a Torino, in Corso Re Umberto 42, e frequentava nel tempo libero un gruppo di studenti del vicino Liceo classico Massimo d'Azeglio quando, nel 1897, insieme al fratello e a quel gruppo di studenti fondò la Juventus.[9] Era soprannominato Papaloto dai soci perché, essendo il più anziano del gruppo, veniva visto da tutti come un fratello maggiore.[10]

Tra il 1898 e il 1899 fu a tutti gli effetti il secondo presidente del club, succedendo al fratello Eugenio il quale aveva occupato il ruolo a partire dalla fondazione della Vecchia Signora. Si cimentò anche come giocatore, sempre nella squadra torinese, nei campionati del 1900 e del 1901.

Nonostante i suoi trascorsi bianconeri, nel 1903 si trasferì in Lombardia dove fu tesserato dal Milan, squadra con la quale fu eliminato nella semifinale del campionato del 1904 proprio dalla Juventus.

In seguito divenne prima guardalinee, e poi referee; assunse inoltre la presidenza dell'Associazione Italiana Arbitri, incarico retto fino al 1915.[11] Viene ricordato dalla FIGC come «un esempio costante e un modo di vivere nel rispetto dei valori più significativi».[7]

Capitano del 112º Reggimento fanteria "Piacenza", morì nel 1915 durante la terza battaglia dell'Isonzo combattuta contro l'esercito austro-ungarico, presso Monte San Michele, nel corso della prima guerra mondiale. Dopo la morte, a lui e alle sue testimonianze, pubblicate inizialmente nel giornale aziendale juventino e poi raccolte in un libro postumo,[6] si attingerà in gran parte per la ricostruzione del primo quindicennio di attività del club torinese, divenendo a posteriori il principale documento storiografico sulla genesi bianconera nonché sul periodo pioneristico del calcio italiano.

Presenze e reti nei club

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Stagione Club Campionato
Comp Pres Reti
1900 Italia (bandiera) Juventus CI 4 0
1901 CI 2 0
1902 CI 3 0
1902-1903 CI 5 0
Totale Juventus 14 0
1903-1904 Italia (bandiera) Milan PC 3 0
Totale Milan 3 0
Totale carriera 17 0
Milan: 1904
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Primo nell'attacco alla trincea nemica, caduto eroicamente, mirabile esempio a tutti.»
— 22 ottobre 1915[8]
  1. ^ Frammento del documento autografo di Enrico Canfari (incontrato nel 1914 nella Città di Torino), pubblicato dalla rivista istituzionale della società torinese Hurrà Juventus il 26 dicembre 1915.
  2. ^ 16 giugno 1877 secondo Magliarossonera.it
  3. ^ Brigata "Piacenza" (111ª e 112ª Fanteria), su frontedelpiave.info. URL consultato il 27 maggio 2011.
  4. ^ (EN) Old Lady sits pretty, in Union des Associations Européennes de Football, 26 giugno 2003. URL consultato l'11 agosto 2009.
  5. ^ (EN) Juventus building bridges in Serie B, in Fédération Internationale de Football Association, 20 novembre 2006. URL consultato il 26 settembre 2008 (archiviato dall'url originale il 23 febbraio 2015).
  6. ^ a b Canfari.
  7. ^ a b c FIGC – Comunicato stampa 2015, p. 11.
  8. ^ a b FIGC – Comunicato stampa 2015, pp. 7; 11.
  9. ^ XXXV Osservatorio sul Capitale Sociale degli italiani – Il tifo calcistico in Italia (PDF), in Demos & Pi, 18 settembre 2012, pp. 4, 7. URL consultato il 18 settembre 2012.
  10. ^ Nardi, Ricci.
  11. ^ Il "linesman" con l'ombrello, in Lo Sport Illustrato, 28 febbraio 1915. URL consultato il 3 ottobre 2014.
  • Enrico Canfari, Storia del Foot-Ball Club Juventus di Torino, Torino, Tipografia Artale, 1915.
  • Daniele Nardi e Dario Ricci, La migliore gioventù. Vita, trincee e morte degli sportivi italiani nella Grande Guerra, Formigine, Infinito, 2015, ISBN 978-88-6861-062-3.
  • Renato Tavella, Il romanzo della grande Juventus, Roma, Newton & Compton, 2014, ISBN 978-88-541-6598-4.

Pubblicazioni varie

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  • Federazione Italiana Giuoco Calcio, Enrico Canfari: un presidente della Juventus e dell'A.I.A. caduto in battaglia, in Allo Stadio Olimpico di Roma una stele per celebrare i calciatori caduti nella Prima Guerra Mondiale (Comunicato stampa), 30 gennaio 2015.

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