Acquedotto Carolino

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Coordinate: 41°03′33.84″N 14°24′07.45″E / 41.0594°N 14.40207°E41.0594; 14.40207
 Bene protetto dall'UNESCO
Palazzo Reale di Caserta con il Parco, Acquedotto di Vanvitelli e complesso di San Leucio
 Patrimonio dell'umanità
TipoCulturali
Criterio(i) (ii) (iii) (iv)
PericoloNon in pericolo
Riconosciuto dal1997
Scheda UNESCO(EN) 18th-Century Royal Palace at Caserta with the Park, the Aqueduct of Vanvitelli, and the San Leucio Complex
(FR) Scheda

L'Acquedotto Carolino (noto anche come acquedotto di Vanvitelli) è l'acquedotto che fornisce l'apporto idrico alla Reggia di Caserta (o meglio alle reali delizie costituite dal Parco, dal Giardino Inglese e dal Bosco di San Silvestro), prelevando l'acqua alle falde del monte Taburno, dalle sorgenti del Fizzo, nel territorio di Bucciano (BN), e trasportandola lungo un tracciato che si snoda, per lo più interrato, per una lunghezza di 38 km e che alimenta anche il complesso di San Leucio (Caserta). Il condotto, largo 1,2 m ed alto 1,3 m, è segnalato da 67 torrini, costruzioni a pianta quadrata e copertura piramidale destinate a sfiatatoi e ad accessi per l'ispezione.

I lavori dell'acquedotto, progettato da Luigi Vanvitelli su commissione di re Carlo di Borbone (da cui l'appellativo di Carolino), presero il via nel marzo del 1753. Il 2 agosto 1754 re Carlo conferì ad Airola il titolo di città come ricompensa formale per lo sfruttamento delle sorgenti di Bucciano, che all'epoca era un casale della stessa Airola. L'opera compiuta fu inaugurata il 7 maggio 1762.

Di particolare pregio architettonico e dal 1997 patrimonio mondiale dell'UNESCO (assieme all'intero acquedotto, alla reggia di Caserta e al complesso di San Leucio) è il ponte, a tutt'oggi perfettamente conservato, che attraversando la Valle di Maddaloni congiunge il monte Logano (ad est) con il monte Garzano (ad ovest). Esso si innalza con una possente struttura a tre ordini di arcate per una lunghezza di 529 m e con un'altezza massima di 55,80 m, sul modello degli acquedotti romani, ed è costruito in pietra di tufo.

Dalla grotta artificiale posta a conclusione del grande parco progettato dal Vanvitelli e completato dal figlio Carlo, una diramazione conduce all'edificio Belvedere, la celebre filanda - reggia voluta da Ferdinando IV per la produzione e tessitura della seta, realizzata recuperando l'antico casino cinquecentesco degli Acquaviva, che ancora conserva i giardini di impronta rinascimentale arricchiti da gruppi scultorei e fontane, nonché i giardini del XIX secolo dove una grande cisterna accoglie le acque del Carolino per far funzionare il "rotone ad acqua" della filanda. E infine, dopo aver attraversato il Bosco Vecchio, un ramo del Carolino raggiunge Carditello, fattoria modello voluta sempre da Ferdinando IV.

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